L’autore dedica questo articolo alla venerata memoria di Pio XII, SOVRANO PONTEFICE della Chiesa Cattolica, piamente spirato il 9 ottobre 1958. Quella data di 55 anni fa segna una cesura fatale nella storia della Chiesa: di fronte all’ignominia e all’osceno baccanale di modernismo e vergogna cui assistiamo oggi, la sua figura si staglia immensa, paterna e sovrana. E grande è la pena di fronte al mondo di oggi, dilaniato dalle tenebre dell’errore e privo di una vera guida. Tempora bona veniant, Pax Christi veniat.
Si può dire che il senso del termine “ecumenismo” così come lo percepisce l’uomo contemporaneo, ha origine nella promulgazione e nell’imposizione stessa di tre precisi documenti: Unitatis Redintegratio, Nostra Aetate, Gaudium et Spes; ne sono seguiti tanti altri, tutti di conferma, e la prassi è ormai consolidata.
In questo contesto preferisco non entrare nel merito di tale “percezione” del singolo, ma ognuno dovrebbe interrogarsi e domandarsi: “cosa è l’ecumenismo?”, successivamente dovrebbe darsi una risposta: “secondo me è ….”. Vedremo cosa è “secondo Dio” e cosa è secondo chi “Dio non è”.
Diversamente dal solito, cercherò di essere sintetico e meno “tecnico” per evitare di annoiare il lettore o di risultare poco comprensibile.
Il primo documento appena citato tratta il dialogo con gli “altri cristiani”; il secondo con i “non cristiani”; il terzo riguarda il dialogo con “il mondo” e quindi anche con “gli atei”, all’epoca “marxisti”, oggi evolutisi in “cattocomunisti” [ai cap. 19,20,21]. Approssimativamente daremo a questi 3 documenti una data: 1965.
L’Enciclopedia Cattolica [1] del 1950 alla voce “ecumenismo” ecco cosa insegnava all’umanità:
L’ecumenismo, parola derivante da “ecumenico”, ossia universale, viene adoperata nei tempi moderni per indicare ogni sorta di attività religiosa che non si limiti ai problemi interni di una Chiesa cristiana. Nel senso proprio ecumenismo è la teoria più recente escogitata dai movimenti interconfessionali, specialmente protestanti, per raggiungere l’’unione delle Chiese cristiane. L’ecumenismo presuppone come sua base l’eguaglianza di tutte le Chiese dinanzi al problema dell’unione. Ciò sotto il triplice aspetto psicologico, storico ed escatologico:
a) psicologicamente tutte le Chiese devono riconoscersi ugualmente colpevoli della separazione, cosicché, invece di incolparsi l’una l’altra, ognuna ha da chiedere perdono;
b) storicamente nessuna Chiesa, dopo la separazione, può credersi la Chiesa unica e totale di Cristo, ma soltanto parte di quest’’unica Chiesa: conseguentemente, nessuna può arrogarsi il diritto di obbligare le altre a ritornare a lei, bensì tutte debbono sentire l’obbligo di riunirsi tra loro, per ricostituire la Chiesa Una e Santa fondata dal Salvatore;
c) escatologicamente la Chiesa futura, risultante dall’’unione, non potrà essere identica a nessuna delle Chiese ora esistenti. La Santa Chiesa ecumenica, che sorgerà in questa nuova Pentecoste, sorpasserà ugualmente tutte le singole confessioni cristiane.
Si vede subito che tali teorie sono in contrasto con la fede cattolica.
Il curatore padre Maurizio Gordillo S.J. specificava esplicitamente: “Si vede subito che tali teorie sono in contrasto con la fede cattolica” e parlava di “nuova Pentecoste”; in effetti è proprio così, e per credere il contrario bisognerebbe stracciare gran parte della Scrittura, ignorare la Tradizione e bruciare parte del Magistero preconciliare.
Mons. Roncalli (Giovanni XXIII) nella preghiera all’inizio del Concilio Vaticano II usò esattamente l’espressione “nuova Pentecoste”; “… Spirito Divino, rinnova le tue meraviglie in questa nostra epoca come se fosse una nuova Pentecoste …”.
Consapevoli dell’esistenza di forti pressioni in tal senso, ovvero di “raggiungere l’’unione delle Chiese cristiane” anche sacrificando la Verità, alcuni recenti papi ci tennero a rafforzarne il divieto assoluto e condannando ancor più esplicitamente, come per esempio fecero Pio XI nella Mortalium Animos e Pio XII nella Orientalis Ecclesiae. Ed il popolo, “pieno di stupore”, diceva: “Ha fatto bene ogni cosa …” (Mt. 7,37).
Documenti, questi, di Magistero che:
a) non hanno contraddetto il passato, quindi non hanno contraddetto Gesù;
b) non possono essere formalmente contraddetti dal presente;
c) il cattolico può (o deve) comparare i documenti presenti e con i passati;
d) se c’è contrasto di “fede e costume” fra il presente ed il passato, il cattolico ha il dovere di scegliere il passato.
Sto riassumendo in maniera estrema ma senza sacrificare la fede; in misura speculativa ve ne ho già parlato a fondo in tanti studi [2].
Brevemente va ricordato che se su specifici argomenti di “fede e costume”, un documento (o una prassi costante) vincolante del presente ne contraddice uno passato di medesimi argomenti, documento (o prassi) passato che comunque trova la sua continuità indietro nel tempo fino a Gesù, ebbene in questo caso è la chiesa stessa che deve rigettare il presente e aderire al passato (al depositum fidei). Non esistono altre soluzioni nel cattolicesimo.
Come disse san Paolo: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede” (2Tm 4,7); se non si “conserva la fede” si combatte una “battaglia” non buona, si sacrifica la Verità, tecnicamente si fonda o si aderisce ad una “chiesa” che è “interrotta nel dogma”, una “nuova chiesa” che non ha origine certamente in Cristo. È accaduto, purtroppo, numerose volte nella storia degli ultimi 2.000 anni. Poco importa il numero delle persone che aderiscono a questa “nuova chiesa”, anzi … più sono e maggiore è l’inganno! La storia del “protestantesimo” ne è testimonianza viva.
Adesso cercherò di spiegare con una metafora comprensibile quella che illustri esperti di metafisica, teologi, santi e Dottori, solevano definire come differenza esistente fra “ciò che vedo” e “ciò che è”.
Partiamo da un assunto: bere un bicchiere di vino al giorno ci fa vivere e ci fa morire “bene”. Abbiamo un bicchiere di vetro colmo di vino che è ciò che tutti vediamo (bicchiere in vetro e vino dentro); tuttavia per capire se il vino è buono o è artefatto c’è bisogno di assaggiarlo, ed il vino buono “salva” mentre il vino artefatto “non salva”.
Si potrà dire: “assaggiamo e vediamo com’è!” Eppure non è così semplice, perché oggi i sistemi per adulterare il vino sono molto professionali e spesso il normale bevitore non si rende conto dell’inganno. Quindi questi berrà il vino adulterato per sempre, vivrà e morirà “male”, convinto che le sue sciagure dipendano da “altro”.
Percepirà per buono un vino che in realtà buono non è, è veleno, e spesso la sua percezione sarà condizionata dalla pubblicità, dai media, dalla comunicazione, dal marketing, dalle lusinghe, dalla corruzione, ecc …
Ecco che si richiede l’intervento degli esperti, degli enologi, dei sommelier, ecc … i quali, forti della loro esperienza, preparati dalla tradizione pratica degli antichi, conoscitori anche della letteratura storica e di cronaca su vino, viti, vigneti, ecc … si esprimeranno, sentenzieranno, ed aiuteranno il normale cittadino nella “buona battaglia” contro il vino adulterato.
Può accadere tuttavia che anche gli esperti siano tratti in inganno se il “falsario” è stato particolarmente abile, oppure gli stessi possono lasciarsi corrompere, eppure è certo che in tutto il mondo qualcuno se ne accorge e difende la “verità”.
Appare evidente che noi, per tradizione provata dai fatti, sin dai primi viticoltori della storia abbiamo un “bicchiere di vino” che deve avere determinate caratteristiche per essere definito tale, e questo preciso “bicchiere di vino” è la “buona bevanda” (a prescindere dalle uve usate); abbiamo capito che se il “bicchiere di vino” viene adulterato, non ha più quelle specifiche ed esclusive caratteristiche che sono proprietà essenziali del “vino”, ma che oggi – seppur adulterato – viene spacciato per “buono”, e in realtà “buono” non è: c’è un problema, c’è una nuova cultura del bere, c’è una nuova corrente di pensiero che spaccerà il vino adulterato per vino “buono” e c’è una multinazionale del “veleno”.
Eppure la gente comune continuerà a vedere un bicchiere pieno di vino. A lungo andare anche gli esperti sostituiranno la tradizionale bevanda con la “nuova tendenza” e, piano piano, il vino “buono” scomparirà dalle tavole, ma mai da tutte. Eppure, nonostante l’inconsapevolezza dei più, comunque questo vino adulterato “uccide”, quindi ogni buon padre di famiglia ha il dovere di informasi e di ricercare la “Verità”, lo avverte dentro, lo aiuta la “retta ragione”, ecc…
Non tutti però cadranno nell’inganno, perché ci sarà sempre quel contadino e soprattutto quell’esperto che, nel mondo, combatterà i falsari e le loro “novità maligne”. E questa è una promessa che “viene dall’Alto”.
Papa Pio XII nella Orientalis Ecclesiae [3] del 9 aprile 1944, ricordando san Cirillo d’Alessandria, ne tesseva le lodi [4], il pastore, il teologo, il difensore della vera dottrina e dell’integrità della fede contro le eresie del suo tempo. Invitava a “lavorare per l’unità dei cristiani, sull’esempio di san Cirillo e col suo patrocinio, «unità dei cristiani» da intendersi rettamente come ritorno dei figli erranti nel seno dell’Unica Vera Chiesa di Cristo, e non con l’ambiguo senso ecumenista post conciliare”. Si legge in conclusione:
“… Similmente giova sperare che anche gli odierni seguaci di Nestorio se, senza lasciarsi prendere la mano da pregiudicate opinioni, sottopongono ad attento esame gli scritti di san Cirillo, siano per vedersi aperta la strada alla verità, e per sentirsi richiamare con l’aiuto della grazia divina al grembo della chiesa cattolica … domandando soprattutto che nei fratelli e nei figli dissidenti felicemente si compia ciò che egli un giorno congratulandosi scrisse [san Cirillo, Ep. 49: PG 77, 254]: «Ecco che le membra avulse del coro della chiesa di nuovo si sono tra loro riunite, e nulla ormai più rimane che per discordia divida i ministri dell’evangelo di Cristo»”.
Già Pio XI il 6 gennaio del 1928 nella Mortalium Animos [5]:
“… Ma dove, sotto l’apparenza di bene, si cela più facilmente l’inganno, è quando si tratta di promuovere l’unità fra tutti i cristiani … Questi ed altri simili argomenti esaltano ed eccitano coloro che si chiamano pancristiani, i quali, anziché restringersi in piccoli e rari gruppi, sono invece cresciuti, per così dire, a schiere compatte, riunendosi in società largamente diffuse, per lo più sotto la direzione di uomini acattolici, pur fra di loro dissenzienti in materia di fede … Pertanto, poiché la coscienza del Nostro Apostolico ufficio ci impone di non permettere che il gregge del Signore venga sedotto da dannose illusioni, richiamiamo, Venerabili Fratelli, il vostro zelo contro così grave pericolo … A tali condizioni è chiaro che la Sede Apostolica non può in nessun modo partecipare alle loro riunioni e che in nessun modo i cattolici possono aderire o prestare aiuto a siffatti tentativi; se ciò facessero, darebbero autorità ad una falsa religione cristiana, assai lontana dall’unica Chiesa di Cristo …”.
Ovviamente né papa Pio XI, né tantomeno papa Pio XII si discostavano dal Vangelo, difatti questi 2 specifici documenti, e tanti atri di Magistero promulgati da decine di pontefici a ritroso nel tempo, ricordano esattamente quelle che sono le precise direttive impartite da nostro Signore quando Questi spiegò la “Missione” (cf. Mt 28, v. passi par. e incr.) a san Pietro ed agli Apostoli. Negare una verità così certa significa peccare contro lo Spirito Santo, “impugnare una verità rivelata”, “invidiare la grazia altrui”, “ostinarsi nel peccato” [6].
Poco importa se oggi qualcuno ci dice che dobbiamo dare una “rilettura dei Testi Sacri” secondo presunti criteri “moderni”, quindi dovremmo oggettivamente adulterare il senso della Scrittura, differentemente da come si è “sempre creduto” fra santi, martiri, miracoli e doni di Dio, dagli Apostoli sino alla prima metà del 1900. Non si tratta di “rileggere la Scrittura” ma di alterarne il senso al fine di modificare oggettivamente la “Missione” che Cristo ha comandato.
Difatti queste ed altre pretese sono già condannate esplicitamente da numerosi papi, fra i quali ricordiamo per brevità: Pio IX, Quanta Cura [7] dell’8 dicembre 1864; Leone XIII, Provvidentissimus Deus [8] del 18 novembre 1983; san Pio X, Pascendi Dominici Gregis [9] dell’8 settembre 1907; Pio XII, Mystici Corporis Christi [10] del 29 giugno 1943, ecc … ecc … ecc … arriviamo fino a Gesù!
Mi si potrà dire: “ma anche i Vetero cattolici ragionarono come sembri ragionare tu!” [11]. Assolutamente no, è falso. I Vetero cattolici accusavano il Concilio Vaticano I di staccarsi dalla Tradizione, ma è falsissimo poiché nella Tradizione e nel Magistero non esiste alcunché di condanna dell’“infallibilità pontificia”. Quindi errarono loro, i Vetero cattolici ribellandosi, ma non il Concilio Vaticano I.
Basando la mia impressione su ciò che leggo e studio, su ciò che vivo e ciò che so, su ciò che vedo e ciò che avverto, posso solo pregare affinché quel qualcuno, “enologo esperto” di cui sopra, ci aiuti a fare chiarezza e dia il suo contributo affinché queste consolidate “prassi adulterate” e queste “ricette poco chiare” cessino di esistere o siano definite quali sono in realtà “vino cattivo”; e molti “enologi esperti” già si sono espressi.
Nel frattempo resto quel “contadino” che è obbligato a non bere il “cattivo vino” e non solo, resto obbligato ad allontanare l’“oste” che mi sta servendo, sia esso consapevole o inconsapevole di ciò che serve; sono inoltre costretto a guardarmi le spalle da tutta la multinazionale che quel “vino malato” lo produce, lo commercializza e lo fa servire ai tavoli.
Non posso credere che Gesù voglia attentare alla mia vita ed alla vita dei miei cari; non posso credere che Gesù serva “vino cattivo” alla mia tavola; non posso credere di dovermi guardare le spalle da Gesù. Così avverto in coscienza e questo mi insegna la Fede cattolica. Vorrei tanto pensarla diversamente, ma non posso. Sono gradite repliche!
Carlo Di Pietro per Radio Spada (clicca qui per leggere altri studi pubblicati)
Note:
[1] Amicizia Cristiana, prefazione alla riedizione Mortalium Animos; L’ecumenismo nella chiesa: contro la chiesa, CLS, Verrua Savoia, 2010, pp. 7-8-9; http://apostatisidiventa.blogspot.it/2011/10/non-solo-assisi.html
[2] https://www.google.it/webhp?source=search_app&gws_rd=cr#q=%22carlo+di+pietro%22+site:radiospada.org
[4] http://it.wikipedia.org/wiki/Orientalis_Ecclesiae
[6] https://www.radiospada.org/2013/09/la-vera-contrizione-necessaria-per-non-andare-allinferno/
[7] http://digilander.libero.it/magistero/p9quanta.htm
[11] cf. De Papatu materiali, rev. S.J. Sanborn, CLS, Verrua Savoia, 2002, p. 83 e succ.
Questo vecchio articolo devo “sgrezzarlo”. Ci sono alcune cose da “sistemare”.
CdP Ricciotti