di Vic
“Nel 1913, in Georgia, una ragazzina di 13 anni, Mary Phagan, fu violentata e uccisa da un ebreo di nome Leo Frank. In seguito a questo crimine fu fondata una lega che è uno dei piu subdoli attacchi alla libertà dei patrioti americani: l’Anti Defamation League di B’nai B’rith (ADL).
Il caso di Mary Phagan fu espressamente menzionato da Adolf Kraus quando annunciò la creazione dell’ADL nel 1913.
Oggi l’ADL ha in America un’influenza enorme, ma nasconde alle sue origini un crimine che sfiora la mostruosità…”
(da un articolo pubblicato su The Barnes Review)
Proprio di recente, l’ADL ha proposto un sondaggio che indica le percentuali di antisemitismo nel mondo: pare che circa 1 bilione dell’umanità sia ancora antisemita. Insomma, se non siete voi ad esserlo, è vostra madre.
La Lega, nata per difendere gli ebrei da atti di violenza e discriminazione, è dedicata alla memoria di un certo Leo Frank.
Nel 1913, Leo Frank viveva ad Atlanta. Era un dirigente della National Pencil Factory e membro della loggia locale quasi-massonica di B’nai B’rith. Sposato, viveva con i parenti della moglie.
Mary Phagan aveva 13 anni e lavorava nella fabbrica di Leo. Era stata licenziata perché non era riuscita ad ultimare una fornitura di pennelli in tempo, ma doveva riscuotere il salario per il lavoro fatto in precedenza, che ammontava a un dollaro e venti cent.
Il 26 Aprile, giorno della parata del Confederate Memorial Day, Mary si recò in fabbrica per riscuotere il suo salario, sperando che l’ufficio fosse comunque aperto. Lo era in effetti, e vi era il padrone stesso.
Fu crimine premeditato? Questo non potrà mai esser chiarito.
Leo portò Mary in cantina,dove abusò di lei, ma non solo: il corpo della bambina venne ritrovato orribilmente sfigurato e mutilato.
Dopo il ritrovamento del corpo, Frank non fu accusato subito. Vi furono altri tre sospetti, uomini accusati di essere stati visti fare delle avances a Mary (tra cui due “negri”).
Lo stesso Frank pagò dei detective dell’agenzia Pinkerton per assistere la polizia.
In seguito al rilascio dei vari sospettati, la polizia infine sospettò di Frank. Tra l’altro, che cosa ci faceva lui solo nella fabbrica deserta il giorno dell’assassinio di Mary?
Per evitare che il giudizio potesse essere falsato da antipatie legate all’etnia e alla religione, Frank venne giudicato da un tribunale in cui erano presenti nella giuria quattro ebrei di Atlanta.
Frank venne dichiarato colpevole all’unanimità e condannato alla pena capitale. Ma il caso non fu chiuso: Frank e il suo legale cercarono di stornare i sospetti su uomo di colore, un tal Jim Conley, che aveva testimoniato contro Frank, dicendo che la sua testimonianza non poteva essere valida perché l’uomo, disse l’avvocato di Frank, “era portato a mentire e uccidere a motivo della sua razza”. Il trucco non funzionò e il razzismo dall’avvocato indispose la giuria, nonostante Atlanta si trovasse nel Sud degli Stati Uniti, tristemente noto alla storia per essere covo di negrieri e razzisti.
Frank restò dunque in prigione per attendere la condanna, mentre i suoi legali cercavano in ogni modo di farlo scarcerare. Nel 1915 la sentenza di morte venne commutata nella prigione a vita dal governatore John Slaton, che sembra avesse legami con gli avvocati di Frank.
Ma come accadeva spesso in quelle calde regioni del sud degli Stati Uniti, il popolo indignato dall’ingiusta sentenza si fece giustizia da sé: un gruppo chiamato ‘I cavalieri di Mary Phagan’ (nel quale vi erano il figlio di un senatore,un ministro metodista e altri notabili) marciò verso la prigione e con la complicità delle guardie, preso Leo Frank e portatolo nella proprietà dei Phagan, lo impiccò ad un albero.
Alcuni dicono che dopo questo episodio più di 3000 ebrei lasciarono Atlanta. Per dare un’idea dell’eco che il caso ebbe in America, esso può essere collegato alla rinascita che in quegli anni ebbe il Klu Klux Klan.
Nel 1985 il New York Times pubblicò un articolo in cui Alonzo Mann,che all’epoca dell’omicidio lavorava nella fabbrica di pennelli, diceva di aver visto Jim Conley trasportare e nascondere il cadavere.
Jim Conley venne dunque ritenuto il vero responsabile dell’assassinio e nel 1986 lo stato della Georgia perdonò Leo Frank, scusandosi per non essere riuscito a proteggerlo adeguatamente. L’evento venne festeggiato con la produzione di un docufilm politicamente corretto, con protagonista Jack Lemmon.
Da allora Leo Frank è considerato un martire ebreo,vittima dell’odio razziale.
Ma come abbiamo visto, nella giuria c’erano quattro ebrei e il giudizio di colpevolezza fu unanime. Alla soluzione del caso partecipò l’agenzia Pinkerton, una delle più prestigiose dell’epoca, nota per la sua efficienza. Per quanto riguarda la testimonianza di Alonzo Mann, è assai probabile che egli abbia potuto vedere Jim Conley con il cadavere: Jim viene esplicitamente citato come complice di Frank nella ballata popolare composta sulla morte di Mary. E’ vero che una ballata è spesso intessuta di leggenda, ma non è mai priva di elementi di verità. Inoltre, Jim Conley era un “negro” e sarebbe stato facile ai cittadini di Atlanta dare solo a lui la responsabilità senza rischiare attriti con la comunità ebraica, se fossero stati mossi solo da odio razziale e non da sete di giustizia. Ma, proprio in una strofa della suddetta ballata, uno dei primi sospettati dell’omicidio, un altro uomo di colore, tal Newtley, viene chiamato “Poor old innocent Negro”.
La famiglia di Mary ancora oggi non dubita della reale identità dell’assassino.
In conclusione, dopo 101 anni, l’ADL continua a esistere dopo essere riuscita a salvare la reputazione dell’assassino alla cui memoria venne dedicata la sua fondazione.
Nata a difesa dei crimini contro gli ebrei, venne fondata sul nome e la memoria di un criminale: contraddizione palese.
Lungi da noi il voler giustificare il linciaggio con cui venne punito l’assassino o entrare in considerazioni sulla pena di morte: basterà notare che in Georgia la pena di morte era considerata per legge la pena giusta per un assassino e un sadico. Nel linciarlo, non si fece altro che compiere per mano del popolo quella giustizia che lo Stato non aveva saputo o voluto assicurare.
Volere ancora che sia detta la verità sul caso di Mary, dopo 101 anni, non è certo antisemitismo.
Ma dopo aver scritto quest’articolo, chi scrive sarà degno di entrare a pieno titolo in quel famoso bilione di crudeli antisemiti che secondo l’ADL infestano il vasto mondo?
Leo Frank he met her
With a brutish heart,we know
He smiled and said “Little Mary,
You won’t go home no more (…)
You killed Mary Phagan ,
It was on a holiday
Called for old Jim Conley
To carry her body away.
(Link alla ballata completa: http://law2.umkc.edu/faculty/projects/ftrials/frank/frankballad.html)
[Fonte: Dr. Harrel Rhome, “Reopening the case of Mary Phagan” in “The Barnes Rewiew”, May/June 2014]
la sete di giustizia consiste nell’impiccare un uomo condannato all’ergastolo?
Chi siamo noi per giudicare? 😉
le intenzioni di quelle brave persone sono sepolte con i loro cervelli, ma l’atto è perfettamente giudicabile.da quando il cattolicesimo sostiene la legge di Lynch?
Se quattromila ebrei abbandonano la città dopo che uno di loro è stato unanimemente accusato da una giuria che comprendeva ebrei stessi… significa che il caso Leo Frank era comunemente percepito non come vergognosa eccezione ma come caso tipico.
Il che spiega anche perché la folla inferocita volle impiccare un uomo a cui la pena di morte era stata convertita in ergastolo.
I tremila ebrei andarono via perché purtroppo il linciaggio di Leo Frank scatenò di nuovo il Klu Klux Clan,ma il fatto che fino a quel momento ci fossero tanti ebrei ad Atlanta le fa capire che non era affatto un covo di antisemiti,a meno che agli ebrei non piacesse andarsi a gettare nella bocca del leone.
Per quanto riguarda il linciaggio,esso di certo non va giustificato,ma,come è scritto,la pena di morte essendo considerata PER LEGGE la pena giusta per uno stupratore di bambine,la popolazione non capi perché Frank vi venisse sottratto. Mi sembra chiaro che l’articolo non giustifichi l’atto,ma si limiti a riportare un fatto accaduto.
“il popolo indignato dall’ingiusta sentenza si fece giustizia da sé: ” a me non sembra una critica dei linciaggi, qualche anno prima a New Orleans erano stati linciati 5 Italiani. anche quella fu giusta indignazione? o l’assenza di prepuzio nella vittima vi acceca?
“il popolo indignato dall’ingiusta sentenza si fece giustizia da sé —> mi perdoni ma non vedo alcuna giustificazione del linciaggio in generale.
C’era stato un regolare processo e la condanna a morte era stata unanime. Il crimine era orrendo. Immagini l’esasperazione della gente quando vide che il condannato aveva eluso la sentenza…
IN QUESTO CASO il popolo si sostituì alla giustizia,giustizia che si era già pronunciata ed era stata elusa solo dal denaro (il governatore venne corrotto,evidentemente).
Non c’è alcuna giustificazione del linciaggio. Esso non è giustificabile,ma in questo caso comprensibile e almeno legittimato da una precedente giusta sentenza. E non fa differenza il prepuzio del condannato: se il crimine fosse stato compiuto da un cristiano si sarebbero potute usare le stesse parole. Conosce la storia di Gilles De Rais? Anche se in quel caso non fu giustizia popolare,ma lei non riuscirebbe a giustificare la sentenza di morte per quanto a lei possa sembrare una cosa atroce,davanti ai crimini atroci di cui quell’uomo si era macchiato? Si pentì,prima di morire,eppure la giustizia fece comunque il suo corso.
Non si concentri a cercare il prepuzio nell’uovo. Quest’articolo espone un dato di fatto,nel modo piu oggettivo possibile. Solo perché il protagonista era un ebreo,esso va taciuto?
No, no… consisterebbe nel prelevarlo, incatenarlo ad un paletto, coprirlo di benzina e bruciarlo vivo, facendo in modo che si godesse ogni istante. In galera ci potremmo ficcare tutti voi vermi modernisti, liberali e politicamente corretti, anche se due sberle sono già più che sufficienti per zittirvi. La Santa Inquisizione, ecco cosa sostiene il Tradizionalismo Cattolico, con gli ebrei come con chiunque altro. Non disturbatevi a rispondere che non perderò troppo tempo con voi.
Io invece auguro a Lei e a quanti la pensano come Lei un lungo periodo di tempo affidato alle amorevoli cure del NKVD e poi un sereno soggiorno a Kolyma.