da cebiclar.cl

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Avevamo annunciato l’incontro avvenuto in Vaticano oggi.

 

Rassegna stampa: da huffingtonpost.it

“Questo nostro incontro è accompagnato dalla preghiera di tantissime persone, appartenenti a diverse culture, patrie, lingue e religioni”, ha esordito Francesco. […]

La “liturgia della liberazione”, inventata lo scorso anno a Lampedusa e intesa come adattamento dei testi sacri alle tragedie contemporanee, assurge oggi a linguaggio univoco delle tre religioni, con un effetto purificatore sulla politica e una ricaduta sulle leadership dei rispettivi popoli.

“Il tuo servo Davide disse davanti a Te: chi può scoprire i propri errori? Liberami dagli errori nascosti”. Ascoltando la preghiera struggente del Re, che chiede a Dio il dono dell’autocritica, viene automatico il traslato alle supponenze autoreferenziali dell’attuale governo di Gerusalemme. Ugualmente da parte palestinese, sull’altro cateto del triangolo, insieme all’appello per la giustizia è risuonata l’invocazione a restare immuni dal contagio della violenza, che alberga come un virus nelle viscere popoli oppressi: “O Dio noi cerchiamo rifugio in te per non perderci e per non essere traviati…noi temiamo i tuoi castighi, tienici lontano dagli ingiusti e dai violenti”.

Sarà pure stato un incontro spirituale, di “invocazione”, ma dal cenacolo a cielo aperto di Bergoglio soffia un vento laico, perfino dissacrante, che spazza e spiazza le i riti delle cancellerie, scoperchiando il soffitto e richiamando i piani alti del potere alla loro funzione, e responsabilità, principale, che è quella di guardare in alto: “Non rinunciamo alle nostre responsabilità, ma invochiamo Dio come atto di suprema responsabilità. Abbiamo sentito una chiamata a spezzare la spirale dell’odio e della violenza, a spezzarla con una sola parola: “fratello”. Ma per dire questa parola dobbiamo alzare tutti lo sguardo al Cielo, e riconoscerci figli di un unico Padre”.

 

da qn.quotidiano.net

La cerimonia è iniziata con un’introduzione musicale e un messaggio letto in inglese da una giovane speaker. “Il Signore vi conceda la pace! Siamo convenuti in questo luogo, Israeliani e Palestinesi, Ebrei, Cristiani e Musulmani, per offrire la nostra preghiera per la pace, per la Terra Santa e per tutti i suoi abitanti”.

L’incontro si è svolto in tre tempi, e ogni tempo è stato dedicato alla preghiera da parte di una delle tre comunità religiose, in ordine cronologico: Ebraica, Cristiana, Musulmana. Ogni tempo è stato suddiviso in tre parti. La prima parte ha previsto un’espressione di lode a Dio per il dono della creazione, e per averci creato membri di una sola famiglia umana. La seconda un perdono a Dio per tutte le volte in cui abbiamo mancato di comportarci come fratelli e sorelle; e per i nostri peccati contro Dio e contro il nostro prossimo. Nella terza parte invece è stata elevata un’invocazione a Dio affinchè conceda il dono della pace in Terra Santa e ci renda capaci di essere costruttori di pace. Ognuno di questi tre momenti è stato scandito da un breve intermezzo musicale.

IL MESSAGGIO DEL PAPA – “Vi ringrazio dal profondo del cuore per aver accettato il mio invito a venire qui per invocare insieme da Dio il dono della pace. Spero che questo incontro sia l’inizio di un cammino nuovo alla ricerca di ciò che unisce, per superare ciò che divide”, ha esordito il Papa  davanti ai presidenti di Israele e Palestina, Shimon Peres e Abu Mazen. “Questo nostro incontro di invocazione della pace in Terra Santa, in Medio Oriente e in tutto il mondo – ha proseguito il Papa – e’ accompagnato dalla preghiera di tantissime persone, appartenenti a diverse culture, patrie, lingue e religioni: persone che hanno pregato per questo incontro e che ora sono unite a noi nella stessa invocazione“.

 

Fin qui i fatti. E’ dunque una sola preghiera? Il Dio invocato è… il medesimo? L’unità deve avvenire nella verità o può prescinderne, e quid est Veritas? A che cosa vale la precisazione di p. Pizzaballa che non si tratti di una “preghiera interreligiosa”? (peraltro è stata recepita come interreligiosa da importanti organi di stampa mediorientali: cfr. qui)

 

Come “commenterebbero” alcuni predecessori di Francesco?

  • Pio IX, Syllabus (proposizioni infallibilmente condannate) / XV. È libero a ciascun uomo di abbracciare e professare quella religione, che colla scorta del lume della ragione avrà riputato essere vera. / XVI. Gli uomini nell’esercizio di qualsivoglia religione possono trovare la via della eterna salute, e conseguire l’eterna salute. / LXXIX. Per fermo è falso che la libertà civile di qualsivoglia culto, e similmente l’ampia facoltà a tutti conceduta di manifestare qualunque opinione e qualsiasi pensiero alla scoperta ed in pubblico, conduca a corrompere più facilmente i costumi e gli animi de’ popoli, e a diffondere la peste dell’indifferentismo. / LXXX. Il Romano Pontefice può e deve riconciliarsi e venire a composizione col progresso, col liberalismo e colla moderna civiltà.
  • S. Pio X, Pascendi Dominici Gregis / E con qual diritto modernisti negheranno la verità ad una esperienza affermata da un islamita? con qual diritto rivendicheranno esperienze vere pei soli cattolici? Ed infatti i modernisti non negano, concedono anzi, altri velatamente altri apertissimamente, che tutte le religioni son vere. 
  • Pio XI, Quas Primas / Né v’è differenza fra gli individui e il consorzio domestico e civile, poiché gli uomini, uniti in società, non sono meno sotto la potestà di Cristo di quello che lo siano gli uomini singoli. È lui solo la fonte della salute privata e pubblica: «Né in alcun altro è salute, né sotto il cielo altro nome è stato dato agli uomini, mediante il quale abbiamo da essere salvati», è lui solo l’autore della prosperità e della vera felicità sia per i singoli sia per gli Stati: «poiché il benessere della società non ha origine diversa da quello dell’uomo, la società non essendo altro che una concorde moltitudine di uomini». […] Non rifiutino, dunque, i capi delle nazioni di prestare pubblica testimonianza di riverenza e di obbedienza all’impero di Cristo insieme coi loro popoli, se vogliono, con l’incolumità del loro potere, l’incremento e il progresso della patria. Difatti sono quanto mai adatte e opportune al momento attuale quelle parole che all’inizio del Nostro pontificato Noi scrivemmo circa il venir meno del principio di autorità e del rispetto alla pubblica potestà: «Allontanato, infatti — così lamentavamo — Gesù Cristo dalle leggi e dalla società, l’autorità appare senz’altro come derivata non da Dio ma dagli uomini, in maniera che anche il fondamento della medesima vacilla: tolta la causa prima, non v’è ragione per cui uno debba comandare e l’altro obbedire. Dal che è derivato un generale turbamento della società, la quale non poggia più sui suoi cardini naturali».
  • Pio XI, Mortalium Animos / Dunque alla Sede Apostolica, collocata in questa città che i Prìncipi degli Apostoli Pietro e Paolo consacrarono con il loro sangue; alla Sede « radice e matrice della Chiesa cattolica », ritornino i figli dissidenti, non già con l’idea e la speranza che la « Chiesa del Dio vivo, colonna e sostegno della verità » faccia getto dell’integrità della fede e tolleri i loro errori, ma per sottomettersi al magistero e al governo di lei. Volesse il cielo che toccasse a Noi quanto sinora non toccò ai nostri predecessori, di poter abbracciare con animo di padre i figli che piangiamo separati da Noi per funesta divisione; oh! se il nostro divin Salvatore « il quale vuole che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità », ascoltando le Nostre ardenti preghiere si degnasse richiamare all’unità della Chiesa tutti gli erranti!