Volentieri offriamo ai lettori questo estratto di Ricever grazie da Rita da Cascia, Santa degli impossibili sull’importante devozione dei 15 giovedì che precedono la festa della Santa (22 maggio).


Ogni giovedì si fa la corrispondente meditazione e terminata questa si recita la supplica della Santa (vedere alla fine)


PRIMO GIOVEDÌ – Nascita di S. Rita nel 1381.

Tra le montagne della verde Umbria, nascosta e umile, giace Rocca Porena: in essa vivevano Antonio e Amata, coniugi dallo spirito veramente cristiano, dal cuore acceso d’amore divino. Gli anni erano passati senza che il sorriso di un bimbo fosse venuto a rallegrare le soavi effusioni del loro affetto. Preghiere fiduciose erano ascese al trono di Dio, ma sembrava che Dio le avesse accolte solo per i gaudi dell’eternità.

Il figlio invocato fu aspettato invano: ormai Antonio ed Amata si erano rassegnati al pensiero, che il cielo voleva da loro il sacrificio dell’ardente desiderio. Ma il Signore suscita e consola allora appunto che le speranze umane sono atterrate e distrutte; e nella tarda età i fortunati coniugi ebbero la certezza e la consolazione d’avere una figlia. Rita nasceva, dono eletto del cielo, sovrabbondante e felice ricompensa delle orazioni e buone opere dei suoi genitori.

Virtù: spirito di orazione. Un grande insegnamento ci dà, o cristiano, questo tratto. Affida le tue speranze, le tue gioie, i tuoi dolori alla preghiera; Iddio nel tempo opportuno l’ascolterà!

Ossequio. Fa, anima devota, le tue preghiere con devozione, confidenza, umiltà e perseveranza. Interponi a questo fine la mediazione di S. Rita, e recita durante l’esercizio dei 15 giovedì, la supplica della Santa.

Giaculatoria. Lo spirito sia – dell’orazione

Fedel compagno – d’ogni mia azione.


SECONDO GIOVEDÌ – Infanzia e giovinezza di S. Rita.

Rigenerata appena la nostra Santa nelle acque sacramentali del Battesimo, cominciarono a manifestarsi in Lei doni celesti, argomento certo della santità di quell’anima, che dalla più tenera età non di altro si mostra sollecita, che del cielo, di servire Iddio. Quale esempio per te, o anima cristiana!

Di qui la cura costante, instancabile, che di giorno in giorno cresceva e dava frutti più abbondanti nella pratica delle virtù cristiane, nel ricercare solo ciò che a Dio più strettamente la potesse unire, disprezzando perciò ogni piacere, ogni gioia che dal cielo non venisse o che impedisse il suo correre nelle vie della perfezione.

Tra le virtù che particolarmente adornano la sua infanzia e giovinezza sono l’ubbidienza ai suoi genitori, il disprezzo della vanità e del lusso, per amare così più da vicino Gesù Crocifisso e nella Sua persona i Suoi poverelli.

Virtù: prontezza nel servizio di Dio. Anche a te la voce del Signore ripete incessante: Vieni a me, o mia diletta; vieni e sarai arricchita di ogni bene, sarai coronata della gloria vera e non caduca. Ma, ahi! Quante volte la voce divina non è ascoltata!

Ossequio. Studia, anima devota, di conoscere la tua passione predominante, che ti contrasta il pronto e fedel servizio del Signore, e coll’aiuto di S. Rita, distruggila con atti contrari.

Giaculatoria. Del viver mio – in tutte l’ore

Voglio servire – il buon Signore.


TERZO GIOVEDÌ – Matrimonio di S. Rita

Desiderosa di segregarsi quanto le era possibile dal mondo, col consenso dei genitori, si scelse una cameretta della casa, dove passava la maggior parte della giornata. Ivi effondeva il suo cuore nella preghiera e meditazione delle verità eterne. Ma soprattutto si applicava a meditare la passione di Gesù Cristo verso cui si sentiva attirata da un indicibile desiderio di imitarlo.

Crescendo negli anni cresceva Rita nelle virtù e nel desiderio di darsi a Dio. Rinunziando alla gioia di formarsi una famiglia, anelava solo allo stato di verginità, onde libera dai legami del mondo e della carne, potesse solo pensare e attendere alle cose divine, per essere santa di corpo e di spirito.

Ma la volontà dei genitori le aveva preparato e scelto uno sposo e la nostra Santa, dopo lunghe preghiere offrì al Signore il sacrificio del suo pio desiderio a accettò il marito e lo stato voluto dai suoi parenti, obbediente e sottomessa sino alla distruzione d’ogni suo volere per quanto nobile ed elevato.

Il suo sposalizio avveniva, secondo l’opinione più probabile, a 18 anni, nel 1399. Suo marito si chiamava Ferdinando, da cui ebbe due figli, Giacomo il primo e Paolo Maria il secondo.

Virtù: obbedienza. O anima cristiana, ammira l’eroica obbedienza della nostra santa e procura bene d’imprimerti nel cuore il proposito di rimanere unita a Dio, sottomettendo i tuoi desideri alla volontà di coloro che da Dio ti sono stati preposti. Ogni autorità è dal Signore, quindi chi resiste agli ordini dei superiori resiste agli ordini di Dio.

Ossequio. Per avanzare come Santa Rita nella virtù e nella santità, accogli, anima devota, senza esitazione, con prontezza ed ilarità, ogni desiderio che ci è preposto da Dio!

Giaculatoria. Di Dio al volere – sempre ubbidiente. Rendi il mio cuore – rendi la mente.


QUARTO GIOVEDÌ – Vita di famiglia.

Rita si trovò nella vita di famiglia esposta alle più dure prove: il marito d’indole aspra e collerica, le era cagione di dolori, non rifuggiva ancora dal maltrattarla: doveva la Santa sperimentare tutti gli impeti di un carattere che, abbandonandosi all’ira, ne seguiva ogni movimento, e sulla innocente sposa faceva ricadere le durezze della sua passione.

Ma la nostra Santa si era formata alla scuola di Gesù: all’asprezza rispondeva con amore; le parole di collera placava con accenti di dolcezza; usava ogni cura non solo nell’adempiere i voleri del marito, ma – ove potesse – ne preveniva le intenzioni: non inutili lamenti, ma pazienza e rassegnazione erano le armi, onde superava le difficoltà della vita coniugale. Che anzi con la sua fervente pietà verso Dio, con la pratica della religione e con l’esercizio della carità verso il prossimo le attirava benedizioni celesti su di sé e sulla famiglia.

Virtù: la pazienza. Considera, o anima cristiana, la necessità della pazienza. Nelle avversità, nelle contrarietà che ti vengono dagli uomini, non riguardare l’uomo, ma vedi la mano di Dio che ti vuol provare, che vuole sperimentare la tua fedeltà. Quanto più sarai disposta a patire senza lamento, tanto più agirai sapientemente e più meriterai; la vittoria è promessa a coloro che pazientano, la pace è il premio di chi sa ricevere ogni avversità da Dio come manifestazione della volontà di Dio, che ci è sempre padre.

Ossequio. Per onorare la virtù di Santa Rita, tanto nelle cose prospere come nelle avverse, diciamo sempre: Dio sia benedetto.

Giaculatoria. Fa che Dio serva – con diligenza

Con vivo affetto – con gran pazienza.


QUINTO GIOVEDÌ – Uccisione del marito di S. Rita.

La vita coniugale di Rita doveva chiudersi con un fosco dramma di sangue: il marito venne spento da alcuni suoi nemici. Immagini ognuno lo strazio della nostra Santa: è sempre dolorosa la morte, ma quanto più allorché è violenta, sorprende l’uomo all’improvviso, lo fa cadere vittima dell’odio più feroce! In questa luttuosa occasione si mostrò tutta la virtù di Rita: straziata nel più intimo dell’animo, col cuore spezzato, sopportò senza ribellione l’aspro colpo e in riguardo agli uccisori di suo marito, non ebbe che un sentimento di commiserazione e di perdono.

Anzi accorgendosi che nei suoi giovani figli cresceva con gli anni il desiderio di vendetta, piuttosto che vederli macchiati di questa colpa, se non si correggessero, fece a Dio il sacrificio più grande che può fare il cuore umano: la madre che domanda la morte temporale dei suoi figli per salvarli dalla eterna. Dio l’esaudì e fu una nuova prova della cristiana fortezza della Santa.

Virtù: perdono delle offese. Quale scuola per te, o anima fedele. Anche tu senti spesso l’offesa, l’ingiuria degli uomini; come rispondi? Perdonando o nutrendo nel cuore avversione e odio? Gesù Cristo dalla croce pei suoi nemici ha pregato: dietro il suo esempio tutti i Santi hanno ripetuto il sublime accento del perdono.

Ossequio. Gesù Cristo ci dice: «Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano » (Matt. 5, 44). Laonde per ossequio a N. S. G. C. e sull’esempio di S. Rita perdoniamo e benefichiamo i nemici.

Giaculatoria. Le offese fattemi – mio buon Dio,

Perdonar possa – sempre ancor io.


SESTO GIOVEDÌ – S. Rita in monastero.

Rimasta libera e sola, Rita decise di darsi più assolutamente a Dio, entrando in un Ordine religioso. Quindi fece domanda di essere ricevuta fra le monache agostiniane di Cascia; ma queste le rifiutarono l’ingresso nel pio recinto, non usando ammettere che vergini. Rita non si perdette d’animo: raddoppiò le preghiere, e ripeté per tre volte la domanda: inutilmente. Però allorché sembrava perduta ogni speranza, intervenne l’aiuto divino: mentre Rita una notte pregava, si sentì chiamare da voce celeste e, guidata dal suo protettore San Giovanni Battista e dai Santi Agostino e Nicola da Tolentino, fu introdotta miracolosamente nel monastero.

Le Suore, quando al mattino la ritrovarono, commosse al miracolo, non poterono che rendere grazie a Dio d’averle rese compagne a colei che ripiena d’ogni virtù era oggetto delle compiacenze divine. Ciò avveniva circa nel 1420, vicino al quarantesimo anno di sua vita.

Virtù: la perseveranza. A te, o cristiano, si propone e comanda la perseveranza, come corona delle buone opere. Quanti sono quelli che cominciano con ardore il bene, si danno a fervorose preghiere facendo presagire di sé grandi e nobili cose! Ma in essi la virtù non pone salde radici, tornano presto alla vita meschina e bassa, preoccupata e piena solo di carnali desideri: loro manca la perseveranza, e così vengono a perdere il premio delle buone opere, fanno cadere nel vuoto tanti sforzi generosi. Raccogli, o cristiano, le tue forze, e rianima la tua confidenza: negli abbandoni, nelle ripulse, nei dolori sempre ama e spera; ricordati che la perseveranza è l’aroma e il balsamo che conserva e difende le buone opere.

Ossequio. «Chi persevera fino alla fine, costui, sarà salvo» (Matt. 10, 22): se quindi non ci sentiamo subito esauditi, confidiamo maggiormente in Dio e nella virtù dei Santi, proponendo di imitare S. Rita.

Giaculatoria. Del vostro zelo – Signore amante

Nel bene fatemi – perseverante.


SETTIMO GIOVEDÌ – S. Rita esempio di osservanza regolare.

Appena entrata S. Rita tra le religiose di Cascia, splendide apparvero agli occhi di tutte le sue consorelle le di Lei virtù. Ammessa a professare sotto le insegne del glorioso Patriarca Agostino, Ella fu esempio perfetto di osservanza: non una delle regole fu da lei trasgredita, ma tutte con amorosa cura ricevute ed adempiute! I precetti dei superiori accoglieva come espressione della volontà divina, e non accarezzò neppure lontanamente l’idea di poter sottrarsi a ciò ch’era imposto alla comunità, per seguire piuttosto i suoi desideri, ancorché potessero apparire giusti e buoni. Fu, in una parola, espressione vivente della regola: in Lei era dato ammirare l’adempimento pieno e completo.

Virtù: fedeltà agli obblighi del proprio stato. Ogni virtù che si ammira nei Santi è un prezioso insegnamento per il Cristiano, tu puoi e devi, o anima fedele, apprendere dalla fedeltà di S. Rita alle sue regole, come ordinare la tua vita. Qualunque sia il tuo stato esso ti impone dei doveri; doveri di cui altri potrà allargare e rompere il legame, riguardare come un peso insopportabile che bisogna scuotere con ogni mezzo; ma che il cristiano deve invece considerare quali mezzi e precetti di santificazione. Sì, i genitori ed i figli, i superiori e i sudditi, debbono ricordarsi che il più piccolo atto, il minimo obbligo, quelle opere che sembrano in sé indifferenti, sono invece piene di valore spirituale, sono scala per ascendere al cielo, quando siano accettate con animo cristiano.

Ossequio. Ogni mattina offrite a Dio le azioni della giornata, recitando con divozione il “Vi adoro”, ripetendo lungo il dì l’offerta delle vostre azioni e del vostro cuore.

Giaculatoria. So quel che piace – al mio Signore

Intendo farlo – e ben di cuore.


OTTAVO GIOVEDÌ – S. Rita amante del Crocifisso.

La contemplazione dei dolori del Crocifisso Signore e il desiderio ardente d’assaporare parte degli spasimi della passione erano per S. Rita continuo stimolo e cura. Ai piedi di Gesù trafitto sulla croce Ella effondeva le ardenti aspirazioni del suo cuore sitibondo di patimenti, ivi spargeva lacrime per i peccati degli uomini e ne domandava il perdono invocando sopra di sé la pena delle altrui colpe. In così devoto esercizio s’infiammava via via maggiormente. Le sue lacrime, i suoi desideri furono accolti in cielo; un giorno mentre più fervidamente pregava, dall’immagine del Crocifisso si staccò una spina che perforò profondamente la fronte di S. Rita; il dolore la fece svenire; ritornata in sé si trovò una piaga purulenta, che le dava acerbi spasimi, e che per lunghi anni la mantenne strettamente unita a Gesù Cristo, Re dei dolori.

Virtù: sofferenza. O cristiano, raccogliti in te stesso, e medita l’austera parola che dal Crocifisso ti viene: tu devi essere membro del corpo di Cristo; non ti conviene quindi essere in delizie mentre il tuo Dio è trafitto e soffre. Hai tu compreso la sublime grandezza dei dolori, delle infermità? Sì, sono le tribolazioni che ci staccano dalla terra e dai suoi beni passeggeri, caduchi e corrotti: son le tribolazioni che ci certificano che non abbiamo qui la nostra città permanente, ma ne cerchiamo una futura, scevra d’affanni.

Ossequio. Fate qualche penitenza corporale. Che se afflitti, pregate la Santa che vi ottenga la rassegnazione di Dio, qui consolatur nos in omni tribulatione nostra (II Cor. 4, 7).

Giaculatoria. Da Gesù buono – per me sofferente

Fate che impari – ad esser paziente.


NONO GIOVEDÌ – Vita nascosta di S. Rita.

La santa eroina di Cascia, tutta accesa del desiderio di raccogliersi col suo Dio, non provava maggior diletto che nel silenzio, nella solitudine. Se la carità, l’ubbidienza, la devozione, la chiamavano qualche volta a contatto con il mondo, Ella non negava d’abbandonare la sua celletta: ma appena libera ritornava al suo ritiro, e quivi abbandonandosi ai trasporti del cuore, lontana dai rumori e dagli strepiti mondani, pregustava anticipatamente i gaudi del Cielo, si confermava sempre più nel proposito di nulla curare ciò che il mondo offre, e solo stimare i beni spirituali ed eterni.

Virtù: raccoglimento. O anima cristiana, v’è qui l’ammaestramento per te, ancorché ti trovi immersa in mille occupazioni. Molti stimano che il raccoglimento sia imposto solo ai religiosi: no, deve essere comune a ogni cristiano. Vi saranno gradi: alcuni debbono dare un tempo più lungo alle occupazioni e conversazioni esterne, altri un tempo più breve: ma tutti debbono desiderare e cercare di raccogliersi di tanto in tanto in se stessi, e meditare sui propri doveri, sui difetti, per correggersene, sulle virtù per conseguirle.

Vi sono cristiani che si lamentano di non aver tempo per la preghiera, per le buone opere: se fossero più amanti del raccoglimento troverebbero ancora il tempo d’attendere ai doveri di famiglia, di carità, che spesso sono trascurati; vanno in rovina; perché il cuore assetato dai piaceri mondani tutto ad essi sacrifica.

Ossequio. Se la necessità o il dovere non vi chiamano fuor di casa, rimanete oggi in casa raccolti, dedicando il tempo alla considerazione delle cose celesti, come vuole l’Apostolo:nostra conversatio in coelis est (Phil. 3, 20).

Giaculatoria. La nostra vita – sapiente Iddio,

Formi un continuo – conversar pio.


DECIMO GIOVEDÌ – S. Rita accesa d’amor divino.

Su tutta la vita di S. Rita domina sovrano e incontestabile l’amore verso Dio. La carità, la virtù onde rimaniamo uniti e viventi in Dio – che è Carità – fu l’ispiratrice d’ogni pensiero, d’ogni desiderio, d’ogni palpito della nostra Santa. Per rendere più spedita l’anima a Dio nell’amore, Rita flagellava, mortificava il suo corpo; per unirsi sempre più a Dio, che amava, s’affaticava a raggiungere, di giorno in giorno, con rinnovata energia, le più alte e sublimi virtù. La carità si manifestava nelle sue ardenti aspirazioni, nelle lunghe e continue preghiere, nella meditazione instancabile della divina bontà.

Rita poteva bene ripetere che la carità di Cristo la premeva e la stimolava: sospirava il momento fortunato in cui, sciolta dai legami della carne potesse abbandonarsi tutta all’amore di Dio, immergersi intera in quell’oceano acceso di eterna fiamma, che fa beare le anime elette.

Virtù: carità verso Dio. Tu sai, o anima pia, che la carità verso Dio è il primo e il più grande comandamento della legge divina. Raccogliti quindi in te stessa e medita con profonda attenzione questo precetto.

A Dio, sommo ed infinito bene, noi dobbiamo il più vivo amore: dobbiamo amarlo perché nostro Creatore e Redentore. Se il tuo cuore non è ancora acceso dalle fiamme dell’amore divino, oh! Non frapporre più indugi: abbandonati al tuo Padre celeste, sentirai quanto è dolce Dio per coloro che lo amano.

Ossequio. Ripetete nel dì tre volte l’atto di carità, meditando quanto dice l’Apostolo S. Paolo: Se parlassi le lingue degli uomini e degli Angeli.. sapessi tutto lo scibile umano… e distribuissi ai poveri tutte le mie sostanze, senza la carità, niente mi giova (I Cor. 3, 1).

Giaculatoria. Dell’amor vostro – sempre, o mio Dio,

Fate che avvampi – questo cuor mio.


UNDICESIMO GIOVEDÌ – S. Rita e i suoi simili.

Ardente d’amore divino, S. Rita nutriva vivissimo nel suo cuore quell’amore che è indivisibile dal primo, cioè l’amore del prossimo. Tutta la di Lei vita ci manifesta una cura continua e vigilanza di beneficare con ogni mezzo gli uomini, senza distinzione alcuna, di parenti o estranei, benevoli o mal disposti. Mentre era nel secolo, delle sue tenui sostanze donava con abbondanza ai poveri; e l’elemosina fu sempre da lei coltivata e amata. L’amore del prossimo le fece perdonare generosa agli uccisori di suo marito, spinta da carità si dava indefessa alla correzione dei vizi, pregava incessantemente Dio, perché perdonasse e convertisse i peccatori; per tutti aveva parole di ammonimento, di conforto, di efficace istruzione. Non un solo infelice s’allontanava da lei senza averne ricevuto pegno del suo amore: in nulla risparmiava se stessa, pur di essere agli altri benevola. Ella si fece realmente tutta a tutti, per guadagnare tutti a Cristo.

Virtù: carità verso il prossimo. Il precetto di amare il prossimo come se stessi è stato proclamato dal Signore simile al primo e più grande: quello di amar Dio. Tu, o cristiano, non lo ignori; ebbene hai adempiuto e adempi questo precetto in cui, insieme al primo si comprende tutta la legge? Ahimè! Quante volte hai trafitto Gesù Cristo nei suoi membri! Quante volte hai dimenticato che il povero, l’infelice, il colpevole era tuo fratello! Quante volte non hai guardato che al tuo piacere, al tuo comodo, al tuo temporale vantaggio, calpestando e disprezzando un’anima redenta dal Suo sangue divino!

Ossequio. Fate oggi qualche opera di carità spirituale e corporale, poiché chi ama il prossimo compie la legge (Rom. 13, 8). Ad imitazione di S. Rita procurate di estinguere in voi ogni avversione agli altri.

Giaculatoria. D’amor fraterno – sempre, o Signore

Fate che bruci – questo mio cuore.


DODICESIMO GIOVEDÌ – S. Rita penitente.

Si può ben dire che la Santa di Cascia trascorse la sua vita in una continua penitenza. Le sue facoltà, i sensi, la mente, la volontà, tutto il corpo, tutta l’anima furono da lei confitti in croce con Cristo, agonizzante per l’uomo propiziante per i nostri peccati e nostro esempio e maestro.

S. Rita non si credette lecito cercare un istante le delizie della terra: le sue delizie erano altrove, nel cielo, e per raggiungerle nessuna privazione le sembrò impossibile e difficile.

Faceva a Dio offerta dei suoi desideri, reprimeva con severa custodia i suoi sensi, con penitenze prolungate, con aspre flagellazioni e cilici domava lo spirito ripugnante alla legge divina che è nelle membra d’ogni uomo, figlio del peccato e della colpa. Fu la mortificazione che mantenne il profumo delle sue virtù, con dura e incessante lotta sempre diretta a ritorcere le insidie della carne e del demonio, ottenne di poter conservare illibato il fiore eletto d’ogni bene.

Virtù: mortificazione. La mortificazione è necessaria anche a te, o anima cristiana. Non ti lasciare illudere dai fallaci argomenti di coloro che ti vorrebbero far credere che l’uomo debba sempre soddisfare ogni suo desiderio, e così riprendono, insultano la religione cristiana perché predica e inculca la penitenza.

Mortificatevi quindi vivendo sobriamente, giustamente e piamente, allontanando ogni desiderio del mondo e dei sensi, e tenendo l’occhio alla beata speranza del regno di Dio.

Ossequio. Se vivrete secondo la carne morrete; se poi con lo spirito darete morte alle operazioni della carne, vivrete (Rom. 8, 13). Fate quindi per amor di Dio, in omaggio a S. Rita, qualche mortificazione.

Giaculatoria. Con vero spirito – mortificato

Fatemi sempre – al Signore grato.


TREDICESIMO GIOVEDÌ – S. Rita ed il mondo.

Da quando incominciò a comprendere i Suoi doveri, cioè dai primi suoi anni fino all’ultimo respiro, S. Rita mostra in una luce senza nubi, e che si faceva di giorno in giorno più sfolgorante, disprezzo per tutti i beni terreni. Ogni sua parola, ogni suo atto ripeteva: Non sono fatta per la terra, ma per il cielo; come potrei perciò cercare ed amare i beni del mondo? Nessun attaccamento a tali beni dimostrò quando era ancora secolare, anzi di che non fosse necessario alla sua famiglia si privava con giubilo, e per sé riserbava solo l’indispensabile. Più chiaro segno ne diede quando entrò nel chiostro rinunciando a ogni facoltà e alla stessa possibilità di possederne, non pure la realtà ma ancora coln l’affetto. Il suo cuore non si attaccò mai a bene terreno, nessuno dei suoi sentimenti fu mai incatenato ad alcun possesso.

Virtù: cura dei beni celesti. O anima cristiana, anche tu che vivi nel mondo, sei obbligata a distaccare il tuo cuore dai suoi beni. La religione non ti domanda assolutamente di spogliarti dei beni terreni: però t’avverte che in essi v’è pericolo mortale. Perché non cada in questo pericolo, procura quindi di considerarli come un deposito ricevuto da Dio, di cui dovrai render stretto conto a Lui: le ricchezze, i mezzi terreni, non ti servano a commettere con più facilità il male, ma piuttosto ti siano occasione di virtù. Tutte le volte che non si possa conseguire alcunché senz’offender la giustizia, la pietà, la religione, ricordati che i veri unici beni sono gli eterni.

Ossequio. Date prova che non siete troppo attaccati ai beni terreni. Spogliatevi per amor di S. Rita di qualche cosa necessaria, per destinarla a qualche opera di carità.

Giaculatoria. Sempre cogli occhi – rivolti al cielo

Servir io possa – a Dio con zelo.


QUATTORDICESIMO GIOVEDÌ – S. Rita arricchita di doni celesti.

In S. Rita noi ammiriamo, in una successione non interrotta, miracoli e grazie straordinarie. Il Signore, sempre mirabile nei Santi, volle privilegiare questa sua serva diletta con abbondanti doni soprannaturali. Il candido sciame d’api che si vede entrare e uscire dalla bocca di S. Rita in culla, l’ingresso nel monastero, la spina che dall’immagine del Crocifisso a Lei perviene, la cognizione del futuro e delle cose assenti e lontane, il dono di guarigione, non ci ricordano che una minima parte delle grazie straordinarie, onde fu adorna la nostra Santa. E il dono dei miracoli si mantenne sempre vivo, e crebbe dopo la morte di S. Rita; i secoli trascorsi non servirono che a renderlo più conosciuto, a far con viva fiducia e a più vaste schiere ricorrere a Lei i popoli, che dalla grandezza dei miracoli furono mossi a chiamare l’eroina di Cascia la santa degli impossibili.

Virtù: confidenza. I doni celesti debbono ravvivare la confidenza di Dio, o cristiano. Di qualsiasi specie siano le difficoltà in cui ti trovi impigliato, per quanto furiosa si sia levata intorno a te la tempesta, e i tuoi nemici e le avversità naturali ti facciano soffrire, non cader d’animo; ravviva la carità, cerca Iddio e sarai consolato.

Dove le nostre forze vengono meno, abbandoniamoci confidenti nelle braccia del Redentore, e ripetiamogli con ogni fiducia che nulla sarà capace di separarci da Lui, né la morte, né la vita, né le cose superiori, né le inferiori, né il presente, né il futuro, né alcun’altra creatura.

Ossequio. Benedetto l’uomo che confida nel Signore (Ier. 17, 7). Se quindi siete assaliti da qualche grave preoccupazione, dite: Ho sperato in te, o Signore, e non sarò confuso in eterno.

Giaculatoria. Soltanto in Dio – sarò fidente

Non in mie forze – non nella gente.


QUINDICESIMO GIOVEDÌ – Morte di S. Rita.

Il 22 Maggio 1457 in età di 76 anni dopo una malattia nella quale dalla parte della Santa era solo pazienza e desiderio di potere, sciolta dai lacci del corpo, volare al Cielo, da parte del Signore sembrava fosse cresciuta l’amorosa generosità di concedere doni e grazie, S. Rita moriva.

Il suo transito fu contrassegnato dalla certezza che fosse tosto raccolta in grembo a Dio; la soave pace della Santa fu accompagnata da miracoli, da visioni della sua gloria, e il suo corpo parve ringiovanirsi, rivestirsi di quell’incorruttibilità con cui il Signore lo conservava ai secoli e rendeva chiaro attestato dell’eccelsa santità dell’anima che l’aveva informato e che ora cantava coi cittadini beati le lodi perenni dell’Onnipotente, che della visione di se stesso fa beati i suoi eletti.

Virtù: desiderio del cielo. Sì, dopo la morte è il riposo, è la felicità; a questo riposo e a questa felicità noi dobbiamo aspirare con tutto l’animo. Oh, come diventano piccole e meschine le cose della terra quando si guarda il Cielo! Come si dileguano i dolori e gli affanni, le gioie e il riso del mondo al cospetto di quell’eterna felicità che Dio ci ha preparato! O anima che ti affanni per le tante miserie della vita, sollevati su. Molto in alto, oltre le stelle è la tua patria: non lo dimenticare un istante. Il desiderio  del cielo t’agiti, ti muova a confidenza nel Signore e chiedigli sempre, che dopo il lavoro e la prova della terra ti conceda il riposo dei cieli; questo desiderio, questa preghiera dovrà renderti migliore, farti venire a nausea ogni cosa bassa e vile, farti amare solo il bene e la virtù.

Ossequio. Ripetete spesso: Sono fatto per il cielo e non per la terra. Pregate S. Rita che offra a Dio per vostra felicità quanto avete sperato in questa divozione dei 15 giovedì.

Giaculatoria. Deh! Che un dì venga – al cielo anch’io

A dar perenne – lode al mio Dio.


Supplica a S. Rita da Cascia (che si recita il 22 maggio, dì della Festa a mezzogiorno, dopo le meditazioni dei 15 giovedì e in ogni altra occasione desiderata)

Nel nome del Padre, e del Figliuolo, e dello Spirito Santo. Così sia.

Oh eccelsa Taumaturga del mondo cattolico, oh gloriosa S. Rita da Cascia, come sale bella a Te dal nostro cuore la preghiera in questo giorno, dedicato dalla Chiesa alla Tua gioconda festività.

In quest’ora solenne, in cui mille e mille cuori a Te si rivolgono fidenti e pieni di santa speranza, anch’io unisco la mia umile prece, perché Tu la presenti al Cuore Sacratissimo di Gesù, ed alla Sua Madre Immacolata Maria, e me ne impetri le grazie, di cui ho tanto bisogno.

O gran Santa di Cascia, sarà mai possibile che la mia fiducia nel Tuo patrocinio resti delusa? E non sei Tu Colei che i popoli chiamano la Santa degli impossibili, la Avvocata nei casi disperati? Ed io appunto mi trovo in tali infelici condizioni per le mie colpe! Vuoi Tu allontanare da me il Tuo sguardo? Sarà solo per me chiuso il Tuo cuore? Solo io non dovrò sperimentare la Tua potente intercessione?

Conosco che ne sono indegno per i miei gravissimi peccati. Ebbene, qui si vedrà la Tua celeste carità, il Tuo grande amore ottenendomi la salvezza dell’anima mia. È questa la grazia che principalmente domando a Dio, mercé Tua, in questo giorno sacro al Tuo natale in Paradiso; e con questa le altre grazie necessarie al mio stato.

Oh buona S. Rita, appaga i miei voti, ascolta i miei gemiti, asciuga le mie lacrime e anch’io proclamerò al mondo: Chi vuol grazia la domandi a Dio per mezzo della sua serva fedele S. Rita da Cascia e sicuramente sarà esaudito.

In questo giorno di gloria, in cui maggiore e più viva si ridesta la comune fiducia nel Tuo patrocinio, Ti prego di ottenere da Dio la benedizione, che imploro su me, sul Vicario di Gesù Cristo, sul Cattolico Episcopato e Sacerdozio, su i Tuoi Religiosi Confratelli e Consorelle, che formano l’eletta figliolanza del grande S. Agostino, sui benefattori del Tuo Santuario, sui fedeli che Ti invocano in questa Chiesa, sugli infermi, i poveri, i derelitti, sui peccatori, su tutti e sulle anime sante del Purgatorio.

Oh sposa amabilissima di Gesù Crocifisso, da cui avesti in dono una delle spine della sua sacratissima corona, in questo giorno del Tuo trionfo, aiutami, e la Tua protezione mi accompagni sino al punto della mia morte. Così sia.

Tre Pater, Ave e Gloria.


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