Il personaggio di cui vorrei parlare ora è il gesuita Padre Francois de Paula Vallet Arnau. Nato a Barcellona da una famiglia cattolica nel 1884, compì gli studi in una scuola di quell’ordine fondato da Sant’Ignazio di Loyola (i gesuiti) che segnò tutta la sua vita, prima di iscriversi alla Facoltà di Ingegneria. All’Università però ebbe una profonda crisi spirituale. Prima di perdere del tutto la fede, decise allora di tentare un’ultima mossa: un pellegrinaggio a Manresa, dove Sant’Ignazio si era ritirato a fare penitenza in una grotta e vi aveva ricevuto (facendoli per primo) gli “Esercizi spirituali”per mano della stessa Beata Vergine Maria. Al termine del suo ritiro, ritrovata la fede, Francois chiese di essere ammesso nella Compagnia di Gesù. Durante il noviziato rimase impressionato da un avvenimento eccezionale: attraverso gli Esercizi, predicati a membri del governo, parlamentari, ufficiali di esercito e polizia e semplici cittadini, un gesuita aveva riportato la Colombia alla Fede. Francois capì che gli Esercizi non servono solo a convertire la singola anima di chi li fa, ma anche a convertire e migliorare la società. Organizzò allora, ancora seminarista, una campagna di Esercizi nella Diocesi di Valenza che ebbe un successo enorme: 18000 uomini in pochi anni fecero gli Esercizi. Dopo ben dodici anni di noviziato, Padre Vallet venne ordinato sacerdote nel 1920 e nominato direttore della casa per Esercizi di proprietà della Compagnia, che si trovava proprio a Manresa. Decise quindi che, se il metodo di ritiro ignaziano faceva così bene, doveva riuscire a metterlo a disposizione di tutti, anche di chi non poteva permettersi trenta giorni di isolamento dal mondo. Concentrò, di conseguenza, il mese di esercizi in soli cinque o sette giorni e così li predicò per tutta la Catalogna dal 1923 al 1927, creando al contempo l’“Opera degli Esercizi parrocchiali”. Di nuovo i risultati furono eccezionali: si passò dai 1300 esercitanti del 1923 ai 12700 del 1927, con centinaia, se non migliaia, di conversioni, anche tra i carcerati che ascoltavano i ritiri predicati da questo padre gesuita alla radio, per non parlare di quelle più di cinquemila persone che avevano partecipato agli Esercizi e che diedero la vita durante la guerra civile spagnola, per la patria e per non rinnegare la fede cattolica. Pensando di fondare un istituto totalmente dedicato agli Esercizi, nel 1928 Padre Vallet si trasferì in Uruguay, rimanendovi quattro anni. Dato però che il suo progetto non si sviluppò come avrebbe voluto, nel 1932 tornò in Europa, precisamente a Chabeuil, nella Diocesi di Valence in Francia. Qui fondò la congregazione dei “Cooperatori parrocchiali di Cristo Re”, che si proponevano di convertire e accendere gli uomini all’amore per il Signore, nonché di formare, attraverso appunto il metodo ignaziano, una società autenticamente cristiana per la salvezza del maggior numero di anime possibile. Infatti Padre Vallet aveva perfettamente compreso l’insegnamento perenne della Chiesa, ribadito poi da Papa Pio XII in un messaggio del 1944, nel quale affermò che “dalla forma data alla società, conforme o no alle leggi divine, dipende e scaturisce il bene o il male delle anime”. A Chabeuil la congregazione crebbe notevolmente, tanto da riuscire in appena una decina d’anni a predicare gli Esercizi a più di 3000 persone, con le solite numerosissime conversioni. Nel 1944 però, con la Francia che stava vivendo giorni di agitazione in seguito all’arrivo degli alleati e la fine del regime di Vichy, Padre Vallet si sentì in pericolo e fu costretto a lasciare Chabeuil per tornare in Spagna, a Madrid, dove si spense tre anni più tardi mentre predicava gli Esercizi a dei religiosi e dove ancora oggi c’è la casa madre della sua congregazione.

Ma in che cosa consistono gli Esercizi spirituali? Si tratta di un ritiro (di trenta giorni nel caso del metodo originale, dai cinque agli otto nel caso di quello di Padre Vallet) predicato da un sacerdote a una (metodo di Sant’Ignazio) o più persone (metodo di Padre Vallet), durante il quale l’esercitante (o gli esercitanti) è immerso nel più rigido silenzio e isolamento dal mondo, affinché possa meglio ascoltare Dio che gli parla mentre medita sulle verità della Fede, in particolare sulla gravità del peccato, per poter riuscire a “vincere se stesso e ordinare la propria vita, senza essere determinato da alcun affetto disordinato” (spiegazione degli Esercizi da parte dello stesso Sant’Ignazio di Loyola).

ROBERTO MARCANTE

Tratto da “Il Cinghiale corazzato” numero 37-38, Autunno 2011, foglio di informazione e cultura a cura della Comunità Antagonista Padana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano