Confido nel ciclone universale, non nei palliativi. Ma non vi accorgete che il mondo ha il tetano e che siamo arrivati agli ultimi tempi? (…) Le nazioni si sgretolano, l’anarchia universale è imminente, la Chiesa è abbandonata e tradita dall’imbecillità e dall’iniquità dei suoi figli… Lasciamo operare… il braccio sempre più pesante di Dio; e adoriamo.

(A Don Giuseppe Bistolfi, in Lettere agli Amici [LA], n. 7, p. 26, Vicenza 1980)

Non i Don Sturzi… son necessari, ma le anime infiammate d’amore, come S. Francesco, Santa Caterina o San Bernardino da Siena. Non una nuova fazione bianca contro la fazione rossa o verde, ma cristiani, unicamente cristiani, che, con in pugno il Crocifisso e nel cuore lo spirito di Cristo, si gettino tra le discordie civili e richiamino gli uomini all’osservanza della Legge di Dio, perché su quella si modellino le leggi umane.

(A Don Carlo Rossi, in LA, n. 19, p. 53)

Per me l’uomo moderno, questo feroce stupido col ballo di S. Vito, non ha più che l’ultima scelta: o rinnegare e distruggere tutta la sua civiltà idolatrica… o creparvi dentro, spaventevolmente, e prestissimo. Per me chi non è convinto di ciò è un imbecille; e chi non è convinto che l’attuale crescente babele sanguinosa deriva unicamente dall’aver ricrocifisso Cristo e riliberato Barabba, è un imbecille infinito.

(A Dino Provenzal, in LA, n. 20, p. 57)

Che c’è più nella Chiesa, oggi? Il meglio, qualche anima inquieta che si sforza di credere; forse, anche qualche santo sconosciuto, muto, invisibile. Ma il resto! (…) E intorno un pragmatismo spaventoso, che vuol vendicarsi di venti secoli di quasi cristianesimo, e minaccia sempre più… di sfrattare definitivamente Colui che disse di essere Dio e di aver vinto il mondo. E questo pragmatismo non solo stringe d’assedio la Chiesa, ma è dentro la stessa Chiesa, e vi è nella forma… più bassa e più ripugnante.

(A Don Giuseppe De Luca, in LA, n. 51, p.96)

a cura di Marco Massignan