Pietro Ferrari, giovane avvocato teramano, collaboratore di Agerecontra e di altri siti cattolici, inizia con questo articolo la sua collaborazione con Radio Spada. Lo ringraziamo per il suo contributo, perfettamente in linea con le finalità che si prefigge questo blog.

Bioetica, una nuova trincea dove si agitano gli uni contro gli altri i “pro-choice” (coloro che mettono l’accento sulla Scelta) e i “pro-life” (coloro che mettono l’accento sulla Vita). Queste sigle sono asimmetriche perché gli abortisti-eutanasisti non caddero nella grossolana trappola di chiamarsi “pro-death” (pro-morte), in antitesi all’avversario, ma di “optare per l’opzione”, di ancorare la dignità umana alla possibilità di “scegliere”, sia la vita che la morte. I “pro-life” avrebbero dunque una “scelta obbligata” e quindi meno libera rispetto ai “pro-choice” che infatti, liberamente possono anche scegliere di essere “pro-life”. Sarebbe ora che i “pro-life” iniziassero a chiamarsi “pro-right-choise” (per la scelta giusta) così da recuperare la dimensione della vera libertà di scegliere, che è orientata al bene, anche se oggi è difficile non essere bollati di fanatismo. Nell’arena però, sembra darsi molto spesso da entrambe le fazioni, importanza assoluta o alla vita naturale in se stessa o alla scelta in se stessa: chi considera la vita degna solo se in essa (e di essa) si può liberamente scegliere e chi considera la scelta degna solo se è orientata in favore del mantenimento in vita. Chi mette la Volontà come apice e chi mette l’Esistenza. Qual è il rischio di questa dicotomìa? Probabilmente quello di mettere a diverso titolo l’Uomo al centro dell’universo come unico ‘alfa’ ed ‘omega’. Proviamo a cambiare un attimo lo scenario prendendo spunto da queste riflessioni per affrontare un po’ diversamente l’arena, pur rimarcando di appartenere allo schieramento antitetico a quello liberal-radical-progressista.

Don Ennio Innocenti – “La crisi italiana da Wojtyla a Ratzinger” 2012:

Fra i due facili eccessi di attaccamento alla vita e la fuga dalla vita, in medio stat virtus (dove il mezzo è vertice d’un centro, non la fossa d’un compromesso)… Se la vita umana è aperta all’Infinito, allora mantenere questa apertura è il primo dovere e anche la massima “qualità” di vivere… è proprio questo raccordo al trascendente che permette un libero e giusto distacco dal vivere sia per cause morali (quando sono in gioco le ragioni di vivere, bisogna essere pronti a sacrificare la vita temporale) sia anche per cause fisiche (quando la ragione si persuade che non è ragionevole l’accanimento terapeutico, non avendo la scienza medica il dominio sull’unità organica). Quando cioè l’unità organica si disfa davanti alla nostra impotenza medica è proprio l’apertura al trascendente che chiede collaborazione e distacco, come virtù… in questo quadro appare ragionevole che io disponga che, davanti al verdetto sopra esposto, si cessi da ogni falsa cura e mi si affidi alla Causa Causarum.”

Anche nello stesso “mondo cristiano occidentale” vi sono delle curiose dicotomìe. In generale i militanti “pro-life” della destra ‘theocon’, (catto-liberali) sono contro l’aborto e l’eutanasìa ma minimizzano i massacri di esseri umani come effetti collaterali all’esportazione della democrazia. Gli altri invece, i ‘liberal’, (catto-democratici) odiano l’idea stessa della pena di morte nei confronti del colpevole ma glissano sull’innocente abortito da considerare come qualcosa e non come qualcuno. Se l’embrione è un essere umano che ha diritto a vivere, lo è anche il bambino iracheno bruciato col fosforo; se la Scelta è il criterio fondamentale, avrebbe diritto ad essere tutelato anche chi ancora non può scegliere, perché vive nel grembo della madre. Insomma, gli schemi ideologici fallaci mostrano presto la loro natura di surrogati, scaduti e scadenti, del vero cattolicesimo che non ha altri aggettivi se non il suo stesso nome.

Trovo cattodestri e cattosinistri spesso figli della stessa rivoluzione e speculari: liberali e socialisti, gli uni minimizzano i doveri etici nel campo dell’economIa laddove i secondi minimizzano gli aspetti della morale sessuale e della bioetica. Non c’è da scegliere se difendere l’avarizia o la lussuria perché in realtà, la dimensione Morale dovrebbe abbracciare a 360 gradi le azioni umane.

Il principio cristiano, mi pare evidente, è che il sommo bene coincide con la vita eterna, con la Grazia santificante che perfeziona la natura, per cui anche la vita naturale stessa può, e nel caso del Martire deve, essere offerta davanti alla tragica opzione di perdere la Grazia (e la vita soprannaturale) per conservarla. Questo insegnano tutti i Santi Martiri della Chiesa. La vita infatti non è causa di se stessa né fine a se stessa, essendo orientata al ritorno a Dio. Se così non fosse sarebbe l’uomo il Creatore, il legislatore, il Giudice di se stesso e pertanto gli sarebbe lecito anche l’atto eutanasico.

Laicisti e Radicali liberi  però non accettano che si parli dell’argomento se non è impostato coi loro metodi e con le loro regole.  I radicali non sono “non-violenti”, ma adoperano una diversa modalità di violenza fatta di diversivi urlati, di questioni fittizie utili per legittimare soluzioni preconfezionate; una violenza fatta di diete ipocaloriche rinfacciate, di sdraiamenti a terra, di cortine fumogene create con la disinformazione e la rissa verbale. A loro interessa mettere una bandierina di vittoria per ogni persona che nel dubbio, pensa alla soluzione eutanasica, laddove il cristiano non perde di vista la persona che nel suo immenso disagio, vuole la morte nascondendo la realtà di un disperato bisogno di essere amata e “accompagnata per mano” oltre la Soglia.

A coloro che eludono la gravità della responsabilità medica e giuridica ricordo che molti medici sono spergiuri già del pagano Ippocrate che a Kos inventò il primo ospedale della storia occidentale; se battezzati e cresimati, sono addirittura rinnegatori della morale cristiana, del diritto penale di questo Paese e della stessa Costituzione magari letta solo di sfuggita negli opuscoletti che danno le scuole.

Ai minimizzatori del problema eugenetico invece, ricordo che identificare ed esaurire l’eugenetica nel nazismo è operazione infantile: Frederick Osborn (1889-1981), membro della Eugenics Society rilanciò nel dopoguerra l’eugenetica attraverso la “selezione volontaria inconsapevole” che coincide con la “libera scelta”. In California tra il 1909 e il 1964, per ammissione del governatore Gary Davis, vi furono 60.000 individui “difettosi” che vennero sterilizzati a forza mentre le tanto invidiate socialdemocrazie scandinave fecero  altrettanto fino alla fine degli anni ’60 del XX Secolo. Insomma, non è l’eugenetica ad essere cattiva perché la praticavano i nazisti, ma casomai erano i nazisti ad esserlo perché praticavano l’eugenetica. Con Eluana Englaro, il fronte eutanasico ha vinto una partita, ma il campionato è lungo e la vittoria…è certa.

Pietro Ferrari