Oggi mi è capitata una cosa davvero singolare. Dopo aver letto Il dolce musetto di Satana, ho fischiato in maniera decisa e Black – il mio cane – si è fiondato subito ai piedi della mia scrivania. Black, nonostante sia abbastanza giovane, è un cane all’antica. Un romantico del tempo che fu, che si ostina ad obbedire agli ordini del padrone e a preferire le passeggiate nel bosco – rigorosamente senza guinzaglio – alla toelettatura. Potete quindi capire che Black è un cane intelligente, con il quale si può discutere di tutto: di attualità, di politica estera, di cinema e perfino di ragazze.
Black, a livello di princìpi, è un cane parecchio reazionario, tuttavia, non disdegna di atteggiarsi a futurista: ieri, per esempio – dopo aver alzato la zampa destra – ha tinteggiato di giallo il manifesto delle Primarie del P.D. (da scrivere con la P maiuscola), mentre oggi ha posto la sua firma sul furgoncino hippy parcheggiato davanti a casa mia da mesi. Ha concluso la sua futuristica firma dicendo che il ’68 è stato, come la corazza Potemkin, una cagata pazzesca e che, per ricostruire la società, bisogna ripartire dalla Tradizione. Tutto questo per dire che Black è un cane politicamente schierato.
Ma torniamo al fatto accaduto oggi. Dopo avermi detto che – se sono in grado di scrivere articoli io, può benissimo iniziare a scrivere pure lui – Black ha affermato che la faccenda dell’animalismo è una fesseria incredibile perché – se si va avanti di questo passo – pure lui si troverà costretto a mangiare – al posto degli avanzi e delle scatolette di carne – surrogati di zucchine e barbabietola. Ha poi detto che lui non vuole alcuna tutela giuridica o etica, ma che esige di esser trattato da cane. Il che significa portarlo fuori rigorosamente con il guinzaglio non allungabile (soprattutto dopo che abbiamo fatto cadere due o tre vecchiette del paese); dargli ordini tipo “seduto”, “fermo” e “a terra” senza costringerlo a dare la zampa o a fare il morto perché queste sono cose da buffoni mentre lui è un cane serio; non portarlo mai a far la toelettatura, ma solamente nei boschi per far gli agguati agli uccellini e rotolarsi nell’erba. Non riporto le parole che Black ha rivolto contro gli animalisti perché – essendo della specie umana – non godo degli stessi privilegi del mio cane e, molto probabilente, sarei costretto a difendermi dagli attacchi degli attivisti di Greenpeace (sfortunatamente, peso solo 64 chili e non posso nemmeno spacciarmi per una balena).
Piazzatosi davanti al PC, Black mi ha detto che, come scrittore, faccio schifo e che quindi non vale la pena continuare a imbrattare fogli, seppur virtuali. Piuttosto – ha continuato il perfido quadrupede – avrei dovuto portarlo a fare una bella passeggiatina per schiarirmi le idee. L’idea era ottima, tanto più che i 6° esterni, oltre a schiarirmi le idee, mi hanno provocato un gran mal di pancia. Giusto per dire che, chi avrebbe bisogno di maggiore «tutela giuridica ed etica» non sono gli animali ma, almeno nel mio caso, il padrone.
Matteo (con la collaborazione di Black)
Ah ah ah. Articolo molto belle e divertente. Bravo Matteo, come sempre !
Farò il prossimo articolo sul fatto che hai dato un nome inglese al tuo cane! 😀