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«Le fiabe non insegnano ai bambini che i draghi esistono. Lo sanno già. Le fiabe insegnano ai bambini che i draghi si possono sconfiggere»

(G.K. Chesterton)

«Non racconteremo favole agli italiani». Così ha esordito Pier Luigi Bersani, subito dopo aver vinto le Primarie del P.D. (da scrivere rigorosamente con tutte le P e le D maiuscole). Con una frase, il segretario del Partito Democratico ha dimostrato di non aver capito che le favole – a differenza della politica – sono una cosa seria.

Bersani non sa che, per esempio, l’etica e la filosofia rappresentano la razionalizzazione degli antichi insegnamenti delle favole: «nella fiaba di Jack l’ammazzagiganti c’è una lezione di cavalleria: i giganti dovrebbero essere uccisi perché sono giganteschi. È una virile ribellione contro l’orgoglio in quanto tale. La figura del ribelle è più antica di tutti i regni e il Giacobino ha una tradizione più lunga del Giacobita. C’è una lezione anche in Cenerentola, che è la stessa del Magnificat: exaltavit humiles. Anche in La bella e la Bestia c’è una grande lezione: una cosa deve essere amata prima di essere amabile. C’è una terribile allegoria in La bella addormentata nel bosco, che racconta come una creatura umana alla nascita sia stata benedetta da molti doni, ma abbia ricevuto anche la maledizione della morte, poi attenuata in una condanna a un lungo sonno» (G. K. Chesterton).

Bersani – laureato in filosofia – non sa che gli occhi pieni di stupore dei bambini che popolano le fiabe si possono paragonare agli occhi dell’intellettuale e del filosofo. È la meraviglia per il Creato ad unire il bambino e l’intellettuale: «sorprendersi, stupirsi, è cominciare a capire. È lo sport e il lusso specifico dell’intellettuale. Per questo il suo atteggiamento distintivo consiste nel guardare il mondo con gli occhi dilatati dallo stupore. (…) Il suo attributo sono gli occhi in perpetua contemplazione» (Ortega y Gasset).

Il Segretario del P.D. (da scrivere rigorosamente con la S, la P e la D maiuscole) non sa che Pollicino è esistito realmente nell’Italia preromana quando, durante il Ver sacrum, i bambini venivano abbandonati nei boschi per fondare nuove comunità.

Se il segretario del P.D. fosse un uomo serio, avrebbe detto: «cari italiani, ricostruiremo l’Italia con le fiabe». Infatti, come scrisse Guareschi, «c’è, oggi, un dannato bisogno di favole ed esistono tanti temi nuovissimi e affascinanti: c’era una volta l’onestà. C’erano una volta la generosità, la Patria, il dovere, il rispetto, la speranza, la fede, l’amore per il lavoro, la riconoscenza, l’onore, la purezza, il sacrificio, la sincerità, la competenza, la dignità, la bontà, la discrezione, il timor di Dio, il pudore».

C’erano una volta le fiabe e, grazie a Dio, ci sono ancora.

Testo di anonimo raccolto a cura di Piergiorgio Seveso