Galvanizzato da un senso di onnipotenza sconfinata e concependosi come assoluto, il Mercato da metodo e luogo è diventato utopìa mercatista speculare a quella marxista implosa nel 1989, non più saggio, realistico ed equilibrato da regole che hanno permesso sviluppo ovunque, Esso è diventato onnivoro e distruttivo anche se la rivolta si accanisce contro la politica.
Il malcontento dei cittadini contro politici e governanti è cosa assai nota, ma ci sono coloro che “accettano” la batosta del Governo Monti perché sono stati convinti che era necessario agire così. Molti credono che tutti i problemi siano determinati dagli sprechi di denaro pubblico e dagli eccessivi privilegi riservati ai politici che sono sicuramente da rivedere rappresentando comunque briciole rispetto ai soldi che ci sottrae in silenzio il sistema finanziario.
La narcosi diffusa della cosiddetta Antipolitica impedisce di analizzare pacatamente le seguenti considerazioni: “Per migliorare la situazione dei nostri conti pubblici, negli ultimi 12 anni abbiamo subito 19 manovre correttive… (già diventate 20 n.d.a.) … la dimensione economica complessiva di queste finanziarie ammonta a 575,5 miliardi di euro”. Sono queste le primissime considerazioni fatte dal segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi, che ha ricostruito, a partire dal 2000, gli effetti economici delle manovre correttive approvate dai vari Governi che si sono succeduti in questi ultimi 12 anni. In pratica non sono bastati 600 miliardi di euro per metterci in regola anzi, nonostante questi sacrifici siamo ridotti alla frutta con la recessione, la disoccupazione che avanza e il debito Pubblico che cresce. Cosa significa? Al di là delle facili retoriche anticasta significa una cosa sola: il debito è inestinguibile perchè si fonda su un sistema intrinsecamente votato al baratro. Il marcio sta nel meccanismo di indebitamento e nell’esposizione alla virtualità tecno-finanziaria. Quanti soldi dovremo ancora bruciare sull’altare di questi sciocchi idoli per rimanere sempre nello stesso punto o peggio ancora? La Federal Reserve ha tirato fuori 1.200 miliardi di dollari al tasso dello 0,01% per salvare le banche private americane, perchè gli Stati devono pagare 800 volte di più? Queste sono le vere questioni della nostra epoca. E la nostra BCE? Peggio della FED americana. Mentre infatti la FED presta a strozzo i soldi al governo ma glieli presta direttamente, la nostra BCE non lo fa e quando decide di comprare direttamente i titoli subito lo spread scende. Segno evidente dell’artificialità di tutto il meccanismo di paura sollevato ad arte.
Il Giappone ha un debito pubblico che rappresenta il 240% del PIL ma questo non rappresenta un problema in quanto il Giappone paga un tasso di interesse sui titoli simbolico e cioè inferiore allo 0,1% perché la Banca Centrale non è come la BCE. La Grecia è stata costretta a pagare il 15% di interessi, la Spagna l’8% e l’Italia il 5-6%. Ovviamente le nazioni non riescono più a pagare, a un certo punto: e dopo aver distrutto l’economia a suon di tasse alle aziende europee che subiscono la concorrenza di chi produce sfruttando la manodopera di schiavi nel sud est asiatico il sistema PIGNORA i beni pubblici e privati; il patrimonio pubblico, ad iniziare dalle aziende più fiorenti, finisce in mano alle banche o viene svenduto ad una banca per pagarne un’altra. Le multinazionali più potenti del mondo – in 145 controllano oltre il 90% del mercato – sono tutte in mano a poche banche d’affari, tutte riconducibili a poche “dinastie” di banchieri, ad iniziare dai Rothschild.
Il Trattato di Maastricht vieta alle banche centrali di finanziare direttamente gli Stati, obbligandoli, letteralmente, a cercare prestatori nei mercati finanziari. Il debito degli Stati si trasforma così in una merce finanziaria, che può essere comprata e venduta su ogni mercato, può essere oggetto di speculazione e scommessa, può essere spezzettata in parti e inserita in “pacchetti” di derivati, districare la cui composizione diventa impossibile a chiunque. Si inizia a capire nel contempo che senza la possibilità di spesa pubblica rivolta agli investimenti produttivi e senza un gigantesco taglio delle tasse non ci sarà scampo. Bene. I governanti dicono chiaramente che l’unico modo che hanno adesso per finanziare l’economìa (proprio perchè si ostinano a negare il riconoscimento della proprietà popolare della moneta e il Signoraggio), è quello di emettere titoli di debito da piazzare (stile vù cumprà) alle banche che decidono se, come e quanti accettarne. Dicono i medesimi che però, nessuno accetterebbe di finanziare la crescita economica fino a quando con gli stessi soldi prestati (che poi vanno sempre restituiti con gli interessi in una spirale senza fine) non sarà dimezzato il debito pubblico. Dunque? Italiani costretti all’impoverimento progressivo ed inesorabile e al rischio default per una ventina di anni fino a quando finalmente il dottore potrà dire all’infermiere di usare il defibrillatore per salvare la vita alla nostra Nazione, che sarà già morta e sepolta da un pezzo. Il problema è sempre quello di riuscire a piazzare i nostri titoli, in un momento in cui vi è un ingorgo finanziario dovuto al rinnovo di masse enormi di obbligazioni unito a minore liquidità disponibile. Questo induce a svalutare i titoli dei Paesi troppo esposti come il nostro che quindi deve alzare i rendimenti; ma per fare cosa? Ovvio. Per farsi prestare soldi anche a condizioni proibitive pur di averli.
E se invece ci riappropriassimo della sovranità monetaria stampando direttamente i soldi che servono senza indebitarci col sistema bancario che ci espone pure alla speculazione internazionale? Magari usciremmo dalla crisi crescendo del 4% come l’Islanda o dell’otto % come l’Argentina. Va ricordato che uno Stato per finanziare le sue attività può ricorrere all’indebitamento, al prelievo fiscale o all’emissione monetaria. Sono tre opzioni possibili ma nessuna è obbligata anche se alla terza si è rinunciato in modo radicale. Il tema è cruciale perchè se gli Stati e gli Enti pubblici territoriali e non, diventano impotenti non potendo contare su risorse da investire, è la politica stessa che muore. Se diventa necessario contrattare coi privati o indebitarsi per realizzare qualsiasi cosa è la Politica che muore. Di centro, di destra o di sinistra non fa alcuna differenza. Paranoie catastrofiste? Vediamo un pò. Se aspettiamo l’OK dell’Europa per dirigere la spesa pubblica in investimenti produttivi nel frattempo che cosa succede all’economìa reale? Il governo nazionale dice chiaramente che non si potranno abbassare le tasse (secondo la C.G.I.A.di Mestre le stesse aumenteranno di 90 miliardi di euro in tre anni!!), nè fare investimenti per la crescita, e il FMI che è prevista una recessione ancora più forte per il nostro Paese nei prossimi due anni o l’ISTAT che addirittura la estende fino al 2050. Quindi? Non ci sarà nessuna crescita economica nè si uscirà dalla crisi senza aver spezzato le catene del Debito e rinnegato la farsa dell’Euro. Una bestemmia per la tecnocrazia bocconiana?
La verità che hanno taciuto è che se con l’euro è finita la speculazione contro le monete nazionali, non è finita quella contro i debiti nazionali. Ci hanno raccontato che con l’euro sarebbe solo cambiata l’unità di misura. Oggi il primo argomento di quelli che non vogliono uscirne è che dovremmo pagare i debiti con una moneta pesante perché la lira varrebbe di meno. Vero, a meno che non venga deciso che comunque i pagamenti saranno fatti con moneta nazionale (come pare stiano facendo cinesi e giapponesi), ma si è dimostrato falso che abbiamo solo cambiato unità di misura perché la moneta è anche misura del valore e la quota di 1936,27 lire per un euro è stata di per s’è un doppio indebitamento col sistema bancario. Se dal 1864 al 1975 il debito pubblico è stato basso non è successo (solo) perché i politici erano meno sbracati ma perché lo Stato non aveva ancora ceduto il diritto di battere moneta alla Banca Centrale. I cinesi vanno alla grande perche possono pure svalutare la loro moneta dopo averla stampata senza indebitamento, addirittura sfruttando gli schiavi nei LaoGai. Bella competizione! Immaginate una gara di velocità….un cinese dopato legalmente e noi con due bocce da dieci chili attaccate ai piedi…..chi arriva primo? Nessuno tocchi la moneta unica? Ma se dobbiamo essere uniti nella U.E. e per l’Euro, perchè l’Europa non si dota di eurobonds e di accordi con l’OPEC per istituire borse petrolifere in Euro? Quando qualcuno ce lo chiede perché gli facciamo la guerra? In estrema sintesi: per la tecnocrazia europea le forze politiche rilevanti devono svolgere compitini e seppur talvolta fanno cose apprezzabili, non possono uscire dal sistema con proposte veramente dirompenti e alternative, quindi tergiversano e vengono periodicamente mandate a casa dal Potere contro il quale non hanno il coraggio di levarsi. Poi passata la bufera tornano spesso e purtroppo a fare il teatrino nei talk-show che ipnotizza il pubblico e lo costringe a schierarsi su tematiche mai veramente decisive. L’alternanza accontenta il desiderio di cambiamenti continui che sono però solo apparenti perché i temi cruciali come quello sul Signoraggio non vengono affrontati.
Contro il turbocapitalismo apolide della tecnofinanza e a favore di un capitalismo della partecipazione in uno Stato organico, anticlassista, comunitario della migliore tradizione, che mira ad estendere il ceto medio e i piccoli proprietari con la redistribuzione della ricchezza e contro la proletarizzazione imposta dalle burocrazìe; che mira ad attenuare le differenze tra i ceti senza però cancellarle in un’ottica unitaria e in vista di una realizzazione superiore agli interessi categoriali. La Legge 262 del 2005 al c. 10 dell’art. 19, prevedeva il trasferimento allo Stato delle quote della Banca d’Italia in possesso di soggetti privati, ma nell’attesa di tempi migliori, già è possibile diffondere l’uso di monete complementari.
Pietro Ferrari
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Condivido, arriveremo all’implosione se continueremo a fare i “compitini”!