bankenstein-signoraggio

di Pietro Ferrari

[segue dalla prima parte]

Banche centrali e signoraggio primario

 Il Nobel per l’economìa. Maurice Allais disse come: “La creazione del denaro dal nulla effettuata dal sistema bancario è identica alla creazione di denaro da parte dei falsari, per questo motivo giustamente condannati dalla legge. Nel concreto essa provoca gli stessi risultati con la sola differenza di chi ne trae profitto”. Un falsario guadagna solo sugli interessi o su tutta la moneta che ha diffuso? Talvolta, come nella Relazione del 10 febbraio 1993, la Banca Centrale ammette di appropriarsi delle risorse dei cittadini in misura pari alle banconote, ma spesso la cosa viene nascosta e tale argomento viene rigettato con iattanza da molti professorini agguerriti, strenui difensori della status quo, forse collusi, più spesso ottusi e masochisti. Tali professori, nell’insistere sul fatto che la Banca guadagna solo con gli interessi, nascondono l’evidenza giuridica che l’obbligazione di pagare gli interessi, ha natura accessoria all’obbligazione principale di pagare il capitale: se il capitale non è dovuto, non sarebbero dovuti affatto gli interessi e se invece occorre pagarli è perchè tale obbligazione principale in capo allo Stato sussiste, o dovrebbe sussistere. A fronte di quale debito di Bankitalia? Le banconote, cioè una montagna di carta scambiata al suo valore di facciata! Se le banconote emesse sono un debito della Banca, il creditore è dunque lo Stato e il reale debito della Banca dovrebbe essere quello tipografico dell’esempio appena fatto, ma non è così. Come ha evidenziato Salvatore Verde con l’articolo “Distorsione delle norme etiche e contabili nel bilancio degli Istituti Centrali di emissione” (in “Antibancor”, Anno III n° 1 Dic. 1995 – Ed. AR): …. espediente contabile di esporre al passivo l’importo relativo alla circolazione che la Banca non dovrà mai pagare, non essendo esigibile, non dovrebbe figurarvi per apparire nelle note o negli utili da ripartire”. Vi è invece per la Banca una riduzione dell’utile ai fini fiscali e un minore trasferimento allo Stato della quota di reddito da signoraggio. Bankitalia ha un guadagno lordo con gli interessi sul Signoraggio col quale paga tasse, per poi dividerlo tra riserve e dividendi, ma è l’obbligazione principale che non dovrebbe sussistere. Il Signoraggio scompare nascosto dietro la passività dell’emittente. Tra il 1991 e il 1993 lo Stato avrebbe  regalato a Bankitalia 13.417 miliardi di Lire. Il bilancio quindi, quadra solo aritmeticamente ma non sostanzialmente, in quanto le banconote non sono convertibili in oro e sono un debito solo figurativo. Tutto ciò rende un aumento netto del patrimonio che è privo di contropartita passiva reale, indicata solo in modo fittizio. Un certo William Paterson, fondatore nel 1694 della Banca di Inghilterra ebbe a dire che la banca trae beneficio dall’interesse su tutta la moneta che crea dal nulla. Creare dal nulla è prerogativa divina e quindi o le banche sono “divine”, oppure la “creazione” è un grande bluff perchè il denaro è inesistente e si regge solo fino a quando il cittadino non chiede di vedere le carte scoprendo di essere lui a dare valore alla moneta. Come ricordava il professor Savino Frigiola, è come se il presidente della Roma Calcio dopo aver chiesto ad un tipografo di stampare 70.000 biglietti per il derby, recandosi a ritirarli pensando di pagare una fattura per la stampa, si ritrovasse col tipografo diventato (per sua presunzione) proprietario di quei biglietti per il loro valore facciale. Il presidente della Roma li deve comprare al loro valore nominale, caricato di interessi da restituire al tipografo facendo pagare il prezzo ai tifosi, che danno valore ai biglietti volendo assistere alla partita. Chi al suo posto non chiamerebbe i Carabinieri per denunciare il tipografo, ma anche semplicemente il 118 per un TSO nei suoi confronti? Invece nel nostro caso,  presidente e tipografo fanno di tutto per nascondere questo patto scellerato ai tifosi, magari convinti che col pagamento di quei biglietti, la loro squadra avrà i soldi per comprare i giocatori migliori.
 
Banche commerciali e signoraggio secondario
 
La riserva frazionaria corrisponde ad una percentuale che la banca trattiene a fronte di un versamento, obbligatoriamente disponibile in breve termine, mentre tutto il resto viene prestato fino all’estinzione della somma originaria: Col 2% di riserva, su 100,00 euro versati la banca ne presta 98,00, che a loro volta se depositati vengono riprestati trattenendo il 2% e così via. Tutto rimane in un circuito chiuso e virtuale, mentre però le banche incassano soldi veri. Alfredo deposita in banca la somma di € 5.000,00 che gli renderà magari il 2% annuo (senza calcolare spese e tasse) e quindi dopo dieci anni avrà guadagnato € 1.000,00 di interessi. La Banca invece con la somma depositata da Alfredo riesce a prestare fino a venti volte tanto e pertanto € 100.000,00 (ma anche fino a 50 volte…) che potrà prestare a sua volta con un tasso magari del 5% annuo, guadagnando dopo dieci anni, pagando gli interessi ad Alfredo,  € 49.000,00 di interessi oltre il capitale (creato quasi tutto dal nulla) e se non dovesse riuscirvi, lucrerebbe anche di più acquisendo beni reali immobiliari per valori normalmente superiori a tutto il capitale. Non è tutto. La massa monetaria creditizia messa in circolazione, non essendo ancorata a valori reali andrà a creare inflazione depauperando il valore stesso della moneta che darà alla banca un piccolo “danno”, mentre ad Alfredo un potere di acquisto con € 6.000,00 che sarà inferiore a quello di dieci anni prima con € 5.000,00. Ovviamente non esiste una sola banca A, ma il risultato concreto attraverso il clearing interbancario è identico. Pierre Parisien in “Bankestein” di Marco Saba evidenzia cosa succede nei bilanci delle banche: X prende € 1.000,00 dalla banca A che li crea dal nulla inserendoli nel conto di X e in contropartita, nelle proprie poste attive. X emette un assegno di € 500,00 dal suo deposito in favore di Y che lo deposita nella banca A, deposito primario che aggiunge altri euro 500,00 ai fondi di riserva della banca A. X emette un altro assegno di € 500,00 in favore di Z che a sua volta lo deposita sempre nella banca A. La banca A avrà un attivo di bilancio di € 2.000,00 (€ 1.000,00 prestito; € 500,00 x 2 riserve) ed € 2.000,00 di passivo (€ 1.000,00 prestito secondario; € 500,00 x 2 depositi primari), anche se realmente il passivo di X è stato rimpiazzato da due passivi con Y e Z; X dovrà comunque versare € 1.000,00 alla banca A. I due depositi primari non sarebbero un’aggiunta al passivo originale di € 1.000,00 e pertanto questo ritorno di capitale di X (oltre interessi) è il cosiddetto “riflusso bancario” che viene poi investito magari in Titoli di Stato. Ecco perché il denaro contante è il nemico mortale delle banche: manda in cortocircuito il riflusso. Se infatti Y e Z invece di depositare gli assegni in banca avessero voluto incassare i contanti, la banca avrebbe dovuto attingere dalle riserve annullando le riserve create col deposito dei due assegni e lucrando solo con l’interesse del prestito iniziale. Il contante richiesto alla banca diminuisce inoltre la quantità di riserve, che sono le basi con le quali la medesima può moltiplicare i prestiti col meccanismo sopra esposto. La guerra del sistema bancario al “contante” quindi, non è fatta solo per poter lucrare sulle commissioni e sul servizio delle carte di credito e neanche per combattere la piaga dell’evasione ma per poter lucrare col “riflusso” e per avere un dominio tale da disattivare qualsiasi capacità di spesa degli individui con un bip elettronico. Né le banche centrali vendendo banconote al loro valore nominale, ne quelle commerciali, facendosi rimborsare prestiti mai erogati, grazie a questa contabilità di comodo detta “International Accounting Standards”, dichiarano gli utili realizzati e sugli utili non dichiarati non si pagano tasse. In questo senso si può affermare che una grandissima parte di tutto il Debito pubblico e privato, non solo è illegittimo ma è addirittura inesistente. Questi trucchi tornano a vantaggio della sola finanza. Il giornalista Maurizio Blondet col suo “Schiavi delle banche” (Effedieffe), ben analizza il “miracolo economico” tedesco durante il Nazionalsocialismo tramite le cambiali MEFO, quando il meccanismo fiduciario di circolazione monetaria fu utilizzato invece per finalità sociali: in pochissimi anni furono riassorbiti milioni di disoccupati perché il valore della moneta si fonda sulla fiducia e sulla credibilità di chi la garantisce e non è una grandezza autonoma, ma dipendente dalla produzione. Il valore è dato dalla concreta disponibilità di beni e servizi acquistabili, se questi ci sono già o possono essere prodotti servirà uno strumento per comprarli, emesso in equilibrio con tale offerta. Il ricercatore Marco Saba nel suo “Bankestein” (Nexus 2006) ci svela il lavoro delle società di compensazione europee, con oltre il 50% dei conti “non ufficiali” o addirittura “non pubblicati”, diretto a riciclare ricchezze stratosferiche. Euroclear ricicla oltre 6.000,00 miliardi di euro (dati del 2003) del signoraggio primario all’interno della comunità europea, mentre Clearstream ricicla quanto ottenuto dalle banche col meccanismo della riserva frazionaria inflazionista di cui sopra, circa 50 trilioni di euro nel 2000, massa monetaria ancorata alle riserve auree effettive solo per la percentuale dell’ 1,7%. La società Swift trasferisce invece qualcosa come 3.000,00 miliardi di euro al giorno nei paradisi fiscali. E’ ovvio che davanti a tutto ciò risulti imprescindibile tosare e spellare vivi i lavoratori autonomi e dipendenti, le famiglie e le imprese, tutti colpevoli di essere parassiti ed evasori che hanno portato sul lastrico gli Stati. Tutto ciò mentre alle concessionarie delle slot machines in Italia, vengono condonati 96 miliardi di euro per il loro fine notoriamente mutualistico: diffondere ludopatìe e spacciare sogni di ricchezza impoverendo di più i malcapitati, contenti e fregati. 
 
La questione morale che viene elusa
Già l’impegno dei santi Giacomo della Marca, Bernardino da Siena e Giovanni da Capestrano aveva fornito nel passato una pregevole analisi del fenomeno usurario, con l’invenzione dei Monti di Pietà. Nell’anno 1745 il Papa Benedetto XIV pubblicò la Lettera-Enciclica “Vix Pervenit” sull’usura: “Quel genere di peccato che si chiama usura consiste in questo: ognuno esige che del prestito gli sia reso di più di ciò che fu ricevuto, e quindi pretende che, oltre al capitale, gli sia dovuto un certo guadagno, in ragione del prestito stesso. Perciò ogni siffatto guadagno che superi il capitale è illecito ed ha carattere usurario….. agisce contro la legge del prestito colui che, in forza del mutuo, non si vergogna di pretendere più di quanto è stato prestato….. non si nega che nel contratto di prestito possano intervenire alcuni altri cosiddetti titoli, non del tutto connaturati ed intrinseci, in generale, alla stessa natura del prestito ….. e neppure si nega che spesso qualcuno può collocare e impiegare accortamente il suo denaro mediante contratti di natura completamente diversa dal prestito …. una differenza molto evidente intercorre tra l’interesse che a buon diritto si trae dal denaro e che perciò si può trattenere … e il guadagno che illegalmente si ricava dal denaro e che deve essere restituito….. in molti casi l’uomo è tenuto a soccorrere il suo prossimo con un prestito puro e semplice.” 
In buona sostanza viene condannato non solo l’esoso interesse sui prestiti di denaro ma la stessa idea che l’interesse sia legittimo sul prestito in quanto tale, ove non ricorrano altri titoli come ad esempio una compartecipazione agli utili. Spesso è fatto obbligo di soccorrere senza alcuna vessazione il prossimo, come nel caso in cui occorra acquistare una modesta casa di abitazione che svolge una funzione essenziale nel vivere civile. Se il prestito di denaro toglie del conveniente e magari del necessario a chi lo presta, può essere anche giustificabile che per tale rischio il mutuatario versi un basso corrispettivo di interessi, come avveniva coi Monti di Pietà, ma nel caso in cui chi presta, crea dal nulla il suo credito emettendo denaro virtuale, come potrà essere moralmente obbligato il debitore a versare tutta la somma con l’aggiunta degli interessi?
Conclusioni amare
Se ci imponessero di acquistare a caro prezzo un appartamento progettato senza porte e finestre, in balìa del gelo invernale e della calura estiva, di pioggia e neve, di immissioni di ogni tipo moleste e pericolose, cosa diremmo al progettista che ci invita a consumare tante vitamine e tanti antibiotici perché bisogna vivere in una “casa aperta”? Gli diremmo di mettere porte e finestre che si possono aprire e chiudere secondo la nostra volontà. Un sistema che schiaccia il debole forse come mai nel passato. Il consumatore finale vede scaricarsi tutti i costi e le tasse sul prodotto, il lavoratore dipendente non ha più la scala mobile, quello autonomo può scaricare i costi maggiori ma si deve vedere se lo pagano e nei confronti di imprese più grandi deve accettare contratti sfavorevoli pur di lavorare, le imprese soffrono per il carico fiscale e i prestiti bancari e non possono decidere loro quali tassi pagare e quando, come non possono compensare con lo Stato eventuali crediti di imposta. Lo Stato e il sistema bancario quindi sono ai vertici di questa potenza che schiaccia i deboli ma non in parità, perché lo Stato è costretto a comprare moneta dal sistema bancario centrale senza poter stabilire neanche a quali tassi riconsegnarlo ai banchieri. Pertanto vivere per pagare un fisco esorbitante ed oppressivo, che a sua volta deve servire la grande usura internazionale, non è forse un vivere da schiavi? Nino Galloni nel suo “Il grande Mutuo” (Ed. Riuniti 2007): “Eventi devastanti come un’invasione, una guerra persa, una catastrofe naturale … hanno potuto stroncare una civiltà solo perché quest’ultima era già arrivata, comunque, ai propri limiti … coincidenti con la incapacità a risolvere sistematicamente una “strozzatura” nell’offerta di una risorsa talmente strategica per tale civilizzazione, da riuscire ad innescare un processo di crisi senza cambiamento di recupero … il collegamento tra potenzialità produttive – calcolate in base alle risorse umane e tecnologiche non occupate o sotto-utilizzate – e moneta, indica il gap di potere di acquisto corrispondente; la moneta che manca…”. In buona sostanza è la stessa civiltà occidentale che rischia di finire, se non troverà una alternativa all’indebitamento come sistema per finanziare l’economìa. Nei Paesi occidentali si allarga la forbice tra prodotto interno lordo e reddito nazionale, come negli USA in cui già nel 2006 il valore del flusso produttivo superava di 4.000 miliardi di dollari il potere di acquisto disponibile: un gap del 30% che obbliga i cittadini a rincorrere l’indebitamento progressivo per tenere in un falso ma apparente equilibrio il sistema. Occorre sostenere invece il potere di acquisto delle famiglie abbattendo il Debito in percentuale fino al residuo del 40%, che non arrecherebbe nessuna “sofferenza” reale al sistema bancario (come dimostra l’economista Nino Galloni nel libro sopra citato) dando però tanto ossigeno e risorse per consumi, occupazione e risparmi, ed anche sostituendolo in gran parte con un sistema di emissione monetaria controllato dallo Stato e con le monete complementari, emesse senza riserve ed accreditate ai cittadini. Occorre pertanto nazionalizzare la Banca di Italia uscendo dall’euro e finalmente dare al popolo la proprietà della moneta. Lo Stato dovrebbe recuperare dal patrimonio delle banche, decine di migliaia di miliardi di euro o emettere un ammontare analogo di “Biglietti di Stato”, come ai tempi di Moro e Leone, ad uso nazionale per coprire tutta questa enorme mole di denaro sottratto alla comunità nazionale. 
La Quadragesimo Anno di Pio XI già nel 1931 ammoniva riguardo al pericolo del monopolio del denaro in mano a pochi, che lo danno e lo tolgono come si toglie o si dà il sangue ad un organismo vivente.