Herrera_thomas_aquinas

Per trattare della concezione politica nel pensiero di San Tommaso d’Aquino, è bene iniziare con un’importante precisazione: tutta la dimensione esistenziale medioevale (che si fonda tanto sul ruolo civilizzatore della Chiesa Romana quanto sull’opera di maestri del pensiero cattolico che hanno gettato le basi della scolastica) è costituita da due aspetti fondamentali. Questi sono alla base della concezione dell’uomo, della vita e della società e, quindi, della visione politica della Civiltà Cristiana. Questi due aspetti sono, rispettivamente, l’orientamento naturale dell’uomo verso Dio, e il senso dell’unità.

Per l’uomo medioevale (così come per il filosofo scolastico) ogni uomo ed i suoi prodotti sociali, devono tendere alla perfezione, orientando tutto alla maggior gloria di Dio. Come il singolo uomo per compiere il proprio compito sulla terra deve uniformarsi alla volontà di Dio per realizzarsi pienamente, così la società deve essere orientata teleologicamente verso l’ideale Cristiano. Tutto questo era giustificato dal principio allora profondamente radicato dell’unità nella creatura umana tra realtà spirituale e realtà materiale, evidentemente distinte, ma entrambe opere incommensurabili di Dio, create per onorarlo, con l’elevazione spirituale l’una, nel sistema temporale l’altra.

Un filosofo cattolico quale Carl Schmitt, in Cattolicesimo Romano e forma politica, arriverà ad opporre la vera dottrina cattolica alla deriva nichilista e tecnocratica della modernità, chiarendo che il Cattolicesimo è l’unica categoria di pensiero attraverso la quale l’uomo non ha mai subìto l’angoscia delle antitesi spirito-materia, tecnica-natura, cultura-civilizzazione … (al contrario di qualsiasi manicheismo, culto gnostico o deviante filosofia idealista dello Spirito), in quanto unica dottrina ad esaltare sia la dimensione spirituale dell’uomo sia quella materiale, considerata anch’essa positiva e voluta da Dio.   

Le concezioni di orientamento sociale verso la gloria di Dio e unità della natura umana permeano, come abbiamo detto, il pensiero di San Tommaso, la cui riflessione filosofica è strettamente legata al pensiero politico: per lui già l’animo umano è uno Stato, com’anche il Cosmo, entrambi governati da Dio. Da ciò il riconoscimento di Cristo come unico legittimo re del Creato, e più alto Signore al quale tributare onore: la Regalità Sociale di Cristo.

San Tommaso tra l’altro non riconosce alcuna frattura tra etica e politica, ritenendo che le basi del potere debbano fondarsi sulla metafisica, ben interpretando la legittimità dell’autorità che solo può discendere dall’Alto.

Insomma, non contraddicendo la filosofia classica (come per il platonico Stato secondo Giustizia), la scolastica tomista interpreta la natura del potere, del governo e della società attraverso canoni metafisici, nell’ottica secondo la quale vi è una ragione assoluta per l’utilizzo legittimo dell’autorità e della retta vita sociale, alla quale le forme della politica umana devono necessariamente conformarsi, per raggiungere le proprie finalità.

La seconda finalità che San Tommaso accosta a quella superiore e primaria della glorificazione di Dio e della regalità di Cristo è il bene comune, inteso come scopo umano lecito da perseguire e modello necessario per il conseguimento della vera giustizia sociale e la pratica della virtù dell’appartenente al consorzio sociale.

La concezione politica di San Tommaso – che, fondata su un robusto realismo scevro da qualsiasi deriva utopista, considerava più d’una forma valida di governo: dalla monarchia, all’aristocrazia, alla democrazia – era legata fondamentalmente al concetto di diritto naturale, ribadito principalmente nel De Regimine Principum; tutte le leggi umane, e di conseguenza la costituzione di un governo, dovevano trovare fondamento in un codice morale naturale eterno.

Fortemente legata al concetto di diritto naturale è per San Tommaso la natura prettamente sociale e comunitaria della persona umana. Egli avrà da scrivere in proposito: “Il bene della moltitudine associata è che si conservi la sua unità,ossia la pace; 

poiché quando questa venga a mancare

 finisce l’utilità della vita sociale,

perché la moltitudine in disaccordo è gravosa a se stessa. […]

I tiranni invece seminano discordia tra i sudditi, fomentano litigi e proibiscono tutto ciò che incrementa l’alleanza tra gli uomini, come nozze, conviti ecc.”.

Non è un caso che la riscoperta di San Tommaso è stata necessaria per tutti quei pensatori cattolici che, dal XX secolo in poi, hanno operato una riproposizione della dottrina sociale cattolica, riportandone in luce la positiva validità ed attualità politica. La dottrina sociale della Chiesa stessa si può gloriare di avere, tra i propri massimi teorici lo stesso San Tommaso D’Aquino.

Orazio Maria Gnerre