Che dire a riguardo del saluto del novello pastore Francesco I?
M’è sembrato egli un uomo di bella presenza, calmo, pacato, aveva una veste piana che sembrava quasi fatta su misura. Grande armonia nei gesti, grande sicurezza nel discorrere: quasi sembrava sapesse già cosa dire. Sulla piazza regnava sovrano il silenzio, interrotto solo da qualche grido, anch’esso pacato, di circostanza, quasi di cortesia, il silenzio per una notizia inattesa da tutti, smentito solo dal sorriso beffardo del cardinal Bertone, e dal volto preoccupatissimo di monsignor Marini.
La sera di mercoledì tredici marzo duemilatredici regnava su Roma e sul mondo una pace inattesa, attonita, estremamente accogliente, tutta umana.
Francesco I si vede che è un signore di buone maniere: anzitutto augura buona sera alla folla, e poi espone cos’è lì a fare: il vescovo della città, Roma!
Che bellezza, che armonia! Ma in tutta questa pacata umanità, dov’è il Papa?
Francesco I ha parlato di cammini, di preghiera reciproca, e ci ha ricordato il vincolo di umana carità che lega Roma col mondo. Che bello! Ma con tutto ciò, dov’è il Papa?
Tutti i cattolici più o meno tali, tutti gli uomini in genere, il cosmo tutto pendeva dalle labbra senili del cardinal protodiacono, e s’aspettava una sola cosa: il Papa.
Dove sei, Pietro? Dove sei, Autorità? Fino a quando dovremo attendere la tua nuova manifestazione?
Intanto il signor Francesco, dopo aver tracciato tre segni a forma di croce nell’aria di quella piazza, soddisfatto ritorna ai suoi appartamenti, con tutto il suo breve seguito: la giornata è stata lunga e faticosa.
Dopo lo spettacolo la gente, forse un po’ delusa, forse entusiasta, forse furibonda, sicuramente attonita, ritorna alle sue case fumose, aspettando il domani.
Poi sulla città e sul mondo cala la tenebra, e il silenzio diviene più denso. Noi sappiamo che prima o poi ritornerà trionfante il Sole.
Pacificus