PROGRAMMA DI MONS. UMBERTO BENIGNI
PER LA RESTAURAZIONE DELLA REGALITA’ SOCIALE DI CRISTO
“ 1. — Noi siamo Cattolici-Romani integrali. Come l’indica questa parola, il Cattolico-Romano integrale accetta integralmente la dottrina, la disciplina, le direzioni della Santa Sede e tutte le loro legittime conseguenze per l’individuo e per la società. Esso è «papalino», «clericale», antimodernista, antiliberale, antisettario. Egli è dunque integralmente contro-rivoluzionario, perché è avversario non solamente della Rivoluzione giacobina e del Radicalismo settario, ma ugualmente del liberalismo religioso e sociale. Resta assolutamente inteso che dicendo «Cattolico Romano integrale», non s’intende affatto modificare in qualsiasi modo l’autentico e glorioso titolo di Cattolico-Romano. La parola «integrale» significa soltanto «integralmente Cattolico-Romano», cioè pienamente e semplicemente Cattolico-Romano senza le aggiunte o restrizioni corrispondenti (anche al difuori dell’intenzione di chi ne usa) tanto alle espressioni di «cattolico liberale», «cattolico sociale», e qualunque altra, quanto al fatto di chi tende a restringere in teoria od in pratica l’applicazione dei diritti della Chiesa e dei doveri del cattolico nella vita religiosa e sociale.
2. — Noi lottiamo per il principio e per il fatto dell’Autorità, della Tradizione, dell’Ordine religioso e sociale nel senso cattolico della parola e nelle sue deduzioni logiche.
3. — Noi consideriamo come piaghe nel corpo umano della Chiesa lo spirito e il fatto del liberalismo e del democratismo cosiddetti cattolici, come del Modernismo intellettuale e pratico, radicale o moderato, con le loro conseguenze.
4. — Nel caso pratico della disciplina cattolica, noi veneriamo e seguiamo i Vescovi,posti dallo Spirito Santo a reggere la Chiesa di Dio, sotto la direzione ed il controllo del Vicario di Cristo, col quale noi vogliamo essere sempre, avanti e malgrado tutto.
5. — La natura della Chiesa cattolica c’insegna, e la sua storia ci conferma, che la S. Sede è il centro vitale del cattolicismo: per ciò stesso, da un certo punto di vista e specialmente in alcune circostanze, il contegno momentaneo della S. Sede è altresì la risultante della situazione religiosa e sociale. Così noi comprendiamo pienamente come Roma possa talvolta tacere ed attendere, in vista della situazione stessa, quale nel momento si presenta. In tali casi noi ci guarderemo bene dal prenderne pretesto per restare inattivi davanti ai danni ed ai pericoli della situazione. Dacché abbiamo compresa e sicuramente controllata, in ogni caso, la realtà delle cose, noi agiamo nel miglior modo possibile contro quei danni e pericoli, sempre e dovunque secondo la volontà e il desiderio del Papa.
6. — Nella nostra osservazione ed azione noi ci mettiamo soprattutto dal punto di vista «cattolico», cioè universale, – sia nel tempo, attraverso i differenti momenti storici- sia nello spazio, attraverso tutti i paesi. Noi sappiamo che nelle contingenze momentanee e locali, c’è sempre, almeno nel fondo, la lotta secolare e cosmopolita fra le due grandi forze organiche: da un lato, l’unica Chiesa di Dio, Cattolica-Romana, dall’altro i suoi nemici interni ed esterni. Gli esterni le sètte giudeo-massoniche ed i loro alleati diretti) sono nelle mani del Potere centrale della Sètta; gl’interni (modernisti, demoliberali, ecc.) gli servono d’istrumento cosciente o incosciente per l’infiltrazione e la decomposizione tra i cattolici.
7. — Noi combattiamo la Sètta interna ed esterna, sempre e dovunque, sotto tutte le forme e con tutti i mezzi onesti ed opportuni. Nelle persone dei settari interni ed esterni e dei loro complici noi combattiamo soltanto la realizzazione concreta della Sètta, della sua vita, della sua azione, dei suoi piani. Questo, intendiamo farlo senza alcun rancore verso i nostri fratelli traviati, come altresì senza alcuna debolezza e senza alcun equivoco, come un buon soldato tratta sul campo di battaglia quanti militano sotto lo stendardo nemico, i loro ausiliari ed i loro complici.
8. — Noi siamo pienamente: contro ogni tentativo di diminuire, di rendere secondarie, di dissimulare sistematicamente le rivendicazioni papali per la Questione Romana, di ostacolare l’influenza sociale del Papato, di far dominare il laicismo; per la rivendicazione instancabile della Questione Romana secondo i diritti e le direzioni della S. Sede, e per uno sforzo continuo affine di ricondurre, il più possibile, la vita sociale sotto l’influenza legittima e benefica del Papato ed, in genere, della Chiesa cattolica.
9. — contro l’interconfessionalismo, il neutralismo e il minimismo religioso nell’organizzazione ed azione sociale, nell’insegnamento, come in ogni attività dell’individuo e della collettività, la quale dipende dalla vera morale, dunque dalla vera religione, dunque dalla Chiesa; per la confessionalità in tutti i casi previsti dal comma precedente; e se, in casi eccezionali e transitori, la S. Sede tollera delle unioni interconfessionali, — per l’applicazione coscienziosa e controllata di tale tolleranza eccezionale e per la sua durata ed estensione le più possibilmente ristrette, secondo le intenzioni della S. Sede.
10. — contro il sindacalismo apertamente o implicitamente «areligioso», neutro, amorale, che fatalmente conduce alla lotta anticristiana delle classi secondo la legge brutale del più forte; contro il democratismo anche quando si chiama cristiano, ma sempre più o meno avvelenato da idee e fatti demagogici; contro il liberalismo, anche quando si chiama economico-sociale, che spinge col suo individualismo alla disgregazione sociale; per l’armonia cristiana delle classi fra loro, come fra l’individuo, la classe e la società intiera; per l’organizzazione corporativa della società cristiana secondo i principi e le tradizioni di giustizia e di carità sociale, insegnati e vissuti dalla Chiesa e dal mondo cattolico per molti secoli, e che perciò sono perfettamente adattabili ad ogni epoca e società veramente civili;
11. — contro il nazionalismo pagano che fa riscontro al sindacalismo areligioso (quello considerando le nazioni, come questo le classi, quali collettività di cui ciascuna può e deve fare amoralmente i propri interessi al di fuori e contro quelli degli altri, secondo la legge brutale di cui abbiamo parlato); e, nello stesso tempo, contro l’antimilitarismo ed il pacifismo utopista, sfruttati dalle Sètte allo scopo d’indebolire e addormentare la società sotto l’incubo giudeo-massonico; per il patriottismo sano e morale, patriottismo cristiano di cui la storia della Chiesa cattolica ci ha dato sempre splendidi esempi.
12. — contro il feminismo che esagera e snatura i diritti e i doveri della donna, mettendoli fuori della legge cristiana; contro la coeducazione dei sessi; contro l’iniziazione sessuale della fanciullezza; per il miglioramento delle condizioni materiali e morali della donna, della gioventù, della famiglia secondo la dottrina e la tradizione cattolica.
13. — contro la dottrina ed il fatto profondamente anticristiani della Separazione fra la Chiesa e lo Stato, come fra la religione e la civiltà, la scienza, la letteratura, l’arte; per l’unione leale e cordiale tanto della civiltà, della scienza, della letteratura, dell’arte quanto dello Stato, con la religione e perciò con la Chiesa.
14. — contro l’insegnamento filosofico, dommatico e biblico «modernizzato», il quale, anche quando non è prettamente modernista, si rende per lo meno uguale ad un insegnamento archeologico od anatomico, come se non si trattasse di una dottrina immortale e vivificatrice che tutto il clero, senza eccezione, deve imparare soprattutto per il suo ministero sacerdotale; per l’insegnamento ecclesiastico ispirato e guidato dalla gloriosa tradizione della Scolastica e dei Santi Dottori della Chiesa e dei migliori teologi del tempo della Contro-riforma, con tutti i seri sussidii del metodo e della documentazione scientifica.
15. — contro il falso misticismo a tendenze individualistiche ed illuministe; per la vita spirituale, intensa e profonda, secondo l’insegnamento dottrinale e pratico dei Santi e degli autori mistici lodati dalla Chiesa.
16. — in genere, contro lo sfruttamento del clero e dell’azione cattolica da parte di qualsiasi partito politico o sociale, ed, in ispecie, contro l’esagerazione «sociale» che si vuole inoculare al clero ed all’azione cattolica sotto pretesto di «uscire dalla sagrestia» per non rientrarvi che troppo raramente, o di nascosto, od almeno con lo spirito assorbito dal resto; per il mantenimento dell’azione ecclesiastica e rispettivamente della azione cattolica nel suo insieme sul terreno apertamente religioso, avanti tutto, e senza esagerazioni «sociali» o simili per il resto.
17. — contro la mania o la debolezza di tanti cattolici, di voler apparire «coscienti ed evoluti, veramente del loro tempo», e bonarii di fronte al nemico brutale od ipocrita, ma sempre implacabile, pronti ad ostentare il loro tollerantismo, e ad arrossire, se non a dir male, degli atti di giusto rigore compiuti dalla Chiesa o per essa, pronti ad un ottimismo sistematico verso gli inganni degli avversari, e riservando le loro diffidenze e durezze pei Cattolici-Romani integrali; per un contegno giusto e conveniente, ma sempre franco, energico ed instancabile di fronte al nemico, alle sue violenze alle sue astuzie.
18. — contro tutto quanto è opposto alla dottrina, alla tradizione, alla disciplina, al sentimento del cattolicismo integralmente romano; per tutto quanto gli è conforme.”
Mons. Umberto Benigni, fondatore del Sodalitium Pianum
Testo segnalato da anonimo, raccolto a cura di Piergiorgio Seveso