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Nella giornata di ieri a Parigi, più precisamente nella nota cattedrale di Notre – Dame, il 78enne ex militante dell’estrema destra francese Dominique Venner decise di compiere l’eclatante gesto di suicidarsi con un colpo di pistola come espressione di protesta contro l’introduzione delle cosìdette “nozze” omosessuali nel suo paese.

 

Premettendo l’assoluta condanna di tale gesto (un suicidio come atto in sè non è mai moralmente giustificabile), bisognerebbe domandarsi fino a che punto una nazione come la Francia possa essersi degenerata per spingere un sincero patriota come Venner (il quale, vorrei ricordare, fece la Guerra d’Algeria con l’OAS, il gruppo armato che rifiutò la resa di De Gaulle continuando a combattere dopo di essa) a spararsi in testa nel pieno centro di Parigi. Si direbbe che si sia trattato dell’ultimo estremo (e sbagliato) gesto di un uomo stanco di vivere e amareggiato dalla vista del paese per il quale ha versato sangue e rischiato la vita scivolare inesorabilmente nelle mani di bande di islamici, radical-chic post-giacobini e omosessualisti. Pare evidente che l’approvazione della famigerata Legge Taubira sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, facendolo arrivare dove purtroppo è arrivato.

Fa inoltre specie notare (ma d’altrocanto non ci si poteva aspettare altro) la quasi totale assenza di espressioni di cordoglio da parte del mondo istituzionale francese, ad eccezione di una coraggiosa Marine Le Pen la quale ebbe da dire “Tutto il nostro rispetto a Dominique Venner  il cui ultimo gesto, fondamentalmente politico, ha avuto come scopo quello di risvegliare il popolo francese”.

 

Da parte nostra non mancheranno certo delle preci per la sua anima, confidando che la misericordia di Dio possa avergli dato la grazia di un pentimento sincero un’istante prima che il quantomai deprecabile gesto arrivasse alle sue conseguenze ultime.

Testo di anonimo raccolto a cura di Piergiorgio Seveso