FORTITUDO NOSTRA NOMEN JESU
Mons. Antonio Pildain y Zapiain fu un vescovo battagliero e buono, tutto dedito al suo gregge. Nacque a Lezo, piccola cittadina nella provincia basca del Guipùzcoa, il 13 gennaio 1890. Studiò teologia a Roma presso l’Università Gregoriana tra il 1907 e il 1912. Ordinato sacerdote il 13 settembre 1913, fu vescovo, per mandato di Pio XI, delle isole Canarie dal 1936[1] al 1966, il più lungo episcopato che quella diocesi ricordi.
Al seminario di Vitoria, ancor giovane, insegnò Lingua Ebraica, Storia della Filosofia e Teologia Dogmatica. Fu un oratore formidabile, dalla voce cristallina e dalla dizione chiara e trasparente[2]. Nella biografia scritta da Gabriel de Armas Medina si legge di lui:
“Consumato artista della parola, con padronanza assoluta della costruzione, le idee di Pildain vengono incatenate in magnifici periodi di precisa connessione logica. Possessore, d’altra parte, di un’immaginazione feconda e di un cuore ardente, il pubblico rimane attratto dalle sue labbra ed affascinato dall’eleganza ornamentale della sua mimica…”[3].
Ebbe un ruolo attivo nella vita politica spagnola dei primi anni trenta del secolo scorso, tanto che, in accordo con il propri vescovo, partecipò come candidato alle elezioni del 1931 e fu eletto deputato alle Corti Costituenti della II° Repubblica spagnola per la minoranza basco-navarra, all’interno della coalizione cattolico-fuerista.
A quarant’anni dalla morte, l’iscrizione posta sulla sua tomba, all’interno della Cattedrale di Las Palmas, vuole ancora donarci una sintesi della sua esistenza:
La Nostra fortezza, il nome del Signore.
Qui riposano i resti
dell’Ecc.mo e Rev.mo Dottor Don
Antonio Pildain y Zapiain.
degnissimo vescovo
di questa Diocesi delle Canarie
19-3-1937[4] – 16-12-1966.
Pastore amante dei poveri.
Difensore della Chiesa e della moralità.
Sollecito nella formazione dei sacerdoti.
Fedele al Magistero della Sede di Pietro.
Morì il 7 maggio 1973[5].
Il Magistero di Mons. Pildain fu abbondante e volto particolarmente a rimarcare la dottrina sociale della Chiesa, di cui era profondo conoscitore[6], per la tutela ed il miglioramento delle condizioni di vita delle fasce sociali economicamente più disagiate, attratte dalle illusorie e raccapriccianti teorie comuniste.
Del comunismo, antidivino ed antireligioso, scrisse in perfetta aderenza agli insegnamenti dei Sommi Pontefici (specialmente di Pio XI e di Pio XII) nella Carta Pastorale Sobre el comunismo. ¿Adversarios o fautores? Puntos de meditación y examen de conciencia, pubblicata durante la Quaresima del 1945, dove pose ai lettori il dilemma sociale e politico di quel tempo, esortandoli a stare dalla parte di Gesù Cristo: “O cattolicesimo pieno, e senza concessioni di nessun genere; o comunismo rivoluzionario radicale. La scelta non può essere dubbiosa per nessun cristiano”[7].
Ci sarebbero tanti validi motivi per ricordare la figura di questo eccellente e poco conosciuto Prelato. Tra questi, tuttavia, ne spicca uno che oggi sembra particolarmente utile illustrare. Si tratta dell’agonia che il cuore umile e pio di Mons. Pildain fu costretto a vivere a causa dell’approvazione, da parte del “Concilio”[8] Vaticano II, della Dichiarazione Dignitatis humanae personae sulla libertà religiosa.
Il vescovo delle Canarie fu uno dei padri conciliari. E benché non risulta che egli abbia fatto parte di quella schiera di padri che, sotto il nome di Coetus internationalis patrum, volle metter freno alla ferocia neomodernista, fu uno dei massimi oppositori della Dichiarazione sulla libertà religiosa.
Dice, a questo proposito, il suo biografo don Agustin Chil Estevez:
“Alla minoranza che si oppose alla libertà religiosa apparteneva monsignor Pildain, il quale lavorò con tutte le sue forze e i suoi argomenti per mostrare ciò che era inaccettabile di questa dichiarazione [la dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa]”[9].
Riferisce, inoltre, lo stesso Estevez:
“Di tutti i temi che si trattarono al Vaticano II questo [la libertà religiosa] dovette essere quello che fece lavorare e soffrire di più il vescovo delle Canarie. Tutte le sessioni nelle quali si trattò questo argomento della libertà religiosa dovettero essere per lui una autentica via crucis”[10].
La definitiva approvazione di Dignitatis humanae personae provocò a Mons. Pildain un grandissimo dolore ed un profondo senso di smarrimento. Questo vescovo esemplare e così zelante nella pratica della virtù rimase sconvolto dal fatto che la Chiesa (egli riteneva, infatti, Paolo VI vero Papa e il Vaticano II vero Concilio Ecumenico) si accingesse e facesse poi propria la dottrina contenuta in quel documento.
Per rappresentare questa importante e terribile circostanza della vita di Mons. Pildain ricorro alla testimonianza di Mons. José María Cirarda de Lachiondo, il quale all’epoca del “Concilio” era vescovo ausiliario del cardinal Bueno Monreal, arcivescovo di Siviglia, ma che conosceva Mons. Pildain sin dalla primissima giovinezza.
Ecco il racconto di Mons. Cirarda de Lachiondo:
“Il 7 dicembre 1965 andai in auto con Mons. Pildain dal Collegio Spagnolo alla Basilica di San Pietro per l’ultima sessione di lavoro. Il giorno prima c’era stata una serie di votazioni su vari documenti conciliari. Tra di essi, la dichiarazione “Dignitatis humanae” sulla libertà religiosa. Mentre andavamo, Mons. Pildain mi disse quasi testualmente:
– “Se oggi si approva questa Dichiarazione, tornerò alle Canarie, salirò sul pulpito con la mitra e il pastorale e dirò ai miei fedeli: “Il Concilio Vaticano II insegna qualcosa di diverso da ciò che io ho spiegato in varie Lettere Pastorali sulla libertà religiosa. Non fate caso a quello che ho insegnato. Ha ragione il Concilio”.
Mi impressionò la lotta interiore che affliggeva il buon Don Antonio e gli replicai: “Non dica così. Bisogna considerare che una curva è concava o convessa a seconda del punto da cui la si guarda. Nei suoi scritti lei parlò dei diritti della verità. Il Concilio, invece, ha cambiato punto di osservazione e parla del diritto di ciascuno di agire secondo la propria coscienza”.
– “No, mi rispose con forza. Non voglio scandalizzarla. Ma se il Concilio approva il testo così come si presenta oggi, significa che difende il contrario di ciò che io ho insegnato. Non capisco”.
Chiamato in causa, osai porgli una domanda. “Perché usa ancora una volta una forma condizionale: Se il Concilio approva questa Dichiarazione? È certo che sarà approvata oggi. Ieri nella sessione cui il Papa non ha assistito ha avuto solo un centinaio, più o meno, di voti contrari. Oggi sarà ancor meno contraddetta. Perché continua a parlare al condizionale: Se è approvata la Dichiarazione…?”.
La sua risposta mi ha lasciato quasi pietrificato. Parlo al condizionale – mi disse –, perché ieri stesso presentai un testo alla Segreteria del Concilio, che iniziava dicendo: Utinam ruat cupulla Sancti Petri super nos antequam approbemus Declarationem De Libertate Religiosa…: (Possa crollare la cupola di San Pietro sopra di noi prima che approviamo la Dichiarazione sulla Libertà Religiosa…). Sono le otto e mezza del mattino e tutto può ancora accadere. Si fermò per un momento; e aggiunse: “Don José María: non voglio scandalizzarla. Stia sicuro che se la Dichiarazione viene approvata, tornerò alle Canarie, salirò sul pulpito e, come le ho detto prima, dirò al mio popolo: Il Concilio ha insegnato una dottrina diversa da quella che ho insegnato io sulla Libertà Religiosa. Mi sbagliavo. Non fate caso a quello che ho insegnato. Ha ragione il Concilio”.
La Dichiarazione fu approvata. E Don Antonio mantenne la sua promessa. Son passati già trentacinque anni. Forse qualcuno dei presenti ricorda Mons. Pildain nella pienezza del suo servizio episcopale, con mitra e pastorale, affermare la sua adesione senza riserva a quanto il Concilio aveva insegnato sulla libertà religiosa. Morì senza capire la dottrina conciliare in materia. Ma ha chiesto ai fedeli di ascoltare il Vaticano II e non quello che le sue lettere pastorali dicevano prima di esso”[11].
Il medesimo Mons. Cirarda, altrove, specifica che nella stessa occasione Mons. Pildain gli disse:
“Io sono convinto che la Dichiarazione sulla libertà religiosa sia un enorme errore. ‘Perché?’, gli dissi. Perché la Chiesa ha insegnato sempre il contrario”[12].
Le parole indirizzate dal vescovo di Gran Canaria alla Segreteria generale del Concilio (“Possa crollare la cupola di San Pietro sopra di noi prima che approviamo la Dichiarazione sulla Libertà Religiosa…”) fanno quasi venire i brividi per l’immagine che portano con sé. Un’immagine che dà l’esatta dimensione di ciò che stava accadendo nel mondo nei giorni dell’approvazione della Dignitatis humanae e di promulgazione del nefasto conciliabolo detto Vaticano II. La Chiesa non cessava, ma la Vacanza della Sede di Pietro, che da allora perdura sino ad oggi, diveniva certezza.
Mons. Pildain indubbiamente sbagliò nel pensare che una dottrina contraria a quella sempre insegnata dalla Chiesa potesse provenire dalla Chiesa stessa, con tutto ciò che questo comporta in ordine al riconoscimento in capo a Paolo VI di un’Autorità pontificia che, invece, certamente non possedeva. In compenso, però, egli non assunse mai atteggiamenti “lefebvristi” tesi a compromettere la dottrina cattolica sull’infallibilità della Chiesa e del Papa.
L’evidenza della sua buonafede unita al candore della sua fermezza nel non voler ammettere la continuità del nuovo insegnamento sulla libertà religiosa, promulgato dal Vaticano II, con quello che la Chiesa aveva sempre proposto a credere ai fedeli è qualcosa di commovente e degno di riflessione, soprattutto per chi si ostina, ancor oggi, nella disperata impresa di voler far quadrare il cerchio. Di voler cioè credere, o tentar di far credere agli altri, che la dottrina contenuta nella Dichiarazione conciliare sulla libertà religiosa sia conforme alla dottrina tradizionale sulla stessa materia.
Nessuno sarebbe stato in grado di togliere dalla mente di Mons. Pildain la consapevolezza di quella contraddizione. Di sicuro la sua dolorosa esperienza ci rattrista e ci incoraggia al contempo, perché rafforza – se mai ce ne fosse bisogno – la certezza che il Vaticano II nel proporre la propria dottrina sulla libertà religiosa si discosta dalla dottrina della Chiesa, contraddicendola irrimediabilmente.
L’iscrizione tombale di Mons. Pildain, abbiamo visto, conclude affermando che egli fu fedele al Magistero della Sede di Pietro. Purtroppo, questo, almeno oggettivamente, non corrisponde al vero, perché Mons. Pildain si sottomise alle volontà del conciliabolo, professandone le dottrine anche come “vescovo”. E per inevitabile conseguenza disconobbe, almeno esteriormente, il Magistero della Sede di Pietro.
Alla scelta che ogni cattolico oggi è chiamato a compiere di fronte alle novità del “Concilio” e del post-“Concilio”, si potrebbe applicare la stessa esortazione che il vescovo delle Canarie fece ai suoi fedeli per allontanarli il più possibile dal comunismo: o il cattolicesimo pieno, senza alcun compromesso, o le mortifere dottrine dei Montini, dei Wojtyla, dei Ratzinger e dei Bergoglio. Non c’è spazio per i dubbi.
Ora pro nobis Sancta Dei Genitrix. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.
Antonio Polazzo
[1] La pubblicazione della nomina pontificia al governo della Diocesi risale al 18 maggio 1936. La consacrazione episcopale, tuttavia, avvenne l’anno successivo, il 14 febbraio 1937.
[2] Cfr. José Cabezas Vaz, Diario de Las Palmas, 8 maggio 1973, citato da Agustin Chil Estevez in Pildain – Un obispo para una epoca, 1988, pag. 43.
[3] “Consumado artista della palabra, con absoluto dominio de la construcción, las ideas de Pildain salen encadenadas en magníficos períodos de precisa trabazón lógica. Poseedor, por otra parte, de una imaginación fecunda y de un corazón ardiente, los auditorios quedan prendidos de sus labios y aun fascinados por la ornamental elegancia de su gesticulación…”, Gabriel de Armas Medina, Pildain, obispo de Canarias, 1976, pag. 25, citazione tratta da Agustin Chil Estevez, op. cit, 1988, pag. 42.
[4] La data, in cui ricorre la festa di San Giuseppe, è quella del giorno dell’arrivo di Mons. Pildain al porto di La Luz a Las Palmas de Gran Canaria.
[5] Nuestra fortaleza, el nombre del Señor. / Aquí descansan los restos / del Excmo. y Rvdmo. Doctor Don / Antonio Pildain y Zapiain. / dignísimo obispo / de esta Diócesis de Canarias / 19-3-1937 – 16-12-1966. / Pastor amante de los pobres. / Defensor de la Iglesia y de la moralidad. / Solícito en la formación de los sacerdotes. / Fiel al Magisterio de la Sede de Pedro. / Falleció el 7 de mayo de 1973.
Le parole iniziali alludono al motto episcopale del defunto Monsignore: “FORTITUDO NOSTRA NOMEN JESU”.
[6] Un quadro generale del Magistero del vescovo di Las Palmas de Gran Canaria in materia sociale è dato da Segundo Diaz Santana nell’articolo pubblicato nella rivista del centro teologico di Las Palmas, Almogarén, intitolato El Magisterio social del Episcopado de Monseñor Pildain y Zapiain, 1988, pagg. 73 ss..
[7] Sobre el comunismo, 1945, Imprenta del Obispado, pag. 34: “O catolicismo pleno, y sin menguas de ningún género; o comunismo revolucionario radical. La elección no puede ser dudosa para ningún cristiano”.
[8] Adopero le virgolette perché, personalmente, non lo ritengo un Concilio della Chiesa Cattolica, a causa del fatto che Paolo VI non godeva dell’Autorità papale, non potendo così conferire a quell’assemblea di vescovi la natura e l’Autorità di un Concilio Ecumenico.
[9] Agustin Chil Estevez, op. cit., 1988, pag. 125: “A la minoría de la oposición contra la libertad religiosa pertenecía monseñor Pildain, quien trabajó con todas sus fuerzas y argumentos por mostrar lo inaceptable de esta declaración”.
[10] Agustin Chil Estevez, op. cit., pag. 129: “De todos los temas que se trataron en el Vaticano II éste debió ser el que le hizo trabajar y sufrir más al obispo de Canarias. Todas las sesiones en las que se trató este asunto de la libertad religiosa debieron ser para él un auténtico vía crucis”.
[11] José María Cirarda de Lachiondo, El Concilio Vaticano II y Mons. Pildain, in Almogarén, 2002, pagg. 25-26: “El 7 de diciembre de 1965 bajé con Mons. Pildain en coche desde el Colegio Español a la Basílica de San Pedro para la última sesión de trabajo. La víspera se había celebrado una serie de votaciones sobre varios documentos conciliares. Entre ellos, la declaración “Dignitatis humanae” sobre la Libertad Religiosa. Según bajábamos, Mons. Pildain me dijo casi textualmente: – “Si se aprueba hoy esta Declaración, volveré a Las Canarias, subiré al púlpito con mitra y báculo y diré a mis fieles: “El Concilio Vaticano II enseña cosa distinta de la que yo os expliqué en varias Cartas Pastorales sobre la libertad religiosa. No hagáis caso a lo que os enseñé. El Concilio tiene razón”. Me impresionó la lucha interna que estaba sufriendo el buen D. Antonio y le repliqué: “No dirá Vd. eso. Tiene que decir que una curva es cóncava o convexa según el punto desde el que se la contemple. Vd. habló en sus escritos sobre el derecho de la verdad. Pero el Concilio ha cambiado su punto de mira y habla del derecho de toda persona a obrar según su conciencia”. -“No, me contestó con fuerza. No quiero escandalizarle a Vd. Pero si el Concilio aprueba el texto que hoy se nos presenta, defiende lo contrario de lo que yo he enseñado. No lo entiendo”. Metido en arena, me atreví a plantearle una pregunta. “¿Porqué usa Vd. una condicional una y otra vez: Si el Concilio aprueba esta Declaración? Es seguro que va a ser aprobada hoy. Ayer en sesión a la que no asistió el Papa sólo tuvo un centenar, más o menos, de votos contrarios. Hoy será menos contradecida todavía. ¿Cómo sigue Vd. hablando en condicional: Si es aprobada la Declaración…?”.
Su respuesta me dejó casi petrificado. Hablo en condicional – me dijo -, porque ayer mismo presenté un texto ante la Secretaría del Concilio, que empezaba diciendo: Utinam ruat cupulla Sancti Petri super nos antequam approbemus Declarationem De Libertate Religiosa…: (Caiga la cúpula de San Pedro sobre nosotros antes de que aprobemos la Declaración sobre la Libertad Religiosa…). Son las ocho y media de la mañana y todo puede pasar todavía. Se quedó parado un momento; y añadió: “D. José María: no quiero escandalizarle. Esté Vd. seguro de que si la Declaración es aprobada, volveré a Canarias, subiré al púlpito y, como le he dicho antes, diré a mi pueblo: El Concilio ha enseñado doctrina distinta de la que yo os enseñé sobre la Libertad Religiosa. Estaba equivocado. No hagáis caso de lo que os enseñé. El Concilio tiene razón”. La Declaración fue aprobada. Y D. Antonio cumplió su promesa. Han pasado ya treinta y cinco años. Quizás alguno de los presentes recuerde a Mons. Pildain en la plenitud de su servicio episcopal, con mitra y báculo, afirmando su adhesión sin reservas a cuanto el Concilio había enseñado sobre la libertad religiosa. Murió sin entender la doctrina conciliar en la materia. Pero pidió a los fieles que sintieran con el Vaticano II y no con lo que sus cartas pastorales decían antes de él”.
[12] José María Cirarda de Lachiondo, Recuerdos de un Padre conciliar. Scripta theologica, Vol. XVII, Fasc. 3, 1985, pag. 821: “Yo estoy convencido que la Declaración de la libertad religiosa es un enorme error”. ‘¿Por qué?’, le dije. Porque la Iglesia ha enseñado siempre lo contrario”; citato in Agustin Chil Estevez, op. cit., 1988, pag. 130.
In compenso, però, egli non assunse mai atteggiamenti “lefebvristi” tesi a compromettere la dottrina cattolica sull’infallibilità della Chiesa e del Papa.
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Scusi eh…… abbia pazienza, ma le pare che Mons. Levebvre abbia compromesso la dottrina Cattolica sull’infallibilità della Chiesa e del Papa? Dove? Come? Ma lei sta scherzando oppure non sa cosa dice.
Inoltre, con tutto il rispetto per questo sant’uomo…..ma le pare che egli abbia agito per il bene delle anime salendo sul palco e ritrattare cio’ che aveva insegnato fino a qualche giorno prima, solo perchè lo ha detto il concilio vat.2? Ma il mons. aveva chiara la differenza dottrinale tra un Concilio Dogmatico e uno anomalo come il pastorale vat.”?
Così facendo, ha consegnato le sue pecore al macello spirituale….. ma che esempio di ubbidienza è mai questo? Se anche Mons. Lefebvre o Mons. Mayer o altri veri erori della fede avessero agito allo stesso modo ora saremmo tutti senza la conoscenza di cio’ che la Chiesa ha sempre insegnato e non saremmo in grado di distinguere i lupi dagli agnelli.
Un’ esempio il suo molto confuso che lascia il tempo che trova.
Carissimo Teo,
legga bene.
Non ho presentato Mons. Pildain come esempio di obbedienza. Al contrario, ho sostanzialmente detto che non fu fedele al Magistero della Sede di Pietro.
Semmai ho detto che non cadde nell’antinfallibilismo o in teologie minimaliste in punto d’infallibilità. Ma questo non significa necessariamente che si preservò da altri gravi errori.
Perché, a mia opinione, ci sono almeno due modi per creare confusione nella mente dei fedeli: il primo è professare dottrine chiaramente contrarie a quelle che insegna la Chiesa, salvo asserire che sono in continuità tra di loro (ratzingeriana ermeneutica della continuità), il secondo è professare dottrine pienamente cattoliche salvo affermare che i Papi e i Concili Ecumenici sbagliano e vanno corretti (lefebvrismo).
Venendo alla sua prima domanda. Mi chiede: “le pare che Mons. Levebvre abbia compromesso la dottrina Cattolica sull’infallibilità della Chiesa e del Papa?” Sì, mi pare proprio di sì. Vuole sapere dove? Le cito questo esempio (parole di Lefebvre):
«Le cardinal Ratzinger est contre l’infaillibilité, le pape est contre l’infaillibilité de par sa formation philosophique. Que l’on nous comprenne bien, nous ne sommes pas contre le pape en tant qu’il représente toutes les valeurs du siège apostolique, qui sont immuables, du siège de Pierre, mais contre le pape qui est un moderniste qui ne croit pas à son infaillibilité, qui fait de l’œcuménisme. Évidemment, nous sommes contre l’Église conciliaire qui est pratiquement schismatique, même s’ils ne l’acceptent pas. Dans la pratique, c’est une Église virtuellement excommuniée, parce que c’est une Église moderniste. Ce sont eux qui nous excommunient, alors que nous voulons rester catholiques» (Mgr Lefebvre, Fideliter n. 70, p. 8, 1989).
In poche righe Lefebvre riesce ad affermare che :
– il Papa è modernista;
– il Papa non crede alla sua infallibilità;
– il Papa promuove l’ecumenismo;
– la Chiesa è praticamente scismatica;
– la Chiesa è virtualmente scomunicata;
– la Chiesa è modernista.
Se a lei queste parole suonano conformi alla dottrina cattolica, non so che dirle.
Forse sarebbe meglio tener distinta la stima verso la persona di Mons. Lefebvre, dalla considerazione della sua teologia, la quale va presa per quello che è.
Cordialmente
Antonio
Grazie per la risposta carissimo Antonio, ma sono costretto a replicare e spero di non annoiarla:
Premetto che io non sono un lefrevriano… ma che strano titolo come se fosse qualcuno che insegna dottrine diverse….
1) L’articolo, non mette in chiara evidenza la scelta gravissima mossa di Mons. Pildain, gravissima in quanto lui stesso era consapevole del tradimento all’insegnamento della Dottrina Cattolica di sempre, insito nei documenti usciti dal cv2.
Non solo, ma ha proclamato al suo gregge di obbedire a quel tradimento, consegnandolo di fatto il suo gregge ai lupi, poteva benissimo tacere e il suo silenzio, avrebbe conservato un piccolo germe della vera Dottrina distrutta dal cv2, invece ha proclamato e le pecore non hanno potuto far altro che fidarsi del suo pastore ed obbedire all’errore.
Sinceramente se io fossi stata una di quelle pecorelle con una minima conoscenza dei fatti, non mi sarei certo fidato di un mons. così, ma ne avrei prese le distanze!!
2) l’ esempio mons. Pildain è un messaggio come a dire che, poiché la chiesa non puo’ sbagliare mai, è corretto dire che anche se non si è d’accordo, per coerenza si ubbidisce ugualmente, perché appunto il papa non puo’ sbagliare mai.
Un ragionamento questo che non è conforme alle Sacre Scritture, dove un S. Paolo riprende il suo capo S.Pietro, dopo che quest’ultimo ebbe a dire cose sbagliate. S. Paolo (cardinale o vescovo) rimbrotta S. Pietro (papa), il papa accetta …..S. Paolo non dice che S. Pietro non è più papa perché ha sbagliato, ma lo corregge e lo fa pure in pubblico.
L’errore clamoroso di un mons. Pildain è lo stesso che in senso contrario commettono coloro i quali dichiarano sede vacante senza alcun titolo per farlo…nemmeno S. Paolo è arrivato a tanto….
Nella dichiarazione DICTATUS PAPAE di San Gregorio VII, ( scritta e voluta, per ovviare alle ingerenze politiche dei regnanti sul Papato e sul Papa) dice:
a) il Pontefice evidenzia l’infallibilità della Chiesa, FONDATA DA CRISTO.
b) l’insindacabilità del ruolo del Pontefice e la superiorità del Vicario di Cristo sopra ogni altra potestà terrena, quindi in conformità con quanto dirà S. Bellarmino, il quale scriverà che nessuno al di fuori di un altro Papa puo’ giudicare un Papa.
Mi risulta (non so se mi sbaglio) che non sia mai successo che dei subalterni abbiano mai giudicato un papa … lo potrà fare un Concilio chiamato a definire tale condanna, ma il Concilio deve essere deciso sempre da un Papa, quindi sempre un papa a decidere del suo predecessore….
c)La Chiesa Romana DUNQUE è stata fondata solo da Dio e solo il Pontefice romano è a buon diritto chiamato universale. Nessuno lo può giudicare, se non un’altro suo successore ma con valide ragioni.
d) S. Gregorio VII, sottolinea che, la Chiesa Romana non errò e non errerà mai secondo le testimonianze delle Sacre Scritture, non significa se succede, che insegni dottrine sbagliate siamo in presenza di un papa materialiter e non formaliter, quindi sede vacante….( Cfr. S. Paolo e S. Pietro)
Quel NON ERRERA’ MAI secondo le Sacre Scritture SIGNIFICA E SOTTOLINEA, che la Chiesa non potrà perseverare mai nell’errore, all’errore vien data una scadenza per la promessa di Gesù Cristo!!!
Le porte degli inferi non prevarranno contro di essa,
significa che malgrado gli errori e non che gli errori non potranno ami entrare …. Lo dice la parola stessa!!!
Prevalere = Ottenere una posizione di supremazia, risultare vincitore; imporsi, in questo termine non si esclude affato la possibilità che per un periodo l’errore non possa entrare anche nella figura del papa!!
L’INFALLIBILITA’ AL PAPA l’ha stabilita il Dogma di Pastor Aeternum= infallibilità SOLO QUANDO VUOLE DEFINIRE DA PASTORE UNIVERSALE, ossia Ex Cathreda, una qualche condanna o definzione. …ecco che ritorna a buon diritto il termine di titolo universale per indicare il Papa indicato da S. Gregorio VII.
Dare del minimalista (= minimizzare (sorvolare/soprassedere) a mons. Lefebvre o Castro Mayer, i quali hanno opposto resistenza agli errori ed orrori del cv2, è come a dire che bisogna dare obbedienza cieca al papa anche quando esprime concetti personali in un’omelia …. Capirà che non ha senso ….
Se il papa (questo poi tutto attento ai ‘poveri’ ) obbligasse i cattolici a ospitare in casa propria un ‘povero’ clandestino …che lei obbidirebbe?
Io no!!! anche se lo dice il papa, e non mi sento affatto in colpa anzi!!! Ho messo in paratica prima di tutto la prudenza cosa che il papa non ha fatto…quindi disobbedisco al suo errore, anche se che comunque, ha ribadito un concetto evangelico…
Ma vi sono, altre considerazioni da fare delle priorità a cui un cattolico deve sottostare prima di ogni cosa, tra queste la sicurezza personale e famigliare….
Chi assicura colui che ospita che questo ‘povero’ clandestino sia bene o malintenzionato? Lei il papa?
E’ evidente che vi sono delle gerarchie di valori nel Magistero e sono insite nella Tradizione prima che nella figura del papa …
Tradizione = Tradere = trasmettere e in questo tradere vi è il Pastor Aeternum, DOGMA, che non dice affatto che il Papa in quanto papa, non puo’ sbagliare mai…è talmente chiaro ed elementare….
Concludo con un forte disappunto al suo esempio di “ non conformità alla dottrina cattolica” che avrebbe tenuto mons. Lefebvre o chi come lui reagì e tutt’ora reagisce agli errori ed orrori del cv2, infatti le frasi da lei citate di Lefebvre, non sono altro che realtà dei fatti ….
Lei forse sta dicendo che la pseudo teologia dell’ ermeneutica della continuità non sia un inganno modernista? e quindi Ratzinger non è forse un modernista? per me lo è senza bisogno che lo dica mons. Lefebvre…. quesgto nuovo poi …
Lei forse, sta pensando che mons. Lefebvre non abbia colto nel segno anzitempo, che Ratzinger non credesse nella sua infallibilità papale? Forse che lo stesso non avrebbe compilato per il GPII, la Ut Unum Sint, enciclica dove si mette in discussione il Primato di Pietro? Eppure Ratzinger è stato il primo papa che ha abdicato…lasciamo stare i motivi che son confusi…chi dice costretto chi dice altro…fatto sta che si è mantenuto titolo e abito!!!
Lei forse sta dicendo che Ratzinger, non abbia promosso il becero ecumenismo in linea con il cv2? Ricorda Assisi?
Lei forse sta dicendo che la chiesa postconciliare in realtà non è scismatica? Cosa significa in realtà scisma? Non significa forse rottura? Rottura con chi e con che cosa se non con il Tradere = Tradizione?
Certo che si!! la chiesa nata dopo il cv2 in realtà è scismatica con il precedente insegnamento ….lo ha dimostrato pure mons. Pildain….
Con cio’ come puo’ lei gentile Antonio, dire che chi come mons. Lefebvre ha reagito e disobbedendo agli errori ed orrori , abbia compromesso la Dottrina Cattolica e promuove una sua teologia?
Non me ne voglia ma la sua è una posizione prettamente personale e contradditoria.
Un caro Saluto.
Teo
Carissimo Teo,
ha tanta confusione in testa e per risponderle mi ci vorrebbe troppo tempo. Un tempo che non ho.
Vado brevemente sulle cose che mi sembrano più rilevanti.
1. L’articolo mette bene in evidenza, a mio avviso, il tradimento di Mons. Pildain, laddove dice che:
“L’iscrizione tombale di Mons. Pildain, abbiamo visto, conclude affermando che egli fu fedele al Magistero della Sede di Pietro. Purtroppo, questo, almeno oggettivamente, non corrisponde al vero, perché Mons. Pildain si sottomise alle volontà del conciliabolo, professandone le dottrine anche come “vescovo”. E per inevitabile conseguenza disconobbe, almeno esteriormente, il Magistero della Sede di Pietro”.
2. Personalmente, ritengo che la posizione teologica che meglio descrive l’attuale crisi della Chiesa sia quella elaborata da padre Guérard Des Lauriers, conosciuta come Tesi di Cassiciacum.
3. Nell’articolo affermo chiaramente la mia convinzione per cui dalla promulgazione del Vaticano II la Sede Apostolica è vacante.
4. Lei, non considerando tutto ciò, ha frainteso completamente le ragioni per le quali ho pensato fosse utile invitare a riflettere sulla triste storia di Mons. Pildain. La storia di questo vescovo credo sia utile in particolare a coloro che si ostinano a pensare che vi sia continuità dottrinale tra “concilio” e pre-“concilio” (come i ratzingeriani o i ralliés, ossia gli ex lefebvriani o gli ex sedevacantisti che hanno abbracciato il modernismo sottomettendosi a Woytjla, Ratzinger o Bergoglio).
5. Per quanto mi riguarda, non ci si deve assolutamente sottomettere a Bergoglio (e prima a Ratzinger, ecc.) riconoscendo in capo a lui un’Autorità pontificia che non ha. E lo si evince chiaramente dall’articolo:
“Alla scelta che ogni cattolico oggi è chiamato a compiere di fronte alle novità del “Concilio” e del post-“Concilio”, si potrebbe applicare la stessa esortazione che il vescovo delle Canarie fece ai suoi fedeli per allontanarli il più possibile dal comunismo: o il cattolicesimo pieno, senza alcun compromesso, o le mortifere dottrine dei Montini, dei Wojtyla, dei Ratzinger e dei Bergoglio. Non c’è spazio per i dubbi”.
E nemmeno Mons. Pildain avrebbe dovuto, a mio avviso, sottomettersi alle volontà del Vaticano II e riconoscere come vero Papa Paolo VI. E anche questo ho detto e le è sfuggito:
“Mons. Pildain indubbiamente sbagliò nel pensare che una dottrina contraria a quella sempre insegnata dalla Chiesa potesse provenire dalla Chiesa stessa, con tutto ciò che questo comporta in ordine al riconoscimento in capo a Paolo VI di un’Autorità pontificia che, invece, certamente non possedeva”.
6. Non ha nemmeno notato che talora nell’articolo ho anche definito conciliabolo il Vaticano II e che ho apposto le virgolette alla parola “Concilio” proprio per indicare che per me il Vaticano II non è un Concilio della Chiesa Cattolica.
7. L’episodio delle Scritture che vede San Paolo riprendere San Pietro è inapplicabile al caso di Lefebvre/Paolo VI o Lefebvre/Giovanni Paolo II e questo perché nel caso di San Paolo e San Pietro non vi era alcun errore dottrinale in questione, come ben spiega l’abate Ricciotti nel suo San Paolo Apostolo o San Francesco di Sales citato dallo stesso Ricciotti. San Paolo, peraltro, non diceva che San Pietro era eretico o che la Chiesa era scismatica.
8. Io non critico Lefebvre per le sue accuse a Giovanni Paolo II, ma per il fatto che, non avendo mai dichiarato la Sede vacante, accusando Giovanni Paolo II accusava il Papa. Lefebvre, come le ho mostrato, diceva che IL PAPA è modernista ed ecumenista, che LA CHIESA è modernista, scismatica e scomunicata. Tutto ciò è in palese contraddizione con la dottrina cattolica, per cui il Papa non può errare (dove “errare” significa “errare” e non “perseverare nell’errore”, come lei va dicendo) e la Chiesa è Santa e infallibile e non già seminatrice di veleno.
9. Sul suo concetto di infallibilità non mi soffermo perché ha un’idea (molto simile a quella dei lefebvriani) così lontana dalle verità cattoliche che impiegherei troppo tempo per tentare di farle maturare una diversa convinzione.
Un cordiale saluto
Antonio
Se ho capito bene, il senso del testo del signor Antonio è che, NON POTENDO la Chiesa, il Papa, sbagliare, essendo la DH un errore, coloro che lo hanno emanato credevano, più o meno in buona fede di ESSERE La Chiesa, il Papa, ma NON LO ERANO.
Carissimo Antonio, anch’io non ho molto tempo a disposizione il giorno è sempre tiranno, comunque sia, apprezzo il suo sforzo anche se come è evidente, che non sono d’accordo con Lei.
Non ritengo essere confuso, ritengo semmai dover approffondire ancor piu’ . Sono d’accordo con lei quando dice che la chiesa vaticanosecondista sia scismatica e con cio’ è quello che ha detto mons. Lefebvre, quindi perchè accusarlo di aver minato la Fede Cattolica? Il suo è un giudizio azzardato e temerario, anche se lei pensa che carte alla mano e atti contro la dottrina ne siano usciti dal cv2 in poi. Ma lei deve anche pensare che le persone non erano preparate e non avevano visto cio’ che in 50 anni è stato commesso. Ma se anche ora dopo evidenti atti eresiarchi le persono non vogliono vedere, di che cosa stiamo parlando? Lei deve avere a mente i più piccoli, non persone che hanno conoscenze oltre a cio’ che dovrebbe bastare per la fede dei più piccoli (catechismo, Sacramenti, etc…) non so se mi sono spiegato!!!
Perchè mons. Lefebvre, non ha dichiarato sede vacante allora si chiederà? Perchè lo avrebbe dovuto fare, ben sapendo che questo avrebbe scandalizzato migliaia e migliaia di piccoli nella fede? E la confusione in questi piccoli chi l’avrebbe sanata lei o Cassicianum?
Spero che lei abbia ben presente il pio sentire del piccolo gregge, abituato com’era a lasciarsi guidare da guide sicure, crede che questi si sarebbero schierati subito per la sede vacante? NO!! SAREBBERO CADUTI UGUALMENTE TRA LE BRACCIA DEI LUPI!!!!
Chi le dice che mons. Lefebvre e chi come lui, che hanno combattuto da eroi, malgrado tutto non abbiano agito facendo la volontà del Padre? crede che in una situazione del genere fosse così chiaro il da farsi? I lupi sono ben astuti e mi meraviglio che Cassicianum non lo abbia tenuto in conto, in ballo vi è il gregge!!
Che importa avere ragione e ribadire le proprie ragioni su sede vacante o meno, se poi il gregge si disperde?
Chi tra il gregge avrebbe capito che i papi postconciliari, non erano assistiti dallo Spirito Santo, perchè in totale discordanza con la Tradizione? Chi tra il gregge avrebbe capito dopo che la Chiesa prima di allora aveva eletto santi papi? Il gregge era preparato ad una evenienza del genere? Non lo erano nemmeno i Padri conciliari….figuriamoci il gregge!!
NO!! non sono affatto d’accordo con la sua analisi e resto del parere (salvo nuovi approfondimenti) che mons. Lefebvre, abbia agito per il bene delle anime e per di più in modo profetico, come del resto lo si è visto per il sacerdozio.
Per dichiarare sede vacante, senza se e senza ma, bisogna che il papa dichiari ex cathedra da pastore universale un’eresia …… allora è chiaro e con cio’ nessuno potrà obiettare nulla, nemmeno il gregge!!! Ma stia pur certo che i modernisti scismatici eretici della chiesa conciliare, questo non lo faranno mai… quindi, sarà Dio a porre fine non si preoccupi!!!
da non appartenente alla FSPX, avrei agito allo stesso modo!!!
Riconosco a mala voglia, questi papi, ma cio’ che più conta che io non accetti dottrine sbagliate …se mons. Lefebvre pensava questo, significa che non sono il solo e me ne compiaccio!!!
cari saluti.
Per un errore la risposta di Polazzo era stata spostata altrove. Eccola qui.
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Caro Teo,
1. Dice: “Sono d’accordo con lei quando dice che la chiesa vaticanosecondista sia scismatica e con cio’ è quello che ha detto mons. Lefebvre, quindi perchè accusarlo di aver minato la Fede Cattolica?”
Per il fatto che per Lefebvre la cosiddetta “chiesa vaticanosecondista” era la vera Chiesa di Gesù Cristo, quando invece così non è. Dire che LA CHIESA è modernista e scomunicata è qualcosa di assurdo e dannosissimo.
2. Dice: “Lei deve avere a mente i più piccoli, non persone che hanno conoscenze oltre a cio’ che dovrebbe bastare per la fede dei più piccoli (catechismo, Sacramenti, etc…) non so se mi sono spiegato!!!”
Dire ai piccoli che la Chiesa sparge veleno, che il Vicario di Cristo è modernista e non va ascoltato, ed anzi va corretto, significa scandalizzarli ed allontanarli dalle verità cattoliche.
3. Dice: “Chi le dice che mons. Lefebvre e chi come lui, che hanno combattuto da eroi, malgrado tutto non abbiano agito facendo la volontà del Padre?”
Penso anch’io fosse loro sincera intenzione quella di agire secondo la volontà di Dio (e per quanto mi riguarda, penso che questa fosse anche l’intenzione di Mons. Pildain). Ma un conto sono le intenzioni interiori, un conto sono le azioni oggettivamente compiute. Il fatto di avere buone intenzioni non significa che si compiranno buone azioni o che si diranno necessariamente cose buone o che si faranno scelte giuste.
4. Dice: “Per dichiarare sede vacante, senza se e senza ma, bisogna che il papa dichiari ex cathedra da pastore universale un’eresia …… allora è chiaro e con cio’ nessuno potrà obiettare nulla, nemmeno il gregge!!! Ma stia pur certo che i modernisti scismatici eretici della chiesa conciliare, questo non lo faranno mai… quindi, sarà Dio a porre fine non si preoccupi!!!”.
Se non ho capito male, sta affermando che “i modernisti scismatici eretici della chiesa conciliare” non dichiareranno mai ex cathedra un’eresia e che non l’hanno fatto fino ad oggi. E che per tal motivo non si può ritenere vacante la Sede Apostolica. Ne concludo che, a suo parere, dei veri Papi – come per lei sono quelli della “chiesa conciliare” – possono essere modernisti, scismatici, eretici. Le faccio notare – visto che si preoccupa delle reazioni del gregge – che affermazioni del genere non sono cattoliche e sono di scandalo ai piccoli.
5. Dice: “Riconosco a mala voglia, questi papi, ma cio’ che più conta che io non accetti dottrine sbagliate …”.
La stessa convinzione per cui ci si può discostare da un Papa negli insegnamenti dottrinali presuppone una dottrina sbagliata! Quella, cioè, per cui il Papa e la Chiesa docente possono ingannare i fedeli nell’insegnamento di dottrine riguardanti la fede o la morale, o ad esse connesse. Questa dottrina non è cattolica.
Le auguro di compiere i suoi approfondimenti con profitto.
La saluto cordialmente
Antonio
Carissimo Antonio, grazie per la risposta ….
Quindi lei in sostanza, mi sta dicendo che io non sono cattolico…. bene, non credevo che lei pur non conoscendomi affatto, possa arrivare a queste conclusioni….normalmente sono i protestanti , ortodossi, eretici di ogni risma che frequentano i blog cattolici a spargere simili etichette…..gentaglia che da un po’ di tempo ama travestirsi da tradizionalisti come i marrani, ovvio che non sarà il suo caso, ma era per fare un esempio reale e concreto di cio’ che si tocca con mano….e guarda caso, anche costoro etichettano con un bel lefevristi la FSPX …a paragone di una setta…..mah…..
lei dice:
Per il fatto che per Lefebvre la cosiddetta “chiesa vaticanosecondista” era la vera Chiesa di Gesù Cristo, quando invece così non è. Dire che LA CHIESA è modernista e scomunicata è qualcosa di assurdo e dannosissimo.
@ Dichiarare sede vacante anche se con le ragioni di Cassicianum, così su due piedi come intende lei e NON TENERE CONTO del danno al piccolo gregge, NON PREPARATO e NON CONSAPEVOLE, delle ragioni stesse, questo è assurdo e dannosissimo!!
lei dice:
Dire ai piccoli che la Chiesa sparge veleno, che il Vicario di Cristo è modernista e non va ascoltato, ed anzi va corretto, significa scandalizzarli ed allontanarli dalle verità cattoliche.
@ non so se si rende conto, ma qui lei manca di approffondimento, circa la correzzione, in materia di fede, dovere di ogni cristiano, E LA RIMANDO ANCORA UNA VOLTA alla correzione di S.Paolo a S. Pietro papa. Come lei possa dire che si allontanano i fedeli dalle verità cattoliche, dopo aver corretto o tentato di correggere, e senza risultato rimanere saldi nella resistenza all’errore con chi chi quelle verità ha compromesso…mi sembra un arrampicarsi sugli specchi, scusi il termine.
lei dice:
Penso anch’io fosse loro sincera intenzione quella di agire secondo la volontà di Dio (e per quanto mi riguarda, penso che questa fosse anche l’intenzione di Mons. Pildain). Ma un conto sono le intenzioni interiori, un conto sono le azioni oggettivamente compiute. Il fatto di avere buone intenzioni non significa che si compiranno buone azioni o che si diranno necessariamente cose buone o che si faranno scelte giuste.
@ paragonare la scelta di Pildain, che ha CONSEGNATO IN POMPA MAGNA il suo gregge, ai lupi e facendo pubblica adesione all’errore, con la scelta alla resistenza di mons. Lefebvre è segno che a lei non son chiare LE GERARCHIE DEGLI ERRORI e delle conseguenze!!!
lei dice:
Se non ho capito male, sta affermando che “i modernisti scismatici eretici della chiesa conciliare” non dichiareranno mai ex cathedra un’eresia e che non l’hanno fatto fino ad oggi. E che per tal motivo non si può ritenere vacante la Sede Apostolica. Ne concludo che, a suo parere, dei veri Papi – come per lei sono quelli della “chiesa conciliare” – possono essere modernisti, scismatici, eretici. Le faccio notare – visto che si preoccupa delle reazioni del gregge – che affermazioni del genere non sono cattoliche e sono di scandalo ai piccoli.
@ No!! Non ho detto che i papi possono essere modernisti, scismatici eretici, punto e basta, ho detto che dopo il conciliabolo così è!! Con cio’ non vado in pompa magna a dire a tutti che questi sono papi che vanno ascoltati a scatola chiusa, bensì metto in evidenza al gregge ERRORI ED ORRORI che dalla bocca di un modernista scismatico può uscire, come del resto è già successo!!! NON SPETTA NE A LEI NE A ME DICHIARARE SEDE VACANTE, il rischio questo si NON CATTOLICO è di FORMARSI UNA CHIESA AUTONOMA!!!
E comunque mi pare di capire che lei crede poco o niente alle parole di Gesù Cristo, quando ha promesso che le porte degli inferi non prevarranno contro di Essa….
Come ho già detto in questa frase, Gesù NON HA DETTO che NON VI SARANNO errori ed orrori, ma che questi NON RIUSCIRANNO MAI A PREVALERE. Tempi e modi sono di Dio e non di tesi da Cassicianum.
L’accostamento dell’altro tradimento al suo gregge, realizzato in consapevolezza da Pildain è ben lungi dall’assere paragonato alla resistenza di Lefebvre!!!
Cordiali saluti
Caro Teo,
aver detto che lei, purtroppo, è convinto che dottrine eterodosse siano vere non significa aver detto che lei non è cattolico.
Preso dalla foga sta fraintendendo tutto.
Inoltre, non spetta certamente né a lei né a me dichiarare CON AUTORITA’ che la Sede è vacante, ma chiunque (quindi anche lei ed io) ha il diritto – se non il dovere – di constatarlo.
Infine, furono i Padri del Vaticano I ad insegnare che la Sede di Pietro si è mantenuta e si manterrà SEMPRE (e sottolineo SEMPRE, non ogni cent’anni) immune da ogni errore. Se fosse vero il contrario – come lei sostiene – le porte degli inferi avrebbero già prevalso.
San Paolo non disse a San Pietro che era un eretico/scismatico/scomunicato. L’episodio cui lei allude è tradizionalmente utilizzato dai protestanti per contestare il Papato. Si legga il “San Paolo Apostolo” di Ricciotti sul punto.
Augurandole di riflettere ed approfondire le cose in modo distaccato e sereno, adesso la saluto cordialmente.
Antonio
Gentile Antonio, vedo che proprio non ci intendiamo e guardi a fraindere credo di non essere il solo.
lei dice:
Inoltre, non spetta certamente né a lei né a me dichiarare CON AUTORITA’ che la Sede è vacante, ma chiunque (quindi anche lei ed io) ha il diritto – se non il dovere – di constatarlo.
@ certo che no, anche se la tesi dui Cassicianum questo intende. Constatare non è dichiarare e nemmeno decidere con cio’ i cd. ‘ sedevacantisti’ SBAGLIANO , perchè non solo lo constatano, ma lo decretano pure e qua’ si cammina sul filo del rasoio rasentando il protestantesimo.
lei dice:
Infine, furono i Padri del Vaticano I ad insegnare che la Sede di Pietro si è mantenuta e si manterrà SEMPRE (e sottolineo SEMPRE, non ogni cent’anni) immune da ogni errore. Se fosse vero il contrario – come lei sostiene – le porte degli inferi avrebbero già prevalso.
@ non la sede di Pietro, ma la persona del papa quando parla da Pastore Universale (ex Cathedra) Se così fosse, nel periodo di cattività dei papi ad Avignone, dove la Sede di Pietro? Che la Sede è la persona? la frase le porte degli inferi non prevarranno contro di essa lo dice la parola stessa. NON SIGNIFICA MAI, ma significa che malgrado non avranno la vittoria!!!
lei dice:
San Paolo non disse a San Pietro che era un eretico/scismatico/scomunicato. L’episodio cui lei allude è tradizionalmente utilizzato dai protestanti per contestare il Papato. Si legga il “San Paolo Apostolo” di Ricciotti sul punto.
@ proprio questo è il punto, S. Paolo RIPRESE S. Pietro e non ci piove, come non ci piove che anche Natan riprese il suo superiore Davide, senza che questo abbia potuto intaccare la loro autorità di regnante. Calvino disse il contrario e cioè se S. Paolo lo riprese è perchè S. Pietro non era papa, perchè essendo papa S. pietro non avrebbe permesso ad alcuno riprenderlo.
E QUESTO SI E’ UN FALSO E PERICOLOSO CONCETTO!!!
Quando mai un papa non deve permettere che le proprie azioni o parole non vengano corrette? Ed è proprio per questo ernicioso pensiero protestante che il Beato (veramente) Papa Pio IX PROCLAMO’ I CONFINI DELL’ INFALLIBILITA’ PONTIFICIA!!!
La saluto
Teo, la prego.
Con tutto il rispetto, si mette a sentenziare sulla Tesi di Cassiciacum e sui sedevacantisti senza nemmeno sapere di cosa sta parlando e senza uno straccio di argomento.
Stia sereno. Non vi è nessun astio o sentimento di disprezzo da parte mia nei suoi confronti, né nei confronti di Mons. Lefebvre. Al contrario, se ho deciso di fare due chiacchiere con lei è perché ho apprezzato la sua iniziale voglia di capire. La invito ad informarsi con calma e serietà delle cose di cui vuole parlare e di riflettere sulle informazioni raccolte prima di emettere sentenze. Cordialmente
Antonio
San Pietro non cessò di essere Papa neppure quando ebbe compiuto il peccato più grave che un cristiano può fare: l’apostasia, cioè rinnegare Cristo pubblicamente.
Amplificare all’infinito il concetto di Infallibilità è l’errore tipico del Sedevacantismo da cui deriva quella perniciosa posizione che tende poi a mitigare all’infinito il concetto di giurisdizione fino a raggiungere l’inesplicabile determinazione secondo cui Cristo stesso supplisce nella giurisdizione della Chiesa in via diretta. Ne consegue un concetto di Chiesa pneumatica dove ciascun sacerdote è investito della giurisdizione direttamente da Cristo, in contraddizione a quanto insegnato nelle Scritture, nel Magistero e dalla tradizione. O mi sbaglio?
Caro Juan,
si sbaglia. Profondamente e grossolanamente.
Non c’è nessuna amplificazione dell’infallibilità da parte del “sedevacantismo”, almeno quello di p. Guérard Des Lauriers. E non c’è dunque nessun errore. Forse le deviazioni lefebvriste hanno fatto presa anche su di lei.
Personalmente, mi limito ad aderire a quello che affermavano i teologi della Deputazione della Fede al Vaticano I a proposito del dogma dell’infallibilità pontificia che lì veniva definito, come, ad esempio, Mons. Vincent Gasser (le basta?), la cui Relatio pronunciata nel luglio 1870 sarebbe opportuno che anche lei leggesse.
In quell’occasione, tra l’altro il Prelato affermava:
« Notre-Seigneur Jésus-Christ […] a voulu faire dépendre le charisme de la vérité [du Pontife] de ses rapports publics avec toute l’Église ; autrement, le don de l’Infaillibilité ne serait pas un moyen efficace pour le maintien et le rétablissement de l’unité chrétienne. C’est pourquoi il n’est pas à craindre que l’Église puisse jamais être induite en erreur par la mauvaise volonté ou par la négligence d’un Pape. La protection de Jésus-Christ et l’assistance promise à Pierre sont si puissantes qu’elles empêcheraient le jugement du Pape s’il était erroné ou nuisible à l’Église, et que, si, de fait, le Pape rend un décret, ce décret sera infailliblement vrai ».
Traduco, per brevità, la frase centrale che, da sola, è capace in qualche modo di trafiggere tutta la teologia e la prassi lefebvrista sull’infallibilità: NON SI DEVE TEMERE CHE LA CHIESA POSSA ESSERE MAI INDOTTA IN ERRORE PER LA CATTIVA VOLONTÀ O PER LA NEGLIGENZA DI UN PAPA.
Era un cattivo sedevacantista negatore del Vangelo anche Mons. Gasser? Per favore…
La prego, si legga la Relatio. Si legga senza pregiudizi il Magistero e si accorgerà che le restrizioni che il lefebvrismo vorrebbe applicare al potere infallibile del Vicario di Cristo non trovano alcun riscontro e sono prive di ogni ragion d’essere.
La saluto cordialmente.
Antonio Polazzo
Le chiedo gentilmente di rispondermi a queste domande. Se è di diritto divino che il solo Sommo Pontefice ha la giurisdizione, cioè il munus regendi sulla Chiesa universale e che i Vescovi mutuano la loro giurisdizione particolare o ordinaria dal Sommo Pontefice, cosa innegabile, ora se i Papi non sono Papi e quindi i vescovi non sono vescovi, il buon sacerdote sedevacantista da chi riceve il potere di confessare? Mi sì dirà, da Cristo N. S.. E questo le pare cattolico? Poi le domando un’altra cosa. Dicono taluni sedevacantisti : se il Papa divenisse cattolico diverrebbe Papa a tutti gli effetti. Mi domando : con quale autorità io, semplice fedele dichiarerò che il Papa si è convertito ed è divenuto cattolico e dunque tutti dobbiamo obbedirgli? . Da semplice fedele posso al massimo distinguere ciò che si attiene alla tradizione o meno ma addirittura dichiarare quando un Papa è Papa oppure no, non le sembra un pò esagerato. Non è che alla crisi della Chiesa c’è una risposta più coerente con la Verità e la tradizione che il sedevacantismo?
“Le chiedo gentilmente di rispondermi a queste domande. Se è di diritto divino che il solo Sommo Pontefice ha la giurisdizione, cioè il munus regendi sulla Chiesa universale e che i Vescovi mutuano la loro giurisdizione particolare o ordinaria dal Sommo Pontefice, cosa innegabile, ora se i Papi non sono Papi e quindi i vescovi non sono vescovi, il buon sacerdote sedevacantista da chi riceve il potere di confessare? Mi sì dirà, da Cristo N. S.. E questo le pare cattolico?”
1. Sì, pienamente cattolico, perché l’assoluzione non è un atto di pura giurisdizione. Un sacerdote, per il carattere sacramentale ricevuto con l’ordinazione, è già metafisicamente ordinato a confessare. La giurisdizione non dà al sacerdote IL POTERE di confessare, ma gli assegna dei soggetti sui quali esercitare questo potere. Peraltro, nell’attuale stato di necessità, per ciò che riguarda il sacramento della penitenza non viene data al prete la giurisdizione, ma Cristo supplisce al difetto di giurisdizione per ciascuna singola assoluzione. E questo è possibile perché, nel sacerdote è già presente il potere di assolvere.
– “Poi le domando un’altra cosa. Dicono taluni sedevacantisti : se il Papa divenisse cattolico diverrebbe Papa a tutti gli effetti. Mi domando : con quale autorità io, semplice fedele dichiarerò che il Papa si è convertito ed è divenuto cattolico e dunque tutti dobbiamo obbedirgli? . Da semplice fedele posso al massimo distinguere ciò che si attiene alla tradizione o meno ma addirittura dichiarare quando un Papa è Papa oppure no, non le sembra un pò esagerato”.
2. Fa confusione. Sintetizzando brutalmente, si può dire che le posizioni sedevacantiste si riducono a due. Per alcuni, Bergoglio era eretico prima della sua elezione alla Sede di Pietro (elezione che perciò è invalida) e non possiede alcun rapporto con essa (la Sede Apostolica è totalmente vacante), così che, anche qualora egli abbandonasse l’eresia e diventasse cattolico, per diventare Papa necessiterebbe di una elezione (prima comunque non si dovrebbe obbedirgli). Altri, invece, prescindono totalmente dal giudizio sulla sullo status di eretico di Bergoglio, lo ritengono validamente eletto al Papato sino a prova contraria e constatano che la Sede Apostolica è formalmente vacante (cioè che Bergoglio è privo dell’Autorità pontificia) in virtù del fatto che il suo magistero contraddice il Magistero dei Papi che precedettero il Vaticano II, cosa impossibile per un Papa. Da semplice fedele, caro Juan, lei può constatare che la Sede Apostolica è vacante perché il magistero di Bergoglio contraddice il Magistero dei Papi che precedettero il Vaticano II recando gran danno alla Chiesa, mentre non ha né il dovere, né il potere di dichiarare alcunché con autorità. Nessuna esagerazione, quindi.
– “Non è che alla crisi della Chiesa c’è una risposta più coerente con la Verità e la tradizione che il sedevacantismo?”
3. Può darsi, ma non la conosco. Certamente non può trattarsi della risposta lefebvriana, la quale contraddice la dottrina cattolica sull’infallibilità pontificia e sul senso stesso del Papato.
Quindi saremmo in una Chiesa in cui l’esercizio del munus regendi si è dissolto sia per quanto riguarda la giurisdizione universale del Papa, sia per quanto riguarda quella particolare o territoriale dei Vescovi come conseguenza del fatto che il sedevacantismo durerebbe da un tempo sufficiente a non avere più veri vescovi. Quindi più che sedevacantismo questa teoria dovrebbe chiamarsi vacanza della giurisdizione, sopratutto territoriale. E questo è molto strano!
Non mi si dica che esiste una giurisdizione in potenza e non in atto perché se così fosse il Papa sarebbe vero Papa. Perché colui che possiede la potenza possiede anche l’essenza e neppure vi può essere dicotomia essenziale tra forma e materia. Spiego ; se dico: questo oggetto é un tavolo, dico che questo possiede la forma del tavolo e la materia del legno. Ma non posso dire che questo tavolo é solo legno dividendolo dalla sua forma. È un errore.
Riportando il discorso al Papa e alla giurisdizione, per essere corretto dirò che non esiste Papa e neppure giurisdizione e quindi contraddico il Vangelo e il magistero della chiesa che assegna il al munus regendi un carattere di natura essenziale all’esistenza della Chiesa.
Caro Juan, l’assenza di giurisdizione universale del Papa si verifica in ogni periodo di vacanza della Sede Apostolica e non può essere sostituita dalla giurisdizione territoriale dei vescovi. In altre parole, la giurisdizione territoriale dei vescovi, che si riscontra nei normali periodi di Sede vacante, non “copre” l’assenza della giurisdizione pontificia. La Chiesa oggi è acefala, come negli ordinari periodi di Sede vacante, e non è vi è nessuna contraddizione del Vangelo e del Magistero in questo. La contraddizione vi sarebbe se venissero a mancare nella Chiesa, contemporaneamente, il Papa e il potere di eleggere il Papa. Ma la tesi di Cassiciacum riconosce che questo potere sussiste tutt’ora.
Il papa materialiter, essendo stato validamente eletto, qualora rimuovesse l’obice che al momento gli impedisce di ricevere il potere di giurisdizione riceverebbe immediatamente tale potere, il quale perciò non è estinto.
Del resto, Juan, come pensa di risolvere le cose affermando che la Chiesa e il Papa danno veleno ai fedeli? Non pensa che ciò si ponga direttamente contro la natura e il senso stesso della Chiesa e del Papato? Che senso avrebbe una Chiesa che insegna errori e inganna i fedeli?
Cordialmente
I tempi moderni li vedo inseriti in quel mistero di iniquità che si sviluppa sotto il potere delle tenebre: l’ora delle tenebre cui fa riferimento Gesù nei Vangeli non solo riguardo alla sua passione e morte ma anche alla realtà odierna della Chiesa.
Una Chiesa acefala non soddisfa il bisogno di una Chiesa società Perfetta retta gerarchicamente a immagine di Cristo. Nebbiosa è anche l’idea di una Chiesa che ammaestra il mondo secondo l’errore.
Io credo che in un periodo come questo sia più facile tollerare una certa defezione del munus docendi che una totale e pratica assenza di munus regendi. Anche perché il protrarsi dell’assenza di giurisdizione per tutto questo tempo viene a consolidare una realtà in cui l’inganno sarebbe ancora più grande di quel magistero sfigurato degli ultimi 50 anni. Falsi papi, falsi vescovi, diocesi abbandonate da Dio, falsi sacerdoti, falsi sacramenti ecc. Mi sembra che per salvare l’idea della Chiesa Madre e Maestra ci si trovi a non avere più Chiesa, più madre né maestra alcuna. Le Tesi sono frutto di una certa speculazione umana, attraenti ma anche confutabili. Come si può affidare la propria anima ad un pensiero, per quanto ben fatto ma umano, che non ha ricevuto garanzia di Infallibilità da nessuna fonte magisteriale? Almeno il CV1 lascia dei margini teologici su cui lavorare circa la limitazione dell’infallibilita papale. Qui non si tratta di erigere steccati tra lefrevismo e sedevacantismo, bensì si tratta di riconoscere l’unica Verità oggettiva: una profonda tenebra che avvolge la Chiesa. Ma non una Chiesa, astratta, acefala; intendo la Chiesa cattolica(Papa, vescovi, preti, religiosi, fedeli) , ferita e perseguitata, sfigurata, adombrata, in queste prove che portano l’abominio della desolazione a prendere il suo posto nella storia e forse anche nella Chiesa, finché non si compiano i tempi che tutti quanti profeticamente aspettiamo.
Antonio Polazzo ha avuto dei problemi col sito di Radio Spada e quindi mi ha inviato la sua risposta che posto qui molto volentieri (Piergiogio Seveso)
“I tempi moderni li vedo inseriti in quel mistero di iniquità che si sviluppa sotto il potere delle tenebre: l’ora delle tenebre cui fa riferimento Gesù nei Vangeli non solo riguardo alla sua passione e morte ma anche alla realtà odierna della Chiesa”.
Caro Juan, l’idea che di associare i tempi moderni al mistero d’iniquità può essere condivisibile, ma l’idea che di questa iniquità siano corresponsabili o quantomeno conniventi il Papa e la Chiesa docente, come lei sostiene, lo escludo nel modo più assoluto e ritengo che una simile dottrina si ponga direttamente contro la natura della Chiesa e contro le promesse stesse di Gesù Cristo.
“Una Chiesa acefala non soddisfa il bisogno di una Chiesa società Perfetta retta gerarchicamente a immagine di Cristo. Nebbiosa è anche l’idea di una Chiesa che ammaestra il mondo secondo l’errore. Io credo che in un periodo come questo sia più facile tollerare una certa defezione del munus docendi che una totale e pratica assenza di munus regendi”.
La defezione del munus docendi di cui parla equivale a dire che la Chiesa di Cristo è falsa e porta le pecorelle a lei affidate al macello. Sostenere un’idea simile significa ammettere che le porte degli inferi hanno prevalso, ponendosi in modo verticale contro il principio dell’indefettibilità della Chiesa.
E poi, scusi, a proposito del munus regendi che lei avrebbe la pretesa di far salvo con la sua tesi, si faccia questa domanda: cosa “regge” Bergoglio? Cosa governa? È convinto che Bergoglio stia davvero “reggendo e governando” la Chiesa? O al contrario non le sembra più vero che la stia distruggendo? Di cosa stiamo parlando?
“Anche perché il protrarsi dell’assenza di giurisdizione per tutto questo tempo viene a consolidare una realtà in cui l’inganno sarebbe ancora più grande di quel magistero sfigurato degli ultimi 50 anni. Falsi papi, falsi vescovi, diocesi abbandonate da Dio, falsi sacerdoti, falsi sacramenti ecc”.
Insigni teologi hanno ammesso la possibilità che la vacanza della Sede apostolica si protragga per lunghissimo tempo. E poi cosa sono cinquant’anni dinnanzi alla bimillenaria storia della Chiesa? E, ancor più, cosa sono cinquant’anni dinnanzi all’eternità?
“Mi sembra che per salvare l’idea della Chiesa Madre e Maestra ci si trovi a non avere più Chiesa, più madre né maestra alcuna. Le Tesi sono frutto di una certa speculazione umana, attraenti ma anche confutabili. Come si può affidare la propria anima ad un pensiero, per quanto ben fatto ma umano, che non ha ricevuto garanzia di Infallibilità da nessuna fonte magisteriale?”
Anche l’interpretazione lefebvriana della crisi della Chiesa è una “tesi” umana e soggiace alla regola di non essere garantita dall’infallibilità. “Tesi” manifestamente anticattolica sotto l’aspetto teologico, perché sostenitrice del principio per cui i Papi e i Concilii Ecumenici della Chiesa Cattolica possono ingannare i fedeli in cose riguardanti fede e morale.
Del resto, in tutta sincerità, le confesso che se vi è una qualità incontrovertibile che possiede il contributo di p. Guérard Des Lauriers alla riflessione sulla odierna crisi della Chiesa è proprio quella di affidare i fedeli non al pensiero di un grande teologo – quale effettivamente fu il domenicano francese – ma alla Chiesa stessa e al suo Santo Magistero. Né più né meno. P. Guérard dice proprio questo con la sua tesi: non ascoltate me, il mio pensiero, o quello di qualcun altro; non togliete il carisma dell’infallibilità al Papa e alla Chiesa per attribuirlo surrettiziamente ad un vescovo, o ad un teologo, per quanto grande e stimato; ma fidatevi della Chiesa!, è la vostra fede che lo esige.
In ambiente lefebvriano, ci si affida invece a tesi minimaliste riguardanti il Magistero infallibile e spesso si tende a considerare Mons. Lefebvre come soggetto pressoché infallibile di cui ci si deve fidare cecamente.
“Almeno il CV1 lascia dei margini teologici su cui lavorare circa la limitazione dell’infallibilita papale”.
Questo è falso, perché il Vaticano I afferma chiaramente che il Papa gode della stessa infallibilità della Chiesa. Il “lavoro” di cui parla è assai poco cattolico, giacché è volto a negare il senso cattolico del dogma definito nel 1870.
“Qui non si tratta di erigere steccati tra lefrevismo e sedevacantismo, bensì si tratta di riconoscere l’unica Verità oggettiva: una profonda tenebra che avvolge la Chiesa. Ma non una Chiesa, astratta, acefala; intendo la Chiesa cattolica(Papa, vescovi, preti, religiosi, fedeli) , ferita e perseguitata, sfigurata, adombrata, in queste prove che portano l’abominio della desolazione a prendere il suo posto nella storia e forse anche nella Chiesa, finché non si compiano i tempi che tutti quanti profeticamente aspettiamo”.
Carissimo, riconosciamo una verità oggettiva: il Papa oggi non c’è. Se vi fosse sarebbe assurdamente (cor)responsabile della distruzione della Chiesa.