***Normalmente non riportiamo testi completi di altri siti, ma questa volta non possiamo non fare eccezione***
di Antonio Gaspari
– Roma, 27 Agosto 2013 (Zenit.org) –
NON VI PREOCCUPATE, IL PARADISO E’ UN POSTO BELLISSIMO
Storia di Francesca Pedrazzini, una mamma che a 38 anni ha lasciato il marito e tre bambini. Il modo in cui ha affrontato la sofferenza e la morte ha convertito tanti e dimostrato che con Gesù anche la morte può essere strada alla vita
Può un funerale essere come un matrimonio? Può una bambina chiedere che il funerale della mamma sia una festa? Può una mamma che sta per morire, parlare con i suoi bambini e insegnare loro ad avere fede perché Gesù è buono e lei li vedrà e curerà dal cielo? Può una donna che sta per lasciare il marito ed i suoi bambini fare festa con gli amici in ospedale?
Questo e altro ha fatto Francesca Pedrazzini, moglie e madre di 38 anni, salita in cielo dopo trenta mesi di combattimento con un tumore che l’ha uccisa.
La sua vicenda ed il suo modo di affrontare il dolore e la morte così straordinariamente eroico sono stati raccontati nel libro di Davide Perillo, Io non ho paura, pubblicato dalle edizioni San Paolo.
Ha narrato il marito Vincenzo Casella, il 21 agosto, nel corso di un incontro al Meeting di Rimini, dopo una serie di visite e esami, il 17 agosto 2012 la dottoressa lo prende da parte e gli dice “potrebbe essere questione di giorni. Al massimo qualche settimana”.
E lì Vincenzo viene preso dall’angoscia: “Dirglielo? E come? E i bambini? E se poi crolla? Forse è meglio tacere per tenerla su di morale…”.
Vincenzo chiede alla dottoressa, che gli confessa: “Guardi io sono una mamma. Se toccasse a me, vorrei sapere. Per decidere cosa fare con i miei bimbi”.
Ma Francesca ha già capito. Chiama Vincenzo vicino al suo letto, lo guarda con una tenerezza grande.
“Vincè – gli dice – io sono tranquilla. Non ho paura perché c’è Gesù”.
“Ma non sei triste?”, le chiede Vincenzo, e lei: “No, non sono triste. Sono certa di Gesù. Anzi sono curiosa di quello che il Signore mi sta preparando. Mi spiace solo che la tua prova è più grande della mia. Sarebbe stato meglio il contrario…”.
“E’ vero. Soprattutto per i bimbi”.
Francesca mostra una serenità ed una forza straordinaria. Chiede di vedere i figli: Cecilia di 11 anni, Carlo di 8 e Sofia di 4.
Li vede uno per volta per 15 minuti e gli dice: “Guardate, io vado in Paradiso. E’ un posto bellissimo, non vi dovete preoccupare. Avrete nostalgia, lo so. Ma io vi vedrò e vi curerò sempre. E mi raccomando, quando vado in Paradiso dovete fare una grande festa”.
Vincenzo era lì e la guardava con gli occhi spalancati, senza parole.
“Ha fatto una cosa – ha spiegato – che vale cinquant’anni di educazione di una mamma”.
Così accade che il taxista che accompagna una amica al funerale di Francesca non ci voleva credere. Era sceso a domandare pensando che la cliente avesse sbagliato chiesa: “Ma davvero c’è un funerale qui? No, sa, tutta questa gente elegante, le facce… Io pensavo a un matrimonio”.
Quando Mariachiara, la mamma di Francesca, aveva parlato con la dottoressa che la curava, questa le ha detto: “Una fede come quella di sua figlia non l’ho mai vista. Mi sarebbe piaciuto conoscerla un po’ di più. Le chiedo un piacere: se può, le dica che quando sarà in Paradiso si ricordi dell’ultimo medico che l’ha curata”.
E Gianguido che aveva partecipato ai funerali, ha raccontato: “Sono rimasto impressionato dal funerale della Chicca (diminutivo in cui veniva chiamata Francesca, ndr). Io non credo in Dio. Ma non si può negare che lì c’era qualcosa. Qualcosa di straordinario che io non so spiegare”.
Due zii di Francesca, lui ingegnere, lei bibliotecaria all’università di Pisa, sposati da 33 anni erano 40 anni che non andavano in Chiesa. Poi, saputo della malattia di Francesca, hanno iniziato a pregare. Hanno vissuto tutto il tragitto di Francesca dalla sofferenza alla morte. Ed hanno ritrovato la fede. Alla domanda chi è Francesca per voi, hanno risposto: “Un esempio, un faro. Un desiderio di essere così, un segno di croce tutte le mattine”.
Un uomo aveva una parente in ospedale negli stessi giorni di Francesca, malata terminale come lei. Una sera rimane stupito perché vede nella camera di Francesca una tavolata di persone che mangiano la pizza, scherzano e ridono.
All’inizio si irrita, perché non può essere, poi viene contagiato dalla gioia di quelle persone. Ha raccontato: “Qualcosa come un inno alla vita mi entrava nel cuore, nell’anima e nella mente”.
Al termine della pizza i presenti pregano insieme, e solo al momento dei saluti quell’uomo capisce chi è l’ammalata: è l’unica che rimane in ospedale.
Nel libro, Io non ho paura quest’uomo racconta che l’immagine di quella donna di 38 anni madre di tre bambini, che si appresta a lasciare consapevolmente il mondo, sorridente e divertita di fronte ad una pizza con intorno i propri cari è come se gli avessero piantato “un chiodo nel cuore. Un chiodo come un seme che ha fatto germogliare una pianticella che è e sarà il mio inno alla vita”.
Un’amica che ha incontrato Vincenzo al bar gli ha detto: “Francesca mi ha colpito per il commosso coraggio con cui ha abbracciato la croce, per essere in Paradiso. Questa roba da Santi e di Santi abbiamo bisogno, in questa ordinaria vita comune. Francesca ha sofferto ma ha anche scommesso su Dio. E in ciò è la sua grandezza semplice, da madre e da sposa. Non siamo soli. Non saremo mai soli. Per questo Francesca non aveva paura”.
Lorenza, amica della famiglia di Vincenzo, gli ha girato un tema fatto dalla figlia Letizia di 13 anni.
Le era stato chiesto di fare un tema su “una persona che ti ha fatto crescere”.
Lorenza ha scritto: “la persona che non dimenticherò mai è la mamma di tre bambini con cui andavamo in vacanza da piccoli. (…) è mancata a soli 38 anni. L’avevo incontrata al mare ed in montagna. Era contenta e allegra, era forte”.
Steve Jobs citava un poeta che diceva “vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo” e Lorenza ha commentato, forse Francesca non aveva mai sentito queste parole, “ma viveva ogni secondo in modo speciale, un modo che mi ha cambiato le vacanze e ora penso, la vita”.
“Per me – conclude Lorenza – è stata una grande testimonianza, (…) mi ha fatto capire di vivere la vita, viverla veramente secondo per secondo, e ora quando penso a lei mi chiedo se sto dando tutto quello che posso dare”.
Alcuni hanno detto a Vincenzo: “Scusa se ti facciamo parlare di Francesca, lo sappiamo che è dura perché ogni volta la ferita si riapre”.
E Vincenzo ha risposto: “Molti pensano che per superare bisogna dimenticare, ma per me è l’esatto contrario: più ripercorro quella esperienza più mi da pace”.
vorrei avere l’1% della sua fede….
il mio LUIGI x tutti (GINO) e salito al cielo il 18 ottobre 2012 a 38 anni dopo 2 anni di sofferenza con grande forza sapeva che sarebbe partito,spesso mi ripeteva”ma prima o poi saprò perchè mi è successo questo” la fede li dava una serenità e tanta forza che trasmetteva a tutti noi, la malattia li a fatto perdere l’uso delle delle gambe, lui che non stava mai fermo eppure non si lamentava mai quando li chiedevi “come va” dai non posso lamentarmi .come dice Vincenzo più ripercorro quella esperienza più mi da pace.
E’ un vero insegnamento di vita cristiana! Sapremo imitarla?
C’è da inginocchiarsi di fronte a tanta fede e coraggio
Parli Di Dio ,di amore , di pace e di fede sei la benvenuta grazie aspetto sempre qualcuno che sappia insegnre l’umilà
Sono sposata, ho due figli e sono malata di mieloma multiplo, ho appena fatto un autotrapianto del midollo. Sono uscita dall’ospedale prima del previsto. Sono stata e sono molto serena. Che cosa mi ha aiutato e che cosa ha aiutato i miei familiari? La fede in Dio e l’amore per Cristo e essere testimone di questo. La partecipazione alla Messa sono per me tutto .Offro le mie sofferenze a Cristo affinchè non siano vane. Un esempio come quello di Francesca è il massimo, è un testimone vero della fede.Grazie Francesca.
Tutto questo ci invita a meditare, riflettere e pregare.
sono storie che ci fanno riflettere sulla fede che abbiamo e ci fanno rendere conto che ad ogni nostro passo segue il passo del Signore che ci accompagna ogni attimo della nostra vita….quando sorridiamo…quando soffriamo…quando imprechiamo…in ogni situazione quella mano sulla nostra spalla non va mai via……basta saper cogliere i particolari per sentire la sua presenz al nostro fianco…..
Semmai dovessi avere una similitudine di vita , spero e prego il Signore di darmi la sua stessa forza, il suo coraggio ma sopra ogni cosa la stessa fede in Dio.
Un’altra Chiara Luce Badano,un’altra Santa nella normalita’ della vita…
io non credo più in dio ma ho invidia di questa gente che ci crede x’ hanno un aiuto che io non ho avuto quando sono morti la mia mamma e poi il mio papa’.un bacio.Anna.
Molto raramente leggo le riflessioni altrui, perchè quando “sfoglio” le pagg di F.B. lo faccio sempre frettolosamente. Ebbene! Mi ha incuriosito quel titolo e ne ho letto il contenuto. E’ bello – anzi straordinariamente bello – sapere che al mondo esistono persone come Francesca: donna determinata, coraggiosa e di grande dolcezza; ma soprattutto forte nella fede. Proprio per questo ha ricevuto quella “forza divina” che l’ha supportata fino alla fine della sua vita terrena, nel dramma che ha vissuto dignitosamente, attimo dopo attimo, corazzandola di serenità e di spiritualità. Solitamente – almeno così penso – chi vive le stesse esperienze, senza il conforto d’Iddio – nel senso che non Lo si cerca nemmeno nei momenti di difficoltà – crolla psicologicamente dinanzi al dolore, allo sgomento (perchè proprio a me?) ed alle incertezze.
Gesù ti ringrazio per averci donato Francesca!
Gesù buono accresci la mia fede!
Grazie.
Ciao Francesca, ti voglio bene! Prega per tutti noi …
Non conosco la giovane signora e sono ammirato dal coraggio e dalla serenità con cui ha affrontato la malattia e la morte. Solo alcune cose mi lasciano perplesso:
1) capisco che c’erano di mezzo dei bambini da consolare ma che io sappia neanche i Santi nutrivano la certezza di andare in Paradiso subito dopo la morte che rappresenta comunque un debito da pagare a causa del peccato originale e perciò l’occasione principe per pentirsi e esortare al pentimento.
2) non è ammissibile che arbitrariamente si pretenda e si induca altri a credere che il Santo Sacrificio della Messa(perché il funerale consta anzitutto della Santa Messa in suffragio al defunto) sia una festa. Mai e per nessun motivo è lecito strumentalizzare il Santo Sacrificio di Nostro Signore!
Mi auguro di tutto cuore che la signora sia con Dio o che almeno stazioni in Purgatorio ma non mi sento, anche e soprattutto nell’interesse della signora stessa che è passata all’Eternità, di proporre QUESTA TESTIMONANZA(ossia quanto scritto nell’articolo)come un luminoso esempio di Fede(sulla vita in generale della Signora non mi pronuncio, anzi non escludo affatto che possa essere stata virtuosa ed esemplare).
Scusate se sono scettica,ma a me questo sembra la scenografia di uno di quei film pieni di lacrime ,commozione e bontà a poco prezzo ,buoni per far cassetta.E come tutti quei film,dopo il the end,due lacrimucce e una sigaretta.Domani è un altro giorno.Cosa ci fa su RS?
Condivido perfettamente la presa di posizione di Alessandro e di Lucia.
Una festa alla morte di un Cristiano? Ma che follia è questa?! Iddio ci ha donato la Vita e non si può essere felici se questo immenso dono viene a mancare. La felicità la si raggiunge solo dopo, Dio volendo.
Non dimentichiamo che Gesù pianse alla morte di Lazzaro.
E questa sarebbe “testimonianza di Fede”? Questi sono i Neocatecumenali…