Ci uniamo in spirito di solidarietà e amicizia alla redazione tutta di Rinascita, cui siamo legati da una comune militanza antimondialista e, soprattutto, da una sincera amicizia; già da tempo Rinascita era in difficoltà, ma le ultime notizie (la vera e propria persecuzione giudiziaria, le sospensioni del sito internet) hanno purtroppo confermato questa tendenza, e nonostante ciò l’opera di informazione e controinformazione (sulla Siria, o sui tentativi di introdurre in Italia leggi liberticide come quelle sul “revisionismo” o sulla “omofobia”) non è mai mancata, ma è anzi continuata, pur tra le difficoltà.
Come si può notare, nessuna voce del “pluralismo” e della “libera” e “prestigiosa” informazione mainstream si è levata per la salvezza di “Rinascita: è forse questa la “libertà” di espressione e informazione, che è tale solamente quando concorda e fa concordare con quell’omologante e totalitario “pensiero unico”, con la “dittatura del relativismo”? Parrebbe, purtroppo, di sì.
Con “Rinascita” si rischierebbe di chiudere uno spazio di reale libera informazione, di divulgazione e di condivisione di idee. In ogni caso rimarrà sempre nel cuore e nei ricordi dei suoi lettori e di quelli di Radio Spada.
Bonum certamen certavi, cursum consumavi.
Andrea Giacobazzi
Piergiorgio Seveso
Marco Massignan
Stefano Andreozzi
Carlo Di Pietro
Roberto De Albentiis
Pierfrancesco Palmisano
Matteo Luini
Marina Inglese
Carmelo Modica
Gaetano Masciullo
Ilaria Pisa
Pietro Ferrari
Luca Fumagalli
Massimo Micaletti
Andrea Giovanazzi
Scusate, fatico a capire e probabilmente per limiti miei. Voi vi preoccupate di una testata di sinistra che dispone di tutto il sostegno popolare e di tutta l’egemonia immaginabile sul piano culturale e mediatico? Immaginavo che questo fosse un sito antiprogressista ma, evidentemente, mi sbagliavo.
Personalmente contesto, in questo frangente, la dicotomia destra/sinistra. Parlo a titolo personale: Rinascita era un giornale storicamente allineato su idee probabilmente lontane anni luce da quelle dei redattori di Radio Spada, e ciò è evidente. Tuttavia, in special modo ultimamente, si era fatto latore di molte istanze che anche noi sposiamo in quanto cattolici, ospitando fra le sue pagine anche nostri articoli. Mi sorprende poi che lei scriva che la testata avesse sostegno popolare oppure fosse in qualche modo egemonica (forse confonde “Rinascita” con qualche altro quotidiano?)
In buona sostanza, la perdita di Rinascita è innanzitutto una perdita di pluralismo dell’informazione. La situazione non è da prendere molto alla leggera, considerato che, per l’ennesimo anno, Reporter Senza Frontiere traccia un quadro assolutamente non proprio incoraggiante della situazione della libertà di stampa in Italia. Può leggere la classifica e il report qui:
http://en.rsf.org/press-freedom-index-2013,1054.html
Ultima nota, davvero personale, riguardante l’essere “antiprogressisti”. Sono convinto che la tradizione sia il mezzo, non il fine. Anche perché esiste una pluralità di “tradizioni”; pensi ad esempio a certi relitti della galassia della “destra tradizionalista” che inneggiano a divinità pagane di ogni genere. Noi non sguazziamo in questo ridicolo pantheon. La tradizione ha senso (e con essa ciò che c’è di buono del progresso) esclusivamente se usata per il fine ultimo dell’uomo: lodare, riverire e servire Dio, e con questo salvare la propria anima (principio e fondamento degli Esercizi Spirituali di S. Ignazio).
Spero di aver risposto esaurientemente ai suoi dubbi.
Ha risposto in modo completo ed articolato ma non ha risolto i miei dubbi. Viviamo sotto una cappa plumbea di conformismo culturale ed intellettuale fondato sull’egemonia delle sinistre, notoriamente teorizzata da Gramsci e compiutamente condotta dai cosiddetti intellettuali organici. Oggi lo chiamano politically correct ma di quella roba lì si tratta. E Rinascita è del tutto allineata, ideologicamente e mediaticamente, a questo disegno ideologico. Nell’Italietta dei conformismi pluralità dell’informazione significherebbe, semmai, concedere più spazio e più credito alla stampa di destra, non a quella delle sinistre. In ultimo, per ciò che concerne progresso o Tradizione. Concordo con la diagnosi della galassia di destra popolata da molti relitti e animata da pulsioni spesso irrazionali e contraddittorie. Ciò non toglie che quell’idea di fondo del “progresso” necessario e inevitabile, che si raggiunge solo attraverso la negazione ed il rovesciamento del passato, è un’idea folle e malata. Quando sarà ideato qualcosa che gli si contrappone andando oltre l’idea di Tradizione sarò contento di venirne a conoscenza. Sino a quel momento rimane il mio unico, indifferibile riferimento ideale. E non mi sembra che Rinascita abbia mai fatto parte di questi orizzonti.
Non posso, pur con tutta la grandissima amicizia e stima (e, anzi, comune militanza tradizionalista e cattolica) per Radio Spada, non comprendere e anche condividere le osservazioni di Gibbì. A condizione però che l’anticomunismo feroce, che è anche mio senza se e senza ma, da lui dichiarato, sia collegato alla sua CAUSA: il ‘liberal’ usraeliano, che è il grande nemico, che ha per figlio il marxismo-leninismo ma anche il democratismo. Il “comunismo”, insomma, nasce dal democratismo anticattolico, non ne è una semplice deriva. Quanto però a Rinascita, non posso esprimere la mia solidarietà – come tale, intendo – a “compagni” che odiano Dio. Men che meno lo faccio con i radical-chic che sprangano in Grecia e altrove. Riconosco la bontà “in facie” degli obiettivi, ma ritengo che sulle loro bocche diventino quel che in effetti sono: L’altra faccia (ipocrita) della medaglia del capitale: l’uno non vive senza l’altro. Per combattere mammona non mi alleo con il demonio, né gli permetto di vellicarmi il fianco mentre miro. L’unico VERO antimondialismo non può che essere, non dico di destra perché anche a me la categoria sembra impelagata nella palude del ‘moderno’, ma certo, programmaticamente e onticamente, anti-comunista. Chi non ha NSGC sulle sue bandiere NON PUO’ in alcun modo essere nostro “amico”. Non abbiamo battaglie comuni, solo parole d’ordine che possono essere usate congruamente dai soli cattolici della tradizione, mai e poi mai da neo o post-leninisti. No al guevarismo e al castrismo di destra, loro sono furbi, non cadiamo ingenuamente nella trappola.Spero, io, di essere stato chiaro (per quel che vale la mia opinione).
Mi pare che nessuno di quelli che ha postato qui conosca Rinascita… non si tratta di un quotidiano “comunista” nè “marxista” nè “leninista” nè “radical-chic”, la dicitura “sinistra-nazionale” esprime una visione “anti-liberista” e “nazionale”, appunto, quindi di contrapposizione all’egemonia economico/cultural/militare statunitense ed occidentale in genere senza però accettare i dogmi del politically correct della sinistra “internazionalista”.
Potrei anche essere più chiaro ma spero di esserlo già stato a sufficienza…
Sì, chiarissimo.
Pensavo Radio Spada fosse un luogo di destra, invece è uno degli innumerevoli siti antisistema rimasti fermi al sessantotto delle idee. Come Rinascita, appunto.
Dato che io, al contrario, mi reputo un controrivoluzionario nel midollo – oltre che liberale in politica e liberista in economia – mi trovo, di conseguenza, nel posto sbagliato.
Succede, quando nell’area della destra tradizionale aleggia la confusione di cui si è trattato più sopra, succede.
Invio i migliori saluti e auguri e vi lascio alla vostra rivoluzione anticapitalista.
Caro Gibbì,
a titolo personalissimo ti dico che:
1. premesso che esprimere solidarierità per la chiusura di un giornale/blog non vuol dire condividerne al 100% la linea editoriale. Io, per esempio, non condivido/condividevo al 100% la linea di Rinascita (per quel che ho letto, visto che non lo acquisto/acquistavo se non saltuariamente), tuttavia lo ritengo/ritenevo un giornale interessante e unico rispetto al punto di vista che esprimeva;
2. a me continua a sembrare che si stia confondendo una rivista che si chiama “la Rinascita della sinistra”, effettivamente comunista, di sinistra, sessantottino etc etc con il quotidiano “Rinascita” di cui si parla qui;
entrando nel merito delle tue affermazioni:
3. io, personalmente, non sono rimasto fermo al 1968 delle idee, ma al medioevo delle idee o per lo meno a prima del 1848, del 1789 e del 1648… in tale ottica la parola “liberale” è per me come la “criptonite”… chi si definisce “liberale in politica” è di solito un “massone” o “paramassone” o qualcuno che – consapevolmente o meno – porta avanti idee massoniche (non dico sia questo il tuo caso, sia chiaro!). Noi di radiospada, al contrario (e, almeno su questo, penso di poter parlare per tutti) siamo semplicemente “cattolici”, senza altri aggettivi, quindi nè “cristiano-sociali”, nè “cattolici-liberali” nè “democristiani”;
4. d’altronde – storicamente – i “liberali” furono proprio i nemici della Chiesa, ed i “liberali” furono i nonni ed i padri dei socialisti e dei comunisti ovvero, restando in Italia, i vari carbonari, mazziniani, etc etc;
5. limitandoci invece al piano strettamente economico le opzioni “statalista” e “liberista” devono, a mio avviso, essere considerate in maniera molto “tecnica”, priva di “ideologizzazioni” e correlata alla situazione reale ed al “carattere” di ciascun popolo. Ciò che può andar bene in Svezia non va bene in Italia, e ciò che piace e rende prosperi gli americani (o l’America come nazione) potrebbe non piacere agli europei. Come mio parere personale io vedo in Italia un eccesso di statalismo assolutamente insostenibile per un popolo nel quale il “senso civico” ed il “senso del dovere” sono molto scarsi, dunque io sarei – personalmente – per una maggiore “de-statalizzazione” e “sburocratizzazione” di molte attività oggi in mano allo Stato (ad assoluta eccezione della sanità), senza però giungere agli eccessi statunitensi dove si soono privatizzate anche le carceri, buona parte dell’esercito, etc etc…
6. ma quanto detto al punto precedente dovrebbe valere unicamente per il “medio-piccolo”, al fine di evitare che le grandi concentrazioni economiche o finanziarie nelle mani di privati possano dare luogo ad accentramenti di poteri tali da turbare se non addirittura dirigere le vite dei popoli ai propri fini (e dunque qui torno “statalista”), come vediamo accadere oggi con le grandi multinazionali e le grandi compagnie che, spesso, dettano l’agenda delle istituzioni nazionali ed internazionali;
7. ma, ripeto, l’aspetto economico va gestito con “pragmatismo” e senza “idealizzazioni”, restando sempre coscienti che “la coperta è troppo corta” e che ogni opzione (più o meno statalista e più o meno liberale) ha i suoi vantaggi e le sue pecche.
Inutile che io ribadisca all’amico Palmisano che sono antimondialista, antiamericano, antiliberal. Su questo non occorre insistere.
Mettiamola in un altro modo: a “Rinascita” (nessuna confusione!), posto che non sono – come viene detto – “comunisti” in alcun modo (buon per loro e per tutti), sono cattolici? e se non lo sono, perché? Ora, un non cattolico, a mio parere, non può sventolare con coerenza le bandiere di cui sopra. Tutto qui, e scusate se è poco per costruire uno schema identitario e tradizionalista.
Il resto non mi interessa e non ho altro da replicare.
Grazie dello spazio concessomi.