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Preghiera di inizio studio.

O Signore, tu che hai rivelato di essere mite ed umile di cuore, tu che ci hai insegnato di volere misericordia e non sacrifici, insegna a noi, Tua Chiesa dolorante e dispersa, pellegrina e militante, a non creare tanto divisioni tra di noi, a giudicare prima noi stessi anziché i santi che Tu ci hai mandato, a diffondere il tuo evangelo in questo mondo da Te così lontano. Amen.

Premessa.

Il 19 ottobre 2013 Radio Spada ha pubblicato un articolo intitolato Suor Faustina Kowalska e la Devozione alla Divina Misericordia – Suor Feliksa Kozolowksa ed i messaggi della Grande Misericordia. Mistero o casualità?, dell’amico Giorgio M. G. Locatelli, dove si paragonano i messaggi eretici di suor Feliksa Kozolowska a quelli di suor Faustina Kowalska, santa della Chiesa Cattolica. Un paragone un po’ affrettato, a mio avviso, pertanto con il presente articolo prendo le più totali distanze da una simile tesi e, su pressione di vari amici e lettori di Radio Spada, decido di scrivere una mia risposta all’articolo di Locatelli, risposta che però ha in sé non il sentimento rancoroso di chi si sente ferito spiritualmente, ma la volontà di approfondire la quaestio a livello storico-analitico.

Storico: perché vanno comprese le ragioni e gli eventi che hanno portato alla nascita di entrambi i fenomeni mistico-religiosi, cercando di individuare, se ce n’è, un punto di incontro o, al contrario, un punto di distacco.

Analitico: perché non ci limiteremo a fare di questo studio una mera elencazione di eventi e date, ma una analisi più o meno approfondita dei documenti, ecclesiastici e non, protagonisti di queste vicende.

Introduzione.

Alcuni sostengono che le presunte apparizioni polacche sono state usate da Wojtyla per convincere tutti i cattolici sull’approvazione del Cielo della “medicina della misericordia”, di roncalliana memoria. E si aggiunge spesso: “sono la brutta copia del Sacro Cuore”, un po’ come si afferma che Medjugorje è – stavolta a buon ragione – la parodia carismatica di Fatima.

Buona parte delle fonti critiche sulla devozione alla Divina Misericordia provengono dai testi di don Luigi Villa, teologo, già direttore della rivista Chiesa Viva, autore di vari libri, morto alla fine del 2012. Più volte il teologo si è posto contrario alla devozione della Divina Misericordia sulla sua rivista [1], invero facendo affermazioni e citazioni di cui  spesso mancano… le fonti. Vorrei precisare che condivido molti punti di vista del dott. Sac. Don Luigi Villa, ma su altri sono pienamente in disaccordo.

Non capisco perché ci sia questa grave mancanza (appunto quella delle fonti) nei testi di una persona che mi ha sempre dato l’impressione di essere molto colta e preparata.

L’amico Locatelli si rifà, invece, in buona parte ad uno studio di Massimo Minarelli, intitolato La Misericordia Divina [2].

Buona parte dell’argomentazione riguarda il fatto che Suor Faustina e la devozione che ella propagava in Polonia sulla Divina Misericordia furono condannate dal Sant’Uffizio. Questo fatto viene ritenuto dagli avversari del culto come la prova sufficiente per sostenere che tutta l’esperienza mistica della polacca è da buttare a mare.

Dunque a questo punto dovremmo ritenere falsa anche l’esperienza mistica e religiosa di Padre Pio da Pietrelcina, canonizzato il 16 giugno 2002 dallo stesso papa che volle approvare le apparizioni della Kowalska, perché anche lui – come la suora polacca – fu a più riprese, e direi anche in maniera molto più persecutoria, condannato dal Sant’Uffizio?

Qualcuno però, a causa delle diverse sensibilità ecclesiologiche, potrebbe obiettare che all’epoca vi era Padre Gemelli, figlio di massone, all’epoca dell’assai discusso pontefice Giovanni XXIII, etc.

Allora ricordiamo le condanne del Sant’Uffizio (e ancora prima della Santa Inquisizione) mosse, ad esempio, contro Santa Teresa d’Avila, la quale fu addirittura accusata di possessione diabolica, per lungo tempo le fu vietato di accedere ai Sacramenti e fu sottoposta a numerosi, ovviamente inefficaci, esorcismi. Fu la protezione dell’imperatore Carlo V e di svariati altri personaggi a salvare, dopo mille tribolazioni, la santa castigliana dalla condanna e nel 1622 fu riabilitata e canonizzata da Gregorio XV e nel 1970 annoverata tra i Dottori della Chiesa da Paolo VI (in pieno periodo post-conciliare dunque). L’esempio dei santi prima perseguitati e poi riabilitati dai poteri ecclesiastici (o laici che comunque strumentalizzavano il potere vescovile, vedi il caso di Santa Giovanna d’Arco) sono numerosi nella storia della Chiesa, a motivo del monito evangelico che promette, quale via di santificazione, anche le persecuzioni.

Ma torniamo un attimo al caso della santa di Avila. Mi piacerebbe riflettere su un peculiare punto che accomuna la mistica spagnola alla mistica polacca. In entrambi i casi, infatti, la condanna temporanea della Chiesa scaturì dal fatto che avvenimenti chiaramente negativi, che avevano gettato grande scalpore nella comunità dei credenti, avevano di poco preceduto le esperienze delle due sante. All’epoca di Santa Teresa era da poco terminato lo scandalo riguardante una falsa mistica francese, Madeleine de la Croix [3], un caso che se ben analizzato sembra mostrare molti punti in comune con l’esperienza della suora castigliana, soprattutto nelle forme di manifestazione estatiche e mistiche. In realtà, la presunta mistica francese fu smascherata dalla beata Maria dell’Incarnazione (1566-1618) e tutti appresero che si trattò di un grande inganno del demonio. Le autorità ecclesiastiche, soprattutto quelle spagnole che erano riuscite, grazie alla devotio moderna e all’istituzione della Santa Inquisizione Spagnola diretta dal Re in persona (all’epoca Carlo V d’Asburgo), ad arginare le derive superstiziose e gli abusi liturgici che stavano appestando gran parte del mondo europeo cattolico e che stava di fatto preparando il terreno alla nefasta Riforma luterana, erano molto preoccupate all’idea che altre simili diaboliche manifestazioni potessero accadere nella cattolicissima Spagna. A ciò va aggiunta la proverbiale prudenza che la Chiesa, quando è saldamente unita alla Dottrina, da sempre utilizza in casi di esperienze mistiche o rivelazioni private. Così si spiega, finalmente, il grande attacco che la Chiesa spagnola compì, inizialmente, contro Santa Teresa d’Avila.

Analogamente, il caso di Santa Faustina Kowalska fu preceduto da una falsa esperienza mistica, quella della “Grande Misericordia” di Suor Feliksa Kozolowksa che l’amico Locatelli denuncia giustamente nel suo articolo. Sembra quasi che il demonio si presenti con cattive emulazioni ogni qual volta il Signore abbia intenzione di manifestarsi a veri mistici: Madeleine de la Croix in concomitanza a Teresa d’Avila, Suor Kozolowksa in concomitanza a Suor Kowalska, persino le apparizioni autentiche di Nostra Signora a Lourdes (tanto per citare un altro caso…) furono seguite da una serie di apparizioni, nello stesso luogo, davanti ad una cinquantina di falsi veggenti che poi la Chiesa condannò come diaboliche [4].

Satana dunque si presenta prontamente, emulando in maniera imperfetta il piano di Dio, laddove il Signore ha intenzione di manifestarsi o si è già manifestato.

I mariaviti.

Arriviamo quindi ad analizzare finalmente il nostro caso.

Nota giustamente lo scrittore Maurizio Blondet in un suo articolo sul tema: “Il Culto della Divina Misericordia non fu mai condannato con sentenza definitiva dal Sant’Uffizio, prima del Concilio Vaticano II. Vi fu solo un ammonimento prudenziale, una cautelativa sospensione di giudizio, con avviso ai fedeli di essere prudenti, mossa da una iniziale diffidenza, come succede spesso in queste faccende e secondo la prassi pastorale tipica della Chiesa che mira ad evitare pericolosi entusiasmi millenaristici ed eterodossi nel popolo. […] Ora, il Sant’Uffizio non è mica il Papa infallibile, tanto è vero che i suoi decreti sono sempre soggetti all’approvazione o meno del Papa. Voglio ricordare – e ricordare ai farisei del tradizionalismo e che riducono la giusta difesa della Tradizione ad una macchietta – che se i decreti di circospezione del Sant’Uffizio, ante Concilio Vaticano II, fossero infallibili, allora dovremmo ritenere condannato definitivamente anche padre Pio da Pietrelcina che dal Sant’Uffizio ebbe molti stop, fino alla carcerazione (nel senso del divieto comminatogli di non avere contatti con i fedeli e di celebrare in privato)” [5]. E questo, sostanzialmente, lo abbiamo detto anche noi finora.

Suor Kozolowksa fondò con vari giovani e acculturati sacerdoti polacchi il movimento mariavita, condannato poi in maniera definitiva dal papa San Pio X con l’enciclica Tribus Circiter. La presunta mistica scrisse un libro, Il lavoro della Grande Misericordia, che i mariaviti – compiendo di fatto un atto scismatico ed eretico – aggiunsero al canone biblico.

Leggiamo su un sito ben documentato di eresiologia: “In seguito, dopo l’elezione a papa di Pio X (1903-1914), una delegazione di mariaviti, sospettando una certa ostilità da parte dei vescovi polacchi nei loro confronti, recatasi a Roma nel giugno 1904 con a capo il Ministro Generale dell’Ordine, Jan Maria Michal Kowalski (1871-1942), fu rassicurata dal pontefice sull’esito positivo nel processo di riconoscimento, ma la decisione (presa in agosto e annunciata nel dicembre 1904) della Congregazione per la dottrina della fede (l’ex Inquisizione), supportata dal parere negativo dell’alto clero cattolico polacco, fu di segno diametralmente opposto: condanna delle visioni di Kozolowksa, definite “allucinazioni”, e scioglimento dell’ordine mariavita. Nonostante lo shock per il documento dell’Inquisizione, i mariaviti cercarono di mantenere aperte le trattative con la Chiesa Cattolica, recandosi spesso a Roma, ma nell’aprile 1906 fu pronunciata la loro definitiva condanna nell’enciclica papale Tribus circiter, dove fu ribadito l’ordine di scioglimento e criticata la venerazione quasi idolatra di Kozolowksa da parte dei suoi seguaci. Il 5 dicembre dello stesso anno, non essendosi piegati al volere papale, Kozolowksa (primo caso nella storia della Chiesa di scomunica di una donna come capo di un gruppo eretico) e Kowalski furono scomunicati e i mariaviti si separarono ufficialmente dalla Chiesa Cattolica” [6].

Continua dicendo: “Tuttavia, il riconoscimento che premeva di più ai mariaviti era quello di una diretta successione apostolica mediante la consacrazione di un loro vescovo. Per questo motivo, nel 1909, si misero in contatto con la Chiesa vecchio-cattolica di Utrecht: l’arcivescovo Gerardus Gul (1847-1920), con l’ausilio di altri vescovi, tra cui Arnold Harris Mathew, il 5 ottobre 1909, consacrò vescovo Kowalski, il quale, dopo la morte di Kozolowksa il 23 agosto 1921 a Plock, divenne il capo e introdusse molte innovazioni in quella che, dal 1919, fu denominata Chiesa vecchio-cattolica dei mariaviti” [7].

Lo scisma era bello che fatto. I mariaviti si ponevano, come è tipico delle chiese eretiche autocefale, come i sostenitori di un nazional-cattolicesimo, ovviamente di matrice polacca. Anche la Riforma di Lutero, ad esempio, si pose inizialmente, in fin dei conti, come un nazional-cattolicesimo tedesco. La riforma mariavita, che aveva lo scopo di purificare il corrotto clero cattolico, condivideva infatti le stesse soluzioni di fondo del protestantesimo: matrimonio dei ministri, sacerdozio femminile, comunione sotto le due specie (eresia hussita), rimozione dei titoli ecclesiastici, semplificazione della liturgia e delle cerimonie quaresimali.

L’esperienza di Faustina.

I mariaviti furono scomunicati definitivamente, come abbiamo visto, nel 1906. Suor Faustina Kowalska non era ancora entrata in convento, a dirla tutta era appena venuta al mondo: aveva circa otto mesi di vita al tempo dell’emanazione della Tribus Circiter.

Non poté quindi entrare in contatto con la nascente comunità eretica. E quando nel 1921 la falsa mistica morì, Faustina (al secolo, Helena) era ancora tutta presa dalla vita mondana, sebbene – come ci raccontano le biografie – serbava sin dall’età di sette anni la vocazione religiosa, ostacolata dai genitori, ma in gran segreto.

Sebbene Helena godesse di esperienze mistiche sin da giovane, la prima che può propriamente essere definita tale accadde intorno al 1923, all’età di diciotto anni, quando ad una festa di ballo vide improvvisamente al suo fianco Cristo spogliato delle vesti, flagellato e sanguinante chiedergli: “Quanto tempo ancora dovrò sopportarti? Fino a quando mi ingannerai?” [8]. Capì dunque che doveva decidersi per la vita consacrata, doveva dare conto ora alla volontà del Padre celeste, ancor prima di quella dei genitori terreni. Abbandonata la festa, mossa da locuzioni e ispirazioni interiori, la giovane fanciulla si rifugiò nella vicina cattedrale. “Mi sedetti accanto alla mia cara sorella, facendo passare per un mal di testa quanto era accaduto dentro di me. Poco dopo abbandonai la compagnia e la sorella senza farmi scorgere e andai nella cattedrale di S. Stanislao Kostka. Era quasi buio. Nella cattedrale c’erano poche persone. Senza badare affatto a quanto accadeva intorno, mi prostrai, le braccia stese, davanti al SS.mo Sacramento e chiesi al Signore che si degnasse di farmi conoscere ciò che dovevo fare. Udii allora queste parole: « Parti immediatamente per Varsavia; là entrerai in convento »” [9]. Sebbene Helena non indichi nel Diario il luogo della festa, possiamo dedurre che si trattasse della città di Lodz, la cui cattedrale è appunto l’unica in Polonia intitolata a San Stanislao, e nel cui voivodato rientra anche la cittadina natale della nostra protagonista, Glogowiec, oggi Swinice Warckie.

E’ nel 1925, finalmente, che ella venne ammessa nella Congregazione delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia, a Varsavia. Sin da subito, dunque, si nota la sua predilezione, mistica e religiosa, e la sua devozione alla Misericordia divina. Questa congregazione di diritto pontificio nasceva nel 1862 e fu approvata da Leone XIII nel 1878.

Nel 1926, Helena fu inviata nella casa di Cracovia per il noviziato. Nel 1933, fu trasferita a Vilnius, capitale della Lituania, all’epoca contesa coi domini territoriali polacchi. Fino al 1938, anno della sua morte, Helena, poi Suor Faustina Maria, si spostò tra le case di Cracovia, Varsavia e Vilnius, pochissime volte a Plock.

Le accuse a Faustina.

Qualcuno potrebbe sostenere che la Kowalska sia entrata in contatto con la chiesa eretica durante la sua permanenza a Plock (la città dove scoppiò lo scandalo mariavita). E’ infatti ciò che sostengono Minarelli e don Villa: “la madre superiora Michaela Moraczewska trasferì Suor Faustina Kowalska, destinandola a lavorare nel negozio del forno, che ogni giorno forniva il pane agli abitanti di Płock. Nella dipendenza di questo convento a Stary Rynek ebbe luogo un evento storico per il culto alla Divina Misericordia, e cioè la prima apparizione di Gesù Misericordioso che iniziò la missione pubblica di Santa Suor Faustina“ [10]. In questa frase vi è una affermazione erronea, ossia che quella di Plock fosse la prima apparizione di Gesù a Suor Faustina (21 febbraio 1931). Come abbiamo già visto, le apparizioni risalgono a molto tempo prima del suo arrivo a Plock, addirittura dal 1923. Questa tesi, in realtà, risulta totalmente infondata ed è pretestuoso sostenere (come fanno don Villa e Minarelli) che suor Faustina sia stata influenzata dalla chiesa vetero-cattolica dei mariaviti, all’epoca già scomunicata e mal vista dagli stessi vescovi polacchi in comunione con Roma, solo perché entrambe le devozioni, quella della Kozolowksa e quella della Kowalska, si rifacevano alla Misericordia di Dio. Un’altra accusa che viene mossa, anche se non esplicitamente ma la si lascia bene intendere, è che la suora polacca fosse imparentata con il vescovo eretico Kowalski, iniziatore del movimento mariavita insieme alla Kozolowksa. Ma nessuno dei due studiosi (appunto) riporta prove significative per dimostrare tali tesi. Dopotutto, secondo una statistica compiuta nel 2002 in Polonia, il cognome Kowalski è il secondo più diffuso nella nazione [11]. E’ davvero pretestuoso credere, dunque, che Suor Faustina fosse imparentata con il vescovo e, anche se così fosse, pensare che ne condividesse le idee. Il padre di Suor Faustina si chiamava, appunto, Stanislao Kowalski*.

Come si evince dal diario (e dalle testimonianze) Suor Faustina rimase sempre fedelissima a Roma, alla dottrina cattolica e ad una vita austera di penitenza e preghiera. A dire la verità, gli articoli di don Villa e il testo di Minarelli risultano pressoché identici nel contenuto e quasi identici persino nella forma. Ma analizziamo nel dettaglio le accuse che i due studiosi muovono contro la Kowalska.

Apocatastasi: eresia che sostiene la redenzione universale di tutte le cose, demoni e dannati inclusi. Condannata dal V Concilio di Costantinopoli (553).

In realtà, né Suor Faustina né Gesù Cristo nelle sue apparizioni sostengono mai che, alla fine dei tempi, i dannati verranno reintegrati, restaurati nella beatitudine eterna. Anzi, nella descrizione che Suor Faustina fa della visione dell’Inferno leggiamo:

“Queste le varie pene che ho viste: la prima pena, quella che costituisce l’inferno, è la perdita di Dio; la seconda, i continui rimorsi di coscienza; la terza, la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai; la quarta pena è il fuoco che penetra l’anima, ma non l’annienta; è una pena terribile: è un fuoco puramente spirituale acceso dall’ira di Dio; la quinta pena è l’oscurità continua, un orribile soffocante fetore, e benché sia buio i demoni e le anime dannate si vedono fra di loro e vedono tutto il male degli altri ed il proprio; la sesta pena è la compagnia continua di satana; la settima pena è la tremenda disperazione, l’odio di Dio, le imprecazioni, le maledizioni, le bestemmie” [12].

Inutile prenderci in giro, dunque, e decontestualizzare frasi e parole dal Diario della santa solo per lavorare al diabolico piano di buttare all’aria tutto ciò che è postconciliare. E, vorrei ricordarlo, la parola diavolo deriva proprio da “dia-ballo”, ossia “dividere” in greco. Se Faustina sostenesse ereticamente l’apocatastasi, come è possibile che qui leggiamo che una delle sette caratteristiche dell’Inferno è proprio la consapevolezza che quella sorte non cambierà mai?

Inoltre lo studio di Minarelli inizia con una implicita accusa di pietismo alla devozione della Divina Misericordia. Leggiamo: “Si è arrivati ad affermare che Dio perdona sempre e comunque. Non importa se l’uomo muore in stato di peccato mortale. Non importa se è pentito o meno. Non importa se la vita umana è trascorsa in una continua lontananza da Dio e nella ribellione verso di Lui. Se l’uomo deve perdonare fino a settanta volte sette, Dio deve perdonare sempre. Perciò non esiste la condanna, non esiste l’inferno o, se esiste, è vuoto. Non esistono i demoni o, se esistono, sono stati perdonati anche loro oppure verranno perdonati prima o poi” [13].

Tutte queste amenità fanno coincidere pietismo, apocatastasi ed addirittura la vergognosa nonché falsa teologia dell’inferno vuoto di balthazariana memoria [13].

Pietismo: corrente teologica di origine protestante che sostiene la sostanziale inutilità della fede in confronto alla conversione del cuore (sentimento) e alle opere di carità; è de facto uno dei cardini del modernismo contemporaneo.

Da qui è facile arrivare alla conclusione che l’idea di Misericordia Divina propugnata da Santa Faustina è una idea che male si adatta alla dottrina cattolica. La figura del Dio giusto giudice sembra venir meno. Ma è proprio così?

Leggiamo dal Diario:

“Una volta venni citata al giudizio di Dio. Stetti davanti al Signore faccia a faccia. Gesù era tale e quale è durante la Passione. Dopo un momento scomparvero le Piaghe e ne rimasero solo cinque: alle mani, ai piedi ed al costato. Vidi immediatamente tutto lo stato della mia anima, cosi come la vede Iddio. Vidi chiaramente tutto quello che a Dio non piace. Non sapevo che bisogna rendere conto al Signore anche di ombre tanto piccole. Che momento! Chi potrà descriverlo? Trovassi di fronte altre volte Santo! Gesù mi domandò: «Chi sei?». Risposi: «Io sono una tua serva, Signore ». « Devi scontare un giorno di fuoco nel purgatorio ». Avrei voluto gettarmi immediatamente fra le fiamme del purgatorio, ma Gesù mi trattenne e disse: « Che cosa preferisci: soffrire adesso per un giorno oppure per un breve tempo sulla terra? ». Risposi: « Gesù, voglio soffrire in purgatorio e voglio soffrire sulla terra sia pure i più grandi tormenti fino alla fine del mondo ». Gesù disse: « E’ sufficiente una cosa sola. Scenderai in terra e soffrirai molto, ma non per molto tempo ed eseguirai la Mia volontà ed i Miei desideri ed un Mio servo fedele ti aiuterà ad eseguirla. Ora posa il capo sul Mio petto, sul Mio Cuore ed attingivi forza e vigore per tutte le sofferenze, dato che altrove non troverai sollievo, né aiuto, né conforto. Sappi che avrai molto, molto da soffrire, ma questo non ti spaventi. Io sono con te ». Poco dopo mi ammalai. I disturbi fisici furono una scuola di pazienza per me. [14]”

Assolutamente niente di eterodosso, anzi quanto qui scritto contrasta con la accusa di pietismo. Bisogna rendere conto al Signore anche delle più piccole offese, dice Suor Faustina. Inoltre viene riaffermato il valore della sofferenza terrena come espiazione delle pene del purgatorio. Inferno vuoto? L’esperienza mistica della Kowalska, al contrario di quella della Kozolowksa, insegna giusto il contrario.

Proseguiamo in altre letture:

“Dì ai peccatori che nessuno sfuggirà alle Mie mani” (1938), e ancora: “Se fuggono davanti al Mio Cuore misericordioso, cadranno nelle mani della Mia giustizia” (1938). Come dire, misericordioso sì ma fesso no.

Un’altra accusa che viene rivolta alla Faustina è la pretesa di creare un culto nazional-cattolico. Effettivamente, nel corso della storia, a partire dalla Riforma luterana ma anche prima con Carlo VII di Valois re di Francia, si era diffusa la tendenza di creare nelle varie nazioni, per puro interesse politico, delle chiese a carattere nazionale, che adeguassero dunque non tanto la Dottrina all’insegnamento evangelico e alla Tradizione degli Apostoli e dei Padri, quanto alle necessità e alle culture dei singoli Stati. Questa tendenza portò i re di Francia, nell’età moderna, a tentare una fallimentare esperienza di chiesa gallicana, oppure in area germanica e scandinava le chiese luterane divennero meri pretesti per creare nuovi stati (vedi la Svezia), il granducato di Mosca – nascente Russia – formò da sé un patriarcato ortodosso che si autodichiarò superiore a quello di Costantinopoli, rifiutando quindi la richiesta ecumenica dei Concili di Firenze e di Ferrara (1438-42) di entrare a far parte del seno della Chiesa “universale” cattolica romana. Ancora più tristemente noto è il caso di Enrico VIII Tudor, che per motivi squisitamente politici creò la chiesa anglicana, un caso sui generis di scisma che pertanto risultò anche eresia, come il protestantesimo.

Premesso ciò, i vescovi polacchi e il Santo Uffizio a Roma erano preoccupati che una esperienza di chiesa nazionale potesse sorgere tardivamente anche nella cattolica Polonia. Questo fu effettivamente il tentativo della Kozolowksa, che si dichiarò messaggera di Dio, inserì un nuovo libro nel canone biblico e nominò la Polonia nuova Gerusalemme. Se leggiamo il Diario della nostra santa, invece, non notiamo altro che un semplice e normale amore per la propria patria, una volontà di sacrificarsi e pregare anche per essa (affinché regni la Vera Fede, quella cattolica, quindi, e non un’altra nazionalistica). Certamente le autorità ecclesiastiche si allarmarono dopo il caso mariavita, ma il tempo ha dato ragione alla Kowalska.

Si accusa che l’immagine fatta dipingere dalla suora per ordine di Gesù  fosse una propaganda nazionalista, in quanto i raggi che sgorgano dal costato sono di colore bianco e rosso (gli stessi della bandiera polacca). E’ così difficile, invece, capire semplicemente che quei colori sono gli stessi dell’Acqua e del Sangue che sgorgarono dal costato di Nostro Signore ormai morto sulla Croce? Ne parla anche il Vangelo da duemila anni. E’ così difficile, in definitiva, credere all’ovvietà di quanto detto dalla stessa Faustina? Io e molti cattolici crediamo bene di no.

“Amo la Polonia in modo particolare e, se ubbidirà al Mio volere, l’innalzerò in potenza e santità. Da essa uscirà la scintilla che preparerà il mondo alla Mia ultima venuta” (1938). Si accusa quindi Santa Faustina anche di millenarismo, oltre che di già citato nazionalismo.

In realtà Suor Faustina non fu l’unica grande mistica del Novecento a sostenere che quelli in cui viviamo sono gli ultimi tempi, sebbene nessuno possa definire con certezza quando Cristo ritornerà. Un’altra grande mistica, Suor Lucia dos Santos, veggente di Fatima (che – almeno spero – nessun tradizionalista inquisente osi mettere in discussione) in una intervista del 1957 con padre Agostino Fuentes affermava:

“Padre, la Santissima Vergine non mi ha detto esplicitamente che siamo giunti alla fine dei tempi, ma ci sono tre ragioni che mi spingono a crederlo. La prima ragione è dato dal fatto che Ella mi disse che il diavolo è in procinto di ingaggiare una battaglia decisiva contro la Vergine. Ed una battaglia decisiva è quello scontro finale in cui una parte sarà vittoriosa e l’altra, giocoforza, subirà la sconfitta. Per questo, d’ora in poi, dobbiamo scegliere da che parte stare. O stiamo con Dio o stiamo col demonio. Non vi sono altre possibilità. Il secondo motivo è dato dal fatto che Ella disse a me così come ai miei cugini, che Dio sta dando due ultimi rimedi all’umanità. Questi non sono altri che il Santo Rosario e la Devozione al Cuore Immacolato di Maria. Il fatto che siano gli ultimi due rimedi significa che non ve ne saranno altri. Il terzo motivo deriva dal fatto che nei piani della Divina Provvidenza, il Signore prima di punire il mondo, esaurisce tutti gli altri rimedi possibili” [15].

Dobbiamo accusare anche Suor Lucia di millenarismo? E’ assurdo. Inoltre, come la stessa Santa Faustina dichiara, la devozione alla Divina Misericordia non è un “nuovo rimedio” che Cristo offre al mondo, che come alcuni accusano oscurerebbe la devozione al Sacro Cuore di Gesù, ma anzi ne approfondisce la devozione. Le devozioni alla Divina Misericordia e al Sacro Cuore, infatti, sono estremamente connesse tra loro. Qualcuno, quindi, potrebbe accusare anche Fatima di aver introdotto una nuova devozione, quella all’Immacolato Cuore di Maria, che rischia di oscurare quella al Sacro Cuore di Gesù? Certo che no. O forse avevano ragione i giansenisti a criticare Santa Margherita Alacoque, la mistica del Sacro Cuore, o avevano ragione coloro che potevano sostenere che tale nuova devozione oscurasse la devozione al Santo Rosario, a cui va “l’ultimo bacio nella vita che si spegne”? Certo che no.

Per quanto riguarda “la scintilla che preparerà il mondo” alla Sua venuta, come non pensare a Giovanni Paolo II, polacco di origine e compatriota di Santa Faustina, al quale – aldilà delle varie accuse di ecumenismo che gli vengono mosse (e di cui non si cerca mai di capirne le ragioni) – non si può negare il merito di aver lavorato alla distruzione dell’Unione Sovietica, profetizzata proprio a Fatima?

Secondo le parole di Suor Lucia, il Santo Rosario e la devozione al Cuore Immacolato di Maria sono gli ultimi rimedi che Dio dà al mondo, ma il Signore non punirà il mondo fino a quando non saranno esauriti tutti gli altri rimedi possibili. Santa Faustina non sostiene mai che la devozione alla Divina Misericordia è un “nuovo rimedio di salvezza”, né tantomeno il “solo” rimedio, ma “l’estremo rimedio dei moribondi”, che rientra – come già detto ma repetita juvant – nella devozione al Sacro Cuore di Gesù.

Si accusa anche Santa Faustina di voler sostituire il Sacramento della Penitenza, che il Signore ha istituito, con la pratica della coroncina della Divina Misericordia. Una accusa del tutto infondata, dal momento che la stessa santa recitava la coroncina e al contempo sentiva il vitale bisogno di avere un confessore al suo fianco, confessore che Gesù stesso peraltro le indicò. Santa Faustina si accostava frequentemente al Sacramento della Penitenza. In nessun punto del Diario si legge che la devozione alla Divina Misericordia sostituisce il Sacramento.

Si accusa Santa Faustina di aver introdotto l’idea che basti pregare la coroncina della Divina Misericordia presso un moribondo per salvarlo automaticamente, anche se questo risulti impenitente. In realtà molti sono i passi del Diario in cui viene condannata l’impenitenza finale (peccato contro lo Spirito Santo). Ma da quando pregare per la salvezza dei moribondi è una cosa errata? Non è proprio a Fatima che l’angelo protettore del Portogallo insegnò ai tre pastorelli la preghiera: “O Dio mio, io Vi adoro, credo, spero e Vi amo, vi chiedo perdono per tutti quelli che non Vi adorano, non credono, non sperano e non Vi amano”?

La coroncina della Divina Misericordia non sostituisce per niente il Sacramento della Penitenza e non salva “automaticamente” nessuno.

 

Gaetano Masciullo (vedi qui altri studi ed articoli)

 

Note:

*Siccome i cognomi slavi si dividono tra cognomi invariabili per genere e cognomi che sono declinati come aggettivi, segue che, sebbene la moglie assuma il cognome del marito, il cognome può essere leggermente diverso. Un esempio di questi cognomi è Kowalski (al maschile, padre e figli) che diventa Kowalska (al femminile, per moglie e figlie).

[1] Vai al pdf: http://www.chiesaviva.com/443%20mensile.pdf
[2] Vai al pdf: http://www.salpan.org/Allegati/LA_MISERICORDIA_DIVINA.pdf
[3] J.-B. Boucher, Madame Acarie, Parigi 1982; citata da H. Bremond, Histoire du sentimente religieux, tomo II, p. 69-71
[4] cf. Mons. L. Cristiani, Presenza di Satana nel mondo moderno, Ed. France-Empire, 1960, cap. “Le diavolerie di Lourdes”, pagg. 59-91
[5] Vedi qui: http://www.effedieffe.com/index.php?option=com_jcs&view=jcs&layout=form&Itemid=142&aid=65209
[6] Vedi qui: http://www.eresie.it/it/Kozlowska.htm
[7] Ivi
[8] Santa Faustina Kowalska, Diario, I Quaderno, Parte 1, I.VIII.1925

[9] Ivi
[10] Vedi articolo di Locatelli linkato ad inizio articolo

[11] http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_most_common_surnames_in_Europe#Poland
[12] Santa Faustina Kowalska, Diario, II Quaderno, Parte 3
[13] Vedi qui: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/08/30/ecco-il-teologo-dell-inferno-vuoto.html
[14] Santa Faustina Kowalska, Diario, I Quaderno, Parte 1
[15] Elia Giacobbe, Il Segreto di Fatima – salvati da una profezia,  Sugarco Edizioni, pag. 76