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«Ogni potestá mi é stata data sui cieli e sulla terra! Dunque,andate e fate discepoli tutti i popoli,battezzandoli nel nome del Padre,del Figlio e dello Spirito Santo».

«Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore, finché non sia formato Cristo in voi!».

Questi due estratti delle Sacre Scritture, di cui la prima frase é tratta dal Vangelo secondo San Matteo e la seconda dalla “Lettera di San Paolo Apostolo ai Galati”,descrivono in modo sublime la Chiesa,Sposa dolcissima del Cristo,nella sua duplice veste di Madre e Maestra di tutti i popoli.

Secoli e secoli di Magistero Infallibile ci hanno richiamato continuamente a  questa verità di fede. Ne parla implicitamente San Pio V nella Sua bolla “Regnans in excelsis”, ne parla il beato Pio IX nella sua Professione di fede di fronte ai padri conciliari («Noi professiamo la Chiesa Una Santa Cattolica e Apostolica,Madre e Maestra di tutti i popoli»), ne parlano recentemente il beato Giovanni XXIII nella “Mater et Magistra” («Madre e maestra di tutte le genti, la Chiesa universale è stata istituita da Gesù Cristo perché tutti, lungo il corso dei secoli, venendo al suo seno ed al suo amplesso, trovassero pienezza di più alta vita e garanzia di salvezza. A questa Chiesa, colonna e fondamento di verità,il suo santissimo Fondatore ha affidato un duplice compito: di generare figli, di educarli e reggerli, guidando con materna provvidenza la vita dei singoli come dei popoli, la cui grande dignità essa sempre ebbe nel massimo rispetto e tutelò con sollecitudine») e il Suo Successore,Paolo VI nell’Enciclica “Ecclesiam Suam” («Gesù Cristo ha fondato la sua Chiesa, perché sia nello stesso tempo madre amorevole di tutti gli uomini e dispensatrice di salvezza»). Non é bene tacere,in tale contesto,neppure la Costituzione “Dominus Jesus” firmata dal futuro Benedetto XVI e approvata dal beato Giovanni Paolo II,quand’egli era ancora regnante.

Eppure,anche in questo caso, vi é un abisso incolmabile tra carta e realtà: accanto all’opera di rilettura dei grandi eventi della vita della Chiesa da parte di forze di dubbia ortodossia -come ho potuto porre in evidenzia nel mio precedente articolo- si affianca anche una turpe censura di alcuni aspetti dottrinali e teologici sulla Chiesa,la quale perde ogni giorno la propria identità,funzione e,non meno importante, sacralitá.

La Chiesa é Maestra perché Madre e Madre perché Maestra: al servizio della Verità, questi due attributi sono inscindibili tanto quanto gli attributi divini  “Misericordioso” e “Giusto” contenuti nel Simbolo.

Tuttavia,in questo particolare momento storico,vuoi per le ingenti migrazioni dei fedeli lontano dalle chiese, si cerca di insistere soprattutto -e azzarderei- quasi esclusivamente  sulla maternità della Chiesa, oscurando o “mortificando” la Sua autoritá come Maestra. 

Vada per la Madre,ma aggiungerei un aggettivo: “inascoltata”! 

Eh,si: la Chiesa é diventata Madre inascoltata proprio perché ha perso in parte la volontà,in parte la capacità di”insegnare” e “correggere”. Come é possibile?

Quando una madre perde l’autorevolezza e l’autorità nell’indicare la “retta via”, nel definire i confini tra quello che i latini definivano il fas e il nefas e di punire a malincuore i comportamenti sbagliati dei propri figli, questi ultimi non la prendono più sul serio e se ne approfittano. Portiamo un esempio: se una mamma non si sforza di insegnare al figlio il comportamento giusto da tenere a tavola o comunque passa sopra ad ogni “maleducazione” del figlio senza intervenire, questo non imparerá mai,persevererà nel suo errore e le persone estranee lo guarderanno sotto una cattiva luce.

La bontà non deve essere confusa con un buonismo melenso e nocivo. Una madre ha il dovere di imporre dei paletti, di insegnare opera di discernimento: questa é una vera madre,una madre che ama. Una madre buonista,invece, non serve a nulla!

La Madre é sempre pronta a dispensare il perdono per i comportamenti sbagliati del figlio,ma deve anche insegnare che un’azione cattiva ha sempre una sua conseguenza. La punizione non annulla il perdono,né lo indebolisce,ma semmai lo rafforza e lo rende autentico. 

Dunque,anche le punizioni,le “penitenze”,i rimproveri sono degli insostituibili dimostrazioni di amore vero.

Tale ragionamento é applicabile perfettamente alla Chiesa: va bene la misericordia,va bene il perdono, ma é auspicabile che i sacerdoti tornino a parlare di “conseguenze del peccato”,”riparazioni del peccato”,”penitenze”. Senza queste parole,le chiese saranno sempre più vuote perché tutti si approfitteranno della Misericordia di Dio,la considereranno un “bene usa-e-getta”, un “prodotto da distributore da caffè” e a soffrirne saranno in due: Dio e la Chiesa.

«Andate e fate discepoli tutti i popoli»: é il comando che Gesù da alla Chiesa. Il soggetto della frase sono i Santi Apostoli, sotto la cui autorità gli altri devono essere educati e disciplinati. La Chiesa non può rinunciare ad usare il “bastone del Pastore” alla scuola della Verità.

Ricordava Benedetto XVI al termine dell’Anno Sacerdotale:« anche la Chiesa deve usare il bastone del pastore,il bastone col quale protegge la fede contro i falsificatori,contro gli orientamenti che sono,in realtà, disorientamenti». Sono parole significative!

Quanto folle sarebbe quel pastore se non usasse il suo bastone contro le fiere che attentino al suo gregge! Quanto fuori di senno se conducesse l’armento verso un burrone! 

Non bisogna di certo essere dei pastori di mestiere per capirlo!

Si era pensato che mettere in soffitta il bastone del pastore avrebbe favorito l’unità, l’inclusione e il desiderio della fede…e invece si sono moltiplicati gli errori teologici, le divisioni,gli abusi liturgici e il relativismo!

La Chiesa é in piena battaglia con la modernità, l’armento di Cristo rischia di ammalarsi e la barca di Pietro sta affrontando una tremenda tempesta. Sono necessari gesti forti,autoritari contro i distruttori della fede! Il tempo delle condanne non dovrebbe terminare!

O Santa Chiesa di Cristo, torna,dunque, a fare uso del Tuo bastone,ormai impolverato. Non aver paura!

 

Gianluca di Pietro