Gent.mi gestori di RadioSpada.org,
ringraziandovi per l’occasione concessa, mi permetto solo alcune brevi considerazioni sui contenuti dell’articolo che Roberto Del Bosco ha dedicato alla nostra manifestazione di sabato a Roma.
– La manifestazione è stato un insperato successo. Non mi soffermo sul dato quantitativo, perché le foto dell’evento sono pubbliche sulla nostra pagina Facebook e chiunque può essere testimone oculare del fatto che ci fossero alcune migliaia di persone. Il successo sta innanzitutto nel fatto che abbiamo dato il fatidico “la” ad una pur minima reazione a tutto quello che ci stiamo sorbendo ormai da mesi. Pensateci: potete individuare nella società italiana un soggetto che abbia chiaramente espresso di volersi dedicare all’organizzazione delle voci contrarie al clima di vero e proprio terrore con cui si vuol tacitare chi non condivida le battaglie delle associazioni per i diritti civili dei gay? La Manif Pour Tous Italia sta riempiendo uno spazio del dibattito pubblico italiano che si candidava a rimanere colpevolmente vuoto. Non s’intende negare che sia pieno di associazioni e formazioni culturali saldamente schierate per le buone ragioni antropologiche di un sistema sociale incardinato sulla famiglia, unione tra un uomo e una donna riconosciuta pubblicamente con l’istituto matrimoniale; si nega che queste associazioni avessero, fino a poco fa, un comune sbocco, un comune raccordo, forse anche un comune intento operativo. Sappiamo invece fin troppo bene che, quando i massimi valori sono in pericolo, non c’è specificazione che tenga davanti alla necessità di essere uniti. La Manif Pour Tous Italia, in tal senso, è solo un contenitore: non ha altre finalità dal creare una “rete di buone volontà”, e di coordinare questi sforzi al bene comune.
– Proprio a motivo di queste finalità specifica, non c’è cosa più rischiosa che iniziare ad installare dogane per permettere l’adesione alle iniziative de La Manif. Chiunque può partecipare, se condivide il fine. La manifestazione di sabato ne è la prova. La Manif Pour Tous Italia non ha cappelli in testa, né politici né confessionali. Non è un’associazione di ispirazione cattolica, perché siamo convinti che le buone ragioni da noi promosse possono essere ammesse col semplice uso della retta ragione (e, se ben ricordo, questo principio rimane comunque pienamente cattolico). Non scendiamo in piazza per lanciare assist ad alcuna formazione politica formata o “formanda”, com’è stato ufficialmente chiarito anche dal palco di sabato scorso. I politici che partecipano lo fanno a titolo rigorosamente personale (per la cronaca, l’On. Gigli, che pure aveva promosso emendamenti al dl Scalfarotto, non ha infine votato per la sua approvazione, diversamente da come riportato nell’articolo). Niente ci interessa di meno che formare presunti “popoli democristiani” da servire su piatti d’argento a formazioni politiche italiane. L’unico obiettivo è raccogliere forze umane e morali, perché è notorio che la maggior parte delle sfide culturali si perdono a causa dello sperpero di queste ultime.
– Ci auspichiamo un nuovo Family Day? Assolutamente si! Il Family Day è stato uno dei rari episodi della nostra storia socialein cui una parte della società civile, culturale, politica è riuscita ad accordarsi verso un fine specifico condiviso. La cosa più importante da dire sul Family Day è che esso è riuscito nel suo intento di arginare le riforme al diritto di famiglia all’epoca già in corso. Non lo dobbiamo forse ai nostri concittadini? Non dobbiamo mettere anima e corpo per continuare su questa strada, difendendo e promuovendo le buone ragioni antropologiche e morali che ancora fanno della famiglia il cardine della società?
Specificare, sfasciare, criticare… sono attività legittime e assai spesso anche dovute. Sempre e comunque bisogna mantenere alta la guardia, anche con riguardo ad occasioni che potrebbero attirare il nostro coinvolgimento intellettuale ed emotivo. Noi de La Manif Pour Tous Italia ci chiediamo: alla luce delle emergenze che conosciamo e che ci spingono ad un impegno concreto ed assiduo, è veramente questo il momento di dividere forze ed intenti?
Filippo Savarese
Portavoce “La Manif Pour Tous Italia”
Signor Savarese,
premesso che le buone intenzioni sono evidenti e fuori di dubbio, credo che non possa valere la regola del “chiunque venga purché venga”, perché se non si chiarisce la visione antropologica di fondo c’è poco da fare. Come si può definire “a difesa della famiglia” una manifestazione in cui molti dei partecipanti – almeno, di quelli che facevano passerella – sono a favore dell’aborto legale, del divorzio o delle unioni civili?
Gli obiettivi non si raggiungono solo facendo i numeri e se rilevare delle ambiguità di fondo è “sfasciare”, allora non si va da nessuna parte. Non saranno le osservazioni di Del Bosco (che peraltro, non condivido integralmente) a sfasciare la Manif, ma il necessario redde rationem di quelle ambiguità. Non si tratta di “dividere forze ed intenti” perché gli intenti non sono i medesimi né sono uniti: chi ritiene la famiglia come fondata sul matrimonio e consacrata dal Sacramento ha sfilato accanto a chi chiama famiglia due quarantenni che fanno i fidanzati conviventi magari con prole e queste non sono differenze da poco, se si vuol affrontare seriamente l’emergenza antropologica in atto. Non si tratta insomma di far gli schizzinosi o i duri e puri: si tratta di comprendere dove so sta andando e con chi.
Quanto a me, io le Manif le farei sotto i Vescovadi, per dare la sveglia a troppi silenziosi peones. Sono reduce da diversi incontri di differenti Diocesi nei quali la parola d’ordine è “dei gay non serve parlare”: sembra d’essere tornati agli Anni 90, quando “del divorzio non serve parlare” ed ora ci ritroviamo con i matrimoni gay alle porte e solo una talpa non vedrebbe il nesso.
Comunque, buona fortuna sinceramente: Le auguro che la Manif cresca per il bene di tutti.
Io spero che ci si renda conto che tali iniziative sono di fatto non ignorate ma oggettivamente boicottate dalle diocesi, che quando invece si tratta di cammellare giovani sfaccendati
alla GMG pagano pure biglietto aereo e soggiorno in albergo.
Debbo serenamente constatare che queste iniziative sono all’inizio e possono soffrire di “difetti di gioventù” ma se si vuole che portino a qualcosa è necessario stabilire
con precisione i confini di chi è dentro e di chi è fuori, perché di baracconi razzolatutto
che tutto fa brodo… la chiesa italiana non ha alcun bisogno ne ha già a iosa.
Invece di scrivere lamentele a Radiospada che ha sollevato critiche puntuali e condivisibili, il Signor Savarese provi a scrivere lamentele a tutte le diocesi ovvero ai vescovi che le dirigono, per non aver mosso un dito e lo faccia
ora a “fallimento o successo” avvenuto e poi si ricordi di re-invitarli alla edizione del prossimo anno, poi magari potrà far avere a Radiospada i risultati di queste lamentazioni e di questi inviti.
Con l’irenismo e l’ipocrisia ripeto, non si va da nessuna parte, o si combatte o si tace… e i vescovi italici hanno già scelto in massa, preferiscono tacere e continuare a baloccarsi
coi loro serragli privati.
Ho personalmente partecipato alla manifestazione di sabato 14 e posso riferire, sulla base di quanto ho visto, che l’espressione “migliaia di partecipanti” è tutt’altro che infondata, contrariamente a quanto asserisce Del Bosco. In secondo luogo, basterebbe avere a mente quella curva normale di Gauss che si studia a statistica o nelle scienze sociali per sapere che il grosso dell’opinione pubblica – quella che decide elettoralmente – non si situa mai alle ali estreme di un fenomeno ma sempre al centro, nella soverchiante maggioranza dei casi. Avere la pretesa di dare alla buona battaglia contro l’ideologia gender connotazioni da guerra di religione non aiuta la causa politica in atto. Mi sembra che le obiezioni di Del Bosco siano una forma di sfascismo senza orizzonti.