di Alessandro Pini, da La voce cattolica (Mensile del Circolo Ragionar cattolico, edizione n° 30 di luglio 2013)
Trovo “abbastanza” scandaloso dover iniziare quest’articolo spiegando cos’è realmente una famiglia (naturale), ma (purtroppo) siamo in quei tempi “profetizzati” dal grande scrittore britannico Gilbert K. Chesterton e dobbiamo veramente «sguainare le spade per dimostrare che le foglie sono verdi in estate», quindi non ci resta che usare la penna come una spada per squarciare le tenebre in cui molte menti sono cadute.
La famiglia è il primo e fondamentale nucleo della società, composta da uomo (pater), donna e figli, unita e fondata sul Matrimonio, da ogni civiltà considerato intrinseco alla natura umana e reso Sacramento da Nostro Signore Gesù Cristo, autore della nuova Legge.
Fine primario del matrimonio è la procreazione ed educazione della nuova vita; con ciò ogni questione circa altre presunte forme di “famiglia” è da escludersi, visto che la facoltà di procreare è stata data da Dio soltanto attraverso l’unione dell’uomo con la donna, e non saranno certo le idee malsane e le passioni disordinate a cambiare le leggi della natura: com’è sempre stato vero che il fuoco brucia e sempre lo sarà, così la legge naturale è immutabile, e sostituire il diritto umano a quello divino è diabolico.
Va inoltre specificato che il matrimonio fin dal principio è stato stabilito da Dio, e non dalla volontà dell’uomo come la Massoneria da secoli ormai cerca di render idea comune e naturale attraverso la sua massiccia opera di propaganda.
A tal proposito giova ricordare una breve “ammissione” raccontata dal grande apostolo del Sacro Cuore, Padre Matteo Crawley Boevey, il quale raccolse la testimonianza di un grande convertito che così si espresse: «Noi miriamo ad una cosa sola: scristianizzare le famiglie […] per pervertire la società ci basta conquistare le famiglie. Se vi riusciamo la vittoria della Chiesa è finita!».
Ben consapevoli quindi dell’importanza e della forza della famiglia, i nemici di Dio e dell’uomo fatto a Sua immagine e somiglianza, da secoli si sono scagliati contro questa istituzione vitale per la società stessa ma nemica della civiltà nuova (anticristica) che essi sognano di erigere sulle rovine di quella cristiana; l’essenza stessa della Rivoluzione consiste nel sottrarre i popoli all’influenza della Chiesa e ciò è stato possibile proprio attraverso la corruzione dei costumi del popolo, quindi delle famiglie, come aveva ben intuito S.S. Leone XIII: «Poiché quasi nessuno è disposto a servire tanto passivamente uomini scaltriti e astuti come coloro il cui animo è stato fiaccato e distrutto dal dominio delle passioni, sono state individuate nella setta dei Massoni persone che dichiarano e propongono di usare ogni accorgimento e artificio per soddisfare la moltitudine di sfrenata licenza; fatto ciò, esse l’avrebbero poi soggiogata al proprio potere arbitrario, e resa facilmente incline all’ascolto». (1)
E’ fondamentale, quindi, capire che la società nella quale viviamo è il frutto (cattivo) della Rivoluzione, che poi nient’altro è che il ripetersi stesso del “Non serviam” di Lucifero, che mira alla schiavitù dell’uomo attraverso le false libertà che contrastano la Legge Evangelica, altresì promosse dall’attuale ordine pubblico ateo e laicista, che, anziché proteggere e servire come suo dovere la famiglia, la espone a sempre nuovi pericoli dati dal tentativo di distruggere la sacralità del matrimonio con sempre nuove pretese di legittimare pseudo- diritti e pseudo- libertà! A questo proposito ricordiamo le parole – ancora una volta limpide – di Leone XIII, quanto mai attuali, e che ogni famiglia deve aver ben presenti: «Che se l’uomo, se la famiglia, entrando a far parte della società civile, trovassero nello Stato non aiuto, ma offesa, non tutela, ma diminuzione dei propri diritti, la civile convivenza sarebbe piuttosto da fuggire che da desiderare». (2)
Ogni genitore quindi ha il grave compito di proteggere i propri figli e la famiglia stessa; il padre riacquistando il proprio ruolo di capofamiglia, possessore della virtus nel duplice senso di forza e virtù, fisica e morale, trasmettendo innanzitutto al figlio la fede, il coraggio e lo spirito di sacrificio principalmente con l’esempio quotidiano. La madre con la sua dolcezza deve educare i figli insegnando loro a vivere sotto lo sguardo paterno di Dio e di Maria Ss.ma , a crescere nelle virtù attraverso la preghiera quotidiana e le buone azioni; tale ruolo è talmente importante che il grande Pontefice San Pio X così affermò una volta: «Datemi delle madri veramente cristiane e salverò il mondo che sprofonda».
Nuclei uniti dal sangue e dalla fede possono e devono essere la base per la Restaurazione della civiltà cristiana; sottomessi alla Legge di Dio, attraverso la propria conversione e poi quella delle altre famiglie a loro più vicine, essi sono la più bella speranza per la nostra società in caduta libera verso la “schiavitù del peccato”. La Restaurazione dipende proprio dalla capacità di ogni singola famiglia di porsi come strumento di Dio per far regnare come suo diritto il Signore Nostro Gesù Cristo su tutti i popoli e nazioni, perché è dalle fondamenta che si costruisce un edificio solido, e la famiglia rappresenta proprio le fondamenta della società umana.
Proprio per la salvezza dell’uomo, Gesù Cristo istituì la Chiesa Cattolica come unica Arca di salvezza, e a Lei, al suo Magistero infallibile, dobbiamo massima obbedienza, poiché solo in Essa troviamo la Verità ed i Sacramenti indispensabili per raggiungere la Meta dopo l’esilio sulla Terra.
Come la Chiesa ha sempre insegnato, dobbiamo quindi obbedire solo a Dio e disobbedire alle leggi umane qualora siano in contrasto con quella divina, «È necessario obbedire più a Dio che agli uomini» (At 5,29).
Come i primi cristiani dobbiamo testimoniare la nostra fede per conquistare un mondo che sta tornando pagano da quando ha scacciato dalla società il proprio Re e Salvatore, che deve tornare al più presto ad avere il posto d’onore in ogni famiglia, e lo potrà fare se appunto ognuna di esse si impegnerà seriamente a farLo regnare innanzitutto nella propria casa, prendendo come esempio di vita familiare la Sacra Famiglia nella quale trionfava la Fede, il coraggio, l’umiltà e la preghiera.
La Restaurazione inizia, quindi, nelle nostre case, fra le mura domestiche; come la nostra salvezza ebbe inizio fra le mura della casa di Maria Vergine, così oggi dipende dal nostro “fiat” a Dio il nuovo trionfo del Vangelo, che duemila anni fa rivoluzionò il mondo liberando gli uomini dalle catene del vizio attraverso la salvifica azione della Chiesa, con l’esercito dei suoi santi e dei suoi martiri.
Sulle nostre ginocchia, di nuovo piegate, in onore del Creatore nostro, si reggerà e sulle nostre gambe camminerà la marcia che porrà fine alla Rivoluzione per il trionfo del Cuore Immacolato di Maria attraverso il quale si instaurerà il Regno del Sacratissimo Cuore di Gesù.
Affidiamoci, pertanto, a San Michele Arcangelo, colui che al magnifico grido di “Quis ut Deus! Chi è come Dio!” precipitò Lucifero, l’angelo ribelle nonché vero ispiratore della Rivoluzione, nell’inferno, affinché ci protegga e ci sostenga nella lotta quotidiana contro “i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti”.
San Michele, primo difensore della regalità di Cristo, prega per noi!
San Giuseppe, sostegno delle famiglie, prega per noi!
Maria, Aiuto dei Cristiani, prega per noi!
Temo sia finito il tempo della possibile restaurazione e che si sia ormai avviati al tempo della persecuzione e del martirio, purtroppo, ma anche se così fosse, ogni sacrificio si compia a sempre maggior gloria di Dio.
Amen
Siamo alla fine..
Stiamo provocando l’ira di dio e Bergoglio addirittura la maledizione..
Non si può accettare una situazione del genere!
Ogni bambino abbia un padre e una madre. Anche al nostro signore gesu Cristo li fu regalato un padre e una madre e non due padri o due madri!
Le cose che vanno contro natura uccidono la nostra anima, e questi poveri bambini cresceranno in un modo sbagliato e vivranno la loro vita con un insegnamento errato!
Che fine ha fatto il terzo comandamento?
Calpestato!!
Non si può sputare sui comandamenti del signore!!!
Il compito di Bergoglio e di ammonire pubblicamente e al più presto questa situazione!!! È non di incoraggiare la gente a farlo! Come quella volta che disse di non dare hai bimbi il vaccino contro la fede! Adesso BASTA!!! Il buon cristiano deve fare la volontà di Dio e non la propria, la propria appartiene alla perdizione eterna! Bergoglio dove ci vuoi portare?
Il tuo compito e di essere “odiato” e non amato dai non credenti e dalle altre religioni!
Se ti amano hai fallito!
Gesù per aver detto la verità e stato odiato e messo a morte!
Il mondo appartiene a lucifero e se il mondo ti ama devi cominciare a chiederti, perché?
Essere gay e un peccato! È praticarlo e mortale! Tu dici bene quando dici: chi sono Io per giudicarli.. I peccatori e vero non vanno giudicati ma il peccato SEMPRE!!!
Io personalmente amo tutti, gay o etero non importa. Per me siamo tutti fratelli e sorelle in Cristo!Ma I comandamenti di Dio vanno presi a parole e osservati con rispetto!
Nostra signora, la santissima “postina” che è apparsa a Fatima ci a messo in guardia per questi tempi!
Io cerco di amare il mio prossimo come ogni buon cattolico deve fare, ma non mi sforzo affato di giustificare chi sceglie una via di peccato e di abominio. Affermare che il “comportamento gay” è peccato è dovere di carità
e opera di assistenza spirituale per ogni cattolico papa compreso.
Un contoè dire “chi sono io per giudicare un omosessuale….” e un conto è dire quello che dice bergoglio “chi sono io per giudicare un gay….” il gay infatti non è un omosessuale “generico”, ma un omosessuale che rivendica la propria depravazione in forma pubblica come lecita e che pretende che questa venga accettata moralmente e protetta legalmente. E’ questo il motivo primo per cui l’affermazione di bergoglio in tal senso oltre ad essere del tutto
inopportuna è teologicamente e morlamente errata.
Possiamo e dobbiamo amare il prossimo anche se tra questo prossimo vi fosse un omosessuale, ma se c’è dobbiamo ammonirlo e aiutarlo per combattere
il suo disturbo, se poi inciampiamo in un gay che fa del peccato la sua bandiera di vita, allora dobbiamo stare alla larga e non salutarlo neppure
come insegna il Nuovo Testamento e dopo una doverosa opera di ammonimento e correzione fraterna venga allontanato e trattato come “pagano e pubblicano”.
Bisogna amare l’uomo ma sempre disprezzare il peccato e nel non giudicare l’uomo non possiamo esimerci dal deprecarne il peccato che commette.
Allontanare un gay non significa privarlo della carità e dell’amore, ma al contrario significa fargli dono di verità e carità nella correzione
che doverosamente dobbiamo esercitare e questo lo dovrebbe fare in primis anche ogni vescovo, che sia o meno a roma.
Il Papa non può giudicare un omosessaule specifico con nome, cognome e indirizzo che non abbia reso pubblico il suo peccato e non lo abbia testardamente rivendicato quale diritto e modus vivendi, ma DEVE giudicare e condannare un gay generico, anche se costui cercasse genericamente Dio con generica buona volontà, percvhè costui sarebbe comunque pubblico peccatore che si ostina nel peccato mortale.