“Prete“ gay

La storia di Troy Deroy Perry Jr. e della sua Metropolitan Community Church di Los Angeles potrebbe tranquillamente essere un copione per un film, e lo diverrà.
Il giovanotto nasce nel 1940 in Florida. È il primo di cinque figli; non completa la scuola, a 15 anni è già un pastore battista; a 19 sposa la figlia del pastore della sua chiesa, mette al mondo due figli e, nel frattempo, si sollazza con qualche storiellina omo, «ma sono da considerarsi solo avventure giovanili», come dichiara lui stesso nella biografia. La moglie lo molla dopo aver coperto una copia di The Homosexual in America di Donald Webster Cory (pseudonimo di Edward Sagarin), padre del movimento omofilo. Nel frattempo il vescovo della Church of God Profecy (una denominazione protestante di ambito pentecostale), informato della cosa, lo costringe a mollare la predicazione. Perry compie 28 anni e le liason omo vanno avanti fino a quando un suo amico si suicida: questa sarebbe stata la molla che lo avrebbe convinto a pubblicizzare “servizi religiosi per i gay”. Alla prima “messa” parteciparono dodici persone: nove amici e tre che avevano letto l’avviso sul giornale. L’affare s’ingrossa e, sebbene la California sia aperta e moderna, alcune “chiese” di Perry vengono date alle fiamme… ma il reverendo non si scoraggia e nel 1970 celebra il primo matrimonio gay, beccando pure una denuncia. Nel 2003 “sposa” a Toronto il suo compagno Phillip Ray De Blieck che presenta come “suo marito”, denuncia lo stato di California per “discriminazione” e vince pure. Nel 2007 arriva il film sulla sua vita e la 300° congregazione in 18 nazioni, una laurea honoris causa dalla Episcopal Divinity School di Boston, un’altra dal Samaritan College di Los Angeles, un’altra ancora da La Sierra University di Santa Monica. I riconoscimenti continuano a piovere come polpette, fino all’invito, nel 1977, alla Casa Bianca.
L’excursus su Troy Perry è necessario per comprendere cosa sia la Metropolitan community Church: una denominazione protestante di orientamento congrezionalista con specifico riferimento a gay, lesbiche, bisex e transgender. Teoricamente si rifanno al credo di Nicene ma tutti, anche chi non appartiene alla “chiesa”, può partecipare all’eucarestia (anzi, alla “comunione aperta”) e cosa ci sia di eucaristico è davvero un mistero. Dunque, una chiesa con sacerdoti gay, che sposano gay, a loro volta sposati con altri gay. Difficilmente si potrebbe trovare qualcosa di relativo a tutta questa confusione nella Bibbia. Certo, la denominazione di “chiesa” non deve trarre in inganno: basta rispettare le normative americane sulla registrazione delle chiese per essere fiscalmente tranquilli, raccogliere fondi e costruire templi, compresa la cappella interfede di Dallas. La Mcc è all’avanguardia: oltre un ipotetico Concilio Vaticano III, la sua “dottrina sociale” lascerebbe spiazzato anche l’attivista lgbt più oltranzista, visto che si rivolge espressamente al mondo omosessuale tanto da sviluppare una vera e propria “Queer theology” che comprende libri come “La Bibbia e l’omosessualità”, “Né peccato né malattia”, “Più che parole: linguaggio inclusivo lgbt da usare nelle chiese”, “Lettura femminista della Bibbia” ed altro ancora. Insomma, c’è tanto di quel materiale prodotto per piegare le Sacre Scritture ad interpretazioni che giustifichino i rapporti contro natura che la recente strigliata dell’Onu al Vaticano sembra un buffetto. La Mcc è stata la prima tra le chiese di matrice protestante ad aprire ai same sex marriage, tanto che, ad oggi, ne sono state celebrati circa 6000. In effetti il same sex marriage è la prima cosa che balza agli occhi navigando sul loro sito, che pullula di arcobaleni. Il primo “sacerdote” donna è stata Freda Smith, nel 1972, mentre il fondatore, Troy Perry, è stato presidente della congregazione fino al 2005, anno in cui è stata eletta Nancy Wilson, con tanto di “messa solenne” nella Washington National Cathedral. Come d’uso, anche in questa chiesa ci sono stati scandali finanziari legati ai fondi raccolti per la costruzione di una chiesa a Dallas. Tuttavia la situazione si è normalizzata e l’ultimo bilancio presentato e certificato, quello di dicembre 2013, presenta un attivo di oltre un milione ed 800.000 dollari, di cui un milione e 300.000 cash. Alla faccia della crisi. E da una costola della Metropolitan Community Church è nata la Ecumenical Catholic Church, si badi bene che non si tratta di una scissione ma solo della nomina di Mark Shirilau, un ingegnere gay e “ministro”, a vescovo da parte di un altro vescovo della Mcc: Donald Lawrence Jolly.

Amos De Luca