Riceviamo e pubblichiamo l’articolo del nostro collaboratore Sebastiano Galbiati, facendo rilevare che il Sen. Lo Giudice (PD), figura di spicco dell’Arcigay italiano, è già impegnato nel presentare un ddl simile sull’assistenza sessuale ai disabili. Insomma, per l’omosessuale Lo Giudice, come pure per i suoi colleghi del Partito Democratico, il sesso, in tutte le forme e in tutti i modi (purché siano tutti non leciti), è proprio una priorità, se non un chiodo fisso! Complimenti a loro e a tutti i loro elettori! [RS]

 

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Il 10 dicembre 2013 è stato presentato un ddl (consultabile qui) sulla regolamentazione del fenomeno della prostituzione d’iniziativa dei senatori Spilabotte, Fedeli, Lo Giudice, Sollo e Cirinnà.

Ora, a prescindere dall’argomento principale del ddl, che sicuramente non mancherà di generare polemiche a parte, vorrei porre all’attenzione dei lettori il comma 2 dell’articolo 7, che riporto interamente per comodità:

Nelle scuole secondarie di primo grado devono essere dedicate almeno venti ore l’anno a programmi e campagne di informazione, realizzate da specialisti altamente qualificati, volte alla prevenzione e alla riduzione del danno sanitario e sociale connesso al fenomeno della prostituzione. 

Per comprendere il reale obiettivo di questo comma occorre esaminare la presentazione che precede il testo del ddl vero e proprio. Riporto qualche stralcio significativo (i grassetti sono redazionali): 

Al comma 2 dello stesso articolo 7 si stabilisce che nelle scuole medie siano dedicate almeno 20 ore all’anno di prevenzione che puntino ad attivare comportamenti sessuali sicuri e promuovere l’uso del profilattico.

Il corso dovrebbe fornire un utile contributo per una adeguata e completa informazione ed educazione ad una sessualità consapevole, trattando sia le tematiche classiche dei corsi di educazione sessuale (…) sia argomenti che, pur avendo diretta attinenza con le tematiche sessuali, attengono a specifiche prospettive di sguardo sugli argomenti, quali l’attenzione alle differenze di genere sessuale e di orientamento sessuale.

Lascio alla discrezione del lettore la possibilità di approfondire ulteriormente la lettura. Penso che quanto citato basti a svelare il fine di quel piccolo comma “accessorio” ma tutt’altro che innocuo, che dovrebbe essere subito portato all’attenzione dell’opinione pubblica, cattolica e non. Ciò che si ricaverebbe da un’eventuale tassazione della prostituzione non vale certo la salute morale dei ragazzini italiani.

Sebastiano Galbiati

 

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