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Di Danilo Quinto

 

La Corte Costituzionale, dopo aver reintrodotto la distinzione fra droghe “leggere” e “pesanti” – obbligando il Parlamento a eliminare le sanzioni per chi traffica cannabis e derivati, legalizzando di fatto queste droghe – demolisce la legge 40 sulla procreazione assistita, consentendo la fecondazione eterologa. I “libertari”, felici, rilanciano di conseguenza la loro battaglia sulla ricerca scientifica sugli embrioni. Presto sarà approvato il “divorzio breve”: la riduzione dai tre anni attuali a un anno fra l’istanza di separazione e la richiesta di divorzio. Si discutono le proposte di legge sul tema delle unioni civili, mentre un giudice legalizza, dal punto di vista amministrativo, il matrimonio tra due uomini contratto all’estero. La Commissione Giustizia del Senato dibatte la proposta di legge “per il contrasto dell’omofobia e della transfobia”, che prevede il carcere per chi non si allinea e che lede non solo la libertà d’espressione – come falsamente e ipocritamente viene detto – ma quella religiosa, ben più importante nella gerarchia delle libertà, che pur esiste. Le prossime “tappe” saranno il matrimonio tra persone dello stesso sesso e la possibilità di adozione di minori e – dopo l’equiparazione tra figli legittimi e figli nati da rapporti incestuosi, già ottenuta – la legalizzazione della pedofilia. Oltre, naturalmente, all’introduzione del suicidio assistito e alla legalizzazione dell’eutanasia. Poi, c’è l’aborto, che diventa anche “domestico”, con le varie pillole già in circolazione.

 

So che è inelegante citarsi, ma a volte è utile. Nel libro “Da servo di Pannella a figlio libero di Dio” (pagg.32-33), ho riportato un colloquio che ebbi tempo fa con l’allora vice-presidente vicario del PDL al Senato, Gaetano Quagliariello, al quale chiesi perché Berlusconi – come avevano fatto tutti i Governi precedenti, dal ’90 ad oggi e come ha fatto il Governo Letta con 20 milioni di euro nell’ultima legge finanziaria – aveva deciso di sostenere economicamente con soldi pubblici Radio Radicale. «Danilo» – mi rispose – «i radicali non contano un cazzo. Quei soldi vengono dati per far divertire Pannella».

 

Dietro questa frase, c’è molta verità. Corrisponde a quello che pensano in tanti, altrimenti non si spiegherebbe l’adesione di decine e decine di parlamentari cattolici agli appelli che vengono fatti circolare di tanto in tanto per la salvezza dell’organo di propaganda dei radicali. Non è una contraddizione e non ci si deve affatto meravigliare. Le donne e gli uomini che realizzano queste cose, sono avveduti, esperti, navigati. Anche smaliziati. Credenti? Papa Francesco, risponderebbe: «Chi sono io, per giudicare?». Credibili? «Ma va là!», direbbe mio figlio di nove anni.

 

Qualcuno potrebbe chiedersi: ma cosa c’entrano i radicali con il discorso che hai iniziato a fare? Chi scrive, ha fatto parte, per trent’anni, di quell’ideologia, di cui conosce bene le pieghe, le finalità, i metodi e le strategie. So che questa mia esperienza non importa quasi a nessuno, ma da convertito – parola che dà molto fastidio, in molti ambienti, so anche questo – rinuncerei al mio dovere di testimoniare la Verità, se tacessi. Questa, del resto, è stata la ragione più intima e profonda della mia conversione. Null’altro.

 

Da protagonista del “male” quale sono stato – concorrevo io a trovare le risorse economiche per farla vivere quell’ideologia – sono consapevole che la cultura e la politica alle quali ho dedicato tanta parte della mia vita, ha costituito l’avanguardia ideologica di tutte le “conquiste” di “libertà” degli ultimi decenni. Tutti gli esiti delle “battaglie” elencate all’inizio, fanno parte del patrimonio ideologico dei radicali. So anche che quella cultura ha utilizzato e utilizza in maniera straordinariamente intelligente le posizioni dialoganti e compromissorie, che per loro natura sono ipocrite, oltre che stupide. Diventa seduttiva e ammaliante, proprio quando, solida com’è nei “suoi” principi, incontra il pensiero “debosciato”, mediocre, remissivo, pronto a fare da scendiletto ai suoi disegni. Pezzo dopo pezzo, tappa dopo tappa, scava una tana, s’insinua nelle coscienze, striscia silenziosamente, lancia esche e si ritrae, poi torna ancora alla carica, si avvinghia, penetra nella mente e nelle viscere, le domina, le fa sue. E vince.

 

Ebbene, emerge con grande evidenza che all’interno del mondo pro-life italiano e, più in generale, del mondo cattolico – che non esiste, perché non esiste una sua unità d’intenti sui principi che derivano dai Dieci Comandamenti – vi siano autorevoli membri che esprimono posizioni favorevoli all’applicazione della legge 194. Molto simili a quelle che esprime Emma Bonino, che anche in ragione di quest’”alleanza” inaspettata, va oltre e da Ministro degli Esteri si accanisce sull’obiezione di coscienza: «In Italia, l’esercizio del diritto all’obiezione di coscienza, a cui spesso non corrisponde un’adeguata risposta organizzativa da parte del servizio sanitario, sta mettendo a rischio il diritto delle donne di interrompere la gravidanza nei tempi e nelle modalità previste dalla legge 194», 22 maggio 2013.

 

Anche qui, non è proprio il caso di scandalizzarsi. A fare da “sponda” alla cultura radicale, sono stati in tanti, nel corso di questi anni. Dino Boffo, l’11 marzo 2005, a sei lettori che protestano per l’editoriale apparso su Avvenire la domenica precedente – nel quale parlava della candidatura di Emma Bonino a Commissaria ONU per i rifugiati, dicendo «Se Emma Bonino ha in questo ambito dei numeri da spendere, perché dovremmo negarle l’ingaggio?» – risponde: «Piace la fatica di considerare con libertà le persone; di denunciarne le azioni deprecabili e le convinzioni non condivisibili, senza impedirci di scorgere attitudini e qualità quando queste si esplicano sui terreni in cui non riscontriamo conflitti». Il direttore dell’Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian, il 23 dicembre 2010, non si reca presso il Corriere della Sera, ma va a Radio Radicale per celebrare, con una lunga intervista, i 150 anni del giornale del Papa – nel corso della quale afferma che «vi possono essere battaglie culturali che sono comuni o possono esserlo» – il 15 marzo ‘13 dialoga con Pannella, sempre a Radio Radicale, sul nome scelto dal nuovo Papa e il 25 febbraio ’14 si reca, insieme a Lucetta Scaraffia, presso la sede del Partito Radicale, per partecipare con Pannella al dibattito “La crisi giuridica ovvero l’ingiustizia legale”. Mons. Agostino Marchetto, segretario emerito del Pontificio consiglio della pastorale dei migranti e gli itineranti, definito da Papa Francesco «il miglior ermeneuta del Concilio Vaticano II», il 18 marzo ’14, dialoga con Pannella, sempre presso la sede del Partito Radicale, nel corso di un dibattito dal titolo “Un anno di Francesco”. Assuntina Morresi e Eugenio Roccella, intervengono a Radio Radicale, rispettivamente l’8 e il 22 febbraio ’14, per dialogare con i rappresentanti dell’Associazione Luca Coscioni sulla legge 40, già fatta a pezzi proprio dall’azione dei radicali. Padre Federico Lombardi, portavoce della Sala Stampa Vaticana, il 9 aprile ’13, presso la sede di Radio Vaticana, incontra Pannella: il colloquio dura oltre un’ora e viene definito “storico” dal leader radicale, che per l’ennesima volta, a Radio Radicale, racconta del suo amore per Papa Francesco e della simpatia che per lui nutriva Giovanni Paolo II, che gli avrebbe confessato di ascoltare i suoi fili notturni degli anni ’70 trasmessi da Teleroma ’56. L’elenco potrebbe essere sterminato e tedioso. Quindi, per il momento, lo chiudiamo qui.

 

Come insegna il “cortile dei gentili”, chiunque è libero di incontrare chi vuole. Ci mancherebbe. Resta il problema che da questi incontri non è nata nessuna conversione. Producono solo la legittimazione di una cultura che è espressione del diavolo. E’ questo essere immondo a volere che ai bambini dagli 0 ai 4 anni vengano insegnati la “masturbazione infantile precoce e la scoperta del corpo e dei genitali” e a quelli da 4 ai 6 anni, “l’amore e le relazioni con persone dello stesso sesso”, come chiede ai Governi europei il vademecum dell’Organizzazione Mondiale della Sanità; a consentire che venga esaltato il desiderio di togliere la vita a se stessi o ai concepiti o ai neonati o agli anziani o a coloro che non sono più utili socialmente; ad ottenere che la maternità sia affittata; a considerare l’embrione umano un grumo di cellule; a equiparare l’amore coniugale tra un uomo e una donna a quello tra due uomini o due donne; a favorire che a due persone dello stesso sesso vengano affidati minori da allevare e da far crescere; a proporre la droga come sostanza che può dare la libertà. Tutte “battaglie” che ad una a una fanno parte del potente e inesauribile armamentario dei radicali.

 

Si potrebbe continuare a lungo, ma non è necessario. Gesù ci ha predetto che la nostra lotta quotidiana sarebbe stata questa: combattere le schiere di demoni che sono attorno a noi, il male che è accanto a noi e che spesso ci penetra dentro. E’ una lotta che finirà con la fine dei tempi. Con la Sua nuova venuta su questa terra. Ci ha anche detto Gesù che non è possibile – per noi che siamo ancora qui in questo mondo e crediamo in Lui – di abbandonare il terreno di battaglia. Ci ha suggerito perfino come condurla. Non ci ha detto di dialogare con il diavolo o di assumere posizioni a questi convenienti. Ci ha detto di sfuggirlo, il diavolo. Di non lasciargli spazio e terreno, perché se ne appropria. Li fa suoi. Se ne nutre.

 

Non solo nel mondo pro-life, ma anche nella Chiesa – di cui quel mondo fa parte – il “fumo di Satana” si manifesta sempre più. Crea confusione, imbarazzo, pavidità, scandalo. Spesso, gli  accomodamenti nei confronti della cultura che è diventata egemone, sono suggeriti proprio da coloro che rinunciano a ricordare i principi, a esprimere un’idea, a prendere uno straccio di posizione, in maniera incomprensibile e connivente. Si assumono, così, una responsabilità gravissima, perché abdicano al loro ruolo di guida. Persino nuovi partiti – come quello di Monti, un anno fa e il Nuovo Centro Destra, oggi – ricevono impensabili placet e “benedizioni”, salvo dimostrare attraverso i fatti quanto i loro membri abbiano a cuore i principi del diritto naturale, visto che tutte le “conquiste” di libertà di cui abbiamo parlato, vengono approvate da maggioranze di cui fanno parte, che continuano imperterriti ad appoggiare.

 

Proprio per queste ragioni, solo sommariamente elencate, i combattenti in nome di Cristo, hanno il dovere di gridare la Verità dai tetti. Devono farlo, come ha scritto prima di morire Mario Palmaro, per i loro bambini, perché crescano nel timore di Dio e nell’amore per il prossimo, senza tentennamenti, con tenacia. Così Gesù vuole i suoi figli: determinati, coraggiosi, mai remissivi o tiepidi o debosciati. Sappiamo, lo dice Gesù, che saranno odiati, come Egli stesso è stato odiato. Dovranno abbracciare la Sua Croce, quindi la Sua sofferenza e dovranno conquistarsi, ogni giorno che passa, la promessa della Resurrezione. Certi che Dio non abbandonerà mai coloro che nel Suo nome spenderanno la loro vita. Li amerà per sempre. È questa l’unica consolazione e la grande certezza di coloro che hanno Fede, che si può rinsaldare giorno dopo giorno, anche nella dimensione inevitabile del martirio quotidiano al quale sono chiamati, grazie ad un unico aiuto: affidandosi al Cuore immacolato di Maria. Che trionferà.

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