Da un lettore, medico, riceviamo e pubblichiamo una replica al comunicato stampa della Lega antipredazione, che avevamo rilanciato qui. Rimaniamo naturalmente a disposizione di chiunque altro voglia rispondere o rettificare, partecipando al dibattito. [RS]
di Gianluca Sambataro
Invitato, esprimo pubblicamente la mia opinione circa il comunicato stampa della lega nazionale contro predazione organi, firmato dalla presidentessa Nerina Negrello.
L’evento della canonizzazione dei due papi ha certamente destato interesse di tutta la comunità cattolica del mondo. Anch’io mi sono interrogato sull’opportunità o meno di una canonizzazione così precoce, ma i miei dubbi sono stati dissipati in modo immediato. E il motivo è uno solo e bastevole: la canonizzazione è un pronunciamento ex cathedra del Pontefice. Come tale inquadra un dogma di fede, cui il fedele cattolico deve obbedienza (1). Impegnandosi l’infallibilità del Papa, i miei dubbi (di natura ben diversa da quelli della presidentessa), vengono assolutamente cancellati e credo fermamente che Papa Giovanni Paolo II sia Santo, e modello di virtù eroiche come la Santa Madre Chiesa mi dice.
Quindi posso ammettere che Papa Francesco non risponda al mio carisma, e lo stesso posso ammetterlo finanche di Giovanni Paolo II, ma mai metterò in dubbio l’infallibilità dell’uno e la santità dell’altro.
Cancellare quel dubbio è ancor più facile, se penso che la Chiesa vive in continuità da Pietro a Francesco, e che la mia mente, singola e caduca, può appoggiarsi alla saggezza di Pietro, Paolo, Sisto, Clemente, Pio, Leone e Gregorio in un qualunque momento. E tutto questo con la certezza della custodia di Cristo, che conferisce alla Chiesa di essere “una, santa, cattolica e apostolica” (2), su cui le porte degli inferi non praevalebunt (3). Per chiosare con una frase ormai nota: Chi sono io per giudicare?
Adesso il punto è: chi sono io per giudicare, ma anche chi è Nerina Negrello per farlo?
Partendo da una disquisizione sul fatto che Giovanni Paolo II sia un mito mediatico, lo critica perché non si è opposto alla definizione statale di morte cerebrale, a suo dire equiparabile al coma.
Ciò merita una descrizione punto per punto:
Sotto il suo pontificato (dal 15/10/1978 al 2/4/2005) sono esplose leggi statali criminali senza la sua opposizione, le principali:
– Ridefinizione di morte in termini di “morte cerebrale” a cuore battente, ovvero equiparazione del coma alla morte (L.578/93);
– Dichiarazione di “morte cerebrale” imposta su base protocollare in tempi abbreviati (D.M. 582/94);
– Esproprio dei diritti della persona in coma, resa “donatore” con la formula del silenzio-assenso o donazione presunta (L. 91/99 art. 5);
Ciò non corrisponde per nulla alle conoscenze scientifiche attuali, secondo cui la morte cerebrale è semplicemente morte. La diagnosi viene fatta da tre medici che devono valutare
1. assenza di attività respiratoria autonoma
2. assenza di riflessi tronco encefalici
3. elettroencefalogramma “piatto” per 30 minuti
4. eventuale doppler transcranico.
Il tutto in almeno 2 determinazioni a distanza di 3 ore l’una dall’altra (4).
Risulta evidente anche all’occhio più ingenuo e speranzoso che una condizione del genere non lascia alcun tipo di possibilità di errore. Laddove si muova qualche dubbio, la scienza ci aiuta a risolverlo: la combinazione di questi elementi risulta avere una capacità diagnostica del 100% (5).
Quindi, con le conoscenze attuali, sappiamo che un paziente che risponda a quelle caratteristiche è un paziente semplicemente morto.
– Creazione della rete trapiantistica con centri regionali ed interregionali per la macellazione, promozione trapianti, organizzazione, finanziamenti, export-import (L.91/99).
A questo punto, non solo trovo illegittima la posizione della presidentessa, che vuol far imputridire i suoi organi nella tomba, ma trovo assolutamente ragionevole una legge che preveda un silenzio-assenso o una donazione presunta, dato che l’alternativa appare come un assurdo spreco. Tutto ciò a maggior ragione del fatto che nel terzo punto del suo comunicato descrive come “coma” quello che in realtà è già “morte”. E trovo oltremodo opportuno che si creino centri regionali per l’espianto, perché vi è la possibilità di salvare una vita di fronte ad un’altra ormai assolutamente spenta.
– Autopsie autoritarie dopo 20 minuti di arresto cardiaco (DPR 285/90) per fornire le banche di tessuti.
Se si esula addirittura dal discorso del trapianto e si parla di autopsia dopo 20 minuti di elettrocardiogramma sull’isoelettrica, allora quale tempo si dovrà ritenere opportuno? Magari potrebbe essere una soluzione ragionevole non seppellire più nessuno, aspettandone pazientemente la resurrezione, con premura della presidentessa di fornire a tutti maschere anti-gas e antibiotici per la peste.
– Prelievo delle cornee anche nelle case (L. 301/93).
Rispettate determinate necessità di natura igienica non trovo nulla di assurdo…
– Prelievo di parte di fegato da viventi sani (L. 483/99) sulla falsa riga del prelievo del rene da vivente sano (L. 458/67 sotto Papa Montini).
Quale sarebbe il problema in questo punto? In caso di donazione spontanea (es. padre per figlio, gemello con gemello) non si capisce per quale motivo un parente assolutamente sano, in piena libertà, non possa donare una parte di fegato o un rene a un suo congiunto malato. La riserva epatica è, infatti, enorme, e un uomo riesce a vivere in modo egregio anche con un fegato funzionante molto ridotto. Lo stesso vale per il rene: un solo rene sano è anch’esso ampiamente sufficiente.
Per un quarto di secolo l’escalation verso la “morte cerebrale” autoritaria dichiarata su base protocollare e non constatata su base naturale, è stata protetta dal suo silenzio e dal suo sistematico delegare la definizione di morte ad un diktat della “scienza”, non tenendo conto dell’esistenza dell’anima nel corpo umano; con ciò si è reso connivente dell’omicidio di migliaia di persone in coma sequestrate negli ospedali-lager, dove il malato diventa una cava d’organi e la sanità un mercato.
Si capisce dunque, alla luce della precedente, ancorché sbrigativa, definizione scientifica di morte cerebrale, che accusare Giovanni Paolo II di connivenza in omicidio è oggettivamente scorretto. Come lo è il legare in modo tanto stretto l’anima al corpo umano: a questo punto dovrei pensare che il paziente monorene dalla nascita abbia un pezzetto di anima in meno a disposizione. A una coppia di gemelli siamesi invece, per assurdo, corrisponderebbe una coppia di “anime siamesi”. Mi fa riflettere il tutto, perché a questo punto il falegname maldestro che perda un dito sarebbe in pericolo di dannazione eterna. Peggio, dovrei sentirmi responsabile della dannazione dei bambini mandati a togliere le tonsille, delle colecisti litiasiche, delle appendici infiammate e di tutti i tumori che ho fatto asportare. Anzi, a questo punto mi chiedo se i tumori siano più anima. O se l’obesità avvicina a Dio. Perché nell’attività di medico penso che chiunque capirebbe che se l’anima sopravvive alla morte del corpo, può ben sopravvivere a una piccola mutilazione. Sempre che il ragionamento della presidentessa non riguardi anche capelli e annessi cutanei! A questo punto converrebbe che il mio barbiere, in onestà, palesasse le zampe caprine e il forcone.
Suppongo poi che il passaggio in cui la sanità diventa un mercato faccia immaginare compravendite di organi o corruzioni di qualche genere. Ciò vi rende fortunati, perché evidentemente non avete mai avuto a che fare con parenti trapiantati o espiantati, essendo il tutto assolutamente gratuito.
Wojtyla ha dialogato in Vaticano con espiantatori e trapiantisti, ha sollecitato la fiducia nella “scienza” e la donazione degli organi, connivente col linguaggio ingannevole della propaganda che dice “prelievo dopo la morte”, ben sapendo che dal cadavere vero, come lo intende la concezione popolare, la tradizione, la cultura cattolica e la stessa legge, si possono prelevare solo tessuti, non organi.
E qui arriviamo al vero e cruciale punto che crea equivoco: la definizione di morte, per la presidentessa, non deve essere della scienza, ma popolare, tradizionale. Non si comprende però perché inserisca anche “la cultura cattolica e la stessa legge”, essendo previsto il trapianto di organi da entrambe. Per la legge rimando al codice penale, ma per la Madre Chiesa posso ancora rivolgermi al Catechismo della Chiesa Cattolica: Il trapianto di organo è conforme alla legge morale e può essere meritorio se i danni e i rischi fisici e psichici in cui incorre il donatore sono proporzionali al bene che si ricerca per i destinatario (6).
In sostanza Wojtyla ha licenziato Dio ed il quinto comandamento “non ammazzare”, riconoscendo agli operatori sanitari la capacità (in altra sede da lui definita impossibile) di rilevare sul corpo vivo di persone in coma i segni biologici della cosiddetta “morte cerebrale”, i cui protocolli sono stati imposti con la legge dal potere economico trapiantistico e nonostante tale morte sia considerata una finzione dalla scienza onesta.
In sostanza, dunque, l’unica realtà è che Nerina Negrello risulta essere apertamente contro il Catechismo della Chiesa Cattolica, contro il dogma dell’infallibilità papale e naturalmente contro la scienza. Sulle prime due e per diretta ammissione desunta dal comunicato, non mi sembra vi sia alcun dubbio: si tratta semplicemente di un’eresia franca e scismatica.
Da scienziato però lascio naturalmente la porta aperta alla conoscenza: nel momento in cui la presidentessa comprovasse in modo concreto e scientificamente credibile che i riflessi spinali isolati rappresentino uno stato di coscienza, sarei il primo a cambiare idea.
Naturalmente, però, in attesa che venga dimostrato qualcosa che appare impossibile, dovere di medico, peraltro cattolico (quindi medico che, tra le altre cose, riconosce l’infallibilità ex cathedra del papa e crede in una Chiesa unam, sanctam, catholicam et apostolicam), mi impone di
1. Rispettare la vita dal concepimento fino alla sua conclusione. Da quel punto, rispetterò la morte senza farne però un feticcio.
2. Tenermi costantemente aggiornato e attenermi allo stato dell’arte, al fine di fornire ai pazienti il miglior servizio con carità, scienza e coscienza
Mi sembra che questa posizione, pur evidentemente in contrasto con la presidentessa, trova d’accordo S. Tommaso nella Summa Theologica e diversi papi che si sono espressi in questo senso (conoscenza del naturale come avvicinamento a Dio).
In ogni caso, per eventuali alternative, ci sono i Testimoni di Geova, Vannoni con il metodo stamina, l’omeopatia e il guru con le gambe incrociate sulla riva del Gange.
BIBLIOGRAFIA
1. congregazione per la dottrina della fede, giugno 1998n. 11.1
2. catechismo chiesa cattolica art. 9 par. 3 n. 811
3. Matteo 16,18
4. Legge 29/11/1993 n. 578, mod. 22/08/1994 n. 582 mod. 11/04/2008 n. 136
5. Su Y et al. Diagnosis of brain death: confirmatory tests after clinical test. Chin Med J (eng). 2014 Apr; 127 (7):1272-7
6. Catechismo della chiesa cattolica, capoverso 2296
Il Dott. Sambataro vuole per caso commentare questi fatti di cronaca?
http://www.ilmessaggero.it/primopiano/esteri/ragazza_danese_si_risveglia_dal_coma_poco_prima_delespianto_polemica/notizie/226826.shtml
https://it.notizie.yahoo.com/si-risveglia-poco-prima-dell-espianto-dei-suoi-organi.html
http://magazine.excite.it/colleen-burns-dichiarata-morta-si-risveglia-prima-dellespianto-degli-organi-poi-muore-suicida-N140645.html
Esiste anche il legittimo errore medico nell’accertare l’inesistente confine fisiologico fra morte cerebrale (coma profondo) e vita? Quando la scienza non si occupa di evidenze, ma di arbitraria nomenclatura, è difficile continuare a darle tutto questo credito.
Infatti, come ho riportato nel mio commento sottostante, molti medici (anche piuttosto ferrati) ignorano o si sono dimenticati le basi della Fisiologia e della Biologia. Tutti i sistemi complessi alla base hanno dei meccanismi semplici di azione e reazione. Il coma e la morte apparente sono nella maggior parte dei casi il tentativo estremo dell’organismo per sopravvivere fino all’ultimo respiro e battito cardiaco dato che il cervello è l’organo più energivoro di tutto l’organismo.
Nei tempi passati, nelle società più evolute, era d’uso adottare dei sistemi di allerta post-decesso come nella Repubblica Veneziana. Un campanellino esterno alla tumulazione (che al tempo non era sigillata) veniva collegato al dito della mano (ce n’era un particolare, credo l’indice) del defunto attraverso una cordicella fine.
Si dirà che al tempo non esistevano sistemi diagnostici di decesso così accurati come quelli odierni. Ma, specchietto su naso/bocca, tasto del polso e della giugulare, osservazione dell’espansione toracica, etc. vengono ancora oggi insegnati come basi per personale sanitario volontario e profesionale.
Con il primo respiro si nasce e così si muore. Oggi con l’ausilio delle macchine è possibile prolungare quello stand-by che l’organismo utilizza per assicurare la sopravvivenza (es. respirazione artificiale, infusione di nutrienti e farmaci controllata automatica) ampliando notevolmente le capacità di recupero anche solo parziale. Quindi non può essere, a rigor di logica, una macchina a decidere quando si è “deceduti” quando cuore e sistema circolante ancora funzionano. E anche se, il cuore (dopo il cervello in stand-by), o qualsiasi altro organo vitale, dovesse tendere ad interrompere la sua funzione può essere sostituito con la macchina apposita, così come per i reni. In modo da tentare il tutto per tutto affinché l’organismo recuperi anche attraverso la riparazione dei danni che avrebbero portato al decesso.
Risulta quanto meno singolare la posizione “par condicio” di Radio Spada, e di altre testate/organizzazioni cattoliche, sulla supposta eticità “scientifica” dell’espianto organi a sangue circolante e cuore battente. Che differenza c’è allora sulla “scientificità” dell’aborto fino a tot giorni dal concepimento? Nessuna!
Ovviamente sarà mio pregio.
1, Circa i casi di cui riporta l’articolo di giornale: sono informazioni che non posso verificare. Dovrebbe essere premura dei medici produrre la documentazione di areflessia troncoencefalica, apnea spontanea, EEG sull’isoelettrica per 20 minuti e almeno doppler muto, in almeno due determinazioni a tempo 3 e 6 ore almeno.
A parlare e far notizia sui giornali sono buoni tutti. DImostrino quanto dicono e lo mettano su pubmed, ancorchè come case report. Sarò il primo a cambiare idea.
Le possibilità a cui credo sono 3:
a. mancata o errata determinazione dei parametri
b. legislazione dell’Arizona, dello Zimbabwe e della Danimarca diversa da quella italiana e (forse) dunque ingiustificatamente lassa.
c. (che peraltro è quella che credo maggiormente); notizia gonfiata.
Ribadisco però che se dovesse esser dimostrata cosa differente, sarò il primo a cambiare idea. La ricerca è in evoluzione continua e a noi sta attenerci alle evidenze scientifiche quanto più aggiornate.
2. L’errore medico logicamente esiste, ma scambiare il coma profondo con la morte cerebrale è onestamente impossibile: il primo ha i riflessi tronco-encefalici e il secondo no. La diagnosi differenziale non è complessa. La differenza è ben lungi dalla semplice nomenclatura.
dott. Gianluca Sambataro
Per arrivare al quid della lettera del collega.
Ha mai assistito egli al prelievo di un cuore dove il paziente “morto” , che la superbia scientista valuta attrverso un risibile ed opinabilisssimo protocollo in 4 (quattro) punti, mostra in maniera oggettiva di soffrire tantissimo con smorfie strazianti? Dott. Maurizio Frankenstein.
Potrebbe esser stata la sua creatura, in questo caso. Le basi della fisiologia infatti non permettono senza cervello nè di percepire dolore nè di muovere muscoli
Carissimo Dottor Sambataro,
da cattolico, dovrebbe sapere che la morte è un evento METAFISICO. Ovvero coincide con la separazione della parte invisibile della persona umana, da quella visibile. Pertanto la scienza si deve confessare e riconoscere IMPOTENTE nello stabilire il punto esatto in cui ciò avviene, limitandosi a dare e prendere atto a posteriori dell’evento avvenuto.Infatti la Chiesa ha sempre consentito di dare i Sacramenti sub condicione anche fino a tre ore dopo l’ultimo respiro ed anche oltre, se vi è ancora conservato un po’ calore.
Solo che, questo atto d’umiltà è troppo oneroso per gli scienziati moderni, affetti da titanismo. Senza contare che, un tale approccio, taglierebbe le gambe alla trapiantistica. Infatti, a parte la parziale e paradossale eccezione delle cornee, che, espiante davvero post-mortem, liberano delle “Tanato-stimoline” che ne favoriscono l’attecchimento, OGNI ALTRO ORGANO, per avere la *”speranza*” che serva a qualche cosa, va tolto ad una persona a sangue circolante e cuore battente, dichiarato morto “A OGNI EFFETTO DI LEGGE” (come scrisse, senza rendersi conto dell’involontaria, tragica, ironia, una persona con la quale discutevo di questa tesi).
L’ embrione è VIVO al primo battito del suo cuore!!! L ‘ uomo MUORE con l’ ultimo battito del suo cuore!!!! Il Creatore ha così stabilito e l ‘ uomo smetta di imitare Adamo!!! Miserere nobis Domine!!
Queste sono sue opinioni, che non rispondono nè alla scienza nè alla chiesa cattolica.
L’embrione è vita già dalla fusione dei due gameti, ovvero allo stato di zigote. E’ già un organismo vivo con corredo cromosomico diverso da quello e della madre e del padre, destinato a diventare adulto. Il battito del cuore non c’entra nulla.
Il Creatore ha stabilito così e la scienza ne prende atto.
Riguardo invece le posizioni di lelluccio.
Negare che ad un elemento metafisico si unisca un elemento biologico è essenzialmente un annullare e la natura e l’intelletto, entrambi creati e fornitici da Dio a maggior gloria Sua.
La scienza è impotente in tante cose, ma riesce a riconoscere un morto.
La concessione di concedere l’unzione fino a 3 ore dal raffreddamento cadaverico da parte della Chiesa è una concessione della nostra Madre, non pensata per il caso specifico dei trapianti, ma per il comune morente, in genere in casa, senza un controllo certosino dei parametri vitali. Entro 3 (in realtà per la scienza 4) ore la perdita di temperatura è nella cosiddetta “fase di plateau”, per cui va alla velocità di circa 1/2 grado l’ora: poco sensibile, quindi nel dubbio viene ancora considerato valido.
Il discorso, se trasportato ai trapianti, è ancora più ridicolo, se si pensa che le ore da aspettare sono SEI, e non 3.
Il cuore battente a cervello morto non ha alcun senso. Il cuore batte spontaneamente per un certo periodo, a causa di un mero stimolo elettrico endogeno del nodo seno atriale, anche nei soggetti decapitati. SI accanisce inutilmente dietro un concetto che, a parte l’indubbio colore poetico, non ha nessun appiglio nè dal punto di vista scientifico, nè dal punto di vista religioso, nemmeno se dovesse cercare col lanternino il magistero da S. Pietro a papa Francesco.
I Il fautore dell’espianto non sa o fa finta di non il caso sapere il caso del tedesco da espiantare che poi sopravvisse in piena salute
Nel ricordare allo stimato ed ultrasicuro collega i lavori di Steven Laureys, direttore del Coma Science Group dell’Università di Liegi, esperto di neuroimaging , volti ad elaborare criteri diagnostici più efficaci di quelli attuali per determinare cosa accade nei pazienti in coma acuto o in stato vegetativo, voglio “girarvi” una notizia tratta dal sito del bravo Rino Camilleri.
“Il London Daily Mail ha riportato una vicenda interessante . A Londra, Jimi Fritze, 43 anni, dato per spacciato dopo un’emorragia cerebrale, pur non potendo muoversi né comunicare in alcun modo, in realtà sentiva tutto: è stato lui ad udire i medici che, per protocolli simili a quelli applicati in Italia, era ormai morto e pertanto si doveva concordare con i parenti l’espianto degli organi. Si è salvato perché la sua fidanzata infermiera, notato che era divenuto rosso in viso, ha convinto i medici a continuare le cure. In tre giorni è uscito dal coma. Dopo due anni, quasi completamente riabilitato, ha intenzione di far causa all’ospedale. Domanda: quanti sono quelli in coma che non hanno una fidanzata infermiera? “
Come l’altrettanto stimato collega di cui sopra saprà, la storia di un 43enne in coma che asserisce di sentire medici che parlano di trapianto e poi si sveglia, fa sorridere. Se vuole renderla scientifica, bisogna che si produca documentazione in questo senso. Se poi i medici veramente hanno fatto firmare qualcosa di simile, parlerei di errore medico, e anche in questo caso veniale, non essendo in alcun modo partito il protocollo per morte cerebrale (infatti il paziente si trovava un paio di gradini più su, nella lock-in syndrome)
Ciò detto, la ringrazio per avermi citato Laureys. Mi da la possibilità di ricordarle che lo studioso di cui sopra crede alla morte cerebrale senza scambiarla per coma (1). I suoi studi sono diretti a classificare in modo opportuno i diversi stadi del coma NON RESPONSIVO A STIMOLI COMPLESSI, senza naturalmente inficiare l’esistenza della morte cerebrale. A proposito di tale affermazione, cito il suo ultimo articolo, in press su the lancet, in cui, riporto pedissequamente, riferisce: “Cerebral 18F-FDG PET could be used to complement bedside examinations and predict long-term recovery of patients with unresponsive wakefulness syndrome. Active fMRI might also be useful for differential diagnosis, but seems to be less accurate” (2). Noterà certamente dall’articolo che, peraltro, ha usato come gold standard la scala CRS-R. Si figuri in caso di morte cerebrale: il suo gold standard è appena uno dei passaggi da ripetere 2 volte in 6 ore. Ma così va troppo sul tecnico temo.
Dove avesse letteratura scientifica da farmi esaminare, sono a sua disposizione.
BIBLIOGRAFIA
1. Are we equal in death? Avoiding diagnostic error in brain death. Laureys S, Fins JJ. Neurology. 2008 Jan 22;70(4):e14-5.
2. Diagnostic precision of PET imaging and functional MRI in disorders of consciousness: a clinical validation study. Stender J, Gosseries O, Bruno MA, Charland-Verville V, Vanhaudenhuyse A, Demertzi A, Chatelle C, Thonnard M, Thibaut A, Heine L, Soddu A, Boly M, Schnakers C, Gjedde A, Laureys S. Lancet, 2014 ahead of print..
Il corpo umano, come tutti gli organismi viventi, è progettato divinamente per assicurare la sopravvivenza estrema utilizzando una serie di meccanismi metabolici che vengono azionati da “interruttori” biochimici qualora necessiti. Prima finalità è quella di preservare gli organi vitali (cuore, polmoni, fegato, rene, sistema circolatorio, cervello). Perché il cervello è di solito il primo organo vitale ad essere messo in stand-by (coma) dall’organismo in caso di traumi?
1. Il cervello consuma il 20% dell’ossigeno corporeo ed l’organo che consuma più macronutrienti cellullari (minerali, vitamine, aminoacidi, acidi grassi) di qualsiasi altro tra quelli vitali.
2. La messa “a riposo” del cervello preserva da schock emotivi legati al trauma subito salvando da estremo stress ossidativo cellullare e dal conseguente picco di consumo di macronutrienti. E, di conseguenza, preserva da “crollo sistemico” dell’organismo legato ai due fattori appena menzionati.
Questo, detto in termini semplici, ma pare che la maggior parte dei medici ignorino la basilare conoscenza della Fisiologia e Biologia.
“IL COMA É UN SINTOMO” – DRENAGGIO NEI TRAUMATIZZATI CRANICI
L.D. Patol. Chir. e Proped. Clinica Università La Sapienza-Roma, Patologo e Chirurgo generale, MD. General Surgeon Sidney-Australia, Presidente Comitato Medico-Scientifico Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi e la Morte a Cuore Battente. Grande medico, un luminare, che ha saputo coniugare scienza ed etica e denunciare espianti/trapianti come crimini, anticipando che in neurologia il fattore tempo è decisivo e che il coma è un sintomo non una diagnosi.
DRENAGGICosO NEI TRAUMATIZZATI CRANICI
sull’insorgenza del coma
(eziopatogenesi del coma vegetativo)
Il drenaggio nei traumi cranio-cerebrali deve “considerarsi terapia urgente, quanto il blocco di una emorragia”.
Infatti la terapia è finalistica solo quando si oppone tempestivamente al processo patologico in atto o in via di costituzione. Senza una terapia mirata l’evolversi del processo patologico determina -lesioni consequenziali- che saranno tanto più difficili da eliminare quanto più tempo sarà trascorso dall’inizio dell’insulto patologico.
Ciò è vero per qualsiasi processo patologico (settico, neoplastico, meccanico, chimico, traumatico) e la diversa etiologia non modifica il concetto della precocità dell’azione terapeutica. Tale concetto diviene essenziale e di massima urgenza applicativa nelle lesioni traumatiche cranio-cerebrali.
Infatti in tali tipi di lesioni l’instaurarsi sin dall’inizio di un versamento ematico, diviene subito compressivo, considerati gli spazi virtuali meningei e l’indeformabilità della teca ossea cranica, e ciò provoca un progressivo deterioramento della corteccia cerebrale, rendendo difficile ed impossibile se non si interviene con estrema urgenza il recupero del paziente che così si avvia verso quella condizione che i protocolli di Stato chiamano “morte cerebrale”.
Tale dichiarazione diviene operante per lo più nelle prime 24/48 ore dal trauma del paziente divenuto comatoso.
Più il tempo passa più la sostanza cerebrale avida di ossigeno, perde la sua vitalità. Pertanto l’intervento chirurgico di drenaggio in presenza di un paziente traumatizzato cranico comatoso, va sempre e comunque eseguito d’urgenza, allo scopo di decomprimere il cervello: il tempo in questi casi è prezioso.
Andrebbe ripristinato tale intervento negli ospedali di prima accoglienza. In passato il chirurgo generale di tali ospedali aveva la preparazione per eseguire tali interventi decompressivi ed era tenuto ad effettuarli. Oggi la spedalizzazione neuro-chirurgica e l’interesse al prelievo di organi impongono che tali pazienti vengano inviati agli ospedali maggiori più lontani, per cui sovente si superano i tempi ideali per il loro recupero.
Grandi patologi e chirurghi dello scorso secolo (1) raccomandavano l’inamovibilità di tali pazienti e la creazione di una assistenza specialistica intorno al paziente. Ben nota la frase “Il faut batir un Hôpital autour d’un traumatisé du crane et non pas le transporter à un Hôpital dejà bâti”. La terapia finalistica efficace nel traumatizzato cranico comatoso, da eseguire con estrema urgenza, possibilmente nei primi 60/120 minuti (2) dall’incidente si concretizza in:
a) drenaggio extra e subdurale, b) ventricolostomia, c) craniotomia per ematoma costituito.
Drenaggio extra e subdurale: applicazione in sede frontale, parietale e temporale di drenaggi tubulari tipo Rédon a circuito chiuso e a pressione aspirativa controllata;
Ventricolostomia: con la chirurgia stereo-tassica è oggi di facile applicazione un drenaggio a circuito chiuso del terzo ventricolo atto a controllare la ipertensione liquorale;
Ematomi extra e subdurali di facile diagnosi clinico-radiologica, quando presenti, necessitano di una craniotomia evacuativa.
E’ bene chiarire che una aspirazione di pochi cc di liquido ematico e di eventuale Liquor ventricolare iperteso, può essere sufficiente a decomprimere la corteccia cerebrale, far ricomparire la coscienza e comunque a migliorare le condizioni generali e le condizioni inerenti alla patologia traumatica cerebrale.
ANTIEDEMIGENI, COAGULANTI, DIURETICI E IPOTERMIA CEREBRALE CONTROL-LATA (3) completano il trattamento terapeutico urgente.
Un soggetto colpito da un trauma cranico grave, ha sempre un versamento emorragico endocranico, modesto nei casi di contusione e di frattura-lussazione di una delle due prime vertebre cervicali, in quanto ossa laminari relativamente sottili (la dislocazione di frammenti ossei che colpiscano il pavimento del quarto ventricolo, sede dei centri cardio-respiratori, può determinare la morte sul colpo).
Nei casi di frattura della base cranica, sono invece interessate le due rocche petrose che sono ossa molto vascolarizzate e provocano un versamento emorragico importante, che si trasforma più o meno rapidamente in ematoma.
La patologia compressiva cortico-cerebrale, oltre alla ipossia corticale determina il coma per un fenomeno di “Asinapsia” (4); si verifica cioè il collasso del canale sinaptico unificato (5) e trascorse 2-3 ore dal trauma il coma si aggrava progressivamente.
Tutto ciò considerato i pazienti traumatizzati cranici che presentano un versamento più o meno cospicuo, vanno tutti trattati con un intervento evacuativo (craniotomia) o derivativo (drenaggio tubolare compresa la ventricolostomia) a seconda dei casi; alcuni di essi potranno non superare l’intervento, altri guariranno. In tal modo si evita tutta la patologia inerente ad una compressione corticale prolungata, che sfocia nel coma vegetativo più o meno persistente (talora anni di sofferenze per il paziente e per i parenti e un aumento della spesa sanitaria).
Si avrà ovviamente una diminuzione degli espianti di organi, ma a lato delle guarigioni si avrà anche una riduzione della frequenza del coma vegetativo. Ciò dimostra come l’instaurare indiscriminatamente la sola Rianimazione respiratoria (ventilazione automatica), senza intervenire chirurgicamente per decomprimere il cervello, sia la causa di una patologia corticale vegetativa che era al contrario rarissima nel periodo precedente alla respirazione automatica, anche nei casi non strettamente necessari. Infatti i casi sono due: o il paziente che perviene ad un Pronto soccorso non ha respirazione spontanea ed allora il paziente è deceduto, oppure la respirazione spontanea è presente e allora la respirazione automatica non è razionale, poiché i centri respiratori vanno comunque stimolati e non sostituiti dalla ventilazione automatica, che può essere presa in considerazione solo per i casi che vengono operati, mettendo in atto lo svezzamento come per ogni altro intervento operatorio. Quando poi i parametri clinico-analitici non corrispondono ai protocolli della legge di Stato, allora non potendo prelevare gli organi il paziente si avvia verso la sindrome vegetativa, ne fanno fede in Italia circa 1.500 casi.
Concludendo, se l’intervento decompressivo evacuativo e di drenaggio non viene eseguito con estrema urgenza, come d’urgenza si interviene per fermare una emorragia, il paziente si avvia inevitabilmente al deterioramento compressivo della corteccia cerebrale, sede dei centri sensoriali, motori e del linguaggio che contribuiscono a formare la coscienza. Rispondendo ai criteri imposti dalla legge (promulgata ad hoc per i trapianti) per altro carente del Clinico Medico e Chirurgo, una Commissione decreta una condizione di Patologia cerebrale irreversibile, conseguenza di una MANCATA TERAPIA D’URGENZA. E’ ormai accertato che il Coma Irreversibile non esiste in quanto se curati sono tutti reversibili.
Prof. Dr. Massimo Bondì
Comitato Medico-Scientifico
Lega Nazionale Contro la Predazione di Organi
e la Morte a Cuore Battente
References:
1. J. Patel, L. Leger: Nouveau Precis de Path. Chirurgical, tome 3, Masson, 1960
2. R. Barton, F. Cerra, Dept. of Surgery Univ. Utah, Univ. Minnesota, Stampa Medica, 506 (5), marzo 1991
3. N. Hayashy: Dept. of emergency & critical care medic., Nihon Univ. “Brain hypotermia therapy” Jpn. med. Jour. n° 3767, Julay 6.1996
4. M.Koonsman et al.: “How much monitoring is needed for basilar skull fracture?” Congress apr. 26-29, 1992. The amer. Jour. of surgery, vol. 164, nov. 1992
5. A.N. Konovalov et al.: Ist. Neuroch. Burdenko-Mosca-”I traumi cranio-encefalici” pg. 32, Arcadia edit. Modena, 1995
6. M. Bondì, M. Bondì: Riv. Biol/Biology Forum. “The role of synaptic junctions in the identification of human consciousness” (1998), pag. 329-334
7. M.Bondì, M. Bondì: “… interpretation of the pathogenesis of the coma”, ECPD Brain cosciousness intern. Symposyum, 22-23 sept. 1997, pag. 201-204, Belgrade, Jugoslave
Ho letto un bugiardino sulla donazione organi, morte con cervello vivo e cuore morto, morte con cuore morto e cervello vivo, secondo gli espianti da fare. Ai morti fanno trasfusioni di sangue, paralizzanti, vitamine ecc. Morti vivi quindi. L’ho detto ad un trapiantato e mi ha risposto: se fosse stato morto non avrebbe potuto dare nulla. Lo sa. E l’ha fatto. Per cornea, pomoni, cervello, reni e cuore e…. devono ammazzare il morto per prelevare organi vivi.