“Fascismi – analisi, storie, visioni” (Edizioni Radio Spada, Milano, 2014, 100 pp., € 9,90).
Uno dei nostri prossimi libri non è ancora uscito – sarà stampato alla fine di questa settimana – e già ha aperto il dibattito. Riprendiamo dal sito Agere Contra:
- Cosa è stato il fascismo e chi furono i fascisti? Un viaggio interiore tra modernità e tradizione, oltre la destra e la sinistra, oltre nazionalismo e socialismo, perché il fascismo è un luogo dell’anima.
Una riflessione di MARCUS, preudonimo di un importante dirigente dell’area nazionalpopolare italiana, aspettando l’imminentissima uscita del libro: - Nel corso degli anni ho maturato la convinzione che essere fascisti non significhi tanto – od esclusivamente – aderire all’ideologia fascista, così come si è rivelata nella sua azione durante il “ventennio” e l’esperienza della RSI. Sia chiaro, penso che il bilancio di quegli anni sia da ritenere buono, nonostante i limiti culturali e dottrinali del fascismo storico (chiamo così l’ideologia espressasi nelle succitate esperienze), il quale, purtroppo, non è stato capace di trasformarsi in una vera contro-rivoluzione o contro-sovversione, che dir si voglia. Ritengo che Concordato, leggi sociali, messa al bando della massoneria, lotta al comunismo ed al liberalismo, rifiuto della concezione illuministica siano fatti e ragioni sufficienti a definire positivo il bilancio di quell’esperienza storica.
Da anni nutro l’idea che essere fascista significhi soprattutto incarnare uno stile di vita, un modo eroico e virile di affrontare l’esistenza, sforzandosi di vivere per quanto possibile (occorre riconoscere la componente fondamentale della debolezza umana …) nella pratica costante delle virtù (fortezza, temperanza, prudenza, giustizia, coraggio, ecc.) e nella fedele osservanza di principi e valori da incarnare e rispettare innanzitutto a livello personale (autorità, gerarchia, fedeltà alla parola data, cameratismo, senso dell’ordine, disciplina di vita, ecc.). Il fascista come lo intendo io, è colui che riconosce e rispetta l’Ordine Naturale, ergendosi a sua difesa.
In una parola, il fascista è il miles, colui che si schiera e combatte.
Quando questo tipo umano incontra la Fede e si converte, il quadro tende alla perfezione. Alla luce della Fede e della retta ragione, infatti, il fascista può comprendere in maniera completa il senso della vita e della sua vocazione, fissando nel punto più alto possibile – in Dio – le ragioni del suo pensare e del suo agire. Il fascista, inoltre, non è un individualista – sebbene le condizioni esistenziali imposte dalla modernità e dall’esito del secondo conflitto mondiale del XX secolo, quasi costringano a diventarlo: isolarsi per non infettarsi l’anima – in quanto ciò contraddice l’Ordine Naturale al quale egli si conforma. Il fascista riconosce la socialità naturale dell’essere umano, e per questo ha un altissimo senso dello Stato (istituzione di ordine naturale, deputata ad organizzare la vita del consorzio umano associato in vista del bene comune del popolo). Quando il fascista è cristiano, ovvero cattolico-romano, comprende che lo Stato deve collaborare, in maniera subordinata, con la Chiesa (istituzione di ordine soprannaturale), la quale è guida morale e spirituale deputata a perseguire il bene comune dei popoli e delle singole persone sul piano soprannaturale.
Concludo con un’ultima riflessione. Avrete senz’altro notato che fra le virtù, i principi ed i valori a cui poco sopra ho fatto riferimento, non vi è l’umiltà. Spesso, purtroppo, sembra che questa immensa virtù manchi al tipo umano fascista, soprattutto a quello non convertito (ma anche fra i cattolici le cose non vanno tanto meglio), il quale appare come persona orgogliosa e “piena di sé”. L’esperienza mi ha insegnato che spesso ciò è vero. Se il tipo umano fascista, però, corrisponde alla descrizione (un po’ idealizzata, forse) che sopra ho fatto, credo che l’umiltà non sia troppo distante da lui. Riconoscere e subordinarsi all’Ordine Naturale ed a Colui che lo ha stabilito, è, infatti, un atto di umiltà, il primo ed il più importante. Così come riconoscere e rispettare i principi di autorità e di gerarchia è un fatto radicato nella virtù di umiltà, una qualità certamente da coltivare con l’aiuto Celeste e sul piano umano (l’esperienza è di grande aiuto …). Una certa immagine del cristianesimo – in voga dal Vaticano II in poi – melensa e arrendevole, si pone in evidente contrasto col tipo umano fascista sopra descritto. Ciò è del tutto normale e sarebbe contraddittorio il contrario, ma è anche molto doloroso in quanto risulta essere un grave impedimento alla conversione di tanti potenziali buoni cattolici. A tale riguardo, è fondamentale sgombrare il terreno dagli equivoci e dare del cattolicesimo la vera immagine, ossia quella conforme alla sua sostanza. Un cameratesco saluto.
Uno stile di scrittura più sobrio non farebbe subito pensare a certe macchiette cinematografiche che volevano rappresentare il “fascistone”. Meno aggettivi tonitruanti,appunto. Parlo con rispetto per le sue idee,ma critico il suo modo di presentarle,che è controproducente.
Lo stile di scrittura di chi?