di Massimo Micaletti
Prendo spunto da un recente articolo di “Libero”[1] a firma di Matteo Mion, per rilevare l’ennesimo clamoroso paradosso generato dalla cultura gay o, come si dice oggi, LGBTQA e via fonemizzando.
Secondo “Libero”, sarebbero 50.000 (cinquantamila!) le persone in lista d’attesa in Italia per cambiare sesso. O meglio, per farsi togliere qualcosa e / o aggiungere qualcos’altro per via chirurgica, datosi che il sesso, essendo inscritto in ogni cellula che ci compone, non si può modificare. Prendendo per buona la cifra (non vengono citate le fonti), e sorvolando temporaneamente su tutte le implicazioni antropologiche ed esistenziali del camuffamento chirurgico, colpisce un punto che è chiaro e basilare nelle (ennesime) rivendicazioni della categoria e che dovrebbe far riflettere.
L’Avv. Alessandra Gracis – trans da poco, a leggere l’articolo – lamenta che le liste d’attesa per gli interventi sarebbero troppo lunghe e che i costi sarebbero proibitivi. Chiede quindi che questo tipo di procedura, soprattutto quella che dovrebbe rendere simile il corpo di una donna a quello di un uomo, sia reso più accessibile nel nostro Paese, che sconta un ritardo in questo campo rispetto al Belgio, e soprattutto che divenga pacificamente a spese dello Stato, quindi di tutti noi contribuenti. Per sostenere tale richiesta, l’Avv. Gracis afferma “Si tratta di una vera e propria patologia cioè il “disturbo dell’identità di genere”, non sempre le Asl sono in grado di fornire un’adeguata assistenza di tipo urologico e psichiatrico”. Altolà, fermi tutti! Leggiamo di nuovo le prime righe della dichiarazione del legale: “Si tratta di una vera e propria patologia cioè il “disturbo dell’identità di genere””. Qui le cose sono due: o siamo dinanzi ad un chiaro caso di omofobia secondo i canoni del poltically correct, oppure c’è un transessuale seriamente e liberamente convinto che il “disturbo dell’identità di genere” sia “una vera e propria patologia”. Peraltro, che si tratti di patologia è attestato anche dall’edizione 2013 del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders.
Ma tu guarda! Quando certi coraggiosi psicologi parlano di “patologia”, quando lo predicano pochi e quasi eroici Sacerdoti, quando lo indica il Magistero, ecco che i bigotti d’oggidì – quelli che veleggiano tra le colonne del Corriere, le riviste per femmine, i salotti tv e la campagna toscana – si scandalizzano, gridano al mostro; se invece è funzionale ad ottenere che le casse pubbliche sovvenzionino questo genere di interventi, ecco che viene esaltato l’aspetto patologico di una condizione che invece in altri contesti dalla stessa area culturale viene definita “normale”.
Si osservi che oltre alla prestazione chirurgica viene richiesta l’assistenza psicologica e psichiatrica: immaginiamo cosa accadrebbe se un cattolico si permettesse di consigliare“assistenza psicologica o psichiatrica” ad una persona con tendenze omosessuali… A carico del Servizio Sanitario devono poi essere, ovviamente, tutte le costose e continue somministrazioni di ormoni che il paziente che abbia deciso di farsi operare dovrà assumere vita natural durante.
Ora, è chiaro che nell’area delle persone con disturbi dell’identità di genere si va da coloro che vogliono che si incida sulla loro anatomia a quelli che stanno bene con tutti gli organi in ordine; resta il fatto che la contraddizione appare quantomeno paradossale ma non tutti la colgono, anzi già diverse Regioni italiane l’hanno presa molto sul serio. In Toscana, ad esempio, esiste un consultorio per transessuali – in massima parte immigrati – che in un solo anno è stato in grado di costare alle casse della Regione 240.000 (duecentoquarantamila!) Euro, e di generare 135 nuovi trans[2]; la stessa Toscana somministra gratuitamente gli ormoni già dal 2006[3]. Pure la Puglia ha in questo campo un centro “d’eccellenza”[4], a fronte di una sanità che fa registrare liste d’attesa geologiche per problemi di salute decisamente più seri, ed anche al San Camillo di Roma sono “all’avanguardia”.
La questione – al di là del paradosso – presenta pure risvolti davvero preoccupanti. Ad esempio, sempre in Toscana il Primario del reparto di Medicina della sessualità dell’ospedale Careggi di Firenze ha avanzato nell’ottobre 2013 una richiesta alla Regione Toscana, per ottenere il via libera all’uso di trattamenti ormonali su bambini affetti da “disordine d’identità di genere”[5], come riportato da Notizie pro Vita. del resto, il ragionamento per estendere simili trattamenti ai bambini è il medesimo già utilizzato per praticare anche a loro anche l’eutanasia: se il cambiamento di sesso è una terapia, allora – anzi, a fortiori – deve essere consentito ai bambini, che in quanto soggetti deboli hanno uno speciale diritto alle cure.
Sempre che di cure si tratti, però. Anche qui ci sarebbe molto da dire: chi ha detto che il disturbo dell’identità di genere si cura con resezioni o aggiunte anatomiche o con alterazioni del sistema endocrino del paziente, accompagnate da un trattamento psicologico teso ad assecondare la tendenza del soggetto? In altri termini, chi ha detto che se un uomo si sente una donna la terapia a tale disturbo dell’identità di genere sarebbe quella di dargli l’aspetto di una donna[6]? E’ quantomeno singolare presupporre che un disturbo si curi assecondandolo fino alle sue più estreme implicazioni fisiche, fisiologiche ed esistenziali.
In definitiva, per ottenere il pagamento di tutta la pratica del mutamento del sesso apparente da parte delle pubbliche casse e che tale trattamento sia esteso anche a minori, pure di età prepuberale, esponenti di una certa area culturale affermano senza alcun problema, anzi con forza, che siamo nel campo dei “disturbi dell’identità di genere”; se le stesse affermazioni le fa un cattolico, viene evocata l’omofobia.
E’ l’ennesima contraddizione di un’antropologia decaduta e decadente, che impone l’ideologia al dato di natura e non considera minimamente ed anzi avversa un grande e prezioso tesoro che eviterebbe tanti drammi a queste persone: la Parola di Dio. La Parola, illuminata dalla luce del Magistero, vissuta da cattolici sinceri ed impegnati, sereni e preparati, che diano prova che carità e Verità non sono antitetiche, è la sola efficace terapia per questi e consimili disturbi.
[1] http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11592859/In-lista-d-attesa-per-cambiar.html
[2] http://www.scienzaevita-siena.it/it/articoli.php?id=208
[3] http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/articoli/articolo313263.shtml
[4] http://www.lanuovabq.it/it/articoli-ospedali-sempre-piu-investimenti-per-trans-e-aborti-7293.htm
[5] http://www.notizieprovita.it/notizie-dallitalia/anche-toscana-lautodeterminazione-dei-bambini-tramite-bombardamenti-ormonali/
[6] Sempre che non voglia vincere Eurovision, ovviamente…
Gli anziani possono pure morire senza cure per questa società…L’importante è tutelare i diversamente sessuali 🙁 !
Che siano malati è ovvio, che vadano curati per far loro capire che non possono decidere
loro in che corpo debbono vivere è cosa invece che nessuno vuole ammettere.
Se facessero pace coi loro difetti, come fa qualunque altro menomato o malato
e accettassero di vivere la loro condizione di malattia nella castità che il loro stato impone
vivrebbero tutti più felici e sereni, come chi dovendo vivere su una sedia a rotelle
smette di sognare di fare il maratoneta ma impara magari a dipingere, a suonare, insegna
etc… purtroppo questi poveracci sono usati strumentalmente dalle forze devastatrici
che obbediscono al principe di questo mondo per seminare abominio e dissolutezza.
Se poi questi disgraziati che cantano vestiti da donna con la barba, invece di essere
ricondotti ad una comprensione della loro realtà, vengono celebrati e osannati
nei concorsi internazionali canori e benedetti dai cardinali, è ovvio che la situazione
ormai è di una gravità che riveste una importanza e rilevanza metafisica ed ultrastorica, da leggersi quale segno dei tempi, (almeno per chi è ancora cattolico).
belli questi qui: vigliacchi anche, olter che petulanti, pronti a piangere e a ridere vantandosene (gay-pride ) della loro condizione, a seconda della bisogna… Ci mancherebbe anche questa, che dovessimo pagare per favorire questa feccia! Ma ci arriveremo, ci arriveremo: la pèromozione dei DIRITTI non è nella Carta???
Guardate che, poiché le cosiddette “terapie” sono somministrate dal SSN, paghiamo già per loro. Così come paghiamo gli aborti, la fecondazione artificiale ed altre amenità. E un domani pagheremo lo stipendio a medici ed infermieri che praticheranno l’eutanasia. Lo Stato oggi serve a questo.