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di Pietro Ferrari

Il 14 giugno a Roma c’è stata un’adunata, tutto sommato poco partecipata, voluta dagli ambienti della destra conciliare con questo slogan: “Con Papa Francesco in Favore dei Fondatori dei Francescani dell’Immacolata”. Francamente questa manifestazione mi ha lasciato molto perplesso. Da quasi un anno abbiamo sentito e letto della ‘persecuzione’ che questa Congregazione subisce dalle gerarchie ecclesiastiche, a seguito di una aspra resa dei conti interna finita con un commissariamento e con la rimozione del fondatore. Tale manifestazione in realtà, è stata in favore di una parte dei FFI (quella ‘perseguitata’) contro l’altra (‘golpista’) e contro la gerarchia (‘persecutrice’), ma non ha voluto esserlo esplicitamente. I provvedimenti contro una parte dei frati, sono di natura dottrinale o di natura disciplinare? Secondo alcune voci trattasi della persecuzione (qualcuno ha parlato di Lager) di una gerarchia (hitleriana?) che vede con fastidio, ‘l’unico ordine rimasto cattolico’ in una ‘Chiesa’ ormai strumento di Satana. Allora ci si chiede come si possa rimanere in comunione con una ‘Chiesa’, ormai considerata strumento di Satana per ‘opprimere’ i ‘santi’e promuovere gli eretici. Molti frati dello stesso ordine invece, raramente portati in auge dai vari siti ‘criptolefevristi’, sostengono che trattasi di provvedimenti disciplinari a seguito di scabrose storie di natura molto profana, anche inerenti beni mobiliari ed immobiliari. Chi ha ragione? Tutto viene deciso ed approvato dall’ alto e pertanto appare curioso manifestare “Con Papa Francesco”, come se la ‘persecuzione’ venisse da un gruppo terroristico islamico o da un Capo di Stato alla Calles e non fosse invece iniziata già col predecessore di J.M. Bergoglio. Vi sarebbe insomma una questione interna, magari segnata da differenti sensibilità o preferenze ‘liturgiche’, ma anche  un’altra di carattere economico, che non andrebbero rimesse ai voti o al numero di firme dei laici, cosa tanto antitradizionale. Antitradizionale è pensare che un corteo debba influire sugli equilibri interni di un ordine. Antitradizionale è minimizzare al massimo il valore dei provvedimenti della gerarchia su quell’ordine. Se poi si dice che è tutto un miserabile complotto, allora non è martirio ma masochismo e non è obbedienza vera ma di comodo. In altri termini è complicità amorosa col proprio carnefice. Pertanto non deve essere un complotto ma i ‘tradizionalisti’ non vogliono saperne: tutta la ragione e la santità stanno solo in una fazione, nell’altra l’infamia. Paradossale quindi la difesa della Tradizione di certi ‘tradizionalisti’ con motivazioni antitradizionali, come quella di un Ordine mezzo santo e mezzo infame, della ‘Chiesa Persecutrice dei Santi’ e con metodi altrettanto antitradizionali come il tentativo di ingerenza mediatica e piazzaiola in favore di una parte, quella vicina ai “Fondatori”, come se gli altri frati fossero agenti del KGB e non più loro confratelli. Se l’obbedienza è vera e i puniti (quasi sospesi a divinis) hanno torto, devono obbedire veramente ammettendolo ed adeguarsi (spiegandolo ai loro seguaci), ma se sono invece convinti davvero di essere perseguitati senza ragione, dovrebbero resistere pubblicamente, forti nella Fede (anche per il Bene dei loro seguaci) e magari condividere una seria riflessione sulla crisi che attraversa la Chiesa fino alla questione dell’Autorità. La cosa tragicomica poi, è che questi poveri frati, tralaltro spesso persone ottime e preparate, sono pure scherniti dalla quasi totalità del resto del clero conciliare, quello però più coerente con lo spirito postconciliare. Occorre ribadire come in verità, “I Fondatori” dell’ordine avessero riconosciuto ed accettato il Vaticano II e il “novus ordo missae”, proprio per ottenere il riconoscimento canonico mentre tanti sacerdoti, pur di non celebrare col nuovo ‘messale’ e di non rinunciare alla Fede di sempre, da quaranta anni si ritrovano senza onori, edifici ecclesiastici, stipendi ritrovandosi coi fedeli anche in luoghi di fortuna. Che si ricordi ogni volta! Forse il Motu Proprio di Joseph Ratzinger chiaramente diretto, nel clima ‘ecumenico-tradizionalista’ della revoca della scomunica e dell’apertura delle trattative, a riassorbire la dialogante FSSPX e a dare al laicato sensibile ai merletti la possibilità di “tornare in parrocchia”, ha ottenuto un frutto inaspettato: ad abboccare all’amo è stato il pesce sbagliato, quello già nato con lo “spirito conciliare”, quello che non doveva assolutamente prendere troppo sul serio l’equivoca “svolta restauratrice” e cioè proprio una parte dei FFI. I riottosi tradizionalisti, che da mesi tirano per la tonaca questi frati vittime sì, ma certamente di questo equivoco, dovrebbero invece lasciarli in pace a riflettere, pregare e meditare affinché dopo un attento quanto doloroso discernimento degli accadimenti, possano fare la scelta più opportuna. 
Pregare sempre, ci mancherebbe, ma poi decidersi.

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