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Un giudice australiano, Garry Neilson, è riuscito nell’impresa di ricevere contemporaneamente la “scomunica” delle associazioni a tutela dei bambini e degli attivisti gay, avendo affermato che presto l’incesto e la pedofilia potrebbero non essere più giudicati innaturali e “tabù”, esattamente come le relazioni omosessuali sono oggi maggiormente accettate di quanto non fossero negli anni 50 e 60. Le organizzazioni che si occupano di bambini abusati sono insorte, e i LGBT hanno stigmatizzato il paragone, ritenuto offensivo, tra la violenza sui bambini e le relazioni omosessuali.

Il magistrato, tra le altre cose, ha affermato che la ragione principale per la criminalizzazione dell’incesto, oggi, è il rischio di anomalie genetiche nei figli frutto della relazione incestuosa; ma anche questo “effetto collaterale” potrebbe essere in prospettiva arginato dalla contraccezione e dall’aborto, oramai economici e accessibili a tutti. 

 

Fonte

 

Postilla.

Da un punto di vista logico (oltre che giuridico) il paragone tra una relazione, ancorché contronatura, tra adulti consenzienti e una relazione altrettanto contronatura che coinvolga bambini solo parzialmente capaci di capire e di determinarsi, regge poco. Quale sia invece la portata morale di entrambi questi abominii è evidente: sono entrambi peccati che gridano vendetta di fronte al Cielo.

Non posso però esimermi dal notare che il giudice australiano ha ragione dove afferma che si va verso una progressiva accettazione e normalizzazione della perversione – anche se il senso delle sue parole, strumentali a due abnormi rulings giudiziari in materia di abusi sessuali familiari, è “apologetico al contrario” e tende a scusare chi la pratichi.

E’ poi tragicamente coerente che questo elogio della perversione si concluda con un elogio della contraccezione e dell’aborto procurato. Del resto, chi non ha a cuore la vita dei bambini nel luogo sicuro per eccellenza, il ventre materno, difficilmente si preoccuperà della loro incolumità una volta ne siano usciti.

Anzi, ci si può stupire dell’ipocrisia dei benpensanti, pronti a scandalizzarsi per gli abusi (specie se accadono in contesti frequentati da religiosi o da sacerdoti…) ma assai tiepidi di fronte alla pansessualizzazione sociale e culturale, di cui questi abusi sono solo la punta dell’iceberg. 

Ilaria Pisa