Riportiamo la traduzione di un articolo del giornalista Andrew Gilligan per il Sunday Telegraph, nel quale l’autore, alla luce dello scandalo emerso recentemente su una rete di pedofili nell’estabilshment britannico sotto Margareth Thatcher, e sulla fitta ed estesa rete di coperture che lo proteggeva, mette in guarda contro alcune preoccupanti derive del mondo accademico inglese (e non solo), avvertendo che certi fenomeni, soprattutto quanto all’obnubilamento delle coscienze delle élite culturali, non possono considerarsi conclusi con gli Anni ottanta: anzi, si stanno creando le premesse per una loro recrudescenza.
di Massimo Micaletti
“La pedofilia è naturale e normale per i maschi”
Come alcuni docenti universitari portano avanti l’idea dei pedofili nei convegni estivi.
“L’attrazione pedofila è naturale e normale per i maschi umani” recita l’introduzione. “Almeno una ragguardevole minoranza di maschi normali avrebbe piacere a far sesso con i bambini… i maschi normali sono eccitati dai bambini”. Qualche opuscolo ingiallito dagli Anni Settanta o dai primi Ottanta, l’epoca delle celebrità che compivano abusi e della famigerata PIE, il Paedophile Information Exchange[1]? No. Commentatori anonimi da qualche sito clandestino? Neppure. La frase per cui la pedofilia è “naturale e normale” è stata pronunciata non tre decenni fa, ma lo scorso Luglio. E’ stata fatta non in privato, ma come uno degli argomenti centrali di una relazione universitaria, tenuta su invito degli organizzatori, a molti dei principali esperti del campo in un convegno tenutosi all’Università di Cambridge.
Altre relazioni comprendevano “Liberare la pedofilia: un’analisi allargata” e “Rischio e differenze: la scommessa dell’ebefilia”.
L’ebefilia è la preferenza sessuale per bambini nella prima pubertà, tipicamente tra gli 11 ed i 14 anni di età.
Un altro frequentante il convegno, ed entusiasta partecipante dalla platea, era un certo Tom O’Carroll, un plurimo violentatore di bambini, da lungo tempo attivita per la legalizzazione del sesso con i bambini ed in precedenza a capo del Paedophile Information Exchange. “Meraviglioso!” ha scritto sul suo blog poco dopo. “Sono stati alcuni di quei pochi giorni in cui mi sono sentito famoso!”.
Nell’ultima settimana, dopo la condanna di Rolf Harris, l’inchiesta su Jimmy Savile e le accuse di una copertura da parte delle istituzioni per proteggere un Ministro maniaco nel Governo si Margaret Thatcher, l’Inghilterra è andata in un crescendo di ansia a proposito degli abusi di bambini negli Anni Ottanta. Ma inosservata, in questa agitazione, c’è una minaccia molto più attuale: i tentativi, proprio ora, in parti del mondo accademico, di forzare i confini per l’accettazione del sesso con i bambini.
Un fattore determinante in quello che è accaduto in quei decenni nei camerini della BBC, negli spogliatoi dell’NHS[2] e, si accusa, i corridoi del potere non era costituito solo da solo vergogne delle istituzioni o “cospirazioni” dei potenti, quanto piuttosto da un clima di ben maggiore tolleranza di pratiche oggi ripugnano.
Con la pillola, la legalizzazione dell’omosessualità e la distruzione dei tabù sul sesso prematrimoniale, gli Anni Settanta furono certo un’epoca di rapida emancipazione sessuale. Molti liberali, naturalmente, intuirono cosa c’era nella cinica retorica del PIE sulla “liberazione del bambino”. Ma per altri nella Sinistra, il sesso fatto da o con i bambini era solo un altro limite repressivo che doveva essere travolto – e molti dei più importanti appoggi a questa tesi vennero dal mondo universitario.
Nel 1981, un autorevole editore, Batsford, pubblicò ““Prospettive sulla Pedofilia””, scritto da Brian Taylor, un docente di sociologia all’Università del Sussex, per affrontare quello che l’introduzione del Dr. Taylor definiva il “pregiudizio” contro il sesso con i bambini. Quel che inquieta di più, il libro era destinato a “operatori del sociale, operatori di comunità, ufficiali di probation[3] ed operatori dell’infanzia”.
Il pubblico, scriveva il Dottor Taylor, “generalmente pensai ai pedofili come uomini malati o malvagi che si nascondono nei campetti della scuola nella speranza di tentare imprecisate bestialità con ingenui innocenti ragazzini”. Questo, rassicurava i lettori, è solamente uno “stereotipo”, “impreciso ed irrilevante”, che si dissolve al cospetto delle “effettive realtà del comportamento pedofilo”. Tanto è vero che molte relazioni sessuali tra adulti e bambini avvengono in famiglia!
Il punto di vista di molti, sebbene non di tutti, gli studiosi che hanno contribuito a quel testo apparivano fortemente a favore della pedofilia. Almeno due di costoro erano membri del PIE ed almeno uno, Peter Righton (che era, incredibilmente[4], responsabile dell’istruzione al National Institute for Social Work[5]) fu poi condannato per reati sessuali. Ma dal punto di vista di oggi, la cosa interessante di “Prospettive sulla Pedofilia” è che almeno due di coloro che vi hanno collaborato sono ancora attivi ed influenti nel mondo accademico.
Ken Plummer è Professore emerito di sociolologia all’Università dell’Essex, dove ha un ufficio e tiene corsi, il più recente era in program il mese scorso. “L’isolamento, il segreto, il senso di colpa e l’angoscia di molti pedofili”, ha scritto in “Prospettive sulla Pedofilia”, “non sono intriseci al fenomeno, ma derivano dall’estrema repressione sociale che viene attuata nei confronti delle minoranze…”[6]
“I pedofili vengono definiti come i seduttori e gli stupratori di bambini: essi invece sanno che le loro esperienze sono spesso di amore e tenerezza. Viene detto dei pedofili che i bambini sono puri ed innocenti e lontani dal sesso; ma essi sanno sia dalle loro esperienze di infanzia che dai bambini che incontrano che non è così”.
Appena nel 2012, il Prof. Plummer ha pubblicato sul suo blog personale un capitolo che aveva scritto in un altro libro, “Intimità Maschile Intergenerazionale”, nel 1991. “Appena la omosessualità è divenuta leggermente meno esposta ad un vibrante panico morale, il nuovo paria del «molestatore di bambini» è divenuto il nuovo diavolo nell’immaginario popolare” scriveva “Molti pedofili adulti dicono che i bambini maschi cercano attivamente partner sessuali… la stessa «fanciullezza» non è un fatto biologico ma un oggetto sociale prodotto dalla storia”[7].
Il Prof. Plummer ha confermato al Sunday Telegraph che è stato membro del PIE al fine di “agevolare” le sue ricerche. Ha detto “Io non vorrei mai che uno dei miei libri fosse utilizzato come una ragione per fare «cose brutte» – ed io considero tutta la sessualità coercitiva, violenta, estorta come una «brutta cosa». Mi dispiace se in qualcuno ha suscitato un’impressione negativa in questo senso o se l’ha incoraggiato a far queste cose”. Comunque, egli non ha risposto quando gli è stato chiesto se mantenesse ancora le posizioni che ha espresso negli Anni Ottanta o Novanta. Un portavoce dell’Università dell’Essex ha dichiarato che l’opera del Prof. Plummer “non ha espresso sostegno alla pedofilia” ed ha citato lo statuto dell’università che ha dato al personale docente “libertà entro la legge di portare avanti opinioni controverse ed impopolari senza che ciò costituisca un rischio”.
Graham Powell è uno dei più eminenti psicologi del Paese, in passato presidente della Società Britannica di Psicologia ed attualmente fornisce servizi di supporto psicologico all’agenzia Nazionale contro la Criminalità Organizzata, alla Squadra Nazionale Anticrimine, alla Polizia Metropolitana, alla Polizia del Kent, alla Polizia dell’Essex ed all’Internet Watch Foundation[8].
In “Prospettive sulla Pedofilia”, comunque, è stato coautore di un capitolo in cui era scritto “Nella mente della gente, l’attenzione pedofila è generalmente intesa come traumatica e dalle conseguenze deleterie e permanenti nella vittima. Le prove che abbiamo considerato non supportano questa impostazione… dobbiamo chiederci non perché gli affetti della pedofilia siano così gravi, ma perché siano così lievi”.
Il capitolo ammette che c’erano “problemi di metodo” negli studi sui quali gli autori si erano basati che “lasciavano le nostre conclusioni leggermente mutate” . il Dott. Powell ha detto al Sunday Telegraph la scorsa settimana che “quello è ho scritto era completamente sbagliato ed è causa di profondo rimorso per me che io abbia potuto in qualche modo rendere le cose più difficili (per le vittime)”. Ha aggiunto “La letteratura (scientifica) era troppo scarsa nel 1981, le persone non si rendevano proprio conto di cosa stesse accadendo. C’era una mancanza di comprensione al livello accademico”. Il Dott. Powell ha chiarito che non ha mai fatto parte del PIE.
Il altre parti del mondo accademico, con molte meno scusanti, quella mancanza di comprensione pare si stia ripresentando. La confenza di Cambrige, nel 4–5 Luglio dello scorso anno, era sulla classificazione della sessualità nel DSM un manuale psichiatrico di riferimento usato dalla polizia e dai tribunali. Dopo una feroce battagli nell’Associazione Americana degli Psichiatri (APA), che lo redige, la proposta di includere l’ebefilia tra i disordini nella nuova edizione del manuale è stata bocciata. La proposta era nata perché la pubertà nei bambini è iniziata sempre più precocemente nei recenti decenni e come risultato, si sosteneva, l’attuale definizione di pedofilia – attrazione sessuale pre puberale – lasciava fuori troppe persone giovani.
Ray Blanchard, professore di pscihiatria all’Università di Toronto, che ha guidato il gruppo di lavoro dell’APa sul tema, ha detto che finché non sarà trovata un’altra maniera per includere l’ebefilia nel nuovo manuale, ciò era “equivalente a dire che la posizione ufficiale dell’APA è che la preferenza sessuale per bambini nella prima età puberale è una cosa normale”.
Il Prof. Blanchard è stato a propria volta criticato da un interventore alla confenrenza di Cambridge, Patrick Singy, che ha detto si abuserebbe dell’ebefilia quale diagnosi per trattenere i violentatori come “malati mentali” agli effetti delle leggi statunitensi sui maniaci sessuali anche dopo l’espiazione della loro pena.
Ma forse la relazione più controversa di tutte è stata tenuta da Philip Tromovitch, un professore all’Università di Doshisha in Giappone, che ha asserito nella relazione sulla “prevalenza della pedofilia” che “la maggioranza degli uomini sono probabilmente pedofili o ebefili” e che “l’attrazione pedofila è normale e naturale nei maschi umani”.
O’Carrol, una volta a capo del PIE, ne è stato esaltato, ed ha raccontato nel suo blog di come egli si sia unito al Prof. Tromotovich e ad un collega per bere qualcosa dopo il convegno.
Va detto che il punto di vista di Tromotovich non rappresenta l’opinione accademica maggioritaria. Pare poi che alcune delle proteste del mondo universitario contro la “stigmatizzazione” dei pedofili sia una reazione all’asprezza delle leggi contro la violenza sessuale, come in altri casi. In ultima analisi, naturalmente, l’indagine accademica è destinata a mettere alla prova il comune buon senso ed a valutare rigorosamente le prove, che le conclusioni ti portino o no ad essere popolare.
Ciononostante, al giorno d’oggi non c’è davvero mancanza di prove sul danno che causa l’abuso sui bambini. Nella recente frenesia a proposito di crimini del passato, vale la pena di fare attenzione se, nel futuro, possiamo ricadere nel clima intellettuale che li ha permessi.
Tentano di cambiare la letteratura pedofila a loro favore nel tentativo di soffocare la loro coscienza che inchioda i pedofili alla loro responsabilità’,tentano di togliere il reato di pedofilia dalle leggi delle istituzioni,sembrano i padroni assoluti ma non sanno che dovranno rendere conto a Dio per le stragi che fanno alle anime degli innocenti,quando si presenteranno al Tribunale della Giustizia Divina?