cartello-naturismo

Slovenia. Una nota località termale in cui grandi e piccini cercano divertimento e relax terapeutico e sano. All’ingresso della struttura, medicale e ricreativa insieme, molteplici tavole (scritte esclusivamente in sloveno) illustrano le proprietà delle acque termali e le attività che è ivi possibile praticare.

Alla malcapitata turista non pare che tra tali attività figurino pratiche naturiste e, benché avvertita in precedenza della possibilità di incontrare gente che gira come mamma l’ha fatta, entra spensierata – ovviamente con il costume da bagno addosso.

Ben presto realizza che la totalità degli utenti, a prescindere da sesso ed età e con l’unica eccezione della piscina, si aggira disinvoltamente con grazie (e soprattutto disgrazie) al vento. La malcapitata turista mal tollera il nudismo altrui, ma dopotutto siamo in una democrazia liberale e vedere certe terga è sempre meglio che leggere Repubblica.

Passa circa un’ora. Sauna ad infrarossi. La porta si spalanca: un giovane inserviente strapazza la malcapitata turista perché non si è tolta il costume. E’ vero, la suddetta ha ritenuto che i cartelli bilingue che invitavano a privarsi del costume da bagno valessero come meri suggerimenti, ma è così grave? Si tenta una difesa: per motivi religiosi non posso mettermi nuda. Capisco, concede l’inserviente, ma niente da fare: o nuda come un verme o non può stare qui. 

La malcapitata toglie il disturbo e cerca di capire in che cosa ha violato i diritti altrui. Portare il costume è anti-igienico? Non si direbbe che l’igiene sia la preoccupazione principale della struttura: tutti scalzi negli spogliatoi, niente cuffie in piscina, niente doccia obbligatoria all’ingresso, né certificati medici da esibire. Essere vestiti mette in imbarazzo chi è nudo? Ma per favore. Il costume interferisce con il funzionamento delle saune? Beh, a meno che non si indossi un costume termosolubile… 
L’irrazionalità raggiunge il top con gli appositi “camerini” posti a lato delle saune, che dietro pudica tenda celano le operazioni di cambio di chi vi entra vestito, per poi uscirne nudo. Insomma, c’è l’obbligo di stare nudi, ma – in un sussulto di ipocrisia – non ci fanno assistere allo spogliarello.

Il problema è proprio che nessuna norma igienica o logica suggerisce o peggio impone di mettersi con le pudenda al vento: casomai suggerisce o impone l’esatto contrario.  Poi, per chi vuole, esiste anche quella cosa chiamata pudore.

Fino a non molto tempo fa il naturismo era talmente trasgressivo che andava confinato, per non incorrere in sanzioni anche penali, entro spazi ben delimitati e soprattutto ben segnalati. La tendenza ora s’inverte e il più elementare pudore viene bandito senza possibilità di appello. Insomma, nudismo per tutti: da prassi illegale, a diritto, ad obbligo. Dietro la foglia di fico della libertà.