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Come preannunciato ad inizio ottobre, il governo svedese (di centrosinistra) riconoscerà oggi ufficialmente la Palestina come Stato, primo membro dell’UE a farlo. Lo ha confermato il ministro degli Esteri, Margot Wallstrom.

Il capo della diplomazia svedese ha spiegato che l’obiettivo è sostenere i palestinesi moderati rendendo il loro status più simile a quello di Israele nei negoziati di pace.
L’Assemblea generale Onu riconobbe il 29 novembre 2012 alla Palestina lo status di osservatore permanente come Stato non membro, equivalente a quello del Vaticano; finora solo il Parlamento britannico, con una risoluzione non vincolante (quindi pura espressione di intenti), aveva riconosciuto lo Stato palestinese.

Nell’Ue nessuno ha finora seguito l’esempio di Stoccolma ma Wallstrom si dice convinta che «noi oggi apriamo la strada» tra i Ventotto «e speriamo che altri seguiranno il nostro esempio». 

Da parte sua, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito il riconoscimento della Palestina una decisione «deplorevole». Ovviamente del tutto opposta la reazione del presidente palestinese Abu Mazen: il portavoce Nabil Abu Rudeina ha spiegato che il leader palestinese ha descritto la decisione come «coraggiosa e storica».

Nel frattempo, Abu Mazen ha denunciato oggi che la chiusura della Spianata delle Moschee dopo il tentato omicidio del rabbino Yehhuda Glick, esponente della destra israeliana a Gerusalemme, è «una dichiarazione di guerra al popolo palestinese, ai suoi luoghi sacri e alla nazione araba e islamica».

Qualche giorno fa il sindaco israeliano della Città, l’ultranazionalista Nir Barkat, aveva infatti deciso per ragioni elettorali di sfatare il tabù dell’inviolabilità della Moschea Al Aqsa facendovi il suo ingresso – provocatorio – insieme a un gruppo di parlamentari estremisti della Knesset. Ne è seguito l’attentato al rabbino Glick e l’omicidio di Muatnaz Hijazi, militante 32enne considerato vicino alla Jihad islamica, che aveva passato dieci degli ultimi dodici anni nelle carceri israeliane. 

 

Fonti: qui e qui