di Massimo Micaletti
L’ultimo libro di Antonio Socci è forse, negli ultimi tempi, l’evento più rilevante per il cattolicesimo consapevole. Al di là di una valutazione del merito del saggio, esso costituisce al momento la presa di posizione forse più autorevole nei confronti di quello che è innegabilmente un fenomeno divisivo, un evidente segno di contraddizione che con le sole categorie umane appare forse inspiegabile e certamente apocalittico (nel senso proprio di “rivelatore”).
Francesco appare infatti come il compimento del Vaticano II nel superamento del Vaticano II, l’avvio di un “concilio permanente” alla cui preparazione i suoi predecessori non sono forse stati estranei. Dinanzi a tale stato di cose, Antonio Socci è stata ed è la voce più forte, se si esclude il mondo degli intellettuali della Tradizione che però è da sempre poco noto ed ancor meno ascoltato e trova spazio solo su qualche pagina del Foglio.
Bravo giornalista e saggista di caratura nazionale ed internazionale, molto letto, da sempre vicino ai pontefici, grande sostenitore di Medjugorje e della Gospa, dopo un iniziale sostegno a Francesco Socci vira e mette nero su bianco una tesi che nella sostanza delegittima il Papa regnante. Altri suoi colleghi restano in pensieroso prudente silenzio o si tengono sulla punta di fioretto, sebbene l’impressione sia che dopo la robusta sortita di Socci qualche indugio si stia rompendo.
Ora, solo due considerazioni sul coraggioso sforzo di Antonio Socci di spiegare il momento presente, chiarendo che chi scrive non le ritiene certo indiscutibili.
La prima, attiene al merito della tesi: se davvero l’elezione fosse stata irregolare, ciò comporterebbe che tutti i Cardinali presenti al Conclave ne avrebbero avuta consapevolezza, e tale consapevolezza avrebbero ancora. L’elezione di Francesco, ed ancor più il suo regno, quindi, si reggerebbero su un silenzio che coinvolgerebbe in pieno ed in toto i vertici della Chiesa: un’intesa che vincolerebbe tutti, dal primo all’ultimo, i Cardinali e Joseph Ratzinger senza che nessuno la violi, neppure coloro i quali dichiarano (o danno ad intendere) di non condividere la direzione intrapresa da Roma.
Questo scenario appare francamente inverosimile: quand’anche la realtà delle cose non fosse propalata expressis verbis per timore delle conseguenze che potrebbe avere sulla Fede, sappiamo che ci sarebbero molte vie per renderla nota fino a farne un segreto di Pulcinella, tuttavia nulla di questo è accaduto.
La seconda considerazione si pone in un’ottica più ampia.
Qualunque ricostruzione, più o meno raffinata, argomentata, plausibile, in ordine ad una manovra tesa ad estromettere Ratzinger deve tener conto di un dato oggettivo: Ratzinger è vivo, vegeto e lucido, ed ha a suo tempo abdicato, a prescindere dalla dicotomia che Socci teorizza tra ministero attivo e titolarità dello stesso. Ergo, Ratzinger ipse ha creato i presupposti per lo stato presente, ed avendo sicura chiara conoscenza dei rapporti di forza al costituendo Conclave.
Non basta.
Infatti se davvero, dopo la sua rinuncia, fosse avvenuto qualcosa di imprevisto, irregolare, immorale nell’elezione del Pontefice (o del “ministro attivo”?) chi se non Ratzinger avrebbe il dovere ed il potere di farne denuncia?
Se, poi, la linea del nuovo… Vescovo di Roma fosse davvero così divergente per non dire antinomica rispetto a quella del suo predecessore o addirittura alla retta dottrina, atteso che il predecessore è vivente non avrebbe questi il dovere ed il potere di farne denuncia?
Ma Ratzinger tace. Allo stato, si può dunque dire che il primo sostenitore di Francesco è proprio Ratzinger.
Piaccia o no, la condotta del “Papa emerito” contraddice in modo evidente l’immagine, talvolta sussurrata, di un Francesco usurpatore e rivoluzionario contrapposto ad un Benedetto conservatore ed isolato; un Benedetto costretto per giunta per ignote ragioni ad un dimesso silenzioso pati che gli imporrebbe persino di tacere una situazione di grave illiceità come quella che denuncia Antonio Socci.
Paradossalmente, dunque, la tesi di Socci ove fosse vera sarebbe ulteriore conferma della consonanza (forse non di vedute ma certamente) di intenti tra Ratzinger e Bergoglio.
Se l’elezione o l’operato di Bergoglio fossero per un qualsiasi fondato reale motivo illegittimi, Ratzinger lo saprebbe e ne dovrebbe dare pubblico conto. Ma non lo fa. Perciò i casi sono due: o l’ipotesi del complotto è falsa, o il Pontefice rinunziante ne è parte attiva ed è convinto che Francesco stia facendo il bene della Sposa di Cristo, secondo un disegno che, se non era a tutti noto, è certo da tutti approvato, quantomeno per facta concludentia.
Come abbiamo ripetuto circa un milione di volte, qui in RS non siamo tutti sedevacantisti, e tra i molti difetti non annoveriamo la cecità. Buon proseguimento.
la mia personale posizione, per quanto può qui rilevare, è sedeplenista. le accuse all’amico Massimo Micaletti (almeno scrivere bene il nome…) non sono centrate. capisco il livore per una situazione ecclesiale confusa ma non bisogna prendersela con chi denuncia un disordine ma con chi lo crea.
Sto molto riflettendo sulle tesi di Socci. Però una cosa mi è chiara: non c’è una distinzione fra esercizio del ministero petrino e suo possesso. Il ministero petrino è un munus di governo, e il carisma d’infallibilità non è permanente, ma transeunte, esercitandosi a debite condizioni in determinate circostante. Noi lo chiamiamo Papa emerito, ma di fatto è soltanto un Cardinale. Tutto qua. Il Papato non è un grado del sacramento dell’Ordine, come non lo è il Cardinalato. E, a rigore, come ha già fatto Pio XI, un Papa può togliere per gravi motivi il cappellino rosso a un Cardinale.
Inoltre, Benedetto XVI non ha partecipato all’ultimo conclave e quindi non può sapere cosa in esso è accaduto. E la scelta del silenzio non è dovuta per forza ad un suo identificarsi con la linea di Papa Francesco, ma semplicemente alla prudenza e alla saggezza. E’ l’unica cosa che può fare.
Infine, io credo sia anche possibile i Cardinali si siano semplicemente sbagliati nell’applicazione delle norme del Conclave. Può sembrar buffo, ma visto il livello medio dei nostri prelati non mi meraviglio più di nulla. In tal caso, un errore non voluto, avrebbe creato davvero un vizio di forma? Questo non lo credo.
Ciò che in realtà in questo momento è molto triste, è vedere che mentre la famiglia si dissolve, e le sentinelle in piedi si prendono insulti, sputi e bastonate su e giù per l’Italia, i Cattolici vengono traditi dai Pastori che, invece di porre un argine alla dissoluzione, si chinano ai capricci del mondo, proponendo aperture ai divorziati. In altre parole, molti prelati vorrebbero dare il colpo di grazia al matrimonio. Onestamente, se si potrà divorziare e risposarsi in Chiesa, bisognerà cambiare le formule del rito: che senso avrebbe dire: nella buona o nella cattiva sorte, in salute e malattia, fino alla morte.. e ancor più onestamente, non converrà più sposarsi. Chi avrebbe il coraggio di ricominciar da capo a 50 anni? Ti vai a sposare un’altra divorziata? Con altri figli? Altri problemi? Roba da ricchi. In molti si riducono a dormire in auto, per pagare il sostentamento alla moglie e al suo nuovo compagno.
Qui si discute sul Papa, e non ci accorgiamo che la Chiesa è in cancrena.
Gentile Cattolico, condivido molte delle Sue considerazioni. La “questione Papa” è solo la punta dell’iceberg, è l’emersione finalmente evidente di un enorme problema già da tempo rilevato ma oggi divenuto di palmare evidenza nonostante gli sforzi di alcuni di non vederlo o camuffarlo. Per quel che si legge del Sinodo possono valere le medesime considerazioni, si può dire che la logica è quella chiaramente vaticanosecondista: dinanzi all’assedio del Nemico si può scegliere di rafforzare le difese o di trattare e si sceglie puntualmente la seconda opzione. Sempre che le sempre più numerose e circostanziate indiscrezioni non vengano smentite, cosa che mi auguro.
Ciò su cui intendo porre un punto, nel mio articolo, è che le tesi di complotti, brogli, usurpazioni et similia appaiono platealmente smentite dall’evidenza. Tutti gli attori sanno bene quello che fanno e lo fanno liberamente, per seguire quella che a loro giudizio è la Gloria di Dio. Ed a Lui risponderanno. Come tutti.
Gent. Massimo Micaletti, grazie d’esser intervenuto. Spero anch’io tutti agiscano perseguendo ciò che vedono bene. A dire il vero, pensar così fa star meglio anche me, e mi fa sentire più buono. Però, purtroppo so anche che una tal visione, non spiega bene la reale malizia che può avere un uomo. La sola che può condurlo alla dannazione. Un uomo può fare il male sapendo di far male. Questa è la malizia, e il mistero dell’iniquità.
Non l’auguro a nessuno, e spero con tutto il cuore che nessun prelato del Sinodo sia così corrotto. Ma una visione realistica della portata dei fatti che stiamo vivendo urge di tenerla in considerazione.
Ciò che certamente so è che, se tutti i rappresentanti di Dio, e cioè i vescovi intervenuti al Sinodo, hanno come fine la sola Gloria di Dio (disposizione in cui consiste il perfetto timor di Dio), allora ancora una volta saranno confermate la sacralità del matrimonio e l’Istituzione divina del Sacramento, che lo rende intoccabile. Verranno soltanto date disposizione sulla formazione dei fidanzati, e su come seguire i divorziati risposati, perché vengano aiutati ad accettare e portare la loro croce, per meritarsi la vita eterna. Dopotutto, la vita terrena è una prova.
Il silenzio di Benedetto XVI, al di là di ogni considerazione sulla validità della sua rinuncia al ministero petrino e della nuova elezione al soglio nell’ultimo conclave, non può essere affatto espressione della sua presunta accondiscendenza al nuovo corso che si vuole imprimere alla Chiesa. Lo dimostra la lucida e profetica analisi che quest’uomo di Dio, quando ancora lontano dall’essere Papa, fece sul futuro della Chiesa:
“Dalla crisi odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali. Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico, flirtando ora con la sinistra e ora con la destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti. Sarà un processo lungo, ma quando tutto il travaglio sarà passato, emergerà un grande potere da una Chiesa più spirituale e semplificata. A quel punto gli uomini scopriranno di abitare un mondo di indescrivibile solitudine, e avendo perso di vista Dio, avvertiranno l’orrore della loro povertà. Allora, e solo allora, vedranno quel piccolo gregge di credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto”
Una così profonda lungimiranza (siamo nel 1969), la dice lunga sulla capacità di discernimento di Ratzinger, nell’individuare il nuocleo che costituisce la vera Chiesa, nel marasma di “venti di dottrina” che di lì a breve l’avrebbe investita negli anni a venire (che purtroppo sembrano proprio quelli che stiamo vivendo e che seguiranno). E’ evidente che Ratzinger non attribuisce lo status di Chiesa alla moltitudine di genti guadagnata dall’istituzione ecclesiastica “entrando nella logica del mondo”.. ma lo riferisce al solo, residuo nucleo di fedeli veramente consapevoli del mandato affidatogli da Nostro Signore.
Quindi, ogni attacco alla sua persona, é solo pregiudizio ideologico!
Nel 69 era nella fase modernista……
…e qualche anno dopo avrebbe scritto le meditazioni sulla Pasqua assieme a Rahner: un librettino che consiglio di leggere, se lo ritrovate.
In ogni caso, nel mio pezzo non prendo posizione contro questo o quello, cerco di evidenziare i limiti evidenti di una ricostruzione (e prima ancora, di un modo di pensare) non sorretti dall’evidenza, anzi da questa smentiti.
Nessun ricatto può costringere un Papa al silenzio.
Sarà signor Ulderico.. ma quelle parole di Ratzinger mostrano invece una piena consapevolezza delle derive (paventate dal futuro papa Benedetto XVI) a cui il modernismo avrebbe condotto la Chiesa!
Signor Micaletti.. qualche anno dopo Ratzinger avrà pure scritto meditazioni pasquali con Rahner (chissà, magari col celato intento di illuminarlo e convertirlo), ma qualche anno dopo avrebbe pure fondato la rivista Communio in contrapposizione a Rahner e co. che si dilettavano a esprimere le loro controverse idee in Concilio.
Circa il silenzio di un Papa, lei é sicuro che si tratti di costrizione o che si tratti di silenzio assenso?! Cosa sia non glielo so dire, ma che vada interpretato senza ombra di dubbio nella direzione da lei propinata é solo un suo pensiero!
Petrus, resti su Radio Spada, a breve leggerà con che intento Ratzinger scrisse con Rahner le meditazioni sulla Pasqua (e non solo quelle).
Tesi piuttosto tirata , considerando che Bergoglio sin dal conclave del 2005 ha sempre rappresentato la fazione anti-Ratzinger.
..coloro che non si sono ancora posti sotto il Manto di Maria, ossia il Movimento di Dio fondato per Sua Volontà da “colui” che è stato costituito da Lui come “profeta pari a Mosé”.
…meglio noto come Conchiglia…
Io faccio una ipotesi assai più semplice che smonta qualunque connivenza tra
Bergoglio e Ratzingher e che è assi più plausibile della ricostruzione qui fatta, ed uso proprio le premesse in articolo.
La mia ipotesi è Ratzinger è stato costretto a dimettersi (è un sospetto diffuso tra molti e le evidenze fattuali rendono assai credibile questa ipotesi) gli elementi di costrizione che a suo tempo ne cagionarono la rinuncia essendo ancora in essere ne cagionano anche il silenzio.
Se l’elezione di Bergoglio è stato l’effetto delle dimissioni di Ratzinger, è assai plausibile che sia Bergoglio ad essere gradito a chi ha costretto Ratzingher alle dimissioni.
La questione della invalidità della elezione quindi è una questione da trattarsi a parte e che può essere vera oltre che del tutto incidentale.
Se comunque l’elezione è stata invalida essa resta tale a prescindere da quanta gente lo sappia con sicurezza..
Lei afferma:
——
quand’anche la realtà delle cose non fosse propalata expressis verbis per timore delle conseguenze che potrebbe avere sulla Fede, sappiamo che ci sarebbero molte vie per renderla nota fino a farne un segreto di Pulcinella, tuttavia nulla di questo è accaduto.
——
Ma quello che lei dice non è affatto ovvio. In primis ci dica lei quali sono queste ipotetiche
“innumerevoli vie” di cui parla, perché a me non paiono mica moltissime (preso atto del
presupposto dato, ovvero il timore delle conseguenze che potrebbe avere sulla Fede).
Inoltre a me pare che il libro di Socci sia proprio una delle (invero poche) modalità
con cui si può far uscire fuori questa eventuale verità ed infatti è avvenuto, quindi
non mi pare vi siano troppi elementi per sostenere una ipotetetica continuità tra Ratzinger
e Bergoglio, anzi, tutt’altro.
Che poi Bergoglio non è Papa è comunque evidente, perché è eretico, ed un eretico
essendo fuori dalla Chiesa non può esserne il capo. Questo fatto poco incide allo stato attuale, ma è significativo sapere se l’elezione di Bergoglio è valida o no, perché è importante fissare il momento della decadenza dal papato dell’impostore argentino.
Se però non è mai stato papa le ricadute sono differenti rispetto alla decadenza per manifesta eresia.
Matteo, ha letto, sì, quel che lo stesso Ratzinger ha risposto ai Cardinali che ne hanno invocato l’intervento sul Sinodo?
Repubblica è sempre Repubblica, ma nessuna smentita è arrivata, da nessuno degli interessati.
Basta che aspettiamo tutti quanti ancora un poco, perché sarà Benedetto XVI a prendere la parola (ha infatti già cominciato a scrivere messaggi pubblici). Sì, Papa Benedetto si pronuncerà pubblicamente contro Francesco, quando sarà inevitabile per il bene della vera Chiesa. Dopo dovrà fuggire da Roma, ma continuerà a parlarci dal suo esilio (fuori dall’Italia), prima che… (questo è ancora mistero). Ci sono profezie a riguardo, intendo dire fra quelli attendibili ovviamente.