di Massimo Micaletti
Come era temuto e prevedibile dopo l’orgogliosa rivendicazione della famosa “Carta del coraggio”[1] da parte dei capi nazionali AGESCI[2], prete in testa, è arrivata puntuale l’adozione ufficiale[3] del documento che prevede che si possa essere conviventi o divorziati risposati senza che ciò comprometta l’integrità morale e che si debba essere aperti all’amore omosessuale.
Verrebbe da chiedere a quel prete se lui due conviventi o due divorziati risposati, in confessionale, li assolverebbe: ma la sua condotta nella vicenda della Carta del coraggio fa ritenere di sì. Davvero un prete coraggioso. Ci sarà, sopra di lui, un Vescovo altrettanto coraggioso, o forse più coraggioso, al punto di dirgli che forse la convivenza o le seconde nozze sono peccato grave? Chissà.
Verrebbe pure da chiedere a quei capi scout se sanno qualcosa di morale cattolica, datosi che bene o male – malissimo, direi – sono ai vertici di un’associazione cattolica. Pure in questo caso, la risposta è scontata. Pazienza.
Verrebbe anche da chiedere come si sentono ora quei “capi non tanto capi ma abbastanza capi” dell’AGESCI che sulle prime hanno preso la distanze dalla Carta[4], definendola una sorta di documento grezzo redatto da ragazzi ancora in formazione e che si vedono ora questo inno all’amore, alla moralità ed al coraggio assurto a paradigma programmatico dei lupetti che verranno.
Ma sono domande vane: quelli stanno bene del loro, teste così non si cambiano e pazienza. L’unica vera domanda – forse – adesso è: e ora?
E ora niente, come ho già scritto[5] la risposta è che non si mandano più i figli agli scout, punto. Se l’AGESCI molla la morale cattolica, i cattolici mollano l’AGESCI. Questi signori dovrebbero capire che noi affidiamo loro le persone a noi più care – i nostri figli – perché li facciano partecipi della cosa a noi più cara – la Fede. Se invece questi capitani coraggiosi vogliono seguire strade diverse, ebbene che prendano la loro Carta del Coraggio e vedano un po’ dove li porta.
Noi intanto negli oratori cerchiamo e creiamo nuovi gruppi, nuovi momenti di aggregazione che nel divertimento e nell’amicizia e con veri educatori, dei quali risponda il Sacerdote, insegnino con coraggio cosa è davvero per la Chiesa una relazione omosessuale, cosa è il divorzio, cosa è la convivenza, assieme a tante altre cose molto più belle che la vita ci può offrire.
Questa brutta vicenda può essere occasione per noi genitori di stringerci attorno ai Parroci e stimolare la nascita e la crescita di gruppi giovani veri, tenendo ben d’occhio i ragazzi che accompagnano i nostri figli per evitare fenomeni di dilettantismo, approssimazione, ammiccamenti al mondo e… coraggio stile AGESCI.
E gli scout? Gli scout lasciamoli perdere, lasciamoli perdersi.
O magari no, perché qualcuno ancora può fare qualcosa: i fatti dimostrano che la pianta è gravemente malata e che l’AGESCI non è in grado di rinsavire da sola – almeno quanto ai vertici – ma forse può essere aiutata dai tanti buoni cristiani che ci sono dentro e fuori l’associazione. La Carta ora deve essere diffusa ai gruppi locali ed alle autorità ecclesiastiche perché ne prendano atto. Bene: che i nostri Vescovi, che i capi locali, che i Sacerdoti delle Parrocchie che ospitano gruppi scout, che i genitori che hanno figli lupetti o coccinelle si facciano sentire, esprimano il dissenso rispetto ad un documento che legittima la deriva morale e l’offesa al Sacramento del Matrimonio, alla castità, alla morale cattolica e ne fa oggetto di un percorso “educativo”.
Diano, questi Vescovi, questi capi, questi Sacerdoti, questi genitori una prova di coraggio, datosi che chi avrebbe dovuto darla, purtroppo, s’è smarrito.
Purtroppo i giovani scout sono i giovanissimi di oggi. Gente con la famiglia assente, che sta crescendo a Maria De Filippi ed MTV, che per giunta si trova il solito prete, modello Giuda, come guida spirituale (“spirituale” si fa per dire). E’ la crisi del cattolicesimo che va affrontata alle radici, mettendo in discussione il nostro modello sociale senza valori, il primato del consumismo becero, ma anche tutto, ma proprio tutto, ciò che la Chiesa ha fatto negli ultimi 50-60 anni.
ma che prete e che vescovo…tutti pagliacci sono, contraffatti alla maniera delle borse cinesi ‘Gucci’! E che l’ agesci sia quella serietà di associzione cattolica non solo lo dimostra il fatto che si fa guidare ora da questi ‘preti coraggiosi’, ma anche nel passato credo che abbia dato tante indicazioni di tale natura , se ha partorito dal suo seno uomini ‘coraggiosi’ come il nostro ineffabile Presidente del Consiglio, e la di lui famigliola…
Grazie a Dio l’AGESCI non è la sola associazione scout (cattolica) in Italia… Informarsi e conoscere… può essere utile
fuori i mercanti dal tempio!!!!ah, già…..ma che dicono i vertici della CEI?e bergoglio? se non li cacciano loro,loro li caccerà Cristo!
Questa deriva fu colta almeno trenta anni fa da alcuni gruppi scout che fondarono altre associazioni, più fedeli agli insegnamenti di sempre della Chiesa. C’è ancora speranza, ma i vescovi dovrebbero valorizzare di più lo scautismo “buono” e lasciare al proprio destino questi ostinati cattolici adulti.
Ci vuole un’azione concertata. Se nelle diocesi c’è un gruppo AGESCI, se nella parrocchia c’è un gruppo AGESCI, contattate i capi locali e vedete che ne pensano della Carta del Coraggio, poi mettete in allerta il Vescovo ed il Sacerdote. Sono loro in ultima analisi i responsabili della formazione, ma lo sono anche i genitori: non dobbiamo aver paura di togliere i ragazzi da un ambiente che è divenuto malsano. Se le adesioni crollano, vedi se l’AGESCI ci ripensa; o magari getta la maschera e si fonde con qualche gruppo scout laico e finisce l’equivoco.
+1,7% per quanto concerne alle iscrizioni
Lei scrive senza conoscere, lei scrive senza sapere la realtà dei fatti. Lei si arroga di dare giudizi su un’associazione cattolica che da oltre cent’anni è una realtà nel nostro Paese. Prenda uno zaino e metta gli scarponi, poi si rechi nel più vicino gruppo scout dove lei abita. Faccia esperienza diretta e non sul sentito dire o dietro ad un computer prima di arrivare a conclusioni tutto personalistiche. Si faccia umile e non dalla scrittura arrogante.
Giacalone Simone Capo Scout, capo clan, Responsabile di Zona Etna-Alto-Simeto appartenete al gruppo scout del Motta 1°
Cordiali saluti
——————————-
Io invece scrivo perché conosco eccome, negli scuot ci sono stato per decenni ed ho visto
il lento degrado morale e strutturale di questa realtà dal di dentro.
Oramai è una fogna e l’unica cosa che un vero cattolico può fare è uscirne ed evitare che quanta più gente vi si avvicini.
Aggiungo pure comunque che non serve certo indossare un par di scarponi
o mettere nome e cognome sotto un post
per prendere atto che il documento di cui si tratta è una zozzeria, quindi smetta di fare
il capetto col fischietto e sia lei un po’ più onesto intellettualmente azzardando magari una difesa (impossibile) di questa apologia dell’indifferentismo e del relativismo morale pro invertiti, oppure prenda i suoi scarponi e vada a funghi che è meglio.
Non so lei chi sia, in quanto non si firma. Le auguro comunque buona strada
Lei scrive senza conoscere, lei scrive senza sapere la realtà dei fatti. Lei si arroga di dare giudizi su un’associazione cattolica che da oltre cent’anni è una realtà nel nostro Paese. Prenda uno zaino e metta gli scarponi, poi si rechi nel più vicino gruppo scout dove lei abita. Faccia esperienza diretta e non sul sentito dire o dietro ad un computer prima di arrivare a conclusioni tutto personalistiche. Si faccia umile e non dalla scrittura arrogante.
Giacalone Simone Capo Scout, capo clan, Responsabile di Zona Etna-Alto-Simeto appartenete al gruppo scout del Motta 1°
Cordiali saluti
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Io invece scrivo perché conosco eccome, negli scuot ci sono stato per decenni ed ho visto
il lento degrado morale e strutturale di questa realtà dal di dentro.
Oramai è una fogna e l’unica cosa che un vero cattolico può fare è uscirne ed evitare che quanta più gente vi si avvicini.
Aggiungo pure comunque che non serve certo indossare un par di scarponi
o mettere nome e cognome sotto un post
per prendere atto che il documento di cui si tratta è una zozzeria, quindi smetta di fare
il capetto col fischietto e sia lei un po’ più onesto intellettualmente azzardando magari una difesa (impossibile) di questa apologia dell’indifferentismo e del relativismo morale pro invertiti, oppure prenda i suoi scarponi e vada a funghi che è meglio.
Lei scrive senza conoscere, lei scrive senza sapere la realtà dei fatti. Lei si arroga di dare giudizi su un’associazione cattolica che da oltre cent’anni è una realtà nel nostro Paese. Prenda uno zaino e metta gli scarponi, poi si rechi nel più vicino gruppo scout dove lei abita. Faccia esperienza diretta e non sul sentito dire o dietro ad un computer prima di arrivare a conclusioni tutto personalistiche. Si faccia umile e non dalla scrittura arrogante.
Giacalone Simone Capo Scout, capo clan, Responsabile di Zona Etna-Alto-Simeto appartenete al gruppo scout del Motta 1°
Cordiali saluti
Sig. Giacalone, intanto Le faccio i complimenti, senza alcuna ironia, per essersi firmato con nome e cognome. E’ cosa rara.
Ora, Le rivolgo qualche semplice domanda, perché datosi che, come Lei mi dice, io non conosco, Lei mi permetterà di conoscere.
1) Ha letto la Carta del coraggio?
2) Sa che è stata approvata e sostenuta anche dai Suoi capi nazionali?
3) La condivide?
4) E’ convinto che come scout cattolici si possa essere conviventi o divorziati risposati senza che ciò attenti alla propria integrità morale?
5) E’ convinto che nella formazione scout cattolica si debba essere aperti all’amore omosessuale?
Se Lei risponde a queste domande, conoscerò.
Egregio signor Micaletti non solo l’ho letta la Carta del coraggio, ma ho vissuto la route nazionale. La Carta del coraggio è stata redatta dai rover e dalle scolte cioè da ragazzi che vanno da un età dai 16 ai 20 anni. Dove si interrogano sulle problematiche sociali del nostro tempo cercando con il loro impegno di dare un loro contributo. La carta del coraggio è una grande sfida non solo dei ragazzi ma anche dei capi, nel loro ruolo di educatori. In quella carta vi sono cose scritte che ci fanno capire come il nostro tempo impiegato con i ragazzi sia stato fruttuoso, e cose che stridono con il nostro essere cattolici. Ma proprio qui sta la sfida, proprio qui si misurerà il confronto dialettico con i ragazzi, facendo strada con loro, vivendo assieme le loro paure, i loro dubbi, le loro incertezze, i loro bisogni.La carta rimane la voce di trentamila ragazzi tanti erano a S.Rossore dove chiedono di essere ascoltati, di essere protagonisti di questo tempo. Accanto a quel Cristo che attraverso l’esperienza scout riescono a scoprire a sentirsi Chiesa vivendo secondo l’esempio di Gesù. Questo hanno scritto i ragazzi nella loro carta del coraggio e tante altre cose. Quel coraggio che a volte manca al mondo degli adulti.
Cordialmente la saluto
Quel che mi replica lo sapevo già.
Non parli di “sfida”: quelle linee programmatiche educative sono state fatte proprie dai Suoi capi nazionali, prete compreso e sono il prodotto del vostro percorso educativo. e leggo dai Suoi interventi che, a differenza di alcuni dei capi locali, lei rivendica con orgoglio quei risultati: se trentamila dei vostri ragazzi in formazione vi chiedono di essere aperti all’amore omosessuale o di non considerare moralmente censurabili convivenza o divorzio qualche domanda dovete farvela.
Ora, se per favore vuol rispondere alle mie domande, magari può dimostrarmi che ho capito male. Gliele pongo nuovamente, tranne una, alle quale ha già risposto:
2) Sa che è stata approvata e sostenuta anche dai Suoi capi nazionali?
3) La condivide?
4) E’ convinto che come scout cattolici si possa essere conviventi o divorziati risposati senza che ciò attenti alla propria integrità morale?
5) E’ convinto che nella formazione scout cattolica si debba essere aperti all’amore omosessuale?
Lei è un capo e può ben rispondere così chi legge si fa un’idea.
Se lei avesse letto bene il mio post ho già risposto alle sue domande quando scrivo che in certi punti la carta del coraggio scritta dai ragazzi stride con la formazione cattolica dell’Agesci. Ma lei dal suo banco accusatorio deve per forza trovare il colpevole. La saluto con un motto scout: buona strada.
Premettendo che il primo ad accusare è stato Lei, dicendo che parlo di cose che non conosco, se davvero ho letto male quel che Lei scrive allora Le sarà facile rispondere alle mie domande. Perché vede, il problema è duplice e mi scuso sin d’ora se sarò prolisso.
In primo luogo, il problema è che – come dice Lei – certe cose scritte nella Carta “stridono” con la formazione cattolica ed è un signor problema, perché la Carta è stata scritta non da bambini alla prima esperienza, ma da ragazzi che già da tempo seguono la vostra formazione e che dunque dovrebbero avere le idee chiare: parliamo di persone di sedici-venti anni, non delle coccinelle. Dire che alcuni passi della Carta non vanno bene è come dire “Beh, l’hanno scritta loro che sono ragazzi, mica noi”. Se dei ragazzi che in media sono nei vostri gruppi da almeno cinque anni pongono il tema dei formatori conviventi o dell’amore omosessuale è perché per loro è un quesito ancora aperto che però voi formatori cattolici dovreste avere già risolto, dopo tanto tempo che sono con voi. E’ come se dei liceali, nel partecipare alla redazione di un piano formativo, ponessero il tema dell’uso del congiuntivo: la colpa è loro o degli insegnanti? O magari per qualcuno non è neppure una colpa, sono solo cose che “stridono” con la grammatica…
E veniamo al secondo profilo, ossia se voi capi quelle cose le condividete o no. Da quel che leggo mi pare di intendere che Lei certe cose non le approva (attendo risposta esplicita alle mie domande: un sì o un no) e del resto io stesso ho scritto che è a livello locale che si gioca la partita, già alcuni di voi capi hanno preso le distanze con la prima nota stampa. Ma Lei avrà letto la nota nazionale dell’AGESCI, che fa propria la Carta con annessi e connessi, rivendicandola con orgoglio: ecco, Lei come capo è orgoglioso di un percorso che dopo anni lascia quei dubbi e quelle… “cose che stridono” nei “suoi” ragazzi?
E se i ragazzi parlano di educatori scout conviventi o risposati magari sarà perché tra i formatori qualcuno ce n’è, o pongono il tema solo in via teorica?
Da quello che scrive capisco che Lei ama sinceramente il mondo scout. E’ un Suo merito. Allora però difenda questo mondo, perché quella Carta è pericolosa. Ci rifletta su, non la difenda a spada tratta perché un educatore cattolico dovrebbe porsi parecchie domande su quel documento. Buona strada.
Lei scrive senza conoscere, lei scrive senza sapere la realtà dei fatti. Lei si arroga di dare giudizi su un’associazione cattolica che da oltre cent’anni è una realtà nel nostro Paese. Prenda uno zaino e metta gli scarponi, poi si rechi nel più vicino gruppo scout dove lei abita. Faccia esperienza diretta e non sul sentito dire o dietro ad un computer prima di arrivare a conclusioni tutto personalistiche. Si faccia umile e non dalla scrittura arrogante.
Giacalone Simone Capo Scout, capo clan, Responsabile di Zona Etna-Alto-Simeto appartenete al gruppo scout del Motta 1°
Cordiali saluti
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Io invece scrivo perché conosco eccome, negli scuot ci sono stato per decenni ed ho visto
il lento degrado morale e strutturale di questa realtà dal di dentro.
Oramai è una fogna e l’unica cosa che un vero cattolico può fare è uscirne ed evitare che quanta più gente vi si avvicini.
Aggiungo pure comunque che non serve certo indossare un par di scarponi
o mettere nome e cognome sotto un post
per prendere atto che il documento di cui si tratta è una zozzeria, quindi smetta di fare
il capetto col fischietto e sia lei un po’ più onesto intellettualmente azzardando magari una difesa (impossibile) di questa apologia dell’indifferentismo e del relativismo morale pro invertiti, oppure prenda i suoi scarponi e vada a funghi che è meglio.
Io non so lei chi sia. Ma le auguro buona strada.
Giacalone, io scrivo senza conoscere e Lei scrive senza rispondermi.
Se per Lei è sufficiente mettere due scarponi e uno zaino per capire, io Le dico che è sufficiente leggere la Familiaris Consortio o anche gli scritti di Giovanni Paolo II sulla famiglia per rendersi conto che la Carta pone grossi problemi nella formazione dei ragazzi, problemi dei quali si sono accorti in molti (anche tra i Suoi capi) e che solo Lei pare non vedere. Glieli ho spiegati sopra e non li ripeterò: bastassero un paio di scarponi e uno zaino per risolverli…
Non vedere quei problemi, difendere l’associazione piuttosto che la formazione dei Suoi ragazzi, quello è un atto di arroganza.
e quel che Le ha replicato Simone mi pare eloquente.
Signor Micaletti io non so chi sia lei era indirizzato a chi aveva risposto dopo e non a lei. L’ aver dialogato con lei mi ha dato la possibilità di esprimere il mio pensiero. Le auguro un buon pomeriggio.
I soliti “dialogatori militanti” che dialogano con lo scopo di dialogare.
Ha difeso le assurde posizioni acattoliche dei pro-invertiti col fazzolettone
con le irresistibili obiezioni della necessità di scarpone e del chi siete voi per giudicare, poi è subito evaporato.
Un vero capetto scout di oggi, prova tangibile che uno scoutismo realmente cattolico
non esiste più.
Che vada per strada, a soffiare nel fischietto e dialogare… senza avventurarsi in questioni cattoliche, oramai non è più quello il campo dello scoutismo e chi vuole educare in modo cattolico i figli ne prenda atto.
Come al solito, di fronte alla chiarezza di posizione si risponde con il fumo. Fra l’altro, compito di un educxatore è correggere e spiegare, non divulgare posizioni errate.