Forse non è così nota al di fuori del web la testata giornalistica Wired, dalla grafica accattivante e dai contenuti tanto catchy quanto (smaccatamente o velatamente) anticattolici. Ci asteniamo dal proporre link specifici – ciascuno con una banale googlata può rendersene conto – e ci limitiamo a ricordare che tra i collaboratori fissi figura Chiara Lalli, nota per il suo femminismo abortista, per l’anticattolicesimo feroce e per la promozione sistematica delle ideologie più tossiche per le donne e le famiglie di oggi. Per cui, conosciuta o no, Wired non è una rivista telematica con cui il cattolico medio si trovi a proprio agio.

Perciò il lettore cattolico medio sobbalza sulla sedia, quando s’accorge che tra i collaboratori del sito compare anche un soggetto che con la Chiesa Cattolica dovrebbe aver qualcosa a che spartire.

 

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E’ lui o non è lui? Ma certo che è lui: si tratta di padre Antonio Spadaro SJ, direttore de La Civiltà Cattolica, e che già avevamo “attenzionato” per un suo discutibilissimo pallino letterario (qui) e per le ancor più discutibili esternazioni para-sinodali (qui e qui).

Padre Spadaro si occupa su Wired degli ambiti che gli sono più familiari, ossia la letteratura e le nuove tecnologie, in particolare la c.d. cyberteologia.

 

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Il numero dei suoi articoli sulla compromettente Wired non è alto, ma con simili scorie ideologiche (radioattive) sarebbe meglio avere a che fare il meno possibile, specialmente se si è uomini di Chiesa, specialmente se si appartiene a una Congregazione e specialmente se si dirige una delle riviste cattoliche italiane di più alto profilo e di maggior diffusione.

Ci auguriamo che padre Spadaro si renda conto che la più lodevole intenzione di “evangelizzare” non può non fare i conti con i mezzi impiegati, poiché mai come nel mondo del web e dell’immagine “il mezzo è il contenuto”.