scolapasta

Di Massimo Micaletti

A questo punto viene spontanea – e forse anche lecita – una domanda: ma certo clero da che parte sta?

Prima l’episodio del Cardinale Arcivescovo che porge le scuse per aver chiesto ai docenti di religione di segnalare casi di indottrinamento gender o blitz delle associazioni LGBT nelle scuole; poi l’Arcivescovo di Torino che fa pubblica ramanzina all’insegnante di religione che ha esposto il Magistero sull’omosessualità; ora il caso del docente di religione sospeso (dal Preside e) dalla Curia per aver mostrato a ragazzi di diciassette, diciotto anni un video contro l’aborto.

Queste scelte rattristano, ma non sorprendono. In un momento storico di gravissima crisi dottrinale della Chiesa può accadere, anche nella diocesi più grande del pianeta, che le ragioni della pastorale prevalgano su quelle, appunto, della Dottrina; ragioni che non dovrebbero essere contrapposte ma che fatalmente lo divengono se certo clero s’impregna di spirito del mondo. In quest’ottica, è fatale che le spese le facciano, appunto, gli insegnanti di religione perché stanno loro in mezzo al mondo, sono loro oggi gli agnelli in mezzo ai lupi.

Nel pensiero dominante, il prete deve stare nella sua riserva indiana: la chiesa, la parrocchia, l’oratorio, la gmg, purché non si azzardi ad uscirne. Ove lo faccia, deve restare guardingo e circospetto, tanto che alcuni sacerdoti hanno adottato la veste borghese come fosse una mimetica. I docenti però no, per loro stessa natura stanno nel pieno della brodaglia culturale che è oggi sovente la scuola pubblica e tocca a loro affrontare certi temi alla luce del Magistero ed essere segno di contraddizione: questo il mondo non lo perdona.

Sono dunque loro i bersagli, in primis dei cannoneggiamenti pastorali di chi pensa che per prima cosa non si debba dar dispiacere a nessuno, che si debba piacere a tutti, che è pur vero che Nostro Signore è il solo ad avere Parole di vita ma che in fondo ci sono altre parole che val la pena ascoltare, dinanzi alle quali è bene ritrarsi, valutare, distinguere, farfugliare.

Lo spettacolo desolante offerto dalla Curia di Milano e dalla Curia di Torino nelle vicende cui ho fatto cenno non è destinato a rimanere isolato: la polizia pervasiva omomane ha raggiunto e consolidato l’obiettivo di mettere a tacere anche gli uomini di Chiesa, di metterli all’angolo senza possibilità di uscita. E’ riuscita – quel che è peggio – a paralizzare troppi pastori in un continuo interrogarsi su come portare la Verità a chi ne ha un disperato bisogno, cosicché la fiaccola non finisce sotto il moggio ma si perde nei miasmi di una palude in cui non esiste terra solida su cui posare il passo.

Quest’ultimo effetto, ribadisco, è il più devastante perché induce l’idea che la Verità di per sé non funzioni, non passi, sia pericolosa, e che essa vada in qualche modo mediata, stemperata, come a prenderne le distanze. Ed è il più devastante anche perché il messaggio che arriva è che chi cerca di proporre integralmente il Magistero è solo, anzi rischia di essere impallinato proprio da chi di quel Magistero dovrebbe essere primo garante.

Don Abbondio ammonisce il Cardinale Borromeo, le anime si perdono ed il mondo esulta.

Cosa fare? Sommessamente: stringiamoci attorno a queste persone, che per la loro Fede vengono colpite e pubblicamente perseguitate. E non stanchiamoci di puntare il dito verso chi le perseguita e colpisce senza alcun diritto o autorità. Di misericordia in misericordia, di declino in declino, siamo arrivati al punto in cui un cattolico che porga il Magistero deve temere il proprio Vescovo, siamo arrivati al punto che un Cardinale Arcivescovo (che è stato papabile!) chiede scusa alle associazioni LGBT per aver tentato di proteggere i ragazzi della sua diocesi da un’ideologia ripugnante.

La sola vera consolazione, il solo vero modello è il coraggio degli Apostoli che non abbandonano Cristo, anche quando il suo insegnamento appare duro, insostenibile.

Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio»” (Giovanni 6, 60-69).