Non si può dire che, dopo 5 anni drammatici, l’economia greca sia tornata brillante. Il Paese è in deflazione da due anni, la disoccupazione è superiore al 25%, più di un terzo dei cittadini è a rischio povertà. Però, per la prima volta quest’anno, il Pil crescerà, attorno allo 0,6%, e l’anno prossimo di quasi il 3%, secondo l’Fmi. […] Sulla base di questi risultati, Samaras aveva puntato a uscire dalla tutela della troika e di tornare a finanziarsi autonomamente sui mercati, come hanno fatto gli altri due Paesi sottoposti negli anni scorsi a procedura di salvataggio, Irlanda e Portogallo. Qui, l’errore di valutazione: la prospettiva ha spaventato i mercati, i tassi d’interesse sono tornati a salire e il progetto di raccogliere 9 miliardi nel 2015 è sfumato. Ora servirà un nuovo prestito internazionale di una dozzina di miliardi, con la conseguente necessità di rimanere sotto la tutela internazionale.
In questo quadro, la prospettiva politica è da cambio di regime. Tra manifestazioni anche violente, ci si prepara alle elezioni presidenziali (indirette) di febbraio. Se la maggioranza, che conta su 155 seggi in Parlamento, non riuscirà a raggiungere i 180 voti per eleggere un suo candidato, con ogni probabilità si andrà a elezioni anticipate, a marzo. E secondo i sondaggi le vincerebbe Syriza, il partito di sinistra guidato da Alexis Tsipras contrario a rimanere sotto la cappa del Memorandum.