Dwekh Nawsha si traduce più o meno con votati al sacrificio. Sono duecento volontari, tutti cristiani, per la maggior parte di rito assiro, uno dei gruppi che compongono il variegato mosaico di una cristianità dalle radici antichissime. Tre mesi fa erano solo una quarantina, tutti Assiri, adesso ci sono Caldei, Siriaci e Ortodossi, di fronte alla minaccia.
«Non stiamo solo a pregare come pensa la gente fuori da qui, noi preghiamo e combattiamo, questa è la nostra terra e dobbiamo proteggerla dai terroristi», dice Nael, poco più di vent’anni, sul petto della mimetica l’emblema bianco con la croce al centro e i raggi in rosso e blu, un simbolo che sa di antico, non fosse per i due Kalashnikov incrociati, segno dei tempi che tutti loro si trovano ad affrontare. Sono a Duhok, capoluogo del Kurdistan occidentale, a metà strada tra Mosul – l’antica Ninive in mano alle bandiere nere -, ed il confine con Siria e Turchia, nel loro quartier generale. […]
A Baqofa, i miliziani cristiani vogliono andare a vedere in che condizioni è il piccolo monastero da cui le suore sono dovute scappare quando il villaggio è stato preso dall’Isis, durante l’offensiva dell’estate. Le bandiere nere non si sono acquartierate tra queste povere case, preferendo la vicina cittadina di Tel’skuf, dove la chiesa è stata pesantemente devastata, le immagini sacre coperte da drappi neri, mentre qui per fortuna i danni sono molto limitati, solo qualche sfregio qua e là.
Una croce gettata a terra con un braccio spezzato: uno dei ragazzi si dà da fare per ricomporla. Negli armadi aperti e rovistati trovano molti testi antichi, anche manoscritti in lingua assira, il Capitano li esamina e ne legge qualche passo. C’è il tempo per una breve preghiera, poi un soldato si arrampica sul piccolo campanile e fa suonare ancora la campana, a lungo, in un silenzio irreale. Nessuno parla, si fanno il segno della croce. «E’ per questo che siamo qui, vogliamo restituire alla cristianità la piana di Ninive, le nostre speranze sono qui, non lasceremo questa terra senza combattere».
GRANDI!
e il Maggiordomo del Vaticano avrà l’ardire di dissociarsi da codesti comportamenti: la prova provata ancora della suo essere in combutta coi distruttori non dico della Chiesa ma della cristianità stessa… Che trionfi la Loggia Suprema e tutti vivranno in pace, come dice chiaramente, e senza giri di parole, l’Uomo in Arancione sceso dal Tibet : le religioni ( cioè a dire: la religione cristiana ) non servono più a nulla: “ci vuole una eticità laica”!!! Il nostro Uomo in Bianco, ancora annidato in vaticano, lo va ripetendo ogni giorno,e agendo di conseguenza….Bellissimo!
Chissà che con le vostre peripezie ideologiche riuscireste a convincerli a issare accanto alla loro bella bandiera quella palestinese. Quantomeno non ha impressa la mezzaluna…non ancora, almeno.
che significa questo discorso sulle ‘peripezie’??? I Cristiani dell’ Iraq sono dell’ Iraq,- pare – e quindi perché dovrebbero issare anche la bandiera palestinese???? Lei vuol fare il furbastro e istituire maliziosamente un parallelo tra la situazione dei Palestinesi e quella dei Cristiani d’ Iraq ( e di Siria ), e quindi vorrebbe che si prendesse chiaramente posizione anche per i cacciati dalla Palestina! La accontento subitol e le dico chiaramente che la Palestina è dei Palestinesi, e gli Intrusi non avevano – e non hanno – nessun diritto di… intrudersi : e questi sono gli Ebrei! Due stati per due popoli è una boiata pazzesca partorita solo da Poteri che governano il mondo – e si intravede il loro fine (la Mogherini, con la sua dichiarazione, ci fa proprio la figura di una scolaretta succube, guasi ad essere bocciata!…).
Anche se poi andando indietro nella storia qui tutti sono INTRUSI, ma pazienza, non si può mica rifare il mondo secondo le carte di 1000 o 2000 anni fa: ma resta vero che una violenza non legittima l’altra, e se ne vedono le conseguenze atroci!
Per venirle incotro le concederei che un accostamento di bandiere non ci andrebbe male del tutto: per riaffermare il diritto di ognuno di vivere, in pace e dpari dignità, nel suo paese! Palestinesi ante- sopruso coi Cristiani della terra ci convivevano decentemente (visto quello che succede ora…). Quale era la percentuale di Cristiani in Palestina allora??? Un 10% , contro uno scarso 2% di oggi ( merito anche del Mandato Britannico? ). Oggi i Cristiani non solo dell’Iraq o della Siria, ma di tutti luoghi, firmerebbero per questa convivenza o coesistenza di ante-guerra col mondo islamico ( vedi Nigeria, Kenya, Sudan ecc…)!
… e quindi, fino a che il mondo isalmico in tutte le sue denominazioni, e in tutti i paesi, non pratica verso i Cristiani il principio che deve valere per la causa palestinese, sconfessa la legittimità di farlo nei confronti della causa palestinese…
caro Dario, consentimelo: e che barba!!
… c’è da aggiungere che questi Palestinesi fanno un pandemonio universale che trova echi e appoggio e sostegno dappertutto: quei Cristiani dell’ Iraq, a malapena se ne ha notizia, e i primi a fregarsene sono proprio i cristiani ILLUMINATI, di cui qui si ha un esempio…Li deridono anche,e presto avremo anche un rimbrotto dall’ Inquilino Vaticano N.1, che, come notorio, è uso a tanto tenerume e baciamento (salvo non contrastarlo!)