di Piergiorgio Seveso
Il 18 aprile 1947 a Bratislava Monsignor Josef Tiso, già presidente della Repubblica slovacca dal 1939 al 1945 e sacerdote cattolico, veniva impiccato e poi arso, in odio alla fede cattolica, su sentenza di un tribunale “popolare”al servizio dei nuovi “padroni del mondo”. Nel 1918 era nata la Cecoslovacchia, innaturale mostro tricefalo, creato a tavolino dopo lo sfaldamento degli imperi centrali. A questo aborto statuale era incatenato il popolo slovacco che già da decenni aveva riscoperto il proprio secolare senso di appartenenza nazionale. Il maggiore partito identitario slovacco era il Partito popolare (SLS), guidato da Monsignor Andrei Hlinka con principi cattolici. In questo partito militò il giovane sacerdote Tiso, di lontane origini venete, deputato dal 1925. A questo partito si affiancò negli anni Trenta la Rodobrana, una milizia nazional-patriottica guidata da Vojtech Tuka. Alla morte di Hlinka, Monsignor Tiso prese la guida del partito e dichiarò l’autonomia della Slovacchia il 6 ottobre 1938, diventando capo del governo autonomo. La Cecoslovacchia dovette modificare la sua costituzione in senso federalista ma nel marzo 1939 il governo centrale di Benes tentò un colpo di coda, sciogliendo le assemblee regionali e arrestando i miliziani indipendentisti ma il 13 marzo l’invasione tedesca della Cechia spazzava via i disegni del governo centrale. Avute garanzie di autonomia ed indipendenza dalle autorità tedesche, Monsignor Tiso proclamava l’indipendenza della Slovacchia, diventandone primo Ministro e poi presidente della Repubblica nell’ottobre dello stesso anno. Tiso mantenne nei confronti della Germania un atteggiamento di illuminata indipendenza mentre Tuka ed il suo movimento premevano per una germanizzazione del nuovo Stato. Ne vennero delle tensioni che si ricomposero solo alla stretta finale della guerra. La Slovacchia fu uno stato cattolico indipendente, governato sui principi della dottrina sociale della Chiesa e delle encicliche papali. Sacerdote inappuntabile, Monsignor Tiso governò lo Stato pur rimanendo parroco della sua parrocchia. Quando la Slovacchia fu invasa dai sovietici, Monsignor Tiso dovette creare un governo in esilio in Germania. A guerra finita fu processato ma si difese con coraggio puntualmente su ogni capo d’accusa. Nel suo testamento spirituale scrisse. “Muoio come martire della legge naturale data da Dio a ciascun popolo di promuovere la sua libertà e come difensore della civiltà cristiana contro il comunismo”. Il 31 dicembre 1993 la Storia giustiziava la Cecoslovacchia che aveva assassinato Monsignor Tiso e la bandiera della Doppia Croce apostolica tornava a garrire nel vento.
Bibliografia
Massimiliano Ferrari “Tiso: un martire per la nuova Europa” La Padania, 11 aprile 1999
Lisa Guarda Cardini. “Tiso: una terza proposta”, Liviana-Ceseo, Padova, 1977
Michele Lacko, voce “Tiso” su Enciclopedia Cattolica,.XII, cc. 142-143, Roma, 1954
Memoria Excellentissimi viri Dr. Josephi Tiso, [Roma]. 1947
Don Curzio Nitoglia “Mons. Josef Tiso e il problema ebraico – per un sano revisionismo storico”
Piergiorgio Seveso “Monsignor Josef Tiso e l’indipendentismo slovacco”, conferenza tenuta presso la Comunità Antagonista Padana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano il 6 dicembre 2007 (pro manuscripto)
Credo , però, che non sia lecito parlare di “repubblica teocratica”, quella slovacca, seppur governata da un uomo di Chiesa ispirato dalla Legge Divina, ma che anela a soccorrere il suo popolo.
concordo pienamente. La figura di monsignor Tiso e’ più riconducibile a quella, mutatis mutandis, di un vescovo-conte, pio, amante del proprio popolo ma in ogni caso inserito in logiche temporali ben precise. Nessuna ierocrazia, quindi. Un saluto cordiale.