“Draghi allenta i cordoni della borsa, ma il malloppo è sempre suo, usurpato ai popoli e agli Stati europei da quando l’euro è diventata realtà, anno 2002, dieci anni dopo il Trattato di Maastricht.
Si potrebbe sintetizzare così la Quantitive Easing decisa dal governatore della Banca centrale europea: i commenti sulla svolta di Strasburgo hanno evidenziato già in queste ore i difetti ‘di superficie’ dell’operazione: l’80% dei rischi a carico degli Stati membri dell’Unione, attraverso l’emissione di Titoli di stato acquistati appunto dalla Banca centrale. Una condivisione dei pericoli a tutto vantaggio della Germania, che su questo mercato si presenta più forte. Non so come valutare l’affermazione dell’economista tedesco Hans Werner Sinn – “le misure della BCE ‘sono uguali al finanziamento illegale di un governo attraverso la stampa di moneta” (perché finanziamento illegale, se è il governo, cioè il gestore dello Stato, a emettere moneta?) – ma una cosa è certa: la svolta della BCE non cambia nulla della sostanza delle cose: l’indebitamento degli Stati continuerà ad aumentare, l’emissione monetaria resta in mani private.
La vera svolta sarebbe: gli Stati devono stampare moneta e devono rinegoziare il debito nella direzione della defalcazione dell’anatocismo, il che vuol dire o avere la forza di cambiare la situazione europea sottoponendo la BCE al controllo degli Stati membri – e cioè riformare alla radice i Trattati di Maastricht e di Lisbona – o uscire dall’euro. Ma anche qui bisogna essere chiari negli obbiettivi: uscire dall’euro e non nazionalizzare l’emissione monetaria vuol dire riproporre il problema a livello nazionale, magari giocando sulla svalutazione della nuova moneta per rilanciare le esportazioni. Non basta, come diceva Auriti il problema è fare dell’emissione monetaria da parte dello Stato un principio costituzionale, da implementare o attraverso la statizzazione della Banca centrale attuale, o creando una nuova Banca centrale controllata dallo Stato, oppure affidando direttamente alla Zecca l’emissione decisa dal governo.”
Claudio Moffa
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