di Pietro Guerini, Avvocato – Presidente nazionale comitato NO194 e omonima associazione
Vorrei ad un tempo creare un neologismo e darne una definizione.
Faccio riferimento al “ democristianismo “, inteso come fenomeno avente una componente relativista-falso intransigente sui valori ed una componente lodevolmente pragmatista nello studio dell’ambito politico-normativo in cui quei valori possono essere fatti valere.
Siamo a inizio anno, ma già alcuni siti di area cattolica si stanno scatenando con la solita bolsa retorica sulla Marcia per la Vita, che si svolgerà nel maggio prossimo, condita di appassionato entusiasmo verso un evento che è destinato a non mutare assolutamente nulla in materia, come dimostrano oltre 40 anni di analoghe manifestazioni pro-life statunitensi ed europee, e che, non a caso, è totalmente ignorato da tutti i media nazionali, in quanto ritenuto insignificante.
A nulla vale, al contrario, la morbosa ansia di contarsi, per usare le parole di un cantore della manifestazione , dei siti che la sponsorizzano in modo frenetico, che si traduce ogni anno nel dichiarato incremento di 10 000 unità dei partecipanti, che, in realtà, si attestano in totale proprio attorno a quest’ultima cifra.
Seguendo questo scontato computo, già oggi sappiamo che i partecipanti dichiarati quest’anno saranno 60 000.
Non occorre, infatti, essere laureati in sociologia, con specializzazione nel studio della realtà italiana, per intuire che analoga (per location e data di svolgimento) manifestazione di segno contrario (in difesa della 194) raccoglierebbe almeno un milione di persone, vista la capacità di mobilitazione del blocco sinistre -sindacati –femministe -centri sociali e accessori.
A nulla, dunque, valgono le appassionanti diatribe su chi abbia il merito di aver creato una formula copiata dal resto del mondo occidentale, con scambi di insulti a cui abbiamo assistito nei mesi scorsi (cfr http://www.riscossacristiana.it/una-lettera-di-roberto-de-mattei-utili-precisazioni-dopo-il-comunicato-su-facebook-di-francesco-agnoli/), a dimostrazione, alla pari delle innumerevoli scissioni che hanno interessato realtà diverse dalla nostra, di come la litigiosità d’area non sia certo imputabile al comitato NO194.
A nulla, infine, valgono le recenti dichiarazioni ufficiali della portavoce della Marcia, secondo cui “l’obiettivo che essa si propone è giungere all’abrogazione della legge 194”, poiché, come sottolinea la stessa, “Non è ragionevole pensare di cogliere risultati significativi a livello politico in così poco tempo, soprattutto in un clima generale di attacchi sistematici alla famiglia ed alla vita, che arrivano non solamente dagli organismi nazionali ma anche e soprattutto da quelli sovranazionali”.
A parole il meglio del democristianismo ed il meglio dell’anti-democristianismo.
Invero, la reale finalità dell’evento è rivelata esplicitamente tra le righe delle parole di cui sopra, ed è quella di ottenere quei risultati nel “ lungo tempo “ ed a “ livello politico “, vale a dire parlamentare, attraverso lo strumento che la politica può utilizzare per agire a livello legislativo.
Chi di voi pensa che il parlamento italiano, immobile da oltre trent’anni sulla 194, un giorno la abrogherà?
Se gli organizzatori della Marcia lo pensano per davvero commettono un palese, enorme errore di analisi, se non lo pensano si muovono in linea con quegli stessi ambienti parlamentari, che hanno tutto l’interesse ad imbrigliare iniziative, come la nostra, referendaria, che prescindono dal potere politico-partitico per restituire ai cittadini la parola su ciò che riguarda direttamente la Vita dei propri simili.
Non a caso gli artefici di questa manifestazione (entrambi i protagonisti della diatriba sopra evocata) ed i loro siti hanno sistematicamente attaccato la nostra iniziativa (http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=2049, http://www.segnideitempi.org/la-battaglia-della-vita-linee-di-pensiero-e-di-azione/cultura-e-societa/la-battaglia-della-vita-linee-di-pensiero-e-di-azione/) e nella loro storia hanno collaborato e collaborano con forze politiche, organizzando anche di recente manifestazioni con formazioni governative a favore della famiglia.
Non a caso nella conferenza che annualmente viene organizzata a margine della Marcia sono chiamati a parlare esponenti abortisti o pro life moderati, che difendono la 194 in tutto o in parte, mentre gli abrogazionisti, dopo essersi occupati dell’organizzazione e del servizio d’ordine, vengono accuratamente nascosti sotto il tavolo (si veda http://no194.org/?p=965).
Non a caso, come ben sa chi come il sottoscritto è stato presente (nelle prime tre edizioni) all’evento per raccogliere adesioni al proprio comitato, nel contattare un elevato numero di partecipanti ci si sente rispondere da una parte di essi: “ La donna non dev’essere colpevolizzata, processata o condannata, occorre rimuovere le cause socio-economiche che portano all’aborto “ e tutto il campionario di luoghi comuni che caratterizza la retorica abortista e che può esprimersi solo in conseguenza della matrice ambigua della manifestazione.
Chi forse non comprende in lingua italiana la differenza tra antiabortista (quindi, come da dizionario, abrogazionista) e pro-life (colui che auspica semplicemente che una gravidanza si concluda con una nascita e non con un aborto, senza discuterne la legalizzazione o sostenere le vie praticabili per rendere illegale l’aborto volontario), può fare una ricerca nel web sul dibattito presente in USA da tempo tra “abolizionisti“ e, per l’appunto “pro life “.
Un dibattito ben più franco e meno ambiguo di quello presente nel nostro paese, paese del resto che ha dato i natali a Macchiavelli.
Il confronto non è tra coloro che marciano per la Vita e quelli che marcerebbero per la morte, categoria, quest’ultima, nella quale si potrebbe riconoscere solo qualche decina di satanisti in tutto il paese, ma tra coloro che vogliono ottenere il riconoscimento del diritto alla nascita (escluso il caso impraticabile del pericolo di Vita della madre che porti a termine la gravidanza, già risolto a favore di quest’ultima prima della entrata in vigore della 194 ex art. 54 c.p.) e quelli che rivendicano il diritto di scelta della potenziale madre.
Queste formule furbette e demagogiche inebriano qualche mente confusa, accrescono i partecipanti e sono ben viste per la loro inconsistenza da certi ambienti di potere, non solo politico, in quanto tali da non turbare la pace sociale a danno dei più deboli, imbrigliando spinte realmente innovative e politicamente non corrette.
Inequivocabilmente ed emblematicamente i nostri cortei, a partire dal prossimo di sabato 11-4-15, con partenza alle ore 15 da piazzale Cadorna a Milano e da piazza Vanvitelli a Caserta, e le nostre manifestazioni (ben 16 annualmente) sono denominati a favore “dell’abrogazione per via referendaria della legge 194“.
Ciò premesso, è di tutta evidenza che il nostro comitato (che conta oltre 20000 iscritti in tutto il paese, oltre un migliaio di attivisti che partecipano ai nostri eventi e quasi 3000 aderenti che si dichiarano pronti ad aiutarci nella raccolta ufficiale delle firme per il referendum) , anche formalmente, non può aderire alla Marcia per la Vita e lo dico per prevenire valutazioni che ci attribuiscano quella ambiguità che noi imputiamo agli altri.
E’, in particolare, evidente a chiunque che tale adesione è incompatibile con un evento i cui organizzatori:
-dichiarano che esso avrebbe come fine l’abrogazione della 194, ma si oppongono all’unica iniziativa, la nostra, finalizzata da ora nel nostro paese a tale obiettivo ;
-sostengono, per giunta, attraverso esso la necessità-opportunità di rinviare “ sine die “ (verso un futuro che si ritiene ad oggi di impossibile realizzazione) questa azione (abrogatrice), attribuendola poi in modo dichiarato ad un potere (quello politico-parlamentare) esterno al corpo elettorale e, quindi, ad un comitato referendario (in costante crescita di risorse umane ed economiche) già costituito per operare al più presto in tale direzione, alla luce delle modifiche legislative in materia referendaria che renderanno l’abrogazione ben più agevole.
Non saremo noi gli utili idioti che contribuiranno a far crescere una manifestazione organizzata per addomesticare spinte che andrebbero parzialmente altrimenti (se non distratte nell’illusorio intento di condizionare con una marcia in sé il potere parlamentare in senso abrogazionista) nella nostra direzione, fatte salve le scelte individuali che ogni nostro aderente riterrà di fare a titolo strettamente personale.
L’appoggio alla Marcia ci sarà solo quando (vale a dire mai) gli organizzatori della stessa inviteranno i partecipanti ad aderire al nostro comitato, attraverso il sito www.no194.org, coerentemente con quello spirito critico verso la legge che esprimono da anni nelle loro pubblicazioni distribuite in vendita al pubblico.
Noi dobbiamo lavorare per i nostri obiettivi e non per quelli a noi contrari, per le nostre numerose manifestazioni (elencate in dettaglio nel nostro sito sotto “ Corteo, 9 ore etc. “) e non per eventi che si contrappongono alla nostra azione.
ringrazio il Portavoce Guerini per questa illuminante chiarezza espositiva e coerenza operativa
ecco il mio contributo (assolutamente libero e gratuito) a sostegno del Comitato referendario NO194 : http://www.notizieprovita.it/autore/luca-campanotto/
Il «caso impraticabile del pericolo di Vita della madre che porti a termine la gravidanza», pur essendo «già risolto a favore di quest’ultima prima della entrata in vigore della 194 ex art. 54 c.p.», e pur non potendosi modificare dal punto di vista legale, richiede un’ulteriore precisazione dal punto di vista morale.
Il caso particolare della madre che corre pericolo di vita nel portare a termine la gravidanza necessita in realtà di un’ulteriore distinzione. Potrebbe trattarsi di aborto indiretto oppure di aborto diretto; il primo può essere lecito, il secondo è sempre peccato mortale. La distinzione tra aborto indiretto e aborto diretto è chiaramente spiegata nel link 1, e nel link 2 c’è un esempio di aborto indiretto.
1) http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=1465
2) http://www.amicidomenicani.it/leggi_sacerdote.php?id=2545
Da incompetente in diritto, mi sembra di capire che l’ordinamento giuridico italiano, così come esiste ora, non possa fare tale distinzione, e che l’aborto diretto in caso di pericolo di vita della madre non sia abrogabile con referendum. Quindi giustamente non può essere fra le finalità del Comitato.
Ciononostante ritengo che in quanto cattolici e in quanto esseri umani siamo tenuti a:
1. ritenere l’aborto diretto un peccato mortale, in ogni caso;
2. non lasciare intendere il contrario, visto che sono in gioco delle soppressioni di esseri umani.
Riccardo Toscano
Riccardo Toscano si dichiara incompetente in diritto e , come pare abbia ben inteso , un comitato referendario non agisce tra le nuvole ma in un ordinamento giuridico e non impartisce insegnamenti teologici , di competenza degli uomini di Chiesa , non lasciando , quindi , al riguardo lasciar intendere nulla di nulla . In teologia , peraltro e per essere più precisi ed autorevoli , mi riporto testualmente a Pio XII , non certo un Pontefice tacciato di comunismo : ” Se, per esempio, la salvezza della vita della futura madre, indipendentemente dal suo stato di gravidanza, richiedesse urgentemente un atto chirurgico, o altra applicazione terapeutica, che avrebbe come conseguenza accessoria, in nessun modo voluta nè intesa, ma inevitabile, la morte del feto, un tale atto non potrebbe più dirsi un diretto attentato alla vita innocente. In queste condizioni l’operazione può essere lecita, come altri simili interventi medici, sempre che si tratti di un bene di alto valore, qual è la vita, e non sia possibile di rimandarla dopo la nascita del bambino, nè di ricorrere ad altro efficace rimedio ” (Papa Pio XII, http://www.vatican.va/holy_father/pi…miglie_it.html) . Non so se le distinzioni dottrinarie di Toscano siano in linea con Pio XII , ma questa è la posizione della Chiesa già 60 anni or sono , sempreché non sia stata nel frattempo aggiornata .
Pietro Guerini
Papa Pio XII, nelle frasi da lei riportate del discorso del 27/11/1951 (e citate anche nei miei link) si sta riferendo al caso di aborto indiretto. Parla infatti di «un atto chirurgico… che avrebbe come conseguenza accessoria, in nessun modo voluta nè intesa, ma inevitabile, la morte del feto».
Anzi, il discorso nella sua interezza fa una chiara distinzione tra aborto diretto e aborto indiretto. Inizialmente dice infatti che «il diretto attentato alla vita umana innocente, come mezzo al fine, — nel caso presente al fine di salvare un’altra vita, — è illecito», e ne parla a lungo. Soltanto verso la fine cita l’eccezione dell’aborto indiretto:
«Noi abbiamo di proposito usato sempre l’espressione “attentato diretto alla vita dell’innocente”, “uccisione diretta”. Poichè se, per esempio, la salvezza della vita della futura madre, indipendentemente dal suo stato di gravidanza, richiedesse urgentemente un atto chirurgico, o altra applicazione terapeutica, che avrebbe come conseguenza accessoria, in nessun modo voluta nè intesa, ma inevitabile, la morte del feto, un tale atto non potrebbe più dirsi un diretto attentato alla vita innocente. In queste condizioni l’operazione può essere lecita, come altri simili interventi medici, sempre che si tratti di un bene di alto valore, qual è la vita, e non sia possibile di rimandarla dopo la nascita del bambino, nè di ricorrere ad altro efficace rimedio.»
(http://w2.vatican.va/content/pius-xii/it/speeches/1951/documents/hf_p-xii_spe_19511127_associazioni-famiglie.html)
La Chiesa suffraga la distinzione tra aborto diretto (sempre illecito) e aborto indiretto (a volte lecito). Per quanto un comitato referendario non possa battersi per eliminare l’aborto diretto in caso di pericolo di vita per la madre, in quanto esseri umani dobbiamo tener conto di questa distinzione.
Riccardo Toscano
“. Per quanto un comitato referendario non possa battersi per eliminare l’aborto diretto in caso di pericolo di vita per la madre, in quanto esseri umani dobbiamo tener conto di questa distinzione.
Riccardo Toscano
più corretto dire:
“…………….
non possa battersi per eliminare l’aborto INDIRETTO in caso di ……………..”
cordiali saluti e auguri da
Alberto
No, la frase era proprio riferita all’aborto diretto in caso di…
Forse le parole “lecito” e “illecito” hanno generato confusione; in quanto scritto sopra erano riferite alla liceità morale, non legale.
Saluti
Riccardo
Un comitato referendario non può eliminare nessun tipo di aborto , ma solo favorire una sua diversa disciplina giuridica che lo limiti il più possibile . Quanto agli aspetti teologici , per rispetto verso i lettori di Radio Spada e gli studiosi competenti in materia oltreché per non far rivoltare nella tomba nessun Pontefice , non intendo contribuire al dibattito per l’appunto teologico tra un avvocato , il sottoscritto , e uno studente in agraria , il sig. Toscano , e mi associo a qualunque considerazione faccia quest’ultimo , nell’auspicio pure che cessi il suo petulante pressing su quest’argomento che dura da mesi .
Pietro Guerini
Si scrive Machiavelli con una C!!!!!! Prima di creare neologismi forse sarebbe utile imparare i vocaboli che già ci sono!
Meglio commettere un errore di stampa che nascondersi dietro nomignoli . Si firmi invece di fare il professorino . Professorino un po’ scarso , se è vero che ha scritto C maiuscola ( che errore di stampa non potrà mai essere ) nonostante la lettera in questione fosse interna ad una parola . Non cerchi la pagliuzza nell’occhio altrui ma prenda atto della trave che alberga nel suo .
Pietro Guerini
Sono d’accordo con Riccardo sulla questione etica. I cattolici non possono mai accettare moralmente l’aborto diretto, ne va della dottrina della Chiesa, e questo è ben spiegato dal link dei domenicani da lui citato.
E anche da Papa Pio XII nel discorso di cui sopra, che non risulta essere rivolto a teologi, e dovrebbe essere alla portata della nostra comprensione.