di Mario Osint

ISIS

 

Non sarà sfuggita ai più l’insolita verve di Papa Francesco, nella condanna delle vignette di Charlie Hebdo, tale che addirittura il Segretario di Stato, Mons. Parolin, ha dovuto precisare che l’intervento non legittima il terrorismo islamico.

Ma perché un Papa fresco di tempio buddista dovrebbe parlare così, deludendo i suoi fan liberal?

Pensiamo un attimo alla situazione: sono mesi che il Vaticano è sulle prime pagine dei giornaloni nazionali perché, secondo le intelligence, sarebbe sotto minaccia dell’ISIS o di lupi solitari, intenzionati a colpire il cuore della cristianità.

Non appare così fantasioso arrivare a pensare che questa frase possa essere una sorta di captatio benevolentiae verso l’islam più intransigente, gli interrogativi senza risposta che lo lascerebbero presagire sono più di uno.

Perché andare a infastidire proprio i suoi più grandi sostenitori?

Perché far precisare quanto detto dal Segretario di Stato, la seconda carica politica?

Perché in altre occasioni, in cui sono state commesse azioni ambigue (per non dire altro), non c’è stata alcuna rettifica, neanche parziale?

Dal canto nostro, non possiamo che augurarci che sia l’inizio delle precisazioni dell’era Bergoglio o, meglio ancora, che cessi di esistere qualunque ambiguità nel suo pontificato.