di Luca Fumagalli
Partitocrazia, scritto oltre un secolo fa dalle brillanti penne di Cecil E. Chesterton, fratello del ben più noto G. K. Chesterton, e di Hilaire Belloc, celebre saggista cattolico, stupisce per la forza profetica e l’attualità dei temi trattati.
Lungi dall’essere una sterile disamina giornalistica composta alla meglio da voci, retroscena e giudizi scontati, il libro affronta con lungimiranza i problemi inerenti a una certa degenerazione del sistema rappresentativo all’interno delle democrazie europee e, in particolare, della Gran Bretagna. Un problema tutt’altro che attuale, che era ben noto già all’inizio del XX secolo e che permaneva ancora nei decenni successivi se si pensa, solo per citare il caso italiano, che Maranini denunciava la crisi del sistema partitico già nell’immediato dopoguerra e Sturzo identificava la partitocrazia, insieme allo statalismo e allo sperpero del denaro pubblico, come una delle “tre bestie della democrazia”, come titola un suo celebre scritto.
Belloc e Chesterton, per indole portati a non accontentarsi di risposte banali o superficiali, tentano con il loro lavoro di individuare i problemi fisiologici legati al modello della democrazia rappresentativa in cui, a un certo punto della storia, tra i cittadini e le più alte cariche istituzionali si è interposto il corpaccione intermedio dei partiti.
Frutto dello sviluppo di spontanee aggregazioni intorno a notabili del paese che, portatori di alcune idee condivise, avevano la forza di riunire intorno a sé una piccola pattuglia di sodali, i partiti hanno finito per trasformarsi, anno dopo anno, nel problema principale della politica. Il sistema da loro creato, infatti, costituisce quella che gli autori definiscono una truffa colossale.
Senza alcun vincolo di mandato i parlamentari, infatti, possono permettersi di disattendere le promesse elettorali e, allo stesso modo, la cosiddetta democrazia dell’alternanza misura la sua inefficacia nel momento in cui la camera dei comuni dimostra una compattezza e una solidarietà impensabile tra i due schieramenti in vista di una riforma davvero rivoluzionaria (l’idea di partito unico al potere, come si vede, non è una trovata recente). Il sistema dei partiti costituisce, in ultima analisi, un tappo per frenare ogni cambiamento e conservare al potere, grazie anche allo strumento della cooptazione, un esercito di galoppini facilmente corruttibile e influenzabile.
Estremamente attuale, poi, è la lucida riflessione sul finanziamento pubblico ai partiti che, seppur oggettiva opportunità di allargare la possibilità di far politica anche ai ceti meno benestanti, si dimostra però uno strumento di concorrenza sleale quando permette a grosse coalizioni di schiacciare qualunque libero cittadino intenzionato, di propria iniziativa, a proporre un nuovo progetto politico alternativo.
Quelli citati, come risulta abbastanza chiaro, sono solo alcuni degli esempi che il lettore può scoprire studiando le pagine di questo pregiato volume, ricco di spunti e suggerimenti spendibili nell’attualità. Un’utile guida per comprendere alla radice i mali che, ancora oggi, attraversano la politica della nostra penisola.
H. BELLOC, C. E. CHESTERTON, Partitocrazia, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2014