orrori vari

Lo scorso mese il comune di Torino ha trascritto l’atto di nascita di “un bambino con due mamme”, rianimando così il dibattito, già attualissimo, dei diritti delle coppie omosessuali. Non è d’obbligo essere cattolici per schierarsi a favore della famiglia naturale, concepita come una cellula che crea una relazione di filiazioni diretta tra i suoi membri. Ci sono una serie di motivazioni, del tutto laiche, per difendere il diritto di ogni bambino ad avere una mamma e un papà. 

La questione delle adozioni da parte di coppie omosessuali è piuttosto semplice. Basta seguire un procedimento logico e razionale per giungere a delle conclusioni sensate che tutti possono comprendere con estrema facilità. 

Il tema centrale qual è?   -Quello delle adozioni. 

Ebbene sì, il tema principale dell’istituto giuridico dell’adozione NON sono i genitori con i loro diritti – come vorrebbero, maliziosamente, far credere i pro-gay – bensì le adozioni e quindi i bambini. 

 Qual è la funzione dell’istituto giuridico dell’adozione? 

È un istituto giuridico che nasce e tuttora esiste per tutelare gli orfani, cioè i bambini abbandonati dai loro genitori biologici (i veri genitori).

Cosa s’intende per “tutelare” gli infanti? 

L’ideale sarebbe che questi bambini potessero crescere con i loro genitori naturali, ma le circostanze non lo permettono. 

“Tutelare” quindi significa inserire questi bambini nelle condizioni migliori per la loro crescita. 

Ora, se la condizione ideale (con i genitori biologici) è quella di crescere con un uomo e una donna, quali saranno le circostanze più simili alla situazione ideale? Far crescere il bambino con una coppia dello stesso sesso – che tra l’altro non potrebbe mai averlo generato – oppure con una coppia composta da un uomo e una donna, esattamente come avviene nella coppia ideale? 

La logica dice chiaramente che una coppia eterosessuale – quella persa dal bambino – è più simile a una coppia eterosessuale di quanto lo sia una coppia omosessuale e perciò adempie, al meglio, la funzione dell’istituto giuridico dell’adozione poiché “tutela” nel migliore dei modi il bambino, donandogli le condizioni maggiormente favorevoli per la sua crescita, ovvero le circostanze più simili possibili a quelle che aveva perduto (ideali). 

Per soddisfare i desideri delle coppie che non sono fertili, esiste la fecondazione artificiale, processo per cui il bambino non è generato naturalmente, ma tramite l’attuazione dell’unione dei gameti artificialmente, rendendo così il bambino volontariamente orfano (ancor prima di nascere) e condannandolo a essere privato delle sue origini: il padre e la madre (oppure solo uno dei due ma non è rilevante dato che con un meccanismo del genere tutto è permesso). In questo modo non si riconosce la dignità del bambino come persona da accogliere, ma al contrario diviene oggetto di diritto, rendendolo qualcosa (anziché qualcuno) da avere a tutti costi.

Il paradosso sta nel fatto che esista un istituto giuridico (quello delle adozioni) incaricato di provvedere per gli orfani, propriamente considerati svantaggiati, e allo stesso tempo si promuovano delle leggi e delle pratiche che fanno intenzionalmente nascere bambini orfani, costringendoli in quella stessa condizione giustamente considerata inadeguata. 

“Meglio una coppia gay che un orfanotrofio” è un’argomentazione che non regge. Sia a livello nazionale che internazionale, le coppie che richiedono l’adozione sono ben superiori al numero di bambini adottabili. Gli orfani sono già stati abbandonati dal loro papà e la loro mamma, perché negare loro perfino la simulazione di una famiglia naturale (quella che hanno perso)? Inoltre, in una casa famiglia i bambini sono accuditi e anche educati da persone specializzate che in molti casi hanno una laurea in discipline psico-pedagogiche. 

Perché un bambino non può essere cresciuto da due “genitori ”dello stesso sesso? 

Nella propria crescita un bambino non ha esclusivamente bisogno di amore, affetto, attenzione, cure ecc.… Se fosse così semplice, con quale criterio i genitori devono essere due? Anzi. 3 genitori possono dare più affetto di 2. Con questo ragionamento, perché bisognerebbe negare l’adozione a 3 o più persone che lo amino?

L’amore non basta per crescere un bambino. Gli anni dello sviluppo sono delicatissimi. Il bimbo deve scoprire la sua identità e perciò ha bisogno di confrontarsi sia col genitore dello stesso sesso che con quello del sesso opposto, per esplorare in totalità l’essere umano nella sua realtà: quella maschile e femminile. Il concetto di complementarietà genitoriale lo esprime con grande chiarezza Trayce Hansen, psicologa clinica e forense, quando spiega ciò che in realtà è sotto gli occhi di tutti. La dottoressa afferma che, “Uomini e donne portano la diversità nella genitorialità; ciascuno dà un contributo prezioso nell’allevamento dei figli che non può essere replicato dagli altri: madri e padri semplicemente non sono interscambiabili. Due donne possono essere entrambe buone madri ma non possono essere un buon padre. L’amore materno e quello paterno, anche se ugualmente importanti, sono qualitativamente diversi: ciascuna di queste forme di amore senza l’altra può essere problematica, perché ciò di cui un bambino ha bisogno è l’equilibrio complementare che i due tipi di amore dei genitori forniscono”.

Inoltre, con le adozioni da parte di coppie gay, ci saranno casi in cui al bambino mancherà una figura genitoriale del suo stesso sesso. La psicologia insegna che la propria identità sessuale è un aspetto basilare per la formazione della personalità di ogni individuo. Senza confrontarsi con un genitore del proprio sesso il bimbo riscontrerà inevitabili insufficienze durante il suo sviluppo. Per esempio, un bambino maschio che cresce con due madri, non avrà il sacrosanto diritto a una figura paterna con cui potersi confrontare in quanto maschio, appunto. 

Quale diritto ha la precedenza? Il diritto di una coppia gay ad adottare un bambino oppure il diritto del bambino ad avere un padre e una madre? A noi la scelta. 

Quella delle adozioni da parte di “genitori” dello stesso sesso è una logica preversa, che pone il bene del bambino all’ultimo posto ed è centrata sull’egoismo degli adulti. I bambini NON sono oggetto di diritto, non è accettabile. Al contrario, i bambini – essendo i più deboli e indifesi – sono soggetto di diritto. Sono i più fragili degli esseri umani e vanno difesi, non pretesi. 

Alessandro Elia