Marcia per la vita- movimenti anti abortisti

Pubblichiamo molto volentieri quest’intervista, curata da Massimo Micaletti, che l’avvocato Elisabetta Frezza ha voluto gentilmente rilasciare a Radio Spada.

Radio Spada: ​Avvocato Frezza, a che punto sono i preparativi e l’organizzazione della Marcia per la Vita 2015? Chi li cura?

Avv. Frezza:​ L’impegno organizzativo principale naturalmente gravita su Roma e investe, oltre alla promozione dell’evento e al coordinamento generale, tutti i profili burocratici e logistici legati alla grande manifestazione. Non semplifica di certo questo lavoro preparatorio il fatto di doversi di necessità relazionare con una amministrazione comunale tendenzialmente ostile perché assestata su posizioni laiciste di segno diametralmente opposto a quelle che ispirano la marcia. Il comune di Roma infatti, come si sa, è sempre all’avanguardia nelle iniziative anti-vita e anti-famiglia.

Anche in “periferia” però c’è fermento e notevole intraprendenza. In molte città d’Italia si stanno organizzando pullman per il 10 maggio insieme a incontri pubblici volti a sensibilizzare le persone sul tema della tutela della vita. Tante persone di buona volontà impegnano risorse ed energie per la causa, con slancio ed entusiasmo sinceri. Il che è davvero confortante.

 

Radio Spada: ​Sarà una Marcia diversa rispetto al 2014?

Avv. Frezza:​ Ogni anno è diversa, e non può non esserlo visto come cambia il contesto in cui si svolge, e con quale furiosa accelerazione. Stiamo assistendo a un attacco concentrico sempre più violento da parte dei nemici della vita e della sua culla, che è la famiglia. Ma nel contempo – e questo è forse ancora più preoccupante – si propaga l’assuefazione progressiva delle forze che in teoria dovrebbero reagire. Il rischio più grosso è quello che siano abbattuti gli anticorpi della coscienza collettiva, obnubilata da una propaganda mediatica martellante e appagata magari da una resistenza di pura facciata. Non scordiamoci mai il paradosso italico per cui tutte le tappe di demolizione del tessuto sociale e di distruzione dei suoi valori fondanti portano il marchio democristiano. Quest’anno, il 2015, è caratterizzato ancora una volta dalla tendenza, anche istituzionale, ad esaltare la logica del compromesso (la nuova presidenza della Repubblica ne è puntuale conferma). Ciò avviene attraverso la trappola ideologica del “male minore”, del perseguimento del mito di quell’“unità” che, va da sè, è in realtà la strada maestra per la dissoluzione della verità nella palude dell’indistinto. Ovvero, per la resa senza condizioni.

È fondamentale che i cattolici restino lucidi e reattivi, capaci di levare la propria voce a difesa dei principi della legge naturale senza lasciarsi ingannare dai tentativi di svendere la morale cristiana in nome di interessi particolari. È fondamentale che essi – anche se osteggiati e in netta minoranza – non abbandonino quello spazio pubblico pur residuale, pur in apparenza insignificante o estemporaneo, ma che rende comunque visibile la persistenza di una vera e fiera resistenza al male.

La battaglia per la vita (e quella per la famiglia che le è intimamente collegata) o è “senza compromessi” – come dice lo slogan della Marcia – oppure, semplicemente, non è. Non si può pensare di giocare d’astuzia presentandosi avvolti dal fumo dei mezzi princìpi, delle mezze verità, delle parole passe-partout, dell’abbraccio ecumenico col serpente che non potrà che stritolarci. Basti al proposito guardare ai risultati fallimentari ottenuti negli ultimi decenni dai “cattolici” democristiani e dai loro movimenti satelliti con la tattica del dialogo e del compromesso su divorzio, aborto, fecondazione artificiale. È evidente che non si può cedere di un solo millimetro sui princìpi – quelli che, infatti, fino a non molto tempo fa si chiamavano non-negoziabili – e che alla gente, che è preda inerme di chi strilla più forte parole vuote, bisogna tornare a dire parole vere. Poche, ma inequivocabili.

 

Radio Spada:​ Ci saranno eventi a latere, come negli anni scorsi?

Avv. Frezza:​ Ci saranno vari eventi satelliti alla Marcia.

Ricordo in particolare il corso di formazione per giovani promosso dall’Istituto del Verbo Incarnato. E un convegno in fase di preparazione in memoria di Mario Palmaro. Inoltre, molti incontri organizzati da associazioni straniere. La marcia per la vita di Roma sta sempre più assumendo – grazie alla attività della presidente che ha negli anni allacciato importanti relazioni con realtà del mondo pro life all’estero – una colorazione internazionale.

Dagli Stati Uniti, dal Canada, dall’Australia, oltre che dagli altri paesi europei, convergeranno a Roma rappresentanti delle più importanti strutture che operano nel campo della difesa della vita e della famiglia. Roma è Roma, è il centro della cristianità e come tale è in grado di attrarre naturalmente chi crede che sia intorno al nocciolo della legge divina e naturale, universale e perenne, che devono ricostruirsi le fondamenta della convivenza umana.

Quest’anno, poi, non ci scordiamo che a Roma si stanno svolgendo, in una temperie assai burrascosa, i lavori del sinodo straordinario sulla famiglia. L’affluenza nella capitale di tante persone di buona volontà che, in modo corale e deciso, si pongano fisicamente a testimoniare la propria fedeltà al Vangelo della Vita e della Famiglia e a presidiare i luoghi dove esso dovrebbe essere sommamente preservato (e invece viene insidiato nella sua integrità) può davvero costituire un segnale potente. Può anche essere l’occasione imperdibile per formare una forza intransigente e compatta che, per il tramite dei suoi rappresentanti, attraversi l’intero mondo cattolico fedele alla dottrina immutabile della chiesa.

 

Radio Spada:​ Come vede il panorama della difesa della Vita in Italia oggi? C’è qualche segnale positivo?

Avv. Frezza:​ Oggettivamente, i segnali positivi sono fiochi, scarsamente visibili. Ciò non vuol dire affatto che non ci siano, solo che sono poco appariscenti. Si stanno spontaneamente formando tante piccole comunità locali, cementate da un forte idem sentire anche per reazione alla confusione generale, che certamente daranno buon frutto. È essenziale si tengano unite col filo tenace della preghiera. La sua forza invincibile deve rappresentare il primo vero baluardo contro l’apostasia dilagante, che alimenta poi lo sfregio continuo alla natura umana e, in particolare, alla vita innocente.

Pochi, invece, i segnali significativi di rilevanza pubblica. Domina la scena il disorientamento, la mancanza di punti saldi di riferimento, la carenza di una guida in mezzo a quella che appare come una autentica tempesta. In tale situazione ci si illude di poter accantonare ciò che divide per valorizzare il poco-nulla che unisce. Ma questa soluzione illusoria – come si è detto sopra – non è che l’anticamera della disfatta, la resa incondizionata al neo paganesimo pervasivo ammantato dal buonismo fintamente cristiano.

Per questo è vieppiù importante esserci alla marcia, rendersi presenti a una manifestazione pubblica che vuole proclamare la verità tutta intera: la bellezza della vita che nasce e che cresce e, insieme, l’abominio degli insulti che essa subisce sotto l’ombrello di leggi disumane, parto dissennato di uno stato incapace di difendere i propri figli più deboli: di uno stato omicida.

 

Radio Spada: ​Secondo Lei quali saranno le prossime sfide nella Bioetica? C’è già qualcosa in vista oltre l’omomania dilagante, l’utero in affitto ed annessi?

Avv. Frezza:​ Il panorama bioetico è in predicato di subire una svolta radicale. L’avvento dell’eutanatismo di massa è alle porte: le incipienti legislazioni sull’eutanasia infantile in Belgio altro non sono che l’esecuzione amplificata delle teorie sull’aborto post-nascita di Peter Singer, riprese recentemente da due ricercatori italiani.

Sul piano della riproduzione poi, gli sconvolgimenti sono ancora maggiori.

Incesto involontario come conseguenza dell’ IVF eterologa; ingegneria genetica con scienziati che parlano oramai senza veli di “baby design”; utero in affitto che diviene “xenogravidanza” (immissione dei feti in animali-incubatori e quindi utero artificiale); persino riproduzione umana per partenogenesi come ha tripudiato Edoardo Boncinelli qualche settimana fa sulle colonne del Corriere della sera.

Ma non sono solo e tanto queste mostruosità a preoccupare. È piuttosto la loro accettazione quasi passiva da parte di una società sfibrata e senza più difese, cieca innanzi a quei nuovi campi di concentramento che la umiliano, la torturano e la uccidono. In altri termini: non è tanto la scienza mefistofelica del male, quanto la cultura pervasiva della morte il nostro nemico. I suoi tentacoli democratici sono innestati nel quotidiano al punto da risultare invisibili ai più. Stanarli è il compito dei difensori della Vita e della Fede.

Purtroppo non possiamo contare su molte forze. La chiesa stessa assume spesso posizioni equivoche o di retroguardia sui temi cruciali della vita e della morte.

Questo però, lungi dal provocare in noi scoramento, deve anzi spronarci a combattere senza risparmio di energie, a testimoniare senza rispetto umano l’incredibile fondatezza della legge divina, a ripeterci tra noi le parole sante di Giovanna d’Arco: “a noi la battaglia, a Dio la vittoria”. Ma che battaglia sia, non collusione coll’avversario.

Come diceva il nostro grande amico Mario Palmaro – strenuo e integro difensore della vita, che alla marcia credeva fermamente e per la quale infatti si è speso fino all’ultimo – qui si tratta di fare appello “alle coscienze dei singoli, al loro cuore, alla loro fede, alla loro virilità. Prima che sia troppo tardi”.

Radio Spada:​ Grazie, buon lavoro!