[NOVOROSSIYA] Kissinger: ‘Per l’Occidente, la demonizzazione di Putin non è politica, ma alibi per la sua mancanza’

di G. S.

Cosa è successo in Ucraina? I fatti di cronaca sono noti a tutti, per cui è inutile dilungarsi troppo.

La stampa occidentale ha cercato in tutti i modi di dare a questo scontro una dimensione ideologica: da una parte il popolo, in lotta per l’autodeterminazione, e dall’altra il tiranno, perfido e senza scrupoli, da demonizzare ed attaccare con tutti i mezzi possibili.

E’ a novembre del 2013 che qualcosa inizia nuovamente a muoversi in Ucraina (dopo il documentato fallimento della rivoluzione “arancione” del 2004), a seguito della mancata ratifica del “Deep and Comprehensive Free Trade Agreement” (DCFTA) da parte del presidente Yanukovic, una sorta di accordo di associazione con l’Unione Europea.

Iniziano i tumulti in piazza, nasce “Euromaidan“, (dalla parvenza) movimento di popolo filo europeista che chiede a gran voce, per l’appunto, l’ingresso nella UE; nel mentre Ungheria, Grecia, Spagna, Italia e Francia registrano il proliferare di movimenti e partiti decisamente avversi a questa Europa atipica.

Contestualmente ad “Euromaidan“, nell’Ucraina orientale iniziano a scendere in piazza anche i cosiddetti “filorussi“.  Il paese è spaccato in due, da una parte la “democrazia” occidentale, dall’altra la “tirannia” russa, questo è quanto ci raccontano i media di sistema.

Gli scontri portano da una parte alla decadenza del governo e dall’altra alla proclamazione dell’indipendenza delle regioni sud-orientali dell’Ucraina, dichiaratamente filorusse, che vedono nel colpo di stato di Kiev, l’ombra (non tanto nascosta) degli Stati Uniti.

Perché tutto questo?

L’Ucraina rappresenta all’interno dello scacchiere geopolitico un pezzo fondamentale.

E’ il ponte tra Russia ed Europa.

Tutte le pipeline attraverso le quali scorrono le forniture energetiche (di cui il vecchio continente è dipendente) passano da lì, per cui strappare il controllo di queste al governo filo-russo, a favore di uno “occidentale”, vuol dire isolare la Russia dal suo interlocutore naturale, l’Europa, affinché quest’ultima rimanga sempre più fedele al suo unico padrone: il sistema americano.

Il governo globale a stelle e strisce non avrebbe mai potuto permettere che il regime energetico europeo continuasse ad essere dipendente in maniera assoluta da Mosca, con il pericolo che, con il tempo, l’intontita Europa avrebbe iniziato a distogliere il suo sguardo servile dall’Ovest, per rivolgerlo ad Est.

Per questo cercare in tutti i modi di allontanare le due realtà, unite da secoli di tradizione comune.

A tal proposito è interessante riportare le parole di Zbigniew Brzezinki, consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Jimmy Carter, membro di spicco del Council on Foreign Relation e della Trilateral Commission, che nel 1997 nel suo saggio “Il grande scacchiere” scriveva:

 L’Ucraina, nuovo ed importante spazio nello scacchiere eurasiatico, è un pilastro geopolitico perché la sua stessa esistenza come Paese indipendente consente di trasformare la Russia. Senza l’Ucraina, la Russia cessa di essere un impero eurasiatico. La Russia senza l’Ucraina può ancora battersi per la sua situazione imperiale, ma diverrà un impero sostanzialmente asiatico, probabilmente trascinato in conflitti usuranti con le nazioni dell’Asia Centrale, che sarebbero sostenute dagli stati islamici loro amici nel sud.

Questo fa capire che tale progetto verosimilmente è stato architettato in maniera così tanto meticolosa, che sono passati ben 18 anni prima che si presentasse la condizione idonea per poter agire.

Certo però che Washington, ad oggi, non può ancora cantare vittoria perché dopo la palese sconfitta diplomatica in Siria, anche in Ucraina la situazione sembra lontana da quella prospettata inizialmente, lo schema tipico applicato alle diverse rivoluzioni colorate susseguitesi nel tempo (popolo in lotta per la democrazia che sottomette il perfido tiranno, così ci dicono) questa volta ha fallito. Le regioni sud-orientali, proclamatesi indipendenti dal nuovo governo di Kiev, stanno difendendo il proprio diritto di esistere.

La milizia popolare del Donbass è impegnata in una spietata guerra con l’Esercito Ucraino (che se non si era capito è finanziato, armato e guidato dai soliti noti).

Su questo conflitto si sono raccontate le più fantasiose imposture, accettate a capo chino dal lettore occidentale che inorridiva per l’oscura vicenda del Boeing malese abbattuto dalle truppe filo-russe, ma che ignorava la strage di Odessa del 2 Maggio 2014, un episodio di vera macelleria messicana, dove i valorosi combattenti ucraini hanno sfogato la loro rabbia su donne e bambini.

L’intento è quello di cercare di far luce il più possibile su questo conflitto, che ha mietuto già troppe vittime con il silenzio complice e colpevole di parte dell’Occidente alla #jesuischarlie.

Al mondo esistono due forze principali – la potenza di Terra e la potenza di Mare. La Russia rappresenta la prima, gli USA la seconda. La potenza di Mare vuole la Modernità e la Postmodernità, il dominio della finanza, una società volubile, il liberalismo, i matrimoni gay e così via. La potenza di Terra porta con sé la tradizione, i valori spirituali, le radici etniche, la famiglia. Se ci si riconosce nella prima, l’odio verso la Russia è legittimo. In questo caso, non c’è nulla da fare. Se si condivide invece la visione sui valori tradizionali e ci si schiera contro il liberalismo, allora c’è qualcosa che non va. Vi è dissonanza cognitiva nell’amare la società tradizionale e odiare allo stesso tempo la Russia come potenza della Terra.

Alexander Dugin