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di G.S.

2 Maggio 2014, città di Odessa, Ucraina meridionale.

In piazza scendono anche i filorussi. Famiglie, persone comuni, manifestano contro il nuovo governo golpista di Kiev.

La situazione è tesa, in piazza si ritrovano anche i filogovernativi.

Le testimonianze parlano di circa 2.000 persone fatte arrivare ad Odessa da Pravy Sektor.

Iniziano gli scontri, i filorussi non possono far nulla contro le formazioni degli ultranazionalisti, che a colpi di bastonate e pistolettate mettono in fuga gli avversari che, sperando di trovare salvezza, si rifugiano nella casa dei Sindacati, in piazza Kulikovo.

Quello che succede a questo punto fa venire i brividi.

L’edificio diventa una trappola, le atrocità che vengono perpetuate all’interno sono davvero scioccanti.

I manifestanti pro-Kiev sfondano i vari ingressi, inizia il massacro.

Con furia omicida si scagliano sulle persone all’interno, si fanno largo a colpi di pistola, ma è ai piani superiori che danno sfogo alla propria perversità.

Lo spettacolo che si trovano davanti i giornalisti quando tutto è concluso è straziante e inumano.

Decine di corpi carbonizzati dalla vita in su, donne denudate, presumibilmente state oggetto di violenza sessuale, cadaveri mutilati. All’ultimo piano una donna incinta viene trovata distesa su di una scrivania, strangolata a morte con il cavo del telefono.

Dopo aver terminato le barbarie i filogovernativi danno fuoco all’edificio per cercare di cancellare le prove.

I testimoni raccontano di persone che per sfuggire alle fiamme si sono lanciate dalla finestra. Chi non aveva la “fortuna” di morire nello schianto con il suolo, veniva finito a colpi di bastone.

Le forze di polizia, in numero esiguo, osservano il tutto con disinteresse, non vogliono o non possono intervenire.

Ufficialmente si è parlato di 42 decessi, senza contare le morti avvenute in ospedale, visti i più di 200 feriti.

La stampa occidentale si è dimostrata ovviamente per quello che è, assolutamente servile e mistificatrice.

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Racconta il “Corriere della Sera” nell’edizione del 3 maggio, giorno successivo a quello della strage: “Trentotto persone sono morte in un incendio scoppiato nella città ucraina di Odessa e legato ai disordini tra manifestanti filo russi e sostenitori del governo di Kiev“.

Un incendio dovuto agli scontri, certo, ma posta in questo modo la questione può sembrare tutto e niente.

Scrive “Repubblica”: È di almeno 38 morti il bilancio delle vittime degli scontri tra separatisti e lealisti a Odessa, città portuale ucraina sul Mar Nero. Uno di loro è stato colpito da un proiettile, ha riferito una fonte all’agenzia Interfax, mentre per quel che riguarda gli altri non si conosce la causa della loro morte. La sede dei sindacati è stata data alle fiamme. Le persone sono morte nell’incendio. Gli scontri sono violentissimi“.

La tecnica usata dal quotidiano è chiara, dare una carrellata di informazioni poco chiare, in maniera tale che il lettore non si fermi neanche tanto su chi erano le vittime e chi i carnefici, ma sui fatti in sé. Infatti non viene specificato chi spara a chi, chi appicca l’incendio, chi è morto, nulla, semplice ed efficace caos.

Una parentesi a parte deve essere necessariamente fatta per “l’Unità”, storica testata fondata da Antonio Gramsci. Il giornale in questione ha addirittura la sfacciataggine di capovolgere completamente la realtà, racconta infatti che la sede del sindacato è stata bruciata nientepopodimeno che dai separatisti filorussi, la sagra della follia insomma.

E’ passato quasi un anno da quel giorno così tragico, eppure ancora oggi la strage di Odessa rimane un’incognita, un argomento da complottisti insomma.

E’ di pochi giorni fa la notizia che a Ceriano Laghetto, un paesino della provincia di Monza e Brianza, il primo cittadino ha intitolato un piazzale ai “Martiri di Odessa“, un piccolo gesto che comunque fa sperare che la verità non soltanto sulla strage, ma su tutto il conflitto sia finalmente riconosciuta.

Perché soltanto attraverso la conoscenza della verità noi uomini, nella nostra piccolezza, potremo essere realmente liberi.

D’altronde lo abbiamo sempre affermato, “VERITAS VOS LIBERAT”.