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di Danilo Quinto

 

«Mentre rispettiamo i trattati, non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d’Italia si leva verso di noi», disse Vittorio Emanuele II, nel suo intervento in Parlamento del 10 gennaio 1859. Dalla società italiana di allora non proveniva nessun grido di dolore e quel discorso era una pura invenzione, che aveva l’obiettivo di avviare, con la 2a Guerra d’Indipendenza, il processo massonico dell’unità d’Italia.

 

Mario Adinolfi, su La Croce di mercoledì 25 marzo, usa la stessa espressione – grido di dolore – per definire l’intervento sulla teoria del gender pronunciato dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana davanti ai vescovi riuniti in assemblea. «Genitori» – ha affermato Bagnasco – «volete questo per i vostri figli?». Per Adinolfi, «Finalmente l’insistenza di Papa Francesco su questi temi e la risposta coerente e puntuale dell’episcopato italiano alle sue sollecitazioni, travolge qualsiasi interpretazione deviata dell’idea di accoglienza che la Chiesa ha sempre avuto verso tutti, ma mai negando la propria identità e la propria dottrina». Alle ultime parole di Bagnasco – «Sappiate, genitori, che noi pastori vi siamo e vi saremo sempre vicini» – Adinolfi aggiunge le sue: «E noi saremo vicini ai pastori, con la nostra coscienza vigile».

Verrebbe da dire, tanto per cominciare, che se i militanti dello Stato Islamico – quelli definiti terroristi, perché è proibito pronunciare il termine Islam – davvero conoscessero il mondo cattolico,  risparmierebbero il denaro per l’acquisto di kalashnikov,  pallottole e bombe con il proposito di annientarlo, perché i cattolici sono fuggiti da molto tempo dal campo di battaglia e si sono già eliminati da soli.

Si parla di un grido di dolore che non esiste nel mondo cattolico. Se fosse esistito, negli ultimi cinquant’anni, non vi sarebbero stati complici consapevoli – e, quindi, non ignari – dell’articolata strategia della Rivoluzione liberale, o, se vogliamo, per restare in Italia, del regime laico e relativista, condotta, nella cultura e nella legislazione, via via contro tutti i fondamenti ed i capisaldi della legge divina, attaccati in progressione graduale ed in specie contro la famiglia e la società. Finora: rivoluzione sessuale; divorzio; contraccezione; aborto; fecondazione assistita; ideologia omosessualista; eutanasia; antiproibizionismo in materia di droga. Domani – magari – pedofilia, incesto, infanticidio: sempre, beninteso, in nome dei diritti umani ed in vista del Governo Mondiale per imporre la dittatura della Felicità Universale promessa dal principe di questo mondo.

La maggior parte dei cattolici di questo Paese – laici ed ecclesiastici – rispetto alla Verità si sono comportati come il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio e i Ministri dell’Anno Domini 1978. Tutti democristiani e cattolici, dopo aver omesso di salvare Aldo Moro, approvarono e promulgarono la legge omicidiaria sull’aborto, che ha concorso fino ad oggi allo sterminio di 6 milioni di vite. Poi, quel tipo di cattolici, con i loro comportamenti, hanno ottenuto, solo per citare alcuni esempi: la legge 40, che ha garantito l’eliminazione di milioni di embrioni umani; la legge che equipara i figli nati dall’incesto ai figli legittimi; le nuove norme sul divorzio breve e sulla depenalizzazione dell’uso della maijurana, in attesa della sua legalizzazione.

Per costoro, la Verità non è un bene da custodire e da praticare. Costi quel che costi. Se esistesse un male e quel male fosse funzionale ai loro disegni, alle loro trame e ai loro legami da preservare, costoro non sarebbero dalla parte del Bene. Si alleerebbero con il male e diverrebbero carnefici del bene. Senza pensarci un solo istante. Non deve stupire il fatto che la differenza tra questo mondo e quello laico – che conosco molto bene – sia inesistente.

Il dominatore di entrambi questi mondi – in base alle parole di Gesù Cristo non potrebbe essere diversamente – è Mammona, che con le sue fauci divora le coscienze e le fa sue. Il monito di Gesù Cristo («Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a Mammona» – Mt 6, 24) non significa che si può servire il mondo e poi, per quel che resta, un poco Dio o far credere di servirLo. Poiché si tratta di Dio, Lo si deve servire con la totalità della nostra vita, completamente, senza limiti, senza nessun tipo di compromesso e senza riservare nulla ai nostri fatui, interessati e biechi desideri mondani. Anche la più piccola macchia di omissione – e quindi di peccato – sarà valutata nell’ora del Giudizio, che precede quella della Misericordia.

Quale macchia più grande vi può essere, agli occhi di Dio, di quella di tacere – per convenienza, calcolo o pusillanimità – la Verità e di assecondare, nella vita di tutti i giorni, l’avanzata insinuante dell’avversario di Gesù Cristo?

Il cristiano, di fronte a Dio, è un servo inutile (Lu, 17,10 – 22,27; Mt 20,28) – invitato da Gesù Cristo a riconoscersi come tale anche quando ha adempiuto bene il proprio dovere – così come si proclamò la Santa Vergine all’Arcangelo Gabriele, che Le annunciava  la nascita del Figlio dell’Uomo: «Eccomi, sono la serva del Signore» (Lc 1,38). Il servo inutile è collaboratore di Dio, come lo chiama San Paolo (1Cor. 3,3-11) ed ha una sola parte dove poter stare. Non può barcamenarsi tra il bene e il male, tra il giusto e l’ingiusto, tra il divino e l’umano. La sua appartenenza non è terrena. Non dovrebbe far parte di nessun sodalizio o consorteria o setta, di potere o di sottopotere (massonica o di altro tipo). Né dovrebbe indossare la maschera pirandelliana dell’ipocrisia e del piacere al mondo.

Il mondo non può amare l’uomo che sta dalla parte della Verità e quindi di Dio. L’ha già preannunciato Gesù Cristo: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia» (Gv 15, 18-19).

Siamo nel piano del volere di Dio e quando Dio riempie l’uomo di Grazia, analogicamente avviene quel che accadde alla Nostra corredentrice, alla prima cristiana, la Santissima Vergine, la Madre del Salvatore: dalla creatura vecchia, nasce una creatura nuova, che attraverso la Fede e, quindi, la ragione, riconosce la Verità di Dio, che precede il Suo amore. Come insegnano San Giovanni Apostolo e San Paolo  – e, poi, Sant’Agostino – in Dio all’essere seguono prima l’intelligenza e poi l’amore e non viceversa, con buona pace di molti (teologi e no), per i quali è di moda richiamare la Misericordia e l’Amore di Dio, per eliminare la nozione di Dio che è anche Giustizia, diventata scomoda per chi intende abolire la categoria del peccato. Con la Fede e grazie all’azione e ai doni dello Spirito Santo, si riconosce Gesù, che non è solo Persona. E’ Persona Dogma, che per Sua Grazia e libera iniziativa decide d’incontrare gli uomini e di insegnare loro se stesso: il Dogma. Questa è l’unica certezza del cattolico: Instaurare Omnia in Cristo, come indicava San Paolo (Ef. 1) e come ripetette nel suo motto San Pio X.

Torniamo a Bagnasco e Adinolfi. Qual è la loro verità, quindi? Bagnasco pone ai genitori una domanda e chiede di essere vigili. Adinolfi avverte: «E’ chiaro che è in campo uno scontro definitivo e decisivo. Da una parte ci sono i fautori di una visione antropologica che vuole trasformare le persone in cose: i bambini in oggetti di compravendita, le donne in uteri da affittare, i malati in prodotti deteriorati da eliminare e guai a chi osi protestare. La proiezione di questa ideologia non è composta di mere chiacchiere, ma si sostanzia in quattro precisi progetti di legge, che questo giornale non si stanca da quando è nato di stigmatizzare, mettendo in guardia dalle sottovalutazioni e dalle non comprensioni di ciò che sta avvenendo. I quattro progetti di legge sono l’arcinoto ddl Scalfarotto, il ddl Cirinnà su unioni gay e stepchild adoption (che è la legittimazione dell’utero in affitto), il ddl Fedeli sull’ideologia gender obbligatoria nelle scuole e infine il ddl di iniziativa popolare dei radicali sull’eutanasia, a cui quattro esponenti del governo Renzi hanno appena dato il loro esplicito appoggio».

Ad entrambi non sono chiari i termini dell’epilogo in atto. Non sono quelli relative alle leggi che uno Stato colabrodo e un Paese cialtrone come quello italiano si appresta a varare. Quelli leggi sono la conseguenza dell’omissione nell’azione e nella testimonianza dei cattolici in questi anni e non possono più essere fermate. Grazie al silenzio complice di tanti Sacerdoti, Vescovi e Cardinali, l’epilogo in atto – quello vero – riguarda il Sinodo del prossimo ottobre, i cui contenuti sono noti e già anticipati dalla Chiesa con una serie di domande scritte in questionari rivolti ai fedeli delle Diocesi di tutto il mondo.

Che cosa deve fare la Chiesa fondata da Gesù Cristo? Rivolgere domande o proclamare la Verità? Gesù Cristo che cosa faceva? Proponeva domande o definiva la Verità? Accoglieva tutti con la sua misericordia o solo coloro che si pentivano dei loro peccati e amavano il Padre Suo? Che cosa raccomandava Gesù Cristo a coloro che si pentivano: di compiere ancora peccati o di non commetterne più? Le ha enunciate o no Gesù Cristo le conseguenze dei peccati? Che cosa diceva Gesù Cristo, di essere giusti davanti agli uomini o giusti davanti a Dio?

Gesù Cristo ha chiesto prima l’amore per Suo Padre e poi – di conseguenza – l’amore per il prossimo. La Chiesa di Cristo non accoglie tutti, ma solo coloro che amano Dio e le sue leggi. Gli altri, coloro che non amano Dio, sono e restano in peccato mortale e alla fine dei loro giorni conosceranno il fuoco dell’Inferno. Altro che Gesù Cristo è morto in Croce anche per Emma Bonino, come scrisse Costanza Miriano nel 2013, dando per sottintesa una verità fondamentale del Cristianesimo, quella del pentimento.

Peccato mortale, Inferno. Cose vecchie. Inattuali. Inadatte a comprendere le esigenze della modernità del nostro mondo, dove si vogliono abolire la parole peccato e pentimento e della morte e dell’Inferno non si deve parlare, perché i bambini si spaventano. I bambini non si spaventano affatto. Comprendono la distinzione tra il bene e il male, se viene loro insegnata. Comprendono che cosa voglia dire peccato, se viene loro fatto intendere. Comprendono che se si infrange la legge delle Dodici Tavole e quella che a suo perfezionamento ha proclamato Gesù Cristo, vi saranno conseguenze nell’eternità e per l’eternità.

 

Abbiamo un Papa che invita a «pregare per il Sinodo e a non fare chiacchiere» e contemporaneamente a Eugenio Scalfari che il primo ottobre 2013 gli chiede «Santità, esiste una visione del Bene unica? E chi la stabilisce?», risponde: «Ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male. Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia il Bene» e aggiunge «Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo».

Così, la scristianizzazione e la secolarizzazione non sono fatti esterni subiti dalla Chiesa – come le leggi prodotte dagli uomini – ma fatti prodotti dalla Chiesa stessa, rispetto ai quali, secondo molti, converrebbe tacere. Ad Adinolfi, che si esibirà di certo in palazzetti strapieni, ne siamo certi e che annuncia «Saremo accanto ai nostri Pastori, con la nostra coscienza vigile», ricordiamo la più grande missione che Gesù Cristo ha affidato alla Sua Chiesa: quella profetica. Il tratto distintivo della profezia non è la conferma di quello che vuole il mondo, ma quello della contraddizione. Gesù Cristo non è venuto sulla terra per assecondare o per servire o per migliorare il mondo, ma per salvarlo. Questo deve fare il Buon Pastore. Se non lo fa – e procede per ambiguità e per convenienza – è in peccato mortale e non rappresenta più la pietra sulla quale Gesù Cristo ha edificato la Sua Chiesa.

Il grido di dolore da elevare è questo. Solo questo. I cinguettii non servono e non hanno nulla a che fare con la Verità.