di CdP Ricciotti.
Anni fa scrissi il lungo articolo «Sulle differenze fra Inferi, Inferno, Limbo dei padri e Limbo dei non battezzati». Nello scritto non citai documenti di Magistero ma mi limitai ad un’analisi teologica della questione Limbo, usando piuttosto scritti a riguardo di alcuni Padri e Dottori.
Approfondiamo adesso la questione Limbo guardando al «Denzinger».
- a) La pena per il peccato originale è la mancanza della visione di Dio (1. Denz. 184 219; 2. Denz. 780); non c’è alcun luogo intermedio nel senso pelagiano fra il regno di Dio e la dannazione (3. Denz. 184; 4. Denz. 224; 5. Denz. 2626); viene condannata la proposizione: [le anime dei bambini che sono nati da genitori cristiani e che muoiono senza battesimo giungono ad un paradiso terrestre, le anime dei bambini invece che sono nati da genitori non cristiani e che muoiono senza battesimo giungono nel luogo dove sono le anime dei genitori] (6. Denz. 1008).
- b) Le anime di coloro che muoiono sono con il peccato originale scendono nell’inferno dove vengono punite con pene ed in luoghi diversi (7. Denz. 858; 8. Denz. 926; 9. Denz. 1306); vengono punite con la pena della dannazione senza la pena del fuoco (10. Denz. 2626); il luogo in cui essi si trovano viene chiamato comunemente Limbo (11. Denz. 2626); viene condannata la proposizione: [un bambino che muore senza battesimo odierà Dio] (12. Denz. 1949).
1) Papa Siricio, Lettera Directa ad decessorem al vescovo Imerio di Tarragona, 10 febbraio 385:
«La necessità del battesimo. (c. 2, § 3) Come dunque affermiamo che non deve essere assolutamente ridotta la venerazione per la Pasqua, così vogliamo che ai fanciulli, che conforme all’età non possono ancora parlare o a coloro, ai quali in qualsiasi emergenza sarà necessaria l’acqua del sacro battesimo, si venga in soccorso con tutta prontezza, affinché non si volga a danno delle nostre anime, se, avendo negato a coloro che lo desiderano la fonte della vita, (avvenga che) nel trapasso da questo secolo qualcuno perda sia il regno (dei cieli) che la vita. Inoltre chiunque incorresse nel rischio di un naufragio, nell’incursione di nemici, nell’incertezza di un assedio o in una qualsiasi malattia corporale senza speranza, e chiedesse di sovvenirlo con l’unico aiuto della fede, nello stesso momento in cui lo richiede, consegua il premio della rigenerazione richiesta. Basta con l’errore fatto finora in questo ambito! Da ora in poi tutti i sacerdoti che non vogliono essere divelti dalla solida pietra apostolica, sulla quale Cristo costruì la chiesa universale, osservino questa regola»;
2) Papa Innocenzo I, Lettera Inter ceteras Ecclesiae Romanae a Silvano e agli altri padri del Sinodo di Milevi, 27 gennaio 417:
«La necessità del battesimo. (c. 5) … che agli infanti possa essere donato anche senza la grazia del battesimo il premio della vita eterna, è una grande stoltezza […] Chi invece sostiene che l’abbiano senza la rigenerazione, a me sembra che voglia annullare lo stesso battesimo, sostenendo che gli infanti abbiano ciò che secondo la fede è conferito loro se non attraverso il battesimo. Se, dunque, secondo loro non nuoce non rinascere, è necessario che dicano apertamente che non giovano i sacri flutti della rigenerazione. Ma affinché l’iniquo insegnamento di persone (che asseriscono) cose superflue, possa essere smontato con veloce esposizione della verità, (ecco) il Signore dichiarare (proprio) ciò nel Vangelo, dicendo: Lasciate i fanciulli e non impedite (loro) di venire a me: di tali infatti è il regno dei cieli [cf Mt 19,14; Me 10,14; Le 18,16]»;
3) Papa Innocenzo III, Lettera Maiores Ecclesiae causas all’arcivescovo Imberto di Arles, fine 1201:
«… Affermano infatti che il battesimo viene inutilmente conferito ai bambini piccoli. …Noi rispondiamo che il battesimo è subentrato al posto della circoncisione. … Perciò, come l’anima del circonciso non andava perduta dal suo popolo [cf. Gn 17,14], così, colui che sarà rinato dall’acqua e dallo Spirito Santo, otterrà l’ingresso nel regno dei cieli [cf. Gv 3,5]. … Anche se il peccato originale veniva rimesso per mezzo del mistero della circoncisione, e il pericolo della dannazione era evitato, non si perveniva tuttavia al regno dei cieli che, fino alla morte di Cristo, è rimasto chiuso per tutti; ma, per mezzo del sacramento del battesimo, imporporato del sangue di Cristo, è rimesso il peccato e si perviene pure al regno dei cieli, la cui porta il sangue di Cristo ha misericordiosamente aperto per coloro che credono in lui. Non è pensabile infatti che vadano perduti tutti i bambini piccoli, di cui muore ogni giorno una così grande moltitudine, senza che Dio misericordioso, che non vuole che alcuno perisca, non abbia procurato anche per loro un qualche rimedio per la salvezza. … Ciò che adducono gli oppositori, che cioè ai bambini piccoli non vengono infuse la fede o la carità e le altre virtù, dato che essi non possono acconsentire, non è affatto ammesso in modo assoluto dai più …, poiché alcuni sostengono che, in virtù del battesimo, anche ai bambini piccoli è rimessa la colpa, ma non è conferita la grazia; e altri non pochi dicono che viene rimesso il peccato e vengono infuse pure le virtù, a questi che le possiedono così come abito [cf *904], non invece ancora nel loro esercizio, finché non giungano all’età adulta. … Noi diciamo, operando una distinzione, che vi è un duplice peccato, quello originale cioè, e quello attuale: il peccato originale che è contratto senza il consenso, e quello attuale che è commesso in virtù del consenso. Il peccato originale quindi, che è contratto senza il consenso, senza il consenso è rimesso in forza del sacramento; quello attuale infine, che è contratto in virtù del consenso, non viene affatto sciolto senza il consenso. … La pena del peccato originale è la mancanza della visione di Dio, mentre la pena del peccato attuale è il tormento dell’inferno eterno. …»;
4) Papa Zosimo, Lettera Quamvis Patrum al Sinodo di Cartagine, 21 marzo 418:
«Can. 3. Così pure è stato deciso che se qualcuno afferma che il Signore: “Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore” [Gv 14,2], per il li motivo che si intenda che nel regno dei cieli ci sarà un qualche luogo posto nel mezzo o un luogo altrove, dove vivono come beati gli infanti che trapassarono da questa vita senza il battesimo, senza del quale non possono entrare nel regno dei cieli, che è la vita eterna, sia anatema. Infatti, giacché il Signore dice: “Chi non sarà rinato dall’acqua e dallo Spirito Santo non entrerà nel regno dei cieli” [Gv 3,5], quale cattolico può dubitare che sarà “associato al diavolo” chi non ha meritato di essere coerede di Cristo? Chi infatti manca dalla parte destra, senza dubbio finirà in quella sinistra»;
5) Papa Pio VI, Costituzione Auctorem Fidei contro gli errori del “sinodo” di Pistoia, 28 agosto 1794:
«La dottrina che rigetta come favola pelagiana quel luogo degli inferi (che i fedeli ovunque chiamano con il nome di Limbo dei bambini) nel quale le anime di coloro che sono morti con il solo peccato originale sono punite con la pena della privazione senza la pena del fuoco; come se in questo modo, coloro che escludono la pena del fuoco, introducessero quel luogo e stato intermedio privo di colpa e di pena fra il regno di Dio e la dannazione eterna, di cui favoleggiano i pelagiani: (è) falsa, temeraria, offensiva per le scuole cattoliche»;
6) Papa Benedetto XII, Lettera Cum dudum agli Armeni, agosto 1431:
«Così pure gli armeni [sbagliando] dicono che le anime dei fanciulli che nascono da genitori cristiani dopo la passione di Cristo, se questi muoiono prima di essere battezzati, vanno nel paradiso terrestre, nel quale visse Adamo prima del peccato; le anime invece dei fanciulli che nascono da genitori non cristiani dopo la passione di Cristo e muoiono senza battesimo, vanno nei luoghi dove si trovano le anime dei loro genitori. [Gli armeni sbagliano]»;
7) Papa Gregorio X, Concilio di Lione II, Sessione 4, 6 luglio 1274, Lettera a Papa Gregorio, Professione di fede dell’imperatore Michele Paleologo:
«Le anime poi di coloro che muoiono in peccato mortale , o con il solo peccato originale, subito discendono all’inferno, anche se punite con pene differenti»;
8) Papa Giovanni XXII, Lettera Nequaquam sine dolore agli Armeni, 21 novembre 1321:
«Le anime invece di coloro che muoiono in peccato mortale o con il solo peccato originale, discendono subito all’inferno, per essere tuttavia punite con diverse pene ed in diversi luoghi»;
9) Papa Eugenio IV, Concilio di Firenze, Bolla sull’unione con i greci Laetentur caeli, 6 luglio 1439:
«Invece, le anime di quelli che muoiono ai stato di peccato mortale attuale o con il solo peccato originale, scendono immediatamente all’inferno per essere punite con pene diverse [cf. *856-858]»;
Citati alcuni Pontefici, facciamo una sintesi (tratta dal mio libro «Inferi, Inferno e Limbo»): 1) è dogma che non si può accedere alla visione Beatifica (in Paradiso, detta anche vita eterna) senza la grazia santificante; 2) è dogma che il peccato originale è morte dellʼanima (per usare le parole del Concilio di Trento), cioè priva della grazia santificante, per cui se unʼanima ha ancora il peccato originale, non è in stato di grazia santificante; 3) è dogma che anche con il solo peccato originale (cioè senza peccati personali) lʼanima non può accedere alla visione Beatifica, dato che non è in stato di grazia santificante; 4) è anche dogma che Dio non sottopone nessuna persona alle pene dellʼInferno se questa non ha commesso colpe personali volontarie (dette colpe attuali); 5) è dogma che il peccato originale, sebbene privi lʼanima della grazia santificante, tuttavia non è una colpa volontaria, ma è una colpa trasmessa.
Pertanto chi muore con il solo peccato originale, sebbene non può accedere al Paradiso (il che è dogma e non si discute), tuttavia non può neppure finire nelle pene dellʼInferno (anche questo è dogma e non si discute), perché non ha commesso colpe volontarie; neppure può andare in Purgatorio, perché il Purgatorio è luogo ove purgare la pena dovuta alle colpe volontarie. Anche questo è dogma, non si discute. Perciò, chi muore con il solo peccato originale, senza aver raggiunto lʼetà di ragione, e quindi senza aver avuto alcuna possibilità di commettere colpe volontarie: 1) Non può andare in Paradiso; 2) Non può andare in Purgatorio; 3) Non può andare allʼInferno.
Perciò dove va? Per forza, per esclusione, esiste un luogo alternativo. Chiamiamolo come ci pare (la Chiesa lo chiama Limbo), ma la necessità di questo altro luogo è teologica. Questo luogo è sempre stato chiamato, appunto, Limbo dei bambini non battezzati.
A breve ricominceremo a pubblicare anche i dossier su J. Ratzinger (clicca qui per l’elenco completo), dove si vedrà che lui più volte ha cercato di abolire il Limbo per “antropologia della solidarietà” e per “altre vie di salvezza”. Qui il documento «La speranza della salvezza per i bambini che muoiono senza battesimo» (della setta vaticanosecondista) dove si nega il Limbo, con dichiarazioni «false, temerarie, offensive per le scuole cattoliche» (cit. Pio VI, Auctorem Fidei).
Spiega Papa Pio XII, Discorso alle ostetriche, 29 ottobre 1951:
«Se ciò che abbiamo detto finora riguarda la protezione e la cura della vita naturale, a ben più forte ragione deve valere per la vita soprannaturale, che il neonato riceve col battesimo. Nella presente economia non vi è altro mezzo per comunicare questa vita al bambino, che non ha ancora l’uso della ragione. E tuttavia lo stato di grazia nel momento della morte è assolutamente necessario per la salvezza; senza di esso non è possibile di giungere alla felicità soprannaturale, alla visione beatifica di Dio. Un atto di amore può bastare all’adulto per conseguire la grazia santificante e supplire al difetto del battesimo: al non ancora nato o al neonato bambino questa via non è aperta. Se dunque si considera che la carità verso il prossimo impone di assisterlo in caso di necessità; che questo obbligo è tanto più grave ed urgente, quanto più grande è il bene da procurare o il male da evitare, e quanto meno il bisognoso è capace di aiutarsi e salvarsi da sè; allora è facile di comprendere la grande importanza di provvedere al battesimo di un bambino, privo di qualsiasi uso di ragione e che si trova in grave pericolo o dinanzi a morte sicura. Senza dubbio questo dovere lega in primo luogo i genitori; ma in casi di urgenza, quando non vi è tempo da perdere o non è possibile di chiamare un sacerdote, spetta a voi il sublime ufficio di conferire il battesimo. Non mancate dunque di prestare questo servigio caritatevole e di esercitare questo attivo apostolato della vostra professione. Possa essere per voi di conforto e d’incoraggiamento la parola di Gesù: « Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia » (Matt. 5, 7). E quale misericordia più grande e più bella che di assicurare all’anima del bambino — tra la soglia della vita che ha appena varcata, e la soglia della morte che si accinge a passare — l’entrata nella gloriosa e beatificante eternità!».
Pio XII chiarisce senza alcun dubbio la necessità teologica del Limbo, per di più fa luce anche sulle anime dei bambini abortiti («non ancora nati»), spiega così indirettamente che il battesimo dei morti (o dei non nati) non modifica la destinazione dell’anima che è e sarà il Limbo, così come la Chiesa insegna da sempre. I Sacramenti sono per i vivi. Bisogna accettare ciò, capendo che il Limbo non è una punizione. La loro sorte è stata giudicata più o meno naturalmente felice, non avendo i bambini ricevuto la grazia e la fede necessaria per avvertire il difetto della beatitudine soprannaturale. Come si nota, difatti, Pio XII fa differenza fra la «felicità naturale» e quella «soprannaturale».
I dogmi cattolici possono anche aiutare a capire qualcosa di in cosa consista questo “limbo”.
Perché per dogma sappiamo che non v’è pena del senso (pene dei dannati per colpe volontarie). Dunque, qualsiasi immagine “infernale” possa venire in mente quando si parla di “regione degli inferi”, non si può applicare, altrimenti vi sarebbe anche pena del senso.
Dunque deve essere per forza un luogo “neutrale”, diciamo così.
L’unica pena è la pena della mancata visione beatifica soprannaturale (pena del danno). Ma questa non riguarda i sensi.
Dunque, si tratta di un luogo, naturale (non soprannaturale), privo di altre pene.
Pio XII chiarisce senza alcun dubbio la necessità teologica del Limbo, per di più fa luce anche sulle anime dei bambini abortiti («non ancora nati»), spiega così indirettamente che il **battesimo dei morti (o dei non nati) non modifica la destinazione dell’anima** che è e sarà il Limbo,[?]
Egregio Carlo,
si spieghi: Cosa intende quando parla di “**battesimo dei morti (o dei non nati) non modifica la destinazione dell’anima** che è e sarà il Limbo”?
Si riferisce al “Battesimo a distanza” (magari anche di anni e/o chilometri) che, nato tra i mormoni, si è diffuso tra i carismatici anche (sedicenti/presunti) “Cattolici”?. O a cosa?!?
anche.
come pure alcune pratiche in voga nella setta vaticanosecondista, dove si usa battezzare i feti, oppure credere che il battesimo di desiderio del genitore si trasmetta al figlio morto prematuramente o non nato.
*come pure alcune pratiche in voga nella setta vaticanosecondista, dove si usa battezzare i feti,*
Sotto Pio XII erano diffusi dei manuali tra le ostetriche, su come, TECNICAMENTe battezzare SUB CONDITIONE i feti abortivi (ovviamente stiamo parlando di aborti spontanei) ad ogni periodo della gravidanza. Se possiede lo Jone, manuale di teologia morale, vedrà che anche li se ne parla. Del resto, proprio Pio XII, ne parla esplicitamente proprio nel testo che Lei pubblica nel seguente passaggio:”ma in casi di urgenza, quando non vi è tempo da perdere o non è possibile di chiamare un sacerdote, spetta a voi il sublime ufficio di conferire il battesimo. Non mancate dunque di prestare questo servizio.” Se non le chiaro, che si riferisce proprio agli aborti spontanei, invito don Francesco Ricossa a chiarire il concetto. Grazie
*come pure alcune pratiche in voga nella setta vaticanosecondista, dove si usa battezzare i feti,*
Sotto Pio XII erano diffusi dei manuali tra le ostetriche, su come, TECNICAMENTe battezzare SUB CONDITIONE i feti abortivi (ovviamente stiamo parlando di aborti spontanei) ad ogni periodo della gravidanza. Se possiede lo Jone, manuale di teologia morale, vedrà che anche li se ne parla.
INOLTRE Confronti con la voce “Battesimo” del Dizionario di Teologia Morale, a cura dei cardinali Roberti e Palazzini.
I sacramenti ai morti? è una novità.
Facciamo chiarezza su cosa intendiamo per “sacramenti dei morti”.
4) La divisione
I Sacramenti si dividono in Sacramenti dei morti e dei vivi.
1 Sacramenti dei morti sono il Battesimo e la Confessione.
I Sacramenti dei vivi sono la Cresima, l’Eucaristia, l’Unzione degli infermi, l’Ordine e il Matrimonio.
Si chiamano Sacramenti dei morti, perché coloro che li ricevono, benché vivi fisicamente, naturalmente, sono generalmente morti alla vita soprannaturale per il peccato mortale.
Questi Sacramenti cancellano il peccato e conferiscono la Grazia santificante (Grazia prima), che è la vita dell’anima.
Si chiamano Sacramenti dei vivi, perché chi li riceve deve essere già vivo alla Grazia e non in peccato mortale. In caso eccezionale anche i Sacramenti dei vivi possono concedere la Grazia prima, quando per esempio uno riceve un Sacramento dei vivi e dimentica di aver commesso un peccato mortale del quale ha un pentimento generale, (atto di contrizione perfetto) questo gli cancella il peccato e gli conferisce anche la Grazia prima.
Si deve ancora ricordare che chi riceve un Sacramento dei vivi, sapendo di non essere in Grazia di Dio, commette un grave peccato di sacrilegio.
Se un feto è abortito, è morto. Come si fa a dare il battesimo ad un morto?
Diverso è il caso dell’ostetrica cattolica che, davanti ad un caso di parto difficilissimo, fa fuoriuscire il bimbo vivo e lo battezza prima che egli muoia.
Dove si parla di feti immaturi nel trattato di teologia morale, non si parla di feti morti. A me non risulta da nessuna parte che i sacramenti si possano amministrare a dei cadaveri.
[…] Quanto al Limbo, un defunto ovviamente non può essere battezzato (se è certamente defunto, altrimenti si battezza su condizione “si vivis”). Il desiderio dei genitori non è desiderio del bambino, quindi non è per lui battesimo di desiderio (il Gaetano tenne però l’opinione contraria, che è considerata singularis, al punto che san Pio V la fece espungere dal commento alla Somma del Gaetano) […]
Dato che la morte è la separazione dell’anima dal corpo, si possono dare i sacramenti SUB CONDITIONE “SE SEI VIVO”, anche 3 ore dopo l’ultimo battito. I feti abortivi, possiamo avere la certezze che sono passate le tre ore?. Le istruzioni alle ostetriche, parlavano che, una volta uscita la placenta, con una siringa cercare di iniettare acqua all’interno, con l’intenzione “SE SEI VIVO, IO TI BATTEZZO”. E’ ovvio che, se la morte è certa, il discorso cambia, ma ripeto, trattandosi di un evento (la morte) metafisico, LA SCIENZA DEVE AVERE L’UMILTà DI AMMETTERE che stabilirne il momento esatto NON rientra nei suoi poteri. Si deve limitare a prendere atto a posteriori, del fatto che è sopravvenuta, quando può osservare l’OGGETTIVO instaurarsi di fenomeni di degenerazione irreversibile. Pertanto, “IN DUBIO, PRO VITA” è una misura prudenziale.
Sempre quelle istruzioni dicevano” Cercate di bagnare la testa, o, quanto meno, una qualche parte del corpo riconoscibile”.
Diverso è il caso dell’ostetrica cattolica che, davanti ad un caso di parto difficilissimo, fa *fuoriuscire il bimbo vivo e lo battezza prima che egli muoia*.
Quel manuale dava istruzioni per poterlo lo battezzare anche prima che esca.
Inoltre, le cronache, neppure tanto antiche, che narra casi di bimbi morti, che, a contatto con l’acqua del battesimo si sono rianimati, e sono sopravvissuti, i più per alcune ore, ma altri sono andati incontro ad una vita normale, non penso che siano tutte da derubricare sotto la voce “Mere leggende”. Ne conosco uno. Il pizzaiolo che ho sotto casa, e da cui mi servo tutti i sabati (tra l’altro pure bravo ed economico). Era nato MORTO. Freddo e nero L’ostetrica lo aveva avvolto in un panno buttato a terra, con una tale foga da spezzare le ossa. Una vecchia zia lì presente insistette per volerlo battezzare, nonostante sia la mamma che l’ostetrica fossero contrarie, proprio perché era cadavere. Sarà che non era davvero morto (può darsi) sarà come che sia,Io non escludo una vera resurrezione, DOPO IL BATTESIMO il piccolo cominciò a piangere. Era Volontà di Dio che, 50 anni dopo, il sabato, io dovevo mangiare margherite e marinare buone ed ha buon prezzo.
Nicola capisco tutto quello che tu dici, ma si tratta di situazioni al limite.
Passiamo all’esempio pratico.
Una donna abortisce.
Espelle il feto.
Morto o vivo?
Se è vivo si può battezzare secondo forma, materia ed intenzione.
Se è morto, no.
Nel caso in cui si voglia seguire la prassi di cui tu parli, certamente non saprai mai se il feto era vivo o morto, se ci si vuol sovrapporre alla scienza.
Noi sappiamo che nel momento in cui c’è la separazione, c’è la morte.
Allora se tu vuoi battezzare un feto in apparenza morto (secondo me è morto, secondo te forse no), puoi avere al massimo la speranza ma non la certezza che il bimbo non vada al Limbo.
Io penso questo.
Volevo chiedere una cosa , ma un laico può battezzare in casi di emergenza ? Mi domandavo se in casi di parto in circostanze avverse ,tipo il nascituro potrebbe morire prima di ricevere cure mediche ,o di un adulto non battezzato che in caso di morte richieda questo sia possibile fare qualcosa per la salvezza elle loro anime .
Sì.
Grazie della risposta , è una questione con cui ho ben persone con cui parlarne nel mio ambiente !
Mi sono perso una parola nello scrivere il post di prima.Volevo dire che ho ben poche persone con cui parlarne di queste cose , specialmente religiosi .
Se non fosse per la rete a volte ci si sente soli veramente.
>Se è vivo si può battezzare secondo forma, materia ed intenzione.
O.K. [ o se preferisci “PLACET”]
>Se è morto, no.
O.K.[ o se preferisci “PLACET”]
>Nel caso in cui si voglia seguire la prassi di cui tu parli, certamente non saprai mai se il feto era vivo o morto,
Quale è il problema? E’ tanto importante? NON capisco il perché.
>se ci si vuol sovrapporre alla scienza.
Proprio per noi, la scienza non dovrebbe essere la fonte e la depositaria di tutte le verità, specie in un campo tanto delicato.
>Noi sappiamo che nel momento in cui c’è la separazione, c’è la morte.
E’ più “cattolico” invertire i termini: Nel momento in cui c’è la separazione, tra la parte invisibile della persona umana, la sua “forma”, l’anima e la parte visibile, la sua “materia” , il corpo, c’è la morte. Anzi, la morte, (quel tipo di morte che non sarebbe entrata nella creazione se non ci fosse stato il peccato originale) della persona umana consiste proprio in tale separazione.
>Allora se tu vuoi battezzare un feto in apparenza morto (secondo me è morto, secondo te forse no), puoi avere al massimo la speranza ma non la certezza che il bimbo non vada al Limbo.
a) Ho mai parlato di “CERTEZZA”?
b) mi risulta che, ripeto, la Chiesa ha sempre invitato a comportarsi così. “IN DUBIO PRO VITA”. Quella prassi non me la sono sognata. E’ descritta nei manuali per le ostetriche.
Non perché i vat-secondisti fanno troppo i faciloni, noi dobbiamo dare adito alla caricaturale accusa di essere sempre dei tetragoni.”IN MEDIO ET CULMINE STAT VIRTUS”.
Ringraziando Lui, meno male che c’è la Sua Misericordia, altrimenti la burocratica mente umana, che fa i suoi calcoli e conteggi nel tempo, regnerebbe anche nel Suo Regno.
Grazie Signore, perché i Tui pensieri non sono i (poveri) nostri. Alleluia!!!
Grazie Signore, perché i Tui pensieri non sono i (poveri) nostri. Alleluia!!!
Egregio,
in Quaresima “ALLELUJA” è fuori posto. Al Signore, e mai come verso di Lui è “Bonum et justum” rivolgersi con il -VOI-.
MESSO IN CHIARO questi punti, attenzione a non infangare/disprezzare i nostri (poveri) pensieri. Per quanto poveri (è vero) sono una delle migliori parti delle nostre facoltà. Dio ci ha donato la ragione, non perchè ne facessimo una dea, ma neppure vuole che la mortifichiamo troppo. Il non più piccolo dei torti e dei limiti della “Chiesa” di oggi sta proprio nel fatto che, per troppo faciloneria, ci presenta un Dio che finisce per essere un “capriccioso[sic!] ” in definitiva inconoscibile, peggio del Fato cieco di cui ci parlano i pagani. in concreto per aver voluto eliminare. Ovvero per aver voluto rinunciare a quelle vie razionali che, secondo la Chiesa di sempre, sono a disposizione di tutti gli uomini che le vogliono vedere.
E’ il caso di battezzare sempre un feto che appare morto, a meno che non dimostri palesemente, con puzza, la sua morte ! Da medico, sono d’accordo con Nicola, che ha la fortuna di aver conosciuto nel pizzaiolo uno dei tanti fenomeni inspiegabili dalla scienza !
Specialmente se è estratto da poco, è difficilissimo capire se è animato o meno, specialmente se le dimensioni sono minime. Tener presente che è successo di feti in aborto spontaneo(espulsione) ancora vivi essendo di qualche settimana ovvero lunghi 6-7 cm. (la famosa leggenda di Pollicino che pesca prob.te da fatti accaduti)
E’ un articolo molto interessante … recentemente una mia conoscente, cattolica, ha dovuto per l’appunto battezzare di nascosto la nipotina neonata, che il figlio – convertito a non so che setta protestante – aveva deciso di non battezzare…spero che questo mio commento non sia cancellato solo perché vengo ora a citare quel che Nostro Signore dice a una mistica cattolica ancora molto “mal vista” dalla maggioranza ecclesiastica, cioè Maria Valtorta. A lei Gesù spiegò che i regni ultraterreni sono appunto quattro: Inferno, Purgatorio, Limbo e Paradiso. Ma aggiunse anche che, dopo il Giudizio finale, ne sarebbero rimasti solo il primo e l’ultimo. In che modo questo possa accadere, mi sembra superbia anche solo tentare di immaginarlo: ciò che è impossibile all’uomo non è impossibile a Dio, e Colui che resusciterà i nostri corpi mortali potrà ben, quando e come vorrà, “resuscitare” le anime incolpevoli, morte unicamente a causa del peccato originale ereditato. E, francamente, ora si spiega anche perché Ratzinger – che aveva difficoltà a credere nell’esistenza del Limbo – abbia suggerito di evitare la diffusione dell’Opera Valtortiana non perché contenesse errori teologici (anzi, è fin troppo in linea con il Catechismo di San Pio X) ma perché a suo dire rischiava di “confondere le menti dei semplici” (no comment!) …
La tua convinzione, guelfonero, contempla questo tuo pensiero, ossia che, come dici, che sarebbe anche dogma che Dio non sottopone nessuna persona alle pene dellʼInferno se questa non ha commesso colpe personali volontarie (dette colpe attuali), come anche dogma lo sarebbe che il peccato originale, sebbene privi lʼanima della grazia santificante, tuttavia non è una colpa volontaria, ma è una colpa trasmessa, come se le due cose si opponessero.
Stai attento: qui il buon senso ti trae in inganno, perché il dogma ti vorrebbe invece far distinguere tra colpe genericamente volontarie e personali e colpe specificamente attuali, anch’esse, per parte loro, volontarie e personali.
Chi ti ha convinto che la colpa ereditata e statuita del peccato originale non sia colpa personale e volontaria nonostante non sia, appunto, attuale?
Prova a studiare le considerazioni, a riguardo, che san Pio V emette circa le posizioni di Baio.
Anche Pio IX quando disse di quei giusti morti non battezzati dei quali Dio non sopporta che scendano all’inferno senza loro colpe volontarie, intendeva ovviamente che fossero morti non così piccoli da non poter lasciar tempo e modo all’aiuto della grazia divina di fomentare quella giustizia individuale la quale, sulla base dell’intervento divino gratuito, potesse infine sopperire al battesimo. Pio IX non affermava che sarebbe bastato un aiuto della grazia senza la poi eventuale corrispondenza esistenziale nella pratica della giustizia, per sopperire al battesimo, così come, per converso, non avrebbe comunque affermato che quella pratica della giustizia potesse valere a salvarsi senza il battesimo se non si fosse comunque radicata in una iniziativa divina gratuita. In ogni caso, da queste possibilità di riscatto dalla necessità fondamentale del battesimo per la salvezza, sono esclusi i neonati, o i feti, che non siano ancora neanche bambini o fanciulli meno che incoscienti.
L’assenza, al plurale, delle pene dell’inferno, non esclude (come tu lasci ben evidenziare dai testi che riporti e citi) che ricada su chi muore da infedele senza altre colpe che non quella originale quella che comunque è pena dell’inferno, anzi la pena prototipale, ossia la mancanza della visione beatifica dell’essenza di Dio. Certamente i neonati morti senza battesimo non andranno incontro ad alcuna pena ulteriore che in definitiva sarebbe poi condensata sullo sfondo del giudizio finale che si subisce per gli atti che effettivamente si sono compiuti, attuati, quando si era al mondo.
Insomma, è falso voler sostenere che il limbo non sia inferno, un ambito basilare dell’inferno. Il limbo dei feti morti senza battesimo si può e si deve comprendere come un inferno che è scevro e depurato da qualsiasi pena aggiuntiva quale poi potrebbe essere riflessa e motivata dall’esito del giudizio finale. Questa distinzione, non secondaria, autorizza una fondamentale rilevanza della legittima differenziazione tra quello che sia un inferno qualsiasi e quello che invece è quell’inferno non gravato da pene giudiziali ulteriori e che altro non è che appunto il limbo.
Ricordati: devi riflettere meglio sulla tua convinzione, erronea, che dogmaticamente si dovesse asserire che la colpa originaria ereditata e statuita (non è un atto ma è uno stato) non sia a sua volta, nel modo appunto originario, comunque personale e volontaria.
Approfondisci la valenza dogmatica della trasmissibilità della volontarietà stessa della colpa d’origine. Questo urta, in apparenza, il tuo buon senso, ma questo, appunto, è Dogma ed è fonte di comprensione inaudita e rivelativa
Un equivoco può esserti insorto per il plurale: in effetti i neonati morti senza battesimo non hanno recepito colpe personali e volontarie ulteriori a quella originaria. Tuttavia, se ci pensi, anche se ne hai solo una, comunque sei reo di colpe personali, anche se usi il plurale.